Francesco201088 ha scritto:Mi disse che io sono introverso e che parlo poco e io sono stato molto male per questo perché da piccolo me lo dicevano in famiglia ed anche a scuola e questo mi ha sempre fatto sentire inferiore ed umiliato dagli altri.
Francesco, attenzione:
"introverso" non è un insulto - specialmente se detto da un terapeuta.
Estroversione ed introversione sono semplicemente due diversi atteggiamenti della personalità (che possono anche coesistere nella stessa persona), ma non è che uno sia bello e l'altro brutto.
Diciamo che l'estroverso è in genere più popolare... ma gli introversi hanno spesso capacità pratiche migliori (quindi anche successo in certi ambiti professionali).
E' un po' come dire blu e rosso: non è che un colore sia migliore. Poi ad ognuno piacerà di più l'uno o l'altro, de gustibus.
E non si tratta nemmeno necessariamente di limiti. P.es. io sono alquanto introverso, nel senso che preferisco la mia stessa compagnia per la maggior parte del tempo, rispetto a quella altrui. Ma questo non mi impedisce di godere della socialità, quando mi va, né di essere disinvolto o brillante quando sono fra amici.
L'introversione non va confusa con l'essere di carattere chiuso (che è un limite), o con l'
essere eccessivamente timidi (che può essere un blocco, più o meno serio).
Ma il mio dubbio ora è come possibile che uno psicologo non capisca che questo modo di parlare possa ferire una persona?
Quando un terapeuta usa il termine "introverso", lo fa per indicare un tipo di personalità,
non come giudizio.
Certe persone stupide o ignoranti possono usare quella parola come giudizio o per ferire, ma solitamente questo non accade con psicologi o simili.
Lei non sapeva che
per te quella parola ha un significato negativo. Quando gliel'hai spiegato, l'ha compreso.
Oppure è questa solo una mia debolezza?
Diciamo che, da quel che scrivi, sembra che tue esperienze infelici dell'infanzia ti abbiano reso "iper-sensibile" a quella parola.
Ma devi ricordare che questo non ha valore universale.
Molte persone geniali, nella storia dell'umanità, sono state orgogliose della propria introversione.
"Con le donne monologo volentieri. Ma il dialogo con me stesso è più stimolante."(Karl Kraus)
"Tutta l'infelicità dell'uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo."(Blaise Pascal)
Dovrei continuare a fidarmi di questa psicologa oppure questo episodio mi dovrebbe fare capire che è meglio se trovo qualcuno di più competente?
Se l'ha detta senza mala intenzione (come io credo), non c'è motivo di diffidarne.
Se l'ha detta intenzionalmente per sminuirti (ma dovresti saperlo con certezza), allora sì è un cattivo segno.
devo ammettere che ero scettico e diffidente sin dall'inizio come spesso io sono così con la gente che non conosco.
Sembra che tu abbia un problema di fiducia: ovvero che - in generale - ti aspetti di non poterti fidare delle persone.
La frase che ho scritto sopra, se ci pensi, può essere presa in due modi:
1. Come un modo di descrivere un tratto della tua personalità, per aiutarti a riconoscerlo e imparare a gestirlo.
2. Oppure come un modo di criticarti, sminuirti o disprezzarti.
Come puoi sapere quale dei due casi è vero? E come puoi esserne certo?
Dal vivo puoi usare il tono della voce per valutarlo (nel primo caso sarà calmo e neutro; nel secondo più accesso, tagliente, sprezzante o canzonatorio). Ma non puoi comunque averne certezza; potresti sempre errare nell'interpretazione.
Uso questo esempio per farti vedere come
non sempre puoi fidarti della tua sensazione iniziale: essendo tu diffidente (come tu stesso hai ammesso), avrai la tendenza a dare un'interpretazione negativa, anche quando non c'è motivo.
Quindi, la soluzione è considerare le parole con calma, non giungere a conclusioni affrettate, dare alle persone il beneficio del dubbio, e se sei incerto chiedere a loro una conferma: "Cosa volevi dirmi usando quella parola?".