Ciao Misantropa88, grazie per questo sfogo, ci ho trovato dei punti in comune con la mia esperienza attuale, in particolare il fatto di sentirsi divisi tra un parte abituata ad essere sola e un'altra che ne soffre, soprattutto nei giorni in cui i legami sembrano più forti, come durante le feste.
Io trovo che la tua visione sul tuo stato sia chiara e lucida, noto invece una contraddizione tra due parti di te, una che spera in qualcosa di migliore e in una relazione (in senso generico) sana da cui trarre soddisfazione e appagamento, e un'altra che rifiuta questa prospettiva perché conta su una statistica negativa: giustamente se è andata sempre male, perché stavolta dovrebbe andarti meglio? Perché tentare di uscire da una condizione quando il fallimento dei propri sforzi peggiora da sé la situazione iniziale?
Non so se posso essermi avvicinato al modo in cui ti senti, spero di averlo capito. Non ti consiglierei nemmeno di buttarti nelle relazioni sociali sperando di trovare finalmente una situazione più serena. Il mio consiglio è piuttosto quello di fare dei piccoli passi partendo dalle consapevolezze che hai, anche quelle negative: sei sola e ti senti psicologicamente sola, nessuna persona cambierà questa concezione e continuerai a star male per questo. Tuttavia, forse, potresti provare a comunicare con qualcuno in modo saltuario e frammentato, tenendo comunque lontana la persona per non soffrire eventuali sostituzioni. Non migliorerà le cose forse, ma avresti un ulteriore canale di sfogo a cui ricorrere ogni tanto, senza il peso di sentirti scartata e sostituita poiché sarebbe una comunicazione graduale.
Il fatto di opporsi ad un eventuale rapporto (anche virtuale, come ti ha proposto qualcuno nelle risposte precedenti) è una difesa razionale: io rifiuto le persone che si avvicinano cosicché non possano farmi del male. Funziona in parte, raggiungi il tuo scopo di preservarti dalle ferite che possono causare le persone, ma rimani comunque indifesa davanti alla pressione della solitudine, e comunque costretta a viverti ogni festa, anno dopo anno, in solitudine. Questa difesa non è molto funzionale, è il caso di rivederla. Hai fatto del "non legarsi" una sicurezza. Sicuramente dipende anche da esperienze vissute, però, in parte, dipende anche da te.
Un eventuale fallimento, al tuo stato attuale, ti porterà dolore e rafforzerà la certezza di un destino, quello della solitudine, tuttavia, per come la vedo io, porterà anche un po' di "mare mosso" nella tua vita. Forse sarà per la sofferenza, ma in fondo la stasi, tenere le acque ferme e tutti lontani, è effettivamente meglio di delusioni e sofferenze? A me sembra che sia piuttosto una cosa che può ucciderti lentamente, se non effettivamente lo fa psicologicamente.
Il mio consiglio è quello di partire da queste domande e soprattutto di ascoltare bene ogni parte di te. In questo momento c'è una che "governa" come una specie di dittatore su tutte le altre: si chiude tutto, tutti lontani, tutti disinteressati a me, a come sono io, dunque nessuno può darmi nulla e io devo tutelarmi dal mondo. Va benissimo questo pensiero se è una tua sensazione, tuttavia siamo persone complesse e dentro di te ci saranno sicuramente altre parti che vorrebbero più attenzione. E' possibile, progressivamente e almeno per brevi periodi di tempo durante le tue giornate, che tu possa permettere anche al resto che è in te di dire la sua e uscire allo scoperto? Tutte le voci dentro di te devono uscire, perché altrimenti saresti tu ad auto-realizzare il destino di stare sola. Non deve andare per forza così, soprattutto perché, come hai dichiarato tu stessa, hai lati che ti piacciono di te e che altre persone hanno saputo apprezzare o stimare.
Tanta forza e tanti auguri. Per qualsiasi cosa possa aiutarti un po', anche una chiacchierata sporadica di tanto in tanto, rimango a disposizione. Tra l'altro sono un lupo solitario anche io
Luca