Malessere

Quante volte ci lasciamo attraversare istintivamente da vergogna e senso di colpa?
In quanti siamo stati abbandonati? In quanti ci ritroviamo oggi completamente soli? In quanti possiamo dire di avere tanti amici quando sorridiamo, ma nessuno accanto quando piangiamo? ...Forse abbiamo qualcosa in comune.
Abbattiamo la solitudine instaurando dei legami forti tra noi, sfogandoci, ascoltandoci e costruendo qualcosa di importante tra noi. Cerchiamo di trarre dalla nostra unione la forza necessaria per rimettere in piedi la nostra vita.

Malessere

Messaggioda Starlight1986 » 05/08/2019, 12:56



Non so come descrivere il malessere che a volte mi attanaglia. Il verbo attanagliare è proprio quello più consono, non saprei trovarne un altro più appropriato. La mia vita è lineare, semplice, simile forse a molte altre anche se in realtà ogni vita è a sè. Ho un lavoro, un compagno, zero amici miei, a parte quelli del mio compagno che sono appunto i suoi e non i miei. al momento viviamo in affitto e anche se con molto ritardo mi sto per laureare in un campo che mi appassiona : l'archeologia. Il mio problema è che a volte mi prende un senso di oppressione che va e viene come un'onda di marea e mi fa venir voglia di scappare e chiudermi in un eremo su di una montagna, lontano da ogni cosa. Solo che non lo dico tanto per dire...lo farei veramente se potessi o avessi davvero il coraggio di farlo. Mi guardo intorno e mi sembra di vivere una vita che non ho scelto, a partire dal mio lavoro : rimessaggio per imbarcazioni. Si tratta di un'attività che il compagno di mia madre ha aperto da 10 anni e che quasi mai ha avuto un momento di pace. Inizialmente ci facevo la guerra i concorrenti, denunciando abusi inesistenti e mettendoci i bastoni tra le ruote in ogni modo. Questi avevano parenti al comune, quindi anche lì dispetti su dispetti, consegnavamo documenti per permessi che puntualmente sparivano, buttati o dimenticati nei cassetti. Il tempo passava senza che noi riuscissimo a risolvere i problemi burocratici più sciocchi, anche la guardia costiera alla fine ci ha creato dei problemi per via di un comandante corrotto ( che poi è stato arrestato) che intralciava ogni cosa in combutta con altri. La vicenda è lunga e complessa, si sono avvicendati negli anni molti nemici ed amici, e raccontarla nei minimi dettagli in un post non è facile e nemmeno possibile. Ora piano piano si stanno risolvendo le varie situazioni ma non è ancora finita. Si lavora comunque e si va avanti. Io ho iniziato a lavorare qui quasi per scommessa, perchè il compagno di mia madre mi aveva chiesto se mi andava di guidare una gru ed io ho accettato. Prima stavo qui solo in estate, perchè prima abitavo in un'altra città e frequentavo l'università a tempo pieno. Poi da qualche anno mi sono trasferita e vivo qui vicino. Non mi ero resa conto che fosse però un lavoro così totalizzante. Siamo sempre aperti, sette giorni su sette, chiudiamo solo alle feste comandate, uno o due giorni al massimo. Io mi prendo una settimana all'anno in inverno ma per il resto è un continua stare a guardare che tempo farà, se piove posso forse anche non andare, altrimenti no, devo stare lì , con la pioggia, con il vento, non ha importanza. Anche se la gente non prende la barca per uscire in mare è sempre necessario che ci sia qualcuno che controlli. Mi sto rendendo conto di essere stressata , stanca, esasperata. Vorrei andarmene ma non ci riesco perchè guardo tutti i sacrifici che fanno i miei per potermi lasciare questa attività e non ho il coraggio di dire loro che a me non piace vivere così. Vivere reclusa qui dentro. Non ho mai tempo per una vacanza, i weekend sono contati e non sono affatto scontati, neanche in inverno. Non posso programmare niente perchè non posso sapere in anticipo se lavorerò o no. da anni non esistono 1 maggio, 25 aprile, ponti, giorni fissi di risposo. E non faccio che chiedermi come possa essere arrivata a costruirmi questa prigione con le mie stesse mani. Avevo provato a dire ai miei che me ne sarei tornata nella città dove stavo prima con il mio compagno e avrei trovato un altro lavoro. Loro lo hanno accettato inizialmente, poi però di nuovo hanno dato per scontato che prendessi in mano le redini dell'azienda. Ci sono solo io, figlia unica da parte di mia madre, da parte del compagno no. Lui con i figli ha un pessimo rapporto specialmente con una di loro che lo ha sempre cercato solo per i soldi. Mia madre non è sposata con lui, quindi c'è anche il pericolo che un domani se non si sistemano le cose io rimanga con le pive nel sacco dopo aver perso i migliori anni della mia vita. Mi sento soffocare in una situazione che non ho scelto consapevolmente. Ho paura del futuro ed ho paura per la mia vita privata perchè non ho tempo neanche per piangere quando ne avrei bisogno. Non penso solo a me, penso anche ai miei che vivono qui dentro e che si sono rotti le scatole ma vanno comunque avanti. Ed io mi sento in colpa e passo attraverso una miriade di sentimenti differenti : prima rabbia, poi angoscia, poi tristezza, poi di nuovo rabbia, senza riuscire a venire a capo di nulla.
Scusate lo sfogo ma non ce la faccio proprio più. Non so che cosa fare.
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Messaggioda Sararose84 » 19/09/2019, 22:53



Ciao!
Purtroppo è difficile quando ci sono i genitori di mezzo,però secondo me dovresti pensare alla tua felicità! Il passo da una generica insoddisfazione ad un malessere cronico è breve. Comincia magari a prenderti più tempo per te , spiegalo ai tuoi, se puoi prenderti un po’ di vacanze fallo. Vedrai che i tuoi capiranno alla fine.
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Messaggioda ValeFo » 03/11/2019, 21:12



Tieni duro e concentrati nello studio in modo da laurearti e poter cambiare vita! Ti capisco perché anche io sono in una situazione simile!
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