Vorrei esordire asserendo che l'essere umano non è né completamente buono né cattivo: ci sono mille sfumature, non siamo tutti bianchi o tutti neri. Questa la mia visione, almeno! Semmai, possiamo tendere più verso una parte che l'altra, vuoi per vissuto, vuoi per "natura", vuoi per situazione corrente.
Detto questo, hai fatto la domanda da un milione di dollari che io mi pongo da sempre e cui tutt'oggi non so rispondere, in quanto mi reputo ahimè una persona terribilmente contraddittoria e ambivalente, spesso priva di un vero e proprio "nucleo centrale", come se non avessi una vera identità definita.
Sono tranquillo e pacato, ma sono pure esuberante ed esplosivo. Sono semplice per certi versi, terribilmente complesso (in senso dispregiativo) per altri. Sono conosciuto per essere saldo e razionale, logico per così dire, eppure sono segretamente molto sentimentale e "romantico", facendomi travolgere dalle emozioni, risultando piuttosto intuitivo in contrapposizione. Odio veramente tanto litigare e soffro quando vedo persone attaccarsi, eppure spesso mi ritrovo a fare polemica proprio io in prima fila per difendere i princìpi nei quali credo fermamente. Sono giulivo e solare di base, almeno di primo acchito, ma chi scava più in profondità scopre che anima crepuscolare io sia e che volto lunare io abbia. Sono socievole un po' con tutti, ma poi voglio stare da solo. Parto come introverso, ma apparentemente mi comporto da navigato estroverso. Addirittura per alcuni io avrei dei modi di pensare tipicamente maschili (?), mentre per altri sarei una donna nel corpo di uomo (?) per il mio modo di vivere e percepire la realtà, di pensare e comportarmi. Ma che vorranno dire?
Chi sono io? In sintesi non lo so. Tendo molto a identificarmi in quello che faccio, proprio per compensare questa difficoltà: sono quel tipico soggetto che incarna l'archetipo della super mamma tutto fare, del dirigente in doppio petto, di quello che fa al meglio il proprio lavoro o di quello che ha gli interessi xyz che porta avanti con passione. Senza questi aspetti, è come se mi sentissi mancante di definizioni. Notare quanto io scriva pure su un forum: è proprio come se avessi la forte necessità di identificarmi, di consolidare una qualche forma almeno vaga di identità costruita.
Io non so chi sono. Quando le persone mi descrivono dall'esterno giuro che, al netto delle volte, io casco proprio dal pero, come se parlassero proprio di un altro soggetto. Ci sto anche "male" magari, nel senso che ci rimugino per un po' incredulo. Ormai ci ho fatto l'abitudine.
Se sono comunque contento dell'ammasso di doppelganger che sono diventato oggi: SÌ. Ho lottato, con le unghie e coi denti, per essere una persona serena e presente a sé stessa. Mi voglio bene, sto iniziando ad amarmi pur nelle mie enormi falle e imperfezioni, come la mancanza di una vera e propria identità fissa. Essa sarà anche labile, flebile certo, ma la sento comunque "mia".
Sono un controsenso vivente? Sì.
Mi rendo conto, a rileggermi, di essere fondamentalmente ridicolo? Anche.
Sto bene, dopo aver versato sangue per ottenere uno straccio di minima felicità che reputo meritata? Profondamente e assolutamente sì.
È bene che siano gli altri a definirci: no, non dovremmo dipendere dal feedback esterno. Specchiarsi negli altri per cercare il proprio riflesso invano è altamente deleterio. Un conto è ascoltare pareri e visioni differenti, eventualmente lavorare su ciò che è in noi è disfunzionale, un altro è lasciare che l'opinione altrui ci plasmi a immagine e somiglianza.
Ciao, ottimo thread questo! Anche perché, magari non ci crederai, ma ne avrei aperto uno simile in questi giorni e avevo pure creato una "bozza" per impostare bene il discorso