Cameriere-scrittore depresso

Le capacità cognitive mi abbandonano

Questo forum di aiuto vuole essere una vera casetta della coccola.
"Mi sento troppo triste" quante volte lo hai detto o sentito dentro? Hai mai guardato in faccia il tuo dolore? Qual è la sua voce? Fallo parlare, qui.
Disturbo depressivo, bipolare, maniacale, e altri disturbi dell'umore.
La depressione in particolare è una sofferenza drammatica, dalla quale occorre uscire attraverso la pazienza e la dedizione a noi stessi; ma anche attraverso la fiducia e la vicinanza di chi sa bene come ci si sente. Questo forum è aperto anche a chi è semplicemente triste e ha voglia di sfogarsi.

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Messaggioda Titus » 05/03/2024, 20:14



Cordis ha scritto:Si rovina la vita e rischia di rovinarla pure a chi gli sta attorno.


Perché?, negheresti che questo sia un tema principe della letteratura occidentale?
E allora, "Romeo e Giulietta" di Shakespeare?, il Frollo di Victor Hugo?, il terribile O'Brian di "1984"?
Inoltre, c'è molto di peggio! Prendi Dostoevskij, per esempio, il quale desiderava uccidere il proprio padre. Non sono forse rintracciabili nell'omicidio di Raskolnikov, con cui si apre "Delitto e Castigo", pensieri del genere? E che mi dici del depresso inetto di "Memorie dal sottosuolo", sempre di Dostoevskij? E dell'"Edipo re" di Sofocle?, e di quello di Eschilo?
Edipo ammazza il padre, e sposa la propria madre. Cosa c'è di più basso di questo? Non basta: perfino gli dèi si fanno estremamente ostili, ma non nei confronti di Edipo, se la prendono con la sua famiglia! Non è cattiveria, questa? Freud ha pescato a piene mani da questo dramma per ideare la sua psicoanalisi!
Tornando all'Edipo. E' vero che Edipo compie l'omicidio e l'incesto inconsapevolmente; ma anche se entrambi gli eventi avvengono a sua insaputa, gli dèi lo puniscono lo stesso, e la tragedia famigliare investe anche Eteocle e Polinice, suoi figgli, i quali si uccidono a vicenda non per il dominio su Tebe, ma per via delle colpe del padre. Cosa c'è di più crudele?
Comunque, non vorrei divagare. Possiamo, gentilmente, parlare di depressione? Avevo chiesto se ci fosse qualcuno a cui fosse capitato di soffrire di deficit cognitivi. Possiamo tornare su questo binario, o su quello che gli sta accanto?
Grazie.
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Titus
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Messaggioda Cordis » 05/03/2024, 20:59



Saro breve, avendo avuto in passato, per anni, sintomi molto più gravi dei tuoi, avendo avuto persone a me vicine con sintomi molto più gravi dei tuoi, mi sento di dirti due cose:
1 - se ora salta fuori il genio dello smartphone e mi offre di diventare, nei secoli dei secoli, famoso come Baudelaire, ma di dover avere anche il suo stesso cervello e la sua stessa vita, la mia risposta è: col c***o, sto nella mia miseria.
2 - vai da uno specialista (psichiatra) e fatti prescrivere una cura come si deve, poi, se hai soldi, puoi benissimo andare anche da uno psicoterapeuta, sicuramente (col tempo) aiuta moltissimo. Prendere ansiolitici di tua iniziativa lo hai sperimentato, ora ti serve qualcosa di serio.

La depressione, se pensi di soffrirne (stati d'ansia, di per se, non significano depressione, altro non dici) da sola non passa e col tempo si aggrava...
Nel frattempo mischiare ansiolitici ed alcool (dici di bere molto) non è una buona idea, parlo per esperienza sia diretta che indiretta.
La depressione è una malattia e come tale va curata, altrimenti si continua a star male (e si fa' star male chi ci sta vicino).
Di depressione si può anche morire, ed è una morte veramente di merda, senza un c***o di poetico. E chi resta di te si ricorderà male, molto male.

Ma se è per questo anche la vita di un malato di depressione non è che profumi di mughetto...
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Cordis
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Messaggioda Titus » 05/03/2024, 23:21



Cordis ha scritto:1 - se ora salta fuori il genio dello smartphone e mi offre di diventare, nei secoli dei secoli, famoso come Baudelaire, ma di dover avere anche il suo stesso cervello e la sua stessa vita, la mia risposta è: col c***o, sto nella mia miseria.


Io, invece, preferirei la fama. Per riprendere il tuo esempio: se il genio saltato fuori dal mio smartphone mi concedesse 2 romanzi capolavoro, e come contropartita mi chiedesse di morire tra 12 anni, io accetterei all'istante. Farei ancora in tempo a vedere mia figlia ventenne (adesso ne ha otto), e vivrei degli anni belli. Secondo il mio modo di vedere il mondo (e, ovviamente, ognuno ha il suo), non può esistere alcuna felicità senza realizzazione personale e denaro. Purtroppo la mia vocazione io l'ho scoperta abbastanza tardi, ed ora sono a rincorrere.

Cordis ha scritto:2 - vai da uno specialista (psichiatra) e fatti prescrivere una cura come si deve, poi, se hai soldi, puoi benissimo andare anche da uno psicoterapeuta, sicuramente (col tempo) aiuta moltissimo. Prendere ansiolitici di tua iniziativa lo hai sperimentato, ora ti serve qualcosa di serio.


Perché la psicoterapia funzioni, bisogna crederci; ed io non ci credo. Mi piacerebbe fare della psicoanalisi, e non perché io la ritenga una disciplina curativa, ma perché la trovo affascinante; ma è molto costosa, e non posso permettermela.
Per quanto attiene ai farmaci, invece, le cose sono già diverse: sono sicuro che funzionino, ma non potrei mai tollerare i loro effetti collaterali. Ho tre amici depressi, e sono tutti e tre grassi; uno di loro soffre anche di anorgasmia, da quando prende gli SSRI; e nonostante, negli anni, lui abbia intrapreso ogni sorta di percorso terapeutico, ora sta peggio di me. Si può sostenere che starebbe ancora peggio, se non si fosse rivolto a nessun terapeuta; ma chi può dirlo con certezza?

Cordis ha scritto:Nel frattempo mischiare ansiolitici ed alcool (dici di bere molto) non è una buona idea, parlo per esperienza sia diretta che indiretta.


Gli ansiolitici non li prendo più da qualche anno, fatti salvi quei due/tre giorni l'anno in cui mi viene il panico; e allora una ventina di gocce di En me le tiro giù tutte. Con l'alcol, invece, ho dei seri problemi: bevo quasi due bottiglie di vino al giorno. Mezza a pranzo, mezza a cena, e la rimanente la sorseggio durante tutta la giornata. Mia madre aveva il mio stesso problema, poi è riuscita a smettere di bere tanto. Ora si sente soddisfatta con un calice a pranzo ed uno a cena. Ma adesso che sto tentando di smettere di fumare, non potrei mai farcela smettendo anche di bere; è però un obiettivo che sto tenendo in considerazione, magari più in là.
Grazie
Buonanotte

P.S. Adesso che sono senza automobile, e dunque sono obbligato a lunghe camminate a piedi, sto riscoprendo la mia città.
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Titus
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Messaggioda Cordis » 06/03/2024, 5:00



Perché la psicoterapia funzioni, bisogna crederci; ed io non ci credo


Crederci? Non sto parlando di religione, sto parlando di psicoterapia, non si tratta di affidarsi alla fede, sto parlando di curarsi.

sono sicuro che funzionino, ma non potrei mai tollerare i loro effetti collaterali


E allora fai come me: fatti prescrivere solo farmaci MODERNI e PRIVI di effetti collaterali.
Comunque al riguardo se ne è parlato a lungo sul forum, io ho affrontato l'argomento molte volte, se vuoi fai una ricerca sui vecchi post, leggere di esperienze altrui è sempre utile per chiarirsi le idee.

Ma adesso che sto tentando di smettere di fumare, non potrei mai farcela smettendo anche di bere


Allora ricomincia tranquillamente a fumare, ma SMETTI DI BERE.Non è che devi diventare astemio, un bicchiere o due di vino al giorno vanno bene, due bottiglie no!

Comunque, se tu avessi vent'anni e fossi solo, probabilmente non avrei nemmeno risposto al tuo post, ma tu di anni ne hai quarantacinque ed hai avuto la pretesa di mettere su famiglia e fare figli...
Ho fatto molta fatica a non alterarmi, la faccio anche adesso, perché non ho pieta dei genitori che si comportano male, sarà perché mi metto nei panni dei figli.
Ti sembra normale, alla tua età, ridursi ad abbandonare l'auto in camporella x non pagare l'assicurazione?
Ma piantala di cazzeggiare e datti una mossa, se non ti piace fare il cameriere cercati un altro lavoro ma datti una mossa.
Stai male e non ci riesci? E allora curati e non cercare scuse.
E meno male che ci sono la mamma e la nonna, sennò sai tua figlia di otto anni che fine farebbe...
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Cordis
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Messaggioda Hystèria » 06/03/2024, 11:24



In primisi chiedo scusa per l'off-topic.

Io soffro di depressione da quasi 10 anni ormai e riesco a stare "bene" solo con gli antidepressivi e gli stabilizzatori dell'umore. Ormai sono in cura farmacologica da un annetto e mezzo e onestamente non ritornerei mai a prima dei farmaci. Ovvio che le situazioni siano soggettive e voglio anche sottolineare che la mia non è una forma di depressione grave, quindi i dosaggi sono relativamente leggeri.
I farmaci mi hanno un pò fatto gonfiare più che ingrassare ma dal mio punto di vista si tratta di una cosa lieve. Avevo già preso kili ben prima dei farmaci e onestamente con tutti i problemi che ho non ho voglia di mettermi a giudicar anche la mia siloutte. Sul serio, i kili in più sono veramente l'ultimo dei miei problemi.
Capisco che ci siano esperienze diverse da persona a persona con antidepressivi e co. però non è una regola scritta che tu debba ingrassare. Basta fare un minimo di movimento e mangiare in modo regolare, cosa che uno dovrebbe fare di prassi, antidepressivi o meno. Io per esempio non faccio nessuna delle due quindi devo andare in giro a dire che gli antidepressivi mi han fatto ingrassare? Boh, secondo me bisogna anche contestualizzare lo stile di vita dei singoli soggetti.

Per quanto non mi trovi d'accordo sul discorso di Cordis riguardo al rimanere più terra terra sull'aspirazione di scrittore mi trovo d'accordo sulle altre tematiche che ha tirato fuori.
Il discorso del "se mi pubblicassero e morissi tra 12 anni tutto ok, mia figlia tanto avrebbe 20 anni" l'ho trovato non solo superficiale ma letteralmente disgustoso. Io ho perso mio padre all'età di 27 anni e posso assicurarti che non è stato meno doloroso perchè ero più adulta. Un discorso del genere dimostra che in realtà di tua figlia te ne frega molto meno rispetto alla voglia di realizzare i tuoi sogni.
Su questo forse dovresti farti un esame di coscienza e responsabilizzarti di più, se è vero che ci tieni a lei.
I figli non sono un per di più e di questi genitori approssimativi ne è pieno il mondo e sinceramente, come Cordis, ne ho abbastanza le palle piene anche io.
Il mio consiglio è: visita uno psichiatra, parla della situazione, fatti prescrivere medicine corrette. E per favore ricordati che hai una figlia e che sei un padre oltre che un aspirante scrittore.
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Messaggioda Cordis » 06/03/2024, 12:40



Sul discorso farmaci non mi sembra affatto ot.
Io li prendo da più di 10 anni, a dosaggi non bassi, mi funziona ancora tutto e non sono ingrassato. Cioè si, sono anche ingrassato, ma questo dipende pure dall' età. Per il resto concordo: se anche fossi ingrassato come una bestia non tornerei mai indietro.
Comunque le possibili terapie sono tante e diverse cosi come le possibili patologie.
Riguardo allo stare terra terra sullo scrivere... diciamo che ho preso il discorso alla larga, battendo su quello per non battere su altro, probabilmente avrei potuto dire subito quello che ho detto nell' ultimo post, ma non mi sarebbe riuscito di farlo senza dire parolacce, li per li mi ero abbastanza innervosito.

Sono d'accordo che scrivere storie (perché i romanzi sono questo, sennò si tratta di altro) sia un bellissimo sogno e ci sta tutto che, chi scrive qualcosa di suo, si gasi e sia convinto di stare facendo un lavorone! Uno di quelli che lasciano il segno!
Se così non fosse 1 - trovare la motivazione è dura, 2 - ancor più dura è trovare qualcuno che ami un lavoro che non è amato dallo stesso autore.
Bisogna però essere realisti, in tanti amiamo raccontare storie, ma pochi sanno farlo bene...
Quanto al vivere scrivendo... uno che fa' l'editor, o il redattore, o il pubblicista su commissione (tutti lavori che a me non piacerebbe fare) e in più scrive romanzi, vive scrivendo si, ma per via dello stipendio, dai romanzi casomai riceve un plus.
Poi si, ci sarà anche qualcuno che riesce in Italia, ma sono pochi, non è il caso di calcolare di diventare uno di quei pochi, poi se succede succede, ma nel frattempo è molto più probabile diventare un giornalista di spicco che lavora in tv, per dire.
Secondo me un approccio più sano consiste nel trattare l'argomento scrivere come un hobby, come qualcosa di piacevole in se, che poi magari può anche portare a qualcosa di concreto, ma magari no.
E comunque i pochi scrittori italiani viventi (o morti da poco) che leggo, sono tutte persone che di mestiere fanno altro.
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Cordis
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Messaggioda Titus » 06/03/2024, 23:16



Riguardo ai farmaci antidepressivi e alla psicoterapia, mi sembrava di essere stato chiaro fin dal principio: non intendo servirmene (su questo punto non transigo). Quando invece mi parlate di attività fisica, di smettere di fumare, di bere, o di correggere il mio atteggiamento nei confronti di mia moglie e di mia figlia, sono pronto ad ascoltarvi.

Vi ho detto che soffro di “disturbo depressivo di personalità”, disturbo che, fra l’altro, non appare neanche più nell’ultimo “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”; e già questo fatto dovrebbe far molto pensare sulle prassi catalogative adottate dagli psichiatri americani. Perché prima esisteva, ed ora non esiste più? A costo di risultare noioso, vorrei fare un po’ di chiarezza su questo punto, ché per me è importante.
Prendiamo il mio caso e la mia malattia.

Fino al “DSM-III” io venivo considerato individuo affetto da “disturbo depressivo di personalità”; poi, con l’avvento del “DSM-IV” mi affibbiarono l’etichetta di paziente affetto da “disturbo narcisistico della personalità”; e infine, con l’uscita del “DSM-V” vengo inquadrato come individuo sofferente di “disordini mentali da personalità narcisistica”. Dove sta la verità? Sono stufo di leggere definizioni scritte in psichiatrese!
Mi ritorna alla mente una serie di vicende burocratiche assurde, le quali non c’entrano nulla con la psichiatria, ma che credo siano utili a far comprendere gli ottusi meccanismi della prassi istituzionale (e quindi anche delle cose scritte in “psichiatrese” di cui parlavo prima).
Mia moglie proviene da uno stato post-sovietico, dove ha vissuto fino all’anno 2015. Quindi ha studiato lì, ha lavorato lì, e ha preso la patente di guida lì. Ebbene, nonostante l’Ambasciata italiana abbia prodotto una traduzione ufficiale del certificato di laurea di mia moglie, originariamente scritto in russo, l’Italia le permette di equiparare tale titolo di studio alla sola licenza media (Avete letto bene). “Non ci possiamo fare niente, è la prassi!” mi sono sentito dire dagli impiegati comunali, dopo avere mosso loro delle critiche.

E con la patente di guida?, volete sapere che cosa è successo? La patente russa di mia moglie è praticamente identica a quella europea: vi sono riportate le stesse categorie dei mezzi di trasporto usati qui da noi, il tipo di veicolo che si è abilitati a guidare, perfino la tessera ha le stesse dimensioni di quella europea; ma siccome non ci sono accordi bilaterali con il suo paese d’origine, lei non può convertirla in una patente europea! “Non ci possiamo fare niente, deve sottoporsi all’esame qui da noi, è la prassi!”.

Perché esistono convinzioni e regole tanto diverse, fino ad essere addirittura contrarie al senso comune? La mia risposta è questa: perché ci serviamo di teorie dogmatiche e viviamo immersi in ambiti disciplinari non completamente normati da una “scienza dura”. La fisica, la chimica, la biologia e la matematica sono scienze dure; ma già la medicina e la psichiatria, che usano logica e metodo sperimentale solo in parte, si potrebbero definire scienze molli esse stesse.
Poi ci sono la psicologia, la sociologia, la psicoanalisi e la politica, le quali non sono nient’altro che un’opinione, giacché tutte quante rappresentano punti di vista soggettivi, magari anche condivisi da un largo numero di persone, ma sempre soggettivi restano.
Questo è uno dei motivi per cui non credo nella psicoterapia, e non intendo sottopormici. Non sto dicendo che ho ragione io e che gli altri sbagliano. Chi ritiene di poter trarre beneficio dalla psicoterapia fa benissimo a recarsi dallo psicologo, ma per me sarebbe una tortura.

Già me l’immagino la mia prima seduta di psicoterapia. “Mi parli di lei?”, “Possiamo darci del tu?”. Il terapeuta mi farebbe subito parlare a ruota libera, intervenendo di rado, e solo per dirigere il mio racconto verso i temi a lui cruciali: la famiglia, il lavoro, lo stile di vita, l’orientamento sessuale, i traumi. Alla prima occasione, io gli racconterei che sto facendo carte false per scrivere un romanzo di pregio e diventare uno scrittore rispettato. Incuriosito, lui mi farebbe parlare ancora. Dopodiché, giudicando un simile desiderio come qualcosa d’irraggiungibile, farebbe di tutto per attaccarlo, e farmi cadere in contraddizione. Intendiamoci, non lo farebbe mosso da cattiveria o da risentimento; ad animare i suoi sforzi ci sarebbe una semplice esigenza pratica, quella d’instradarmi verso il posto più idoneo per me in questa schifosa e ipocrita società.
Pensare di poter favorire la mia guarigione, curandomi così? Ma io non potrei mai guarire in questo modo! Io so benissimo come sono, e come desidererei essere; mi sono guardato dentro migliaia di volte, e nel farlo ho sempre cercato di conservare il dovuto distacco critico. Sto male proprio perché non riesco ad essere la persona che vorrei essere. Solo diventandola, posso guarire. Quest’ultima frase è paradigmatica, perché rappresenta qualcosa che la psichiatria e la psicologia non possono accettare, e cioè che esista un individuo che, per natura, sia obbligato a perseguire un unico obiettivo per realizzare il proprio sé.
Perdonate il mio sfogo. Avrei voluto parlare anche di altre cose, ma adesso non mi va più di scrivere; le dirò un’altra volta.

P.S. Da quello che leggo, mi pare di capire che anche voi amiate la letteratura. Allora, vi invito a leggere “Il male oscuro”, romanzo capolavoro di Giuseppe Berto. Si tratta di un’opera completamente autobiografica, scritta utilizzando la tecnica del “flusso di pensiero”. Il protagonista , oltre a soffrire di “disturbo depressivo della personalità”, ha le stesse mie aspirazioni, scrivere un romanzo di pregio (e ci riesce proprio con questo libro).
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Titus
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