Mi sento così sola ora.. Voglio dire, in realtà lo sono sempre stata in fondo. Per 19 anni della mia vita sono sempre stata la "ragazza solitaria", non ho mai avuto qualcuno davvero vicino. Voglio dire, naturalmente avevo una famiglia, ho una famiglia, andavo a scuola, cosa che mi poteva benissimo permettere di costruire qualche tipo di legame. Ma c'è qualcosa che me l'ha sempre impedito. Aldilà della timidezza che mi ha sempre impedito di essere me stessa (non penso che ci sia persona al mondo che mi conosco anche solo all'80% esagerando, e mi viene difficile credere che possa succedere in un futuro). Io però penso che oltre alla timidezza, ci sia sempre stato qualcos'altro ad impedirmi di legarmi a qualcuno. Forse la poca motivazione. Non so se questo mi farà sembrare come una persona orribile, ma è come se avessi avuto sempre qualche limite emotivo, che mi ha impedito negli anni di volere davvero bene, ma nel vero senso della parola e sentirlo tanto solo a poche, ma pochissime persone nella vita. Non che io ne avessi conosciuto molte ma...insomma.
Non ho mai avuto una vera amicizia degna da considerarsi tale, perché quelle pochissime persone che arrivavo a voler bene (la maggior parte delle volte non ricambiata, però) per qualche motivo, per un motivo o per un altro dopo un po' scomparivano. Niente di drammatico, semplicemente finiva la scuola, per esempio, o l'estate, e la mia paura di essere invadente mi ha spinto a non dire mai quello che provavo, manifestare la mia volontà di continuare ad avere a che fare con loro. E quindi finiva tutto lì. Ho passato tutta la vita in solitudine, nessun vero amico, nessun complice, nessuna persona a cui potessi confidare non solo le mie tristezze e le mie gioie, ma anche me stessa proprio. Lo stare sola mi ha aiutato ad imparare a esserlo. Ma è appunto questo. Se io sono sola ora, e resisto, non è per volontà, o perché è lo stile di vita che ho scelto. Ma è per esigenza in pratica, perché mi sono ritrovata sola. Ma non è quello che voglio. Perché la cosa che mi ha sempre salvato in tutti quegli anni di solitudine è stato il mio ottimismo, che mi ha sempre spinto ad andare avanti, mi faceva pensare ed immaginare 'va bene, adesso sei sola, ma non sarà così per sempre, vedrai, troverai anche tu le tue persone, il tuo gruppo, o qualsiasi cosa del genere che ti possa fare bene'. Perché in fondo sento di non essere fatta per stare sola.
Poi è arrivato l'anno scorso. L'università. Per puro caso (perché mentirei se dicessi che sono andata a cercalo), ho conosciuto questi 3 persone , 2 ragazze e un ragazzo. Se devo dire la verità al ragazzo gli ho voluto bene quasi da subito, non so perché, forse per la bontà d'animo che emanava. Ma non volergli bene in quel senso, non ne ero attratta, era solo un genuino affetto che si può provare per un fratello, per un cugino praticamente. Ma da subito naturalmente mi sono messa in testa che non avrei dovuto aspettarmi che anche lui mi volesse bene. Ma nonostante ciò devo dire che più i mesi passavano e più sentivo che legavamo un po' di più ogni volta. Con una delle ragazze non ho avuto modo di legare molto, forse per il carattere abbastanza riservato di entrambe, ma andavamo d'accordo, anche se non eravamo una la confidente dell'altra. La persona con cui ho legato di più devo dire che è stata l'altra ragazza. Non mentiró, non le ho voluto bene da subito come al ragazzo, mi ci sono voluti un po' di mesi, ma quando è successo, aggiunto alla confidenza che avevo con lei, devo dire che ho raggiunto quasi tutto quello che avevo sempre cercato. Sono arrivata a quello che ho sempre desiderato di avere, un'amica, una complice
Devo dire che mi ero trovata proprio un bel gruppetto, non mi ero mai sentita così al posto giusto e a mio agio come mi trovavo in mezzo a loro, come invece in quel momento. Eppure, nonostante l'integrità del bel gruppetto che si era venuto a creare, come ho detto sapevo che l'affetto non era ricambiato. Ma non so, c'era qualcosa che mi diceva che con la ragazza era diverso, forse perché nonostante alcuni tratti del carattere diversi, eravamo molto simili come persone, e quindi ho fatto lo sbaglio di pensare che come io sono arrivata a volerle bene in quel modo e a vederla come punto di riferimento, anche a lei fosse successa la stessa cosa.
Ad ogni modo, qualche mese più tardi è entrato a far parte del gruppetto quest'altro ragazzo, che aveva l'esatto opposto carattere dal mio, eppure questo non mi ha impedito di legarci in poco tempo molto di più di quanto avessi legato con l'altro ragazzo, nonostante lo conoscessi da più tempo e nonostante gli volessi più bene. Non lo so cosa mi ha spinto ad aprirmi più facilmente, forse come ho detto il carattere diverso, o forse le attenzioni che ricevevo da questo ragazzo (da puntualizzare che è gay, quindi non quel tipo di attenzioni), attenzioni che invece non ricevevo dall'altro ragazzo, per via del suo carattere altamente riservato, e perché collegarvi questo fatto automaticamente all'idea che lui non mi volesse bene, quindi perché mai avrebbe dovuto darmi delle attenzioni. Questo mi ha spinto a pensare erroneamente che sì l'altro ragazzo mi volesse un minimo bene. Erroneamente appunto, perché pensandoci ora, mesi più tardi, la sua non era che simpatia forse, o pietà o tenerezza perché ero timida, insomma, ci sono tante cose che possono spingere una persona altamente estroversa ad approcciare con una introversa, che non sia affetto. Però ho sbagliato a pensare che lo fosse, come ho sbagliato a pensare che fosse affetto quello della mia amica. Questo 'sbaglio' mi ha spinto naturalmente a farmi delle aspettative. Tant'è che quando sono tornata a casa mia in estate per le vacanze, ero convinta e mi aspettavo che le cose non cambiassero, che per quello che abbiamo vissuto (soprattutto con la ragazza) le cose non cambiassero solo perché non ci saremmo visti per due mesi. Ma diciamo che in questi due mesi, delle cose sono successe. La ragazza ha iniziato a comportarsi in modo strano, freddo, ma non quel freddo di rabbia, ma più da disinteresse, non mi cercava mai per chiedermi come stavo, come me la stavo passando. Non mi ha mai cercato per chiedermi se avevo superato una determinata cosa (in quegli ultimi mesi mi era successa una cosa spiacevole). Non mi ha cercato in un occasione che era abbastanza importante per me e dove mi aspettavo, e anzi, ero convinta che l'avrebbe fatto. Non l'ha fatto. Mi cerva a solo per le sue cose, per raccontarmi delle sue questioni, e quando io prendevo l'iniziativa su una cosa che mi riguardava, lei tagliava corto con frasi tipo 'dai tempo al tempo' o 'che ci vuoi fare'. D'altro canto il ragazzo (quello conosciuto dopo, perché con il primo non ci sentivamo) non mi rispondeva ai messaggi, o si, lo faceva, ma dopo 24 ore o oltre. Ci rimanevo molto male, ma mi consolavo dicendo che avevano da fare, o proprio quando raggiungervi il limite e in fondo sapevo che dovevo parlargliene, mi veniva da pensare 'sì, ma non posso cercarli per chiedergli di cercarmi di più'. Voglio dire, sono sempre stata convinta che una persona deve parlare con te o cercarti perché ne ha voglia, non perché si sente in obbligo. Quindi sono semplicemente andata avanti così. Passa un mesetto dove mi sentivo pressoché in solitudine. Agli inizi si settembre, in tutta mia sorpresa mi cerca il primo ragazzo. Non è che a me non fosse mai passato per la mente di cercarlo, anzi, ma avevo paura di infastidito. Da quando mi ha cercato devo dire che avevo iniziato a sentirmi meglio, un po' più forte, più ottimista sul fatto che rientrata dalle vacanze avrei avuto un po' più di legame con il primo ragazzo e avrei cercato di recuperare il legame con gli altri due e tutto si sarebbe risolto. Ma diciamo che le cose si sono un po' complicate. Qualche settimana più tardi, è successo un litigio, io non c'ero il giorno, ma mi hanno raccontato che due membri del gruppo hanno litigato (per una cosa tra l'altro a parer mio futile), ma quella che sembrava una litigata stupida, in realtà era la fine di qualcosa, di un'amicizia. E ancora oggi mi sorprende come l'orgoglio possa rovinare un qualcosa di così grande solo per una stupidaggine, e credetemi ragazzi che lo era. Ad ogni modo i ragazzi che avevano litigato in questione erano la mia 'amica' e il primo ragazzo. Io naturalmente, come anche gli altri, provavo a far risolvere, anche se mi è stato detto di non intromettermi e dopo un po' ho smesso, anche se avrei dovuto insistere si più a parer mio
Il secondo ragazzo diciamo che per "ragioni sue" ha preso le parti della ragazza, e quando sono rientrata, mi sono ritrovata il gruppo separato a metà.
Da una parte il ragazzo 2 e l'amica, dall'altra il ragazzo 1 e l'altra ragazza del gruppo. Non mi è mai stato chiesto di scegliere ma notavo dai primi un esigenza invisibile quasi a farmi stare più dalla loro parte. Lo notavo in vari atteggiamenti, lo notavo quando sembravano mezzo infastiditi quando dovevo uscire o parlare con l'altro ragazzo, o quando facevano battute su di lui pretendendo che io ridessi, come se ormai facessero parte della mia vita. La loro teoria era probabilmente che visto che lui era quello con cui nel corso dell'anno avevo meno legame, era scontato che io chiudessi con lui, senza che loro dovessero chiedermelo esplicitamente.
Ma dicendo queste cose non voglio fare del vittimismo. Anche io ho sbagliato. Ho sbagliato a non dir loro di smetterla di fare certe battutine, semplicemente facevo finta di non aver sentito e cambiavo argomento, ho sbagliato a non dir loro come la pensavo della situazione davvero, nel non dir loro che mi sembrava esagerato che loro lo avessero mollato così solo per qualcosa che davvero non meritava, che avrebbero potuto benissimo risolvere le cose in un certo modo senza prendere determinati atteggiamenti, e boh in generale ho sbagliato a non essere onesta dall'inizio, a non dir loro dall'inizio cosa non andava (anche in rapporto a quell'estate) . E ho sbagliato a non essere onestà con me stessa e ammettere che dopo un po' di tempo, non so se sia per il 'male' che mi avevano fatto precedentemente, o per gli atteggiamenti che non mi piacevano che stavano assumendo, o per la pressione e la pretesa di poter decidere, senza però dirlo con parole vere e proprie, chi dovevo frequentare e chi doveva essere importante o meno per me,tutte queste cose mi avevano spinto mano a mano che passava il tempo ad avere poca voglia di passare tempo con loro. E non l'ho espresso, me lo sono tenuto dentro. Così, quando sono arrivata al culmine, e dopo l'ennesima 'offesa' per aver preferito di passare il pomeriggio, a studiare tra l'altro, con l'altro ragazzo e non uscire con loro (anche se avevo preso prima impegni con lui), abbiamo deciso di vederci e io ho detto loro tutto quello che pensavo in merito alla questione (anche se anche in quel caso ho sbagliato a non dire loro di quell' estate)
Ma comunque dopo essere stata onesta e aver tirato fuori tutto, si è come costruito un muro. Da lì, poiché uscite con loro, certo, si andava ancora d'accordo, ma niente di più. Alla ragazza la vedevo anche in facoltà, ma non si avevano più i discorsi di prima, era limitata la cosa. Con il tempo con il secondo ragazzo le cose hanno iniziato a peggiorare, così gli ho chiesto di vederci per dirgli come mi sentivo, per dirgli che non riuscivo più a voler uscire con lui e frequentarlo, e lui mi ha confessato che gli è successa la stessa cosa. Alla fine abbiamo deciso che non ci saremmo più visti, ma secondo me saremmo rimasti in buoni rapporti. Ma no, lui è una persona particolare, rancorosa. È convinto che il motivo per cui io abbia deciso di allontanarmi da lui è perché mi stavo avvicinando all'altro, anche se non è così, è dirglielo sarebbe stato inutile, visto che è anche abbastanza testardo, ma fatto sta che ora evita di guardarmi anche in faccia e io sono la cattiva della storia. Torno a casa per natale, con l'idea di aver chiuso con lui, ma mi rimaneva la mia amica, che nonostante tutto, nonostante si trovasse nella stessa posizione del ragazzo, c'era qualcosa dentro di me che mi diceva di non arrendermi. Ma dopo qualche giorno, andando un po' in giro sui social, ho visto una cosa che mi ha fatto capire che lei invece ha chiuso, ha deciso di stare dalla parte del ragazzo, e a quanto pare ha appunto chiuso con me definitivamente. Ho passato la prima settimana di gennaio uno schifo, pensando a come non solo avevo perso un'amica, ma anche per i sensi di colpa per non essere stata onesta, e in più mi sentivo più sola che mai, come ora. Voglio dire, ho ancora contatti con il primo ragazzo, ma sembra quasi quasi che siamo tornati alla fase iniziale di quando ci siamo appena conosciuti. Gli voglio molto bene, ma so che lui no, e per quanto sapessi questo dall'inizio e mi fossi messa in testa dall'inizio di non farmi illusioni sul fatto che avremmo avuto chissà che grande amicizia e che avrei avuto attenzioni da parte sua, non posso che rimanerci male quando mi accorgo che davvero questo non succederà mai. So cosa può sembrare, una rapporto tossico, e davvero non so che fare, perché non voglio perderlo, ma non riesco nemmeno a parlargliene. Sto ricadendo nello stesso errore che stavo facendo con gli altri due.
Ma la cosa che mi fa stare male, ora in questo preciso istante, non è esattamente questa, ma è più l'idea che appunto non avrò mai nella vita qualcuno che mi vorrà bene e mi darà le attenzioni che voglio. Non avrò mai quel amico o amica che vorrei, perché ogni qual volta che vorrò davvero bene a qualcuno e lo vorrò nella mia vita, succederà sempre qualcosa che non lo permetterà, proprio com'è successo in questo caso. E lo so che è anche colpa mia, perché non sono perfetta e anche io sbaglio, ma ho come l'impressione che non sia questaa cosa che spinge le persone a stare lontane da me.
È lunghissimo, lo so, è mi dispiace. Ma il tutto è partito da una riflessione su come mi sto sentendo sola, e come mi sentirò così perché sarò così per sempre (Voglio dire, persino l'unica persona che mai avrei dubitato rinunciasse a me, in realtà ho capito solo ora che non ha mai tenuto a me in primis per poter rinunciare) e poi mi sono lasciata andare un po', raccontando tutto in modo che si capisse un po' di più (anche se dubito che qualcuno arriverà fino a qui.). Questo è quanto, grazie per l'attenzione.
E se qualcuno vuole raccontarmi la sua esperienza di amicizia o in qualsiasi cosa, ascolto più che volentieri