Non riesco a riprendermi [lungo]

[Kiwi42]

Ciao a tutti,

uso questo spazio virtuale come valvola di sfogo. Non chiedo risposte anche se uno scambio di opinioni è cosa buona, nonostante la mia testa fatichi sempre più ad accettare il confronto.
Sento di aver ormai perso completamente il controllo della mia vita. Fin da bambina l'ho vissuta con pesantezza e con la sensazione di non poter scegliere.
Ho 27 anni e sono precaria, vivo ancora con i miei a cui ho sempre dato una grossa parte del mio tempo (stando dietro ai loro picchi nervosi, alla casa, ai parenti malati da portare frequentemente in ospedale), sperando che prima o poi raggiungessimo un equilibrio, che non è mai arrivato. Una persona sveglia questo l'avrebbe capito subito, sì. Mia sorella ha vissuto il più possibile lontano da casa e oggi ha una vita se non altro dignitosa in quanto ad autosufficienza. Ma io non sono sveglia. Mi sono presto lasciata andare. a 17 anni ho cominciato a stare a letto senza realizzare quanto stessi distruggendo la mia vita. Il tempo si dilatava e capitava che trascorressi giorni interi a letto al buio, senza mangiare nè lavarmi. La scuola andava male, mi sono diplomata con un voto basso e poi non ho frequentato l'università, comincando a saltare da un lavoro all'altro senza un vero obiettivo se non quello di andar via di casa. E, come è intuibile, ho fallito.
[continua]

[markinoi]

E da qui aumenterai i problemi .

[Kiwi42]

Il confronto sociale era mortificante, a vent'anni ero molto a disagio ad uscire e temevo il giudizio degli altri al punto che anche per l'università pensavo a cosa la gente avrebbe pensato di me, decidendo di evitare e rimandare a miglior vita. Ero come immersa in una bolla, ma avevo ancora dei momenti di vitalità tipici della giovinezza e la sensazione di avere tempo per rimediare.
Il tempo a casa lo passavo tra le faccende e le commissioni a cui seguiva un rintanamento nella mia stanza, spazio che inizialmente veniva violato e che poi iniziai a difendere in modo agguerrito sfociando quasi nell'ossessione. Non volevo vedere mio padre, un suo sguardo bastava a farmi sentire tanto umiliata da volermi sotterrare. E stargli vicino mi faceva irrigidire e perdere concentrazione. Credo che i suoi gesti di bullismo siano stati peggiori di quelli vissuti esternamente. È il classico leone dentro casa, agnello codardo fuori.
Non ero in grado di reagire, il tempo passava senza che me ne rendessi conto. Non affrontavo i problemi, facevo il minimo indispensabile per vivere. Lavoravo, tornavo a casa, sistemavo e mi chiudevo in stanza anche senza mangiare. Il sonno era un anestetico così piacevole. La calma dopo il pianto, la stanchezza, gli occhi che finalmente si chiudono e, poi, l'incoscienza. L'annullamento.

Questa è stata la mia vita negli ultimi sette anni di vita. Credo di detenere un record. Le persone che non mi conoscono molto da vicino (quasi tutte), non lo sanno. Mi odio per non aver reagito, e al tempo stesso, mi sento ormai persa e non so dove andare, cosa fare. Il sonno è ancora il mio migliore amico, ma ogni volta spero di non svegliarmi più. Da un mese sono di nuovo disoccupata e non riesco a programmare il mio futuro per la confusione che ho nella testa. Ho fatto terapia ma non riesco ad affrontare i discorsi più intimi durante la seduta.
Guardo avanti e vedo solo un maggiore bisogno di annullamento, un crescente attaccamento dei miei genitori e dei parenti per faccende in cui non saranno più autosuffienti. Il degenero mentale completo e una rabbia senile delirante da gestire.
E penso di non meritarmelo. Sono rancorosa per la giovinezza buttata, invidiosa degli altri.

[Quell'uomo]

Volevo quotare alcuni punti del tuo testo per farti capire che anche io ho passato le stesse cose... ma poi mi sono reso conto che sarebbero stati troppi.
Ambiente diverso certo, ma stesse sensazioni e un isolamento che per te è ricaduto sul sonno mentre a me sui videogames.

"Ero come immersa in una bolla, ma avevo ancora dei momenti di vitalità tipici della giovinezza e la sensazione di avere tempo per rimediare. "

questa frase descrive perfettamente la mia giovinezza (ho quasi la tua età, 26 anni) e solo chi ci è passato sa quando di merda vivi quando quella bolla scoppia e scopri di essere quasi una nullità nel mondo esterno, una persona priva delle abilità e dei talenti che le altre persone possiedono naturalmente dentro di loro.
Guardare i propri orizzonti e scoprire che sono avvolti da una nube temporalesca di dimensioni immani, e il sentiero che stiamo percorrendo porta solamente lì... e solo un potente terremoto avrebbe l'energia necessaria per deviare il sentiero e aprire una nuova strada.
Ci servono novità, nuovi ambienti e nuove persone attorno, la follia e ripetere le stesse azioni ogni giorno aspettandosi risultati diversi.

[Plumsake]

Mi ritrovo in quello che scrivi, rispecchia bene la mia situazione durante gli anni di adolescenza. A quei tempi (non poi così distante, ormai sono 3 anni fa) mi sentivo in una bolla, sola, come se ci fosse un muro invisibile a separare me e gli altri. Anche io ho avuto e ho tuttora molte difficoltà ad inserirmi socialmente, a stare con gli altri.
Quello che a me ha aiutato è stato andare da uno psicologo, accettare i miei problemi senza vergognarmene (mentre prima tendevo a volerli eliminare facendo finta non ci fossero) e da lì partire per migliorarmi facendo piccoli step quotidiani. Non che adesso abbia risolto tutti i miei problemi ma qualcosa si è sbloccato.
Tu hai parlato di terapia, penso che forse si possa ottenere risultati rimanendo sempre aperti. Tu dici che non riuscivi a dire tutto al tuo terapeuta, c'è qualche motivo (non eri a tuo agio...)?

[Kiwi42]

Da un po' non tornavo sul forum. Leggo ora le risposte (grazie).
@plumcake: sì, c'era un certo disagio.

E' passato quasi un anno da quando ho aperto il thread. Toni drammatici, ma purtroppo rispecchiano bene la situazione. Dalla quale non sono più uscita