Alessitemia

Questo forum di aiuto vuole essere una vera casetta della coccola.
"Mi sento troppo triste" quante volte lo hai detto o sentito dentro? Hai mai guardato in faccia il tuo dolore? Qual è la sua voce? Fallo parlare, qui.
Disturbo depressivo, bipolare, maniacale, e altri disturbi dell'umore.
La depressione in particolare è una sofferenza drammatica, dalla quale occorre uscire attraverso la pazienza e la dedizione a noi stessi; ma anche attraverso la fiducia e la vicinanza di chi sa bene come ci si sente. Questo forum è aperto anche a chi è semplicemente triste e ha voglia di sfogarsi.

Re: Alessitemia

Messaggioda Amanda » 12/04/2018, 12:35



Disperso ha scritto:
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Amanda ha scritto:
Sì, ho pensato anche a quelle due.. a volte mi è capitato di sentirmi così, ma più che altro è proprio il non riconoscere cosa sento.
Non so se sono sempre stata così. Ho un vuoto (a parte qualche scena) fino ai 14 anni. Però dopo credo che sentissi molto amplificato. Forse non i sentimenti interni, ma più gli stimoli esterni.
Con la depressione tutto scomparso.. Non riconosco più niente, non sento niente, non so manco se voglio bene ad amici e amiche che conosco da 17 anni.. Perché non sento fottutamente niente. Forse provo qualcosa, ma non lo riconosco, non coscientemente. Non so se mi sono spiegata bene...

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Si, ti spieghi benissimo,vivo la stessa cosa. Probabilmente deriva da rapporti emotivi distorti con i genitori nella prima fase di crescita. Oppure da un'accessiva sofferenza passata che ha causato il distacco come difesa(una sorta di difesa schizoide),nel mio caso sono un po' entrambe le cose,non so però come aiutarti, io la soluzione per me l'avevo intravista, ma il contatto con le emozioni,le paure e le sofferenze mi provoca una fuga interiore inconscia e così sono punto a capo.
Devi comunque aspettarti che sotto ad una difesa del genere ci sia un mondo immenso.
Sì, probabilmente da entrambe le cose. Le tue parole mi hanno fatto venire in mente che una volta davo tutto per gli altri, mi affezionavo subito e tantissimo e cercavo di tenere tutti vicini.
Poi c'è stata una forte, anzi, enorme delusione, proprio nel momento in cui stavo cominciando a stare male e proprio per il mio malessere.
Da lì probabilmente ho costruito un muro di difesa e può essere anche una conseguenza della malattia. Continuo ad aiutare come posso gli altri, ma senza sentimento sentito. Non mi affeziono e allontano tutti, chi più chi meno, quasi nessuno mi conosce davvero. Ho perso tutti gli amici che avevo, mi sono costruita altre amicizie sì, ma non so come definirle. Come detto prima non sento nulla.

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Il tuo dare,da come lo descrivi,era un dare per essere accettata e "tenere tutti vicini" per paura dell'abbandono,dare fino all'asservimento purchè gli altri non se ne vadano. Sintomi di dipendenza dall'affetto e dall'accettazione altrui. Poi infatti hai subito un'abbandono ed ecco il risultato.
Alla base c'è l'idea profonda e inconscia che non possiamo essere amati per ciò che siamo, ma per ciò che facciamo. E quindi facciamo di tutto al fine che l'altro ci apprezzi. Se siamo "buoni", se siamo "bravi", l'altro ci amerà e prima o poi la vita ci mette di fronte alla falsità di questa idea(con l'abbandono),oppure finiamo per perdere noi stessi asservendoci e diventando dipendenti di chi dispensa quel ben così prezioso: affetto e approvazione. Ma non amano e non apprezzano mai ciò che siamo per davvero. Ma solo ciò che a loro piace che noi siamo e così facciamo pure lo sforzo di diventarlo.
Ora non senti più nulla e continui tuttavia a camportarti nello stesso modo a dimostrazione che c'è qualcosa che non va proprio in quel dare: se non senti nulla perchè dai?
Ho avuto un paio di episodi di dipendenza affettiva per due amiche, ma in generale ho sempre dato e aiutato perché tenevo alle persone, perché volevo il loro bene, non per essere accettata. Anche perché sono sempre stata fiera di essere diversa, di non seguire la massa. E guarda però dove mi ha portata... Ora continuo a dare solo a determinate persone, solo a quelle che stanno passando ciò che passo io. Quelle diverse, in un certo senso. Non credo sia empatia, perché effettivamente non sento nulla. Forse per abitudine o per senso del dovere. Forse mi devo riscattare da una colpa profonda che sento mia.

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Re: Alessitemia

Messaggioda Mustafà » 12/04/2018, 12:51



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Sì, ho pensato anche a quelle due.. a volte mi è capitato di sentirmi così, ma più che altro è proprio il non riconoscere cosa sento.
Non so se sono sempre stata così. Ho un vuoto (a parte qualche scena) fino ai 14 anni. Però dopo credo che sentissi molto amplificato. Forse non i sentimenti interni, ma più gli stimoli esterni.
Con la depressione tutto scomparso.. Non riconosco più niente, non sento niente, non so manco se voglio bene ad amici e amiche che conosco da 17 anni.. Perché non sento fottutamente niente. Forse provo qualcosa, ma non lo riconosco, non coscientemente. Non so se mi sono spiegata bene...

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Si, ti spieghi benissimo,vivo la stessa cosa. Probabilmente deriva da rapporti emotivi distorti con i genitori nella prima fase di crescita. Oppure da un'accessiva sofferenza passata che ha causato il distacco come difesa(una sorta di difesa schizoide),nel mio caso sono un po' entrambe le cose,non so però come aiutarti, io la soluzione per me l'avevo intravista, ma il contatto con le emozioni,le paure e le sofferenze mi provoca una fuga interiore inconscia e così sono punto a capo.
Devi comunque aspettarti che sotto ad una difesa del genere ci sia un mondo immenso.
Sì, probabilmente da entrambe le cose. Le tue parole mi hanno fatto venire in mente che una volta davo tutto per gli altri, mi affezionavo subito e tantissimo e cercavo di tenere tutti vicini.
Poi c'è stata una forte, anzi, enorme delusione, proprio nel momento in cui stavo cominciando a stare male e proprio per il mio malessere.
Da lì probabilmente ho costruito un muro di difesa e può essere anche una conseguenza della malattia. Continuo ad aiutare come posso gli altri, ma senza sentimento sentito. Non mi affeziono e allontano tutti, chi più chi meno, quasi nessuno mi conosce davvero. Ho perso tutti gli amici che avevo, mi sono costruita altre amicizie sì, ma non so come definirle. Come detto prima non sento nulla.

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Il tuo dare,da come lo descrivi,era un dare per essere accettata e "tenere tutti vicini" per paura dell'abbandono,dare fino all'asservimento purchè gli altri non se ne vadano. Sintomi di dipendenza dall'affetto e dall'accettazione altrui. Poi infatti hai subito un'abbandono ed ecco il risultato.
Alla base c'è l'idea profonda e inconscia che non possiamo essere amati per ciò che siamo, ma per ciò che facciamo. E quindi facciamo di tutto al fine che l'altro ci apprezzi. Se siamo "buoni", se siamo "bravi", l'altro ci amerà e prima o poi la vita ci mette di fronte alla falsità di questa idea(con l'abbandono),oppure finiamo per perdere noi stessi asservendoci e diventando dipendenti di chi dispensa quel ben così prezioso: affetto e approvazione. Ma non amano e non apprezzano mai ciò che siamo per davvero. Ma solo ciò che a loro piace che noi siamo e così facciamo pure lo sforzo di diventarlo.
Ora non senti più nulla e continui tuttavia a camportarti nello stesso modo a dimostrazione che c'è qualcosa che non va proprio in quel dare: se non senti nulla perchè dai?
Ho avuto un paio di episodi di dipendenza affettiva per due amiche, ma in generale ho sempre dato e aiutato perché tenevo alle persone, perché volevo il loro bene, non per essere accettata. Anche perché sono sempre stata fiera di essere diversa, di non seguire la massa. E guarda però dove mi ha portata... Ora continuo a dare solo a determinate persone, solo a quelle che stanno passando ciò che passo io. Quelle diverse, in un certo senso. Non credo sia empatia, perché effettivamente non sento nulla. Forse per abitudine o per senso del dovere. Forse mi devo riscattare da una colpa profonda che sento mia.

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A me sembra che hai le idee abbastanza chiare "Forse mi devo riscattare da una colpa profonda che sento mia" , con questa frase secondo me centri il senso di molti problemi psichici. Sul fatto di dare perchè si vuole bene e non per essere accettati bisogna andarci cauti, proprio perchè associato al paradossale "essere fieri di essere diversi".
Forse dai a chi ti assomiglia ciò che non sai dare a te stessa.
Comunque io esprimo solo la mia opinione, tuttavia,visto che menzioni la colpa ti linko un'altro libro dello stesso autore che ti ho linkato prima:

https://www.ibs.it/volersi-male-masochismo-panico-depressione-libro-nicola-ghezzani/e/9788846438133?gclid=EAIaIQobChMI0MWBrNW02gIVsDLTCh32OQU6EAAYAiAAEgKBpPD_BwE

Ormai mi odieranno su questo forum,saranno stufi di vedermi citare sempre lui,ma se non ho risolto io,magari qualcun'altro risolve.
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Re: Alessitemia

Messaggioda Amanda » 12/04/2018, 13:16



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Sì, ho pensato anche a quelle due.. a volte mi è capitato di sentirmi così, ma più che altro è proprio il non riconoscere cosa sento.
Non so se sono sempre stata così. Ho un vuoto (a parte qualche scena) fino ai 14 anni. Però dopo credo che sentissi molto amplificato. Forse non i sentimenti interni, ma più gli stimoli esterni.
Con la depressione tutto scomparso.. Non riconosco più niente, non sento niente, non so manco se voglio bene ad amici e amiche che conosco da 17 anni.. Perché non sento fottutamente niente. Forse provo qualcosa, ma non lo riconosco, non coscientemente. Non so se mi sono spiegata bene...

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Si, ti spieghi benissimo,vivo la stessa cosa. Probabilmente deriva da rapporti emotivi distorti con i genitori nella prima fase di crescita. Oppure da un'accessiva sofferenza passata che ha causato il distacco come difesa(una sorta di difesa schizoide),nel mio caso sono un po' entrambe le cose,non so però come aiutarti, io la soluzione per me l'avevo intravista, ma il contatto con le emozioni,le paure e le sofferenze mi provoca una fuga interiore inconscia e così sono punto a capo.
Devi comunque aspettarti che sotto ad una difesa del genere ci sia un mondo immenso.
Sì, probabilmente da entrambe le cose. Le tue parole mi hanno fatto venire in mente che una volta davo tutto per gli altri, mi affezionavo subito e tantissimo e cercavo di tenere tutti vicini.
Poi c'è stata una forte, anzi, enorme delusione, proprio nel momento in cui stavo cominciando a stare male e proprio per il mio malessere.
Da lì probabilmente ho costruito un muro di difesa e può essere anche una conseguenza della malattia. Continuo ad aiutare come posso gli altri, ma senza sentimento sentito. Non mi affeziono e allontano tutti, chi più chi meno, quasi nessuno mi conosce davvero. Ho perso tutti gli amici che avevo, mi sono costruita altre amicizie sì, ma non so come definirle. Come detto prima non sento nulla.

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Il tuo dare,da come lo descrivi,era un dare per essere accettata e "tenere tutti vicini" per paura dell'abbandono,dare fino all'asservimento purchè gli altri non se ne vadano. Sintomi di dipendenza dall'affetto e dall'accettazione altrui. Poi infatti hai subito un'abbandono ed ecco il risultato.
Alla base c'è l'idea profonda e inconscia che non possiamo essere amati per ciò che siamo, ma per ciò che facciamo. E quindi facciamo di tutto al fine che l'altro ci apprezzi. Se siamo "buoni", se siamo "bravi", l'altro ci amerà e prima o poi la vita ci mette di fronte alla falsità di questa idea(con l'abbandono),oppure finiamo per perdere noi stessi asservendoci e diventando dipendenti di chi dispensa quel ben così prezioso: affetto e approvazione. Ma non amano e non apprezzano mai ciò che siamo per davvero. Ma solo ciò che a loro piace che noi siamo e così facciamo pure lo sforzo di diventarlo.
Ora non senti più nulla e continui tuttavia a camportarti nello stesso modo a dimostrazione che c'è qualcosa che non va proprio in quel dare: se non senti nulla perchè dai?
Ho avuto un paio di episodi di dipendenza affettiva per due amiche, ma in generale ho sempre dato e aiutato perché tenevo alle persone, perché volevo il loro bene, non per essere accettata. Anche perché sono sempre stata fiera di essere diversa, di non seguire la massa. E guarda però dove mi ha portata... Ora continuo a dare solo a determinate persone, solo a quelle che stanno passando ciò che passo io. Quelle diverse, in un certo senso. Non credo sia empatia, perché effettivamente non sento nulla. Forse per abitudine o per senso del dovere. Forse mi devo riscattare da una colpa profonda che sento mia.

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A me sembra che hai le idee abbastanza chiare "Forse mi devo riscattare da una colpa profonda che sento mia" , con questa frase secondo me centri il senso di molti problemi psichici. Sul fatto di dare perchè si vuole bene e non per essere accettati bisogna andarci cauti, proprio perchè associato al paradossale "essere fieri di essere diversi".
Forse dai a chi ti assomiglia ciò che non sai dare a te stessa.
Comunque io esprimo solo la mia opinione, tuttavia,visto che menzioni la colpa ti linko un'altro libro dello stesso autore che ti ho linkato prima:

https://www.ibs.it/volersi-male-masochismo-panico-depressione-libro-nicola-ghezzani/e/9788846438133?gclid=EAIaIQobChMI0MWBrNW02gIVsDLTCh32OQU6EAAYAiAAEgKBpPD_BwE

Ormai mi odieranno su questo forum,saranno stufi di vedermi citare sempre lui,ma se non ho risolto io,magari qualcun'altro risolve.
Leggendo solo il titolo ti posso dire che ci hai preso in pieno! Il masochismo/autolesionismo (so che sono due cose diverse, ma probabilmente mi appartengono entrambe) è il punto principale della mia situazione.
Ti dirò di più, in un certo periodo l'unica cosa che mi teneva in vita era il dolore.
Ora neanche quello, non così tanto almeno, ma è una cosa da cui sono dipendente. Dolore fisico, psicologico, verbale.. di qualunque tipo. Lo cerco, lo ottengo. Ho rovinato relazioni importantissime per me proprio perché istigavo persone ad odiarmi, ad insultarmi, per stare male e di conseguenza bene. O forse solo male. È una contraddizione, una questione che ancora non capisco, ma che mi caratterizza.
E tu invece?

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Alessitemia

Messaggioda Mustafà » 12/04/2018, 14:01



Ti rispondo in privato perchè ho smesso di dare troppe info su di me in giro per il web.
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