In inglese il verbo “split” significa spaccato, rotto, diviso, separato e la parola “split” spaccatura, incrinatura, crepa.
Uso intanto questa sezione pur rifacendomi ad alcune teorie di un film, Split.
Dunque....
Una nota frase del film, senza far spoiler, dice “ broke people are more evolved, rejoyce!”
Ciò che è interessante, in questa pellicola, è l’aspetto legato alla teoria che le persone che hanno sofferto siano più “evolute”. Evolvere, innanzitutto, significa cambiare, da una forma a un’altra, perfezionarsi da uno stato più semplice a uno più complesso. I meccanismi di difesa (secondo la prospettiva freudiana) e il più attuale concetto di resilienza, scaturiscono dalla riflessione sul modo in cui determinati eventi ed esperienze possono essere superati o tenuti sotto controllo dalle persone attraverso l’uso di strategie più o meno adattive.
I personaggi interpretati da McAvoy, contengono un po’ di quelli che possono essere i risvolti degli eventi di vita negativi e di come possono essere svariati i modi in cui diverse persone reagiscono a eventi simili. Abbiamo innanzitutto un disturbo dissociativo e, all’interno di questo disturbo, una serie di manifestazioni che rimandano ad altri disturbi (es.il disturbo ossessivo-compulsivo) o meccanismi di difesa (es.la regressione), ma anche una rappresentazione della resilienza (“la bestia”, che ha la capacità di assorbire i colpi senza rompersi). La resilienza è definita proprio, come la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi e la capacità di un individuo (dal punto di vista psicologico) di affrontare o superare un evento traumatico. La resilienza permette non solo di fronteggiare con efficacia le difficoltà, ma spesso anche di raggiungere obiettivi di vita importanti.
La resilienza è il contrario della disgregazione, pertanto la sua rappresentazione splittata del film deve essere considerata in modo simbolico. La resilienza è la capacità di riorganizzarsi dopo una o più situazioni difficili o traumatiche. Questo concetto richiama in sé quelli di sopravvivenza, adattamento, evoluzione. L’evoluzionismo ha mostrato e mostra come alcune specie siano riuscite a trasformare delle situazioni negative in opportunità: mi viene in mente un documentario che ho visto anni fa su un uccello che è sopravvissuto ai cambiamenti climatici ed ambientali modificando, nel tempo, la conformazione del suo becco, al fine di nutrirsi dell’unico cibo disponibile, un fiore “a tubo” il cui pistillo era raggiungibile solo da un becco sottile e allungato. Questa è evoluzione, questo è adattamento.
Il raggiungimento di grandi obiettivi richiede spesso il passaggio attraverso il dolore e la fatica. Raggiungere una vetta richiede allenamento, ad esempio. La sofferenza, dunque, può essere il tramite essenziale per arrivare a un livello superiore. Chi ha sofferto è più evoluto? Il messaggio che viene trasmesso con il film “split” può essere condivisibile? Lascio a voi questa riflessione. Personalmente, penso che una pianta cresciuta in un prato, su un terreno piatto, e una pianta cresciuta su una scogliera, vedano panorami molto diversi, il secondo per me certamente più interessante. Per concludere vi riporto qui una frase che ho scritto tempo fa: “i sentieri facili portano a luoghi banali”.
P.s.
Quando i giapponesi riparano un vaso rotto, riempiono le crepe con dell’oro. Essi credono, infatti, che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.
(Arte giapponese del Kintsugi)