Un fallimento

Questo forum di aiuto vuole essere una vera casetta della coccola.
"Mi sento troppo triste" quante volte lo hai detto o sentito dentro? Hai mai guardato in faccia il tuo dolore? Qual è la sua voce? Fallo parlare, qui.
Disturbo depressivo, bipolare, maniacale, e altri disturbi dell'umore.
La depressione in particolare è una sofferenza drammatica, dalla quale occorre uscire attraverso la pazienza e la dedizione a noi stessi; ma anche attraverso la fiducia e la vicinanza di chi sa bene come ci si sente. Questo forum è aperto anche a chi è semplicemente triste e ha voglia di sfogarsi.

Un fallimento

Messaggioda Cuoretriste » 04/02/2018, 15:06



Scrivo qui perché penso di aver proprio toccato il fondo e sono in un vortice di disperazione e angoscia.
Mi sento proprio un fallimento, a quasi 26 anni non sono ancora laureata (solo per colpa mia e del mio umore costantemente a terra), passo le giornate tra serie TV e sigarette. Sono chiaramente un peso per i miei che mi vedono tutto il giorno come un vegetale. Vorrei andare via da questa casa perché non reggo Più i loro litigi che fanno da quando sono nata, più volte al giorno e in più mi fanno pesare ancor di più il fatto di essere così fallita. Ovviamente non posso andare da nessuna parte, non ho indipendenza economica (e no, non ho voglia di trovarmi un lavoro, oltre al fatto che rallenterebbe ulteriormente i miei studi)
Sono stufa di sentirmi dire che ho dei problemi perché alla mia età non ho un ragazzo e non L ho mai avuto, sono stufa di essere paragonata a mio fratello che invece è in regola con gli esami e ha una ragazza fissa da anni che è di buona famiglia e cazzate simili.
Sono così giu (da anni) che sono terribilmente sciatta e non tengo in ordine niente di niente, ovviamente al posto di capire vengo etichettata come una deficiente di cui vergognarsi.
Sono in uno stato di isolamento sociale da cui vorrei uscire ma che allo stesso tempo mi fa (in un certo senso) sentire bene. Sono nata in un paesino fatto di bamboline benpensanti e deficienti rozzi (sono sicura che qualcuno dirà che a questo punto sono io ad essere sbagliata, e si, avete perfettamente ragione, non credo in ciò in cui crede questa gente qua, non mi diverto come loro e non ho nulla in comune con loro) ho provato ad inserirmi, ma a me non piacciono loro e a loro non piaccio io. Nessuno mi da emozioni positive, solo tanto disgusto. Ho scelto la solitudine piuttosto che vivere in una realtà che odio e che non mi appartiene. A volte però penso a dove andrò a finire facendo così. Per adesso ho una famiglia (se così la di può definire) ma prima o poi mi ritroverò totalmente sola, a fare un lavoro che (forse?) odio e a non poter scambiare mezza parola con nessuno.
Le uniche prospettive che vedo sono queste. La cosa è angosciante, eppure, alla luce siccome stanno le cose adesso e siccome sono state fino ad ora, non vedo nulla di confortevole.
È vero, cio che succederà in futuro noi non lo sappiamo, ma dopo 25 anni passati ad ingoiare mer*a, con giorni felici che si contano sulla punta delle dita di una mano, vivendo sempre le stesse dinamiche, ho capito che o rinasco nuova o non c'è niente per me lì fuori.
Ps non ho bisogno di terapie fallimentari, ci ho già provato ma è una perdita di tempo e soldi.
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Messaggioda No One » 04/02/2018, 15:32



Mi trovai al tuo posto, molto tempo fa... una buon'anima mi pungulò a dovere; così iniziai con le piccole "pulizie di casa" (quelle "primaverili" che ammazzano anche un toro meglio lasciarle più in là) :D Se ci son riuscito io, che non avevo più 26 anni, vuoi non potercela fare tu?
Allora zaino in spalla, dai che partiamo tutti assieme per la vetta ;)
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Messaggioda Cuoretriste » 04/02/2018, 19:06



No One ha scritto:Mi trovai al tuo posto, molto tempo fa... una buon'anima mi pungulò a dovere; così iniziai con le piccole "pulizie di casa" (quelle "primaverili" che ammazzano anche un toro meglio lasciarle più in là) :D Se ci son riuscito io, che non avevo più 26 anni, vuoi non potercela fare tu?
Allora zaino in spalla, dai che partiamo tutti assieme per la vetta ;)


Purtroppo nessuno pugnala me. È difficile iniziare da soli. Ora come ora L unica cosa sensata che posso fare è studiare per laurearmi e quindi cercare un lavoro altrove e sperare in una nuova vita, anche se non so dove andare.
Il problema sta proprio in questo "laurearsi" sono così giu che non riesco a concludere niente di buono.
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Messaggioda Unknown » 04/02/2018, 19:15



Un pochino di chiarezza forse andrebbe fatta..
Se vuoi andare andare via di casa bisogna creare le condizioni per poterti mantenere, giusto? Mi pare però di aver letto che non hai alcuna intenzione di cercarti un lavoro, perchè altrimenti andresti indietro con gli esami..
Ma serve davvero prendere una laurea , o "Laura" come diceva Totò?..
Ma perchè è cosi' disonorevole fare la commessa o la cassiera in un supermercato? :mmm2:
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Messaggioda Premio Nobel » 04/02/2018, 23:18



Permettimi Cuoretriste di risponderti, per le possibili analogie che la tua esperienza e la mia potrebbero avere.

Io ho 25 anni ed anche io stesso sono solo, non ho mai avuto una ragazza e passo il mio tempo libero completamente da solo (ad esempio questo weekend appena finito).
Diversamente da te effettivamente ho avuto un percorso universitario diverso; pur tuttavia, non sono riuscito a trovare un lavoro subito (anzi, sono rimasto disoccupato per un bel po', cosa tutto sommato assai frustrante, perchè avevo delle aspettative alte che però sono state deluse. Ora ho trovato un lavoro tutto sommato eccellente, anche se però con alcuni rimorsi ed ombre, che però non mi pare il caso di dettagliare in questo post).

Credo che tu abbia ragione nel dire che una eventuale terapia sarebbe del tutto inutile, perchè da quanto ho capito da ciò che hai scritto le problematiche che hai sono: solitudine e studio.

In particolar modo vorrei provare a dare qualche consiglio circa la solitudine (consigli che comunque lasciano il tempo che trovano, visto che non risultano essere sufficienti per aiutarmi):

Io credo che la solitudine possa non essere cercata, ma piuttosto spesso una persona si ritrova ad essere sola, a non essere in grado di integrarsi con altri e non avere molti affetti se non quelli di provenienza (e quindi la famiglia di origine, sempre che esista). Ciò non è una colpa, in quanto non è possibile sempre cercare di venire incontro agli altri o ascoltare il prossimo se quest'ultimo è non interessato.
Di conseguenza, è vero che è giusto cercare di impegnarsi per conoscere o relazionarsi con gli altri, però ciò non basta, sia per colpa altrui, sia per causa propria. Io ad esempio sono sempre stato molto timido in particolar modo con le ragazze, ciò non è una colpa, piuttosto è un dato di fatto (in un certo senso un mio limite).
Credo allo stesso tempo che la vita delle persone sia almeno in parte composta da solitudine, le persone in genere hanno veramente pochi amici e amori fidati, mentre le persone che possono essere frequentate possono risultare molteplici.

La solitudine che stai vivendo non è una colpa, non è dovuta perchè tu ti sei comportata male o perchè sei sbagliata. Il fatto di non essere socievoli o di essere timidi non è una colpa, ma piuttosto un fatto, al più una carenza. Di conseguenza, non dovresti vedere la tua situazione sociale come un "fallimento" perchè non è colpa tua, tu non sei l'autrice di questo danno, ma piuttosto la vittima.
Tu non hai colpa nell'essere sola perchè non hai meritato questa condizione che stai vivendo.

Io credo che spesso e volentieri nessuno abbia la colpa che qualcuno sia da solo: il fatto che sia timido non è una mia colpa, in quanto non posso farci niente se sono fatto così; il fatto che gli altri non mi considerino non è sempre una colpa, in quanto purtroppo può essere effettivamente che non siano sinceramente molto interessati a me (in fondo, anche io non provo un sincero interesse per ciascuno di quelli che eventualmente potrei conoscere).

Con ciò non voglio dire ne che allora bisogna piangersi addosso ne che bisogna diventare aggressivi nei confronti degli altri.
Penso piuttosto che la solitudine è più simile ad una ferita piuttosto che ad un reato, e quindi la cosa da fare non è tanto il cercare di responsabilizzare qualcuno (me o gli altri), ma piuttosto curare ed arginare i danni o gli effetti che questa condizione ha su di me.
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