Per molto tempo ho cercato di indagare sulle cause del mio senso di solitudine. Dopo un immenso vagabondaggio di opinioni, calcoli approssimativi, deduzioni ed intuizioni, sono giunta alla conclusione che sbagliavo a pormi le domande a cui tentavo di rispondermi senza successo.
Se fino ad ora mi sono sempre domandata “Cosa hanno gli altri che io non ho?”, ora mi trovo a domandarmi ”Cosa ho io che non hanno gli altri?”.
Perché è sicuramente questa la domanda che dovevo pormi fin dall’inizio.
Il mio unico problema consiste nel mio insaziabile desiderio di andare a fondo. Di risalire all’intima ragione per cui ogni cosa può definirsi tale(ammesso che esista, ma di questo ne sono certa). Nel nome di questo mio ”difetto” mi addentro negli animi delle persone, cerco di approfondire la superficialità che sembra nascondere e proteggere la vera profondità di ognuno, sperando di riuscire a cogliere la pura essenza di chi mi trovo di fronte. E questo è veramente un problema, perché più indago e più mi confondo. Più mi spingo in profondità e più mi perdo.
Perché in fondo ad ogni azione e ragionamento dell’essere umano non si cela mai un pensiero logico-razionale. Devo ammettere che mi piaceva illudermi che l’uomo sia solo governato dalla ragione, mi piaceva credere che ciò secondo cui agisce sia esclusivamente la meccanicità del pensiero umano. Ma la verità è che sono gli impulsi e le passioni a prendere il sopravvento. Loro non tengono in considerazione l’opinione dettata dalla razionalità dell’uomo. Loro dominano l’uomo secondo un ideale di caos, perché non hanno la concezione della misura, grazie alla quale la mente umana è in grado di distinguere cosa sia giusto e cosa sbagliato, cosa sia saggio e cosa insensato. Gli impulsi non seguono schemi, non hanno una morale. Ed è per questo che spesso agiamo senza un minimo di calcolo, è per questo che spesso ci troviamo ad assumere determinati atteggiamenti solo perché:<<ci va>> e per nessun’altra ragione.
L’uomo, quindi, è un essere del tutto inaffidabile ed imprevedibile. È un groviglio di istinti e ragionamenti, che confusamente determinano le sue scelte e condizionano perfino la sua vita.
Non è da trascurare il fatto che ci siano uomini più istintivi e uomini più ragionevoli. Uomini in grado di controllare la propria parte irrazionale e uomini che si lasciano trasportare dal caos.
Tutto ciò è determinante nella creazione del legami. Perché credo che un animo razionale vada sempre alla ricerca di animi simili a sé, mentre un animo istintivo cercherà sempre un animo che sia compatibile al suo. Non si esclude che i due animi possano completarsi. Anzi, secondo me questa è l’ipotesi migliore che possa esserci, ma purtroppo è difficile che si vada alla ricerca del dissimile. Dunque ci troveremo sempre di fronte a gruppi omogenei, in cui a regnare sia principalmente o l’impulso o la ragione.
Impulso e ragione seguono dogmi completamente opposti, del tutto incompatibili fra loro, per il semplice fatto che ognuno sente delle esigenze diverse dall’altro.
Giunta a questo punto della mia disperata ricerca del motivo della mia solitudine, la soluzione mi è parsa ovvia: il gruppo che mi trovo a frequentare è composto da una maggioranza(se non totalità) d’impulsività, di scelte effettuate senza un criterio di logica. Così io, sciagurato essere ragionevole, mi trovo a sentirmi un intruso. Le mie esigenze sono completamente discordanti dalle loro, i miei obiettivi non hanno nulla a che fare con i loro. Se le loro scelte mi paiono vuote e prive di ogni senso, non è perché lo sono realmente, ma perché la mia mentalità non è in grado di concepirle.
Il mio essere razionale mi impedisce di veder chiaro nella loro caoticità.
Come può, quindi, un animo come il mio trovare conforto in questo gruppo?
Come riuscire a conciliare le mie esigenze con le loro?