Buonasera ragazzi,
ho un dilemma che mi affligge e di cui vorrei sentire un vostro parere.
A Dicembre sarà un anno che seguo un percorso di psicologia.
Sono partita da una situazione drammatica che mi portavo dietro da anni senza mai riuscire a risolvere alcunché.
Dopo 6 mesi le questioni più spinose si sono risolte con un appuntamento settimanale.
Abbiamo optato per iniziare una seduta ogni 14 giorni (l'ho proposta io ma lo psicologo non ha trovato problemi nell'acconsentire la mia richiesta).
Il problema è che ormai sono 2 mesi che assumo farmaci e ho visto cambiamenti notevoli soprattutto nella percezione dell'ansia (che prima era praticamente costante) e nel riuscire a mantanere un tono di umore più equilibrato.
Le sedute hanno iniziato a diventare piuttosto inutili perchè non avevo problemi da risolvere e si trasformavano più che altro in una normalissima chiaccherata sul più e il meno.
Chiaramente mi è costato un bel sacrificio mantenere le spese per la psicoterapia e da Ottobre andrò a vivere da sola.
Lo psicologo ha continuato a rimarcare che il mio tono dell'umore sporadicamente basso potrebbe essere uno strascico neurologico degli anni precedenti MA siccome vuole essere certo di questa cosa mi sconsiglia caldamente di interrompere le sedute perchè c'è ancora da lavorare (a sua detta).
Onestamente io sento di aver risolto le questioni che mi uccidevano e ho anche iniziato a riacquistare autostima.
A detta sua dal momento che ho optato per una seduta ogni 14 giorni il percorso da fare è ancora lungo.
La mia domanda è questa: è possibile che io seppur sentendomi meglio non stia solo cercando di convincere me stessa? E' possibile che anche interrogandomi sugli "switch" repentini di umore e non trovando alcuna causa scatenante in realtà non venga innescato da un trigger? E' la scelta sbagliata interrompere il percorso ora?
Grazie a tutti in anticipo.