NobelPrize1992 ha scritto:A me più che altro sembra che la tua preoccupazione sia in due punti principali:
- l'impossibilità di scoprire la verità ( poichè inaccessibile a noi esseri umani, e quindi è possibile che tutto quanto viviamo non esista....Similmente a quanto sosteneva Pascal)
- anche se fosse possibile, l'essere farebbe in modo che ciò non sia possibile ( il pensiero più simile a ciò è quello di Leopardi, anche se lui considera la natura matrigna.... Cioè indifferente al dolore umano, che comunque è lei stessa che dispensa)... O Kafka volendo... Il quale lui sostiene la indecifrabilità della società e del mondo in cui si vive, ma che noi subiamo non avendo risposta, fino anche ad arrenderci ed ad accettarlo
Non so molto bene come interpretare però "pena il fallimento dell'esperimento"... Non per altro che significa che l'essere non è indifferente a noi... Ma agisce di conseguenza.... [ per usare una metafora, se fosse come Leopardi... Giocare a scacchi con la natura perderemmo di sicuro, poichè noi esseri umani siamo uno di quei pedoni che verranno mangiati... Significanti al più come significato nel gioco, ma non come individuo necessario che perisce .... Nel tuo pensiero, invece, noi siamo i giocatori, che però perdiamo comunque, perchè siamo scarsi a giocare e perchè abbiamo soltanto pochi ed insufficienti pezzi ( come qualche pedone ed il re, rispetto a tutti i pezzi del nostro avversario)--- tu non sai se hai già perso, ma ogni azione che provi a fare la controparte sembra rispondere perfettamente senza però darti l'affondo che tu pensi]
L'essere non è indifferente, reagisce, anche se non capisco se in modo automatico secondo meccanismi prestabiliti oppure se in maniera senziente.
Egli mi attira nelle sue trappole, per poi punirmi come meglio crede, un po' come il cacciatore che attira la sua preda con degli stratagemmi, sfruttando l'istinto dell'animale. Una volta caduto in trappola, il cacciatore gli spara, rendendo inevitabile la sua punizione (che in questo caso è la morte).