E finirai di nuovo con le lacrime che dagli occhi sgorgano piano, scendendo lungo il viso. Arriveranno sull’orlo del mento e con un salto si butteranno giù nel vuoto che invade il tuo petto. Rannicchiata con la musica nelle orecchie a contare i secondi della notte.
Notte, notte buia. Notte amica, compagna cattiva di avventure mai fatte e di parole non dette. Notte che ti culla e che ti inghiotte. Notte che poi finisci. E rinasci di nuovo, ancora ogni giorno e ogni giorno con un pezzettino in meno. Ogni giorno con un sorriso che sa di qualcos’altro. E’ una smorfia tirata, un’abitudine. Non un’emozione.
Grida soffocate, unghie sulla pelle. Pianti silenziosi, disumani. Incapacità di vivere. Incapacità di essere. Quando finirà? Il cuore è come un sasso. Pietra fredda che racchiude lava. Vorrebbe esplodere e donarsi. Rinascere dalle ceneri bello, fiero, degno di vita. Il corpo non può più contenerlo, il petto si lacera. Ma non è amore ad uscire. E’ un rivolo amaro, un rigurgito di tristezza destinata ad appassire.
E ad essere fraintesa.