È sempre così, quando pensi che le cose stiano cambiando riemerge qualcosa che ti fa tornare in quel circolo vizioso. Ti senti felice all'inizio perché la tua vita sta migliorando, stai risolvendo i tuoi problemi uno alla volta, ma c'è sempre quel particolare che rimane lì, a ricordarti che non sei felice, e lo fa sempre quando sei all'apice della felicità. Una pugnalata nel petto ogni volta che il tuo cuore è pieno di sangue, il tuo corpo pieno di energia. Ed ecco che cadi di nuovo in ginocchio, implorando pietà. Implori di avere una vita migliore, di poter sorridere, di poter camminare a testa alta, ma è qui che la speranza fa il suo danno maggiore. Perché più speri di stare bene, più dolore provi quando realizzi che non c'è pietà per te. Il desiderio di morte si fa più forte, le lacrime più intense, il sorriso diventa solo un triste ricordo. Per quanto ti sforzi di stare in piedi, le gambe ti fanno male. Per quando provi a lottare, i tuoi colpi si fanno sempre più deboli. Per quanto speri, il tuo spirito svanisce. Non puoi sfuggire dalla morte, ed è alquanto difficile perdere il vizio di inseguirla. Lei, col suo mantello nero che ti chiama, sembra prometterti il paradiso, un mondo dove la sofferenza non esiste, dove sarai amato. Lei, che molti temono e fuggono alla sua vista, così splendida quando quella freccia di dolore di colpisce. Ma poi lei svanisce, e torni a sperare, a rialzarti, a lottare per te stesso. Fa grandi cose, migliori la tua vita, ti senti felice e ti dimentichi di tutto quello che hai passato fino a poco tempo prima. Finché non torni al punto di partenza, torna la sofferenza, torna la morte a porgerti la mano promettendoti il mondo.
È come una spirale senza fine. Felicità, depressione. Vita, morte. Se ne va una e ti raggiunge l'altra, per poi abbandonarti anche questa e lasciare il posto alla prima.