Ciao a tutti,
Vorrei confrontarmi con voi su una questione che riguarda l'interruzione, o forse direi conclusione, del percorso terapeutico intrapreso.
Specifico che è un percorso ad orientamento di tipo psicodinamico, quindi una volta a settimana e l'ho iniziato a novembre. Dunque un bel percorso anche oneroso dal punto di vista finanziario.
Tuttavia, ha dato i suoi frutti. Sono andata per un tono dell'umore molto basso e altalenante ed ora sono stabile già da un paio di mesi.
Le ultime sedute le ho passate a non sapere bene che dire e ho parlato un po' dei miei rapporti sociali, che li vorrei più profondi e che a volte non sono molto soddisfatta da un punto di vista emotivo da alcune interazioni sociali. Tutto questo, premetto, senza dire che sono sbagliati gli altri. Esprimevo una mia necessità, che reputo legittima (e comune: tutti vogliamo relazioni umane soddisfacenti).
La terapeuta ha fatto delle osservazioni stranche, che mi hanno lasciata perplessa: in primis ha detto che bisogna mettersi in gioco e iniziare noi a dare (giusto, ma io già lo faccio). Quando le ho chiesto perché ha fatto questo commento lei esordisce: "Eh, perché lei non ha amici! "
Mi sono raggelata!! Ma si può dire una cosa in seduta terapeutica? E non è la prima uscita strana che ha, a volte quando mi chiede dell'umore percepisco un tono un po' strano e mi chiede se ho oscillazioni dell'umore troppo repentine (nonostante le abbia ripetuto più volte che sto meglio). Insomma, inizio un po' a sentire che non siamo sulla stessa lunghezza d'onda e che lei cerchi altre falle in me su cui lavorare. Inizio a sentirmi a disagio. Gliene parlerò in seduta, però onestamente vorrei smettere. Sicuramente c'è altro si cui lavorare, non sono perfetta. Ma va bene così. Non voglio essere perfetta. Voglio essere me stessa e ora, dopo anni e anni, sento finalmente di esserlo.
Che ne pensate?
Grazie a chi ha letto fino a qui, un abbraccio virtuale.