Ciao a tutti.
Volevo scrivere un topic al contrario, dove non racconterò tutto ciò che mi fa stare male o la mia disperata voglia di provare emozioni al punto di desiderare il suicidio, bensì tutto ciò che mi fa andare avanti e ciò che ogni giorno mi da la voglia, sotto sotto, di vivere ancora.
Questo pomeriggio è stato a modo suo "doppio" in sé. Tre ore sono volate con la disperazione che si portavano dietro, un'illusione di bellezza. L'illusione che quella persona mi volesse davvero bene, guardandomi negli occhi per poi consumare il mio corpo e la mia anima. Poi l'illusione finisce, io compio il mio ruolo di distrazione e si torna a quella strana sensazione di vuoto in cui vorrei che fingesse fino in fondo, dicendo di amarmi quando invece non è così. Ma questo è il mio disperato bisogno di sentirmi meno invisibile. La seconda parte del pomeriggio è stata invece un sogno. Sono andata in un parco isolato, ho poggiato la bicicletta, mi sono seduta sulla panchina e ho chiuso gli occhi. Il vento che mi accarezzava il viso. Il nulla e il tutto. Poi mi sono girata, dalla parte del sole. Le poche case intorno erano basse, e nessun albero troppo grande occupava il paesaggio. C'era una calma quasi irreale. Guardavo l'erba che tranquilla si faceva muovere dal vento. Il sole che mi scaldava le braccia, sopra tagli così lontani e invisibili, in quel momento. Sembrava così irreale. Così MAGICO. Neanche la guerra avrebbe potuto in quel momento distruggermi. Ho perso la concezione del tempo, sdraiata sull'erba, sotto un fresco sole che ormai va a nanna. Sono cose inutili, semplici, piccole, vuote. Come quando una farfalla si accorge che mi taglio, nel bosco. Come se volesse solo dirmi di smettere, e venisse là a farmi compagnia. Si poggia sul mio braccio, e si chiacchiera un po'. La lametta che cade per terra, e poi rimane lì, dimenticata.
"Sono figlia della natura, e mia madre mi ama, questo lo so."
Mi basta guardare un albero per sentire dentro una scossa che mi dice di piangere. Una scossa che dice di smettere, di dire basta a tutto e vivere. Come oggi pomeriggio, sotto il sole, in pace con il mondo e con me stessa.
Ed era in quel momento che finalmente ho potuto affermare che io, si, io, vivo di quieta disperazione. Una disperazione irreale e magica. Ma alla fine ciò che voglio davvero è uscirci da sola, per tenerne il dolce ricordo, per poter scegliere cosa lasciare andare e per poter poi affermare che…
Oh Capitano! Mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto.
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.
Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.
Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto, gelido… morto.
O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.
Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia gelido e morto.
Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,
Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano… caduto, gelido e morto.
Qualcosa di noi deve morire per poter arrivare alla vittoria.
Racconto l'ultimo episodio "particolare" poi mi tolgo dalle scatole.
Ieri sono andata al centro commerciale con mio padre e mia sorella perché loro dovevano cambiare tariffa telefonica. Per un fastidioso mal di pancia e per la stanchezza mi sono seduta su una panchina proprio in mezzo al "corridoio". Le persone passavano mentre io le osservavo, curiosando nei loro occhi per scorgere la loro anima. Una bimba si è seduta affianco a me con suo padre e mi ha guardata. I suoi occhi erano blu, grandi, tanto che avrei potuto affondarci dentro. E mi sono rilassata. Sembrava tutto irreale e impossibile. Io lì, ferma, senza paura per il futuro, senza angoscia.
Una bambina sui 7 anni mi vede, nella mia invisibilità. Mi guarda negli occhi, e io le sorrido. E anche lei mi sorride. Come per dirmi "va tutto bene, coraggio".
Grazie, grazie cose futili e inutili che riempite la mia anima ogni giorno e mi date il coraggio di andare avanti.
http://youtu.be/kZVQKSS3c04