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"È l'ultima volta".

MessaggioInviato: 07/06/2018, 22:07
da stella*
Ciao a tutti.
Io ho iniziato a soffrire di autolesionismo alle elementari: quando ero nervosa o arrabbiata mi facevo del male per sfogarmi, poi però smisi perché iniziai a sfogarmi mangiando le unghie, che sembrava una cosa molto più normale.
Dopo il primo superiore iniziai ad avere quelle che io chiamo "crisi", cercando su internet non ho trovato una definizione o qualcuno che si sentisse proprio come me quindi ho dedotto che sia una cosa mentalmente mia personale, ma vorrei sapere se a volte succede anche a voi.
Dopo il primo superiore iniziò a piacermi un mio amico, un giorno lo venne a sapere e mi disse semplicemente che mi vedeva come un'amica, ma finché restava l'amicizia tra di noi io ero felice. Un giorno una mia amica (che piaceva a lui.. è stato orribile) mi fece leggere dei messaggi dove lui le diceva che ero brutta, che c'era una differenza abissale tra me e lei,che non gli piacevo neanche caratterialmente, e tutta una serie di messaggi così.. in quel momento l'ho sentito per la prima volta: il cuore mi batteva forte, avevo l'ansia, e un forte senso di colpa per essere al mondo. Io non riuscivo a passare le ore con quella sensazione, avevo bisogno di punirmi per stare bene con me stessa; un'alternativa al suicidio. Così ecco il primo graffio, la prima volta che mi sentii in pace osservando il sangue scorrere, la prima volta che mi dissi "è l'ultima volta" e invece poi scopri che non sei tu a decidere né l'ultima né la prima volta. Dopo tutto questo tempo ho capito che non si soffre di autolesionismo per le ferite o le cicatrici, ma per l'impulso che senti dentro te.
Tra parentesi, un anno dopo la situazione si è capovolta: a questa mia amica piaceva lui e a lui piacevo io. È stata davvero una situazione divertente il seguito, non me l'aspettavo.. peccato che tutti e due mi abbiano causato un trauma psicologico (anche se già stavo male di mio).
In realtà questo rifiuto è stata solo la scusa che ha fatto esplodere ciò che avevo dentro da tanto, ho sempre avuto problemi un po' più seri di un ragazzo che non mi voleva.. ma quando la prima volta che ho provato un gran bene per qualcuno, non sono stata ricambiata (anche in amicizia) è stato orribile.
Poi sono successe altre cose, sono stata male per altri ragazzi ancora e amiche che poi si sono allontanate da un momento all'altro.. ma ci sono così abituata che non ci sto neanche più male. Oppure che non parlo più con mio padre da un mese e lui a volte mi cerca come se niente fosse: non sto male per lui ma sempre per problemi più superficiali.. forse per nascondere il vero problema.
Dopo tre anni le mie crisi sono peggiorate: ci sono momenti in cui provo rabbia e tristezza allo stesso tempo, credo di essere sbagliata, sento delle voci nella mia testa che sono in realtà frasi che ho sentito dirmi anche anni fa, e sento un po' il mio corpo tremare. Qui spesso non mi controllo e potrei tirare un pugno al muro o buttarmi dalla finestra o "semplicemente" tagliarmi o tirarmi pugni. Ma sono migliorata, respiro più profondamente e mi controllo.
Subito dopo (o a volte anche prima) sussegue una fase apatica, non ho voglia di fare o dire niente e mi sembra inutile vivere o arrabbiarmi. Qui inizio a fare pensieri sul suicidio e mi è successo di progettarlo anche seriamente, ma poi quando lo attuo mi ritiro sempre.. 1)perché l'istinto di sopravvivenza è più forte di me e 2) perché il senso di colpa verso le poche persone che mi vogliono bene è sempre più forte di qualsiasi motivo.
Quindi non è un problema tanto serio, cioè non come quello di tante altre persone.
Quello che lo scatena può essere una frase che mi dice qualcuno: l'altro giorno la professoressa ha detto che mi devo svegliare, soprattutto nello studio, e questa frase mi rimbomba nella testa da quel momento. Poi a volte sento emozioni orrende.. ad esempio: io in classe mia parlo con tutti, ci sono persone che sono più legate a me e persone che lo sono di meno. Quando sto con le persone con cui sono meno legata, inizio a percepire la loro insensibilità e mancanza di empatia e mi sento male. Cioè mi accorgo del fatto che a loro emotivamente non interessa niente di me, mentre io mi interesso sempre a qualsiasi persona spontaneamente.. e così mi sento male. Mi sento sola.. io sono una persona introversa ma allo stesso tempo ho paura di stare da sola. Cioè mi piace stare da sola, ma ho bisogno della consapevolezza che ci sia qualcuno al mondo a cui interessi di me e che mi voglia bene.. quando sono circondata da persone "lontane" da me, sento un vuoto dentro.
Mia madre sa di quello che provo, perché dopo tanto tempo gliene ho parlato. Se non se ne vanno queste crisi andrò da uno psicologo ma io spero di farcela da sola, mi sento debole a sapere che solo qualcun altro può salvarmi: e se gli psicologi o psicoterapeuti non esistessero, vuol dire che non ce la farei?
(Ovviamente dipende dai casi).
Comunque io mi sento molto più forte rispetto a due/tre mesi fa.. e ogni sera cerco di fare un esercizio che mi è stato detto di fare: immaginare una bambina (che sarei io nel passato) e abbracciarla. Mi fa sentire meglio.. addirittura una volta ho sentito tutta l'ansia che avevo svanire nel nulla. Oppure a volte mi vengono in mente dettagli di quando ero piccola, che non ricordavo più.. e l'apatia che a volte ho svanisce: comincio ad avere di nuovo tanta voglia di vivere..
Non so quando accadrà davvero l'"ultima volta", quella che aspetto dalla prima in poi e di cui non sapevo sarebbe servita una così lunga attesa; quella di cui non credevo ne avrei sofferto tanto, a tal punto da parlarne in un forum. Spero non debba arrivare mai e che sarà quella precedente fino ad adesso. Quello che so, è che l'ultima volta che ti verrà da rimettere guardandoti allo specchio, l'ultima volta che ritornerà la sensazione di avere la pelle troppo vuota, o l'ultima volta che riscenderai senza volerlo in quell'inferno che sembra così reale, è quella che precederà la prima volta in cui inizierai ad amarti davvero.
Io adesso non aspetto più l'ultima volta, ma la prima; la prima volta in cui starò bene con me stessa pur avendo la sensazione di non meritare niente. Non aspetto più l'ultima volta in cui qualcuno sceglierà di controllarmi ancora una volta, ma aspetto la prima volta in cui sceglierò io di salvare me stessa.. perché non possiamo scegliere di non andare all'inferno ma possiamo scegliere di trovare, pian piano, un paradiso. E scegliere di farlo è molto difficile.

Ho voluto scrivere la mia storia, che non è niente di particolare ma semplicemente dei momenti un po' brutti che a volte mi capitano.

"È l'ultima volta".

MessaggioInviato: 08/06/2018, 1:00
da Lμcιfεrσ
Ciao Stella*. Intanto benvenuta.
Ho letto il tuo post perché anch’io ero autolesionista e mi interesso sempre a questa categoria del post, ma, se devo essere onesto, per molti aspetti (per quanto siano generali) mi sembra di leggere parte della mia vita, delle motivazioni per cui lo facevo anche io. Credo di riuscire a comprendere bene o male come ti senti e come ti sei sentita e infatti vorrei dirti due cose, per quanto possano valere qualcosa.
Io non so te, ma studiando e pensando meglio al periodo in cui mi tagliavo, mentre dicevo che lo facevo per punirmi, io lo facevo anche per sentire qualcosa. Io avevo bisogno di sentirmi vivo, sapere che ero reale per assurdo. La mia vita mi distruggeva e mi annichiliva così tanto che avevo bisogno di vivere, di emozioni, non mi interessavano se positive o negative. Avevo proprio bisogno di provare quel brivido che non provavo più dalla vita. Poi la parte della punizione c’era sicuramente anche per me, ma secondo me (guardando il mio esempio da lontano) la vera motivazione era la ricerca di vita, più o meno come il suicidio. Sì, chi si suicida è stanco della vita, ma proprio questo, il rifiuto di una vita così triste, brutta o noiosa che sia, è una grandissima manifestazione di vita.
Tornando al discorso, io ti consiglio di fare una cosa sola: trova una persona, a cui vuoi bene e la quale ti vuole bene, e parlagliene. Senza filtri, non tralasciare niente. Io mi sono reso conto, parlando, che i problemi erano grandi, sì, ma convivendoli con un’altra persona era un’altra storia. Va bene parlarne con tua madre (io per assurdo l’ho fatto qualche giorno fa dopo tre anni che ho smesso), ma avrai sempre il dubbio che tua madre parlerà da madre e non oggettivamente. Trova un’amica o un amico e lasciati. I tagli a mio parere sono ricerca di vita (nel dolore), quindi cerca la tua vita in altro.
Io ti auguro davvero il meglio. Non ho ben capito se il tuo post fosse una richiesta di consigli, ma io prepotentemente te l’ho voluto dare ahah perché la tua storia mi ha segnato, davvero. Mi sembrava di leggere i miei pensieri tre anni fa.
Comunque, se vuoi parlare, io ci sono.
Auguri per tutto.

"È l'ultima volta".

MessaggioInviato: 08/06/2018, 8:42
da Ātman
Quando sto con le persone con cui sono meno legata, inizio a percepire la loro insensibilità e mancanza di empatia e mi sento male. Cioè mi accorgo del fatto che a loro emotivamente non interessa niente di me, mentre io mi interesso sempre a qualsiasi persona spontaneamente.. e così mi sento male. Mi sento sola.. io sono una persona introversa ma allo stesso tempo ho paura di stare da sola. Cioè mi piace stare da sola, ma ho bisogno della consapevolezza che ci sia qualcuno al mondo a cui interessi di me e che mi voglia bene.. quando sono circondata da persone "lontane" da me, sento un vuoto dentro.


Credo che questa sia una perfetta descrizione del "sentirsi soli in compagnia", anzi più soli che se si fosse soli davvero. E il rischio poi è che succeda tanto spesso che si finisce per preferire l'isolamento, pur soffrendone tantissimo. Non te lo auguro davvero.

Mi sembra comunque che tu abbia la capacità di analizzarti e di prendere le distanze dal malessere e dal disagio che stai vivendo, e questo potrebbe aiutarti ad affrontarli meglio, magari con l'aiuto di un terapeuta, se ne sentirai il bisogno.

Ti abbraccio

"È l'ultima volta".

MessaggioInviato: 08/06/2018, 10:38
da BlackSwan96
Guarda, posso dirti che le crisi sono normali. Almeno, anche a me è sempre successo così...ho sofferto di autolesionismo per 4 anni quindi sicuramente non sei sola.

"È l'ultima volta".

MessaggioInviato: 13/06/2018, 22:19
da stella*
Vi ringrazio per l'ascolto.
Grazie Lucifero, la tua risposta mi ha un po' fatto venire le lacrime agli occhi. Forse hai toccato la motivazione che sta anche dentro di me.
Credo che la mia ultima volta sia arrivata davvero.
Ho scritto questo. Non so se avrete voglia di leggerlo, comunque sotto scriverò il punto importante.


Vorrei poter parlare di quel che da quasi tutta la vita mi turba in maniera immensa; di quella sensazione che molti dicono di provare ma non la provano poi a pieno e che per quanto puoi cercare di descrivere, non riuscirai mai a farlo del tutto: devi percepirla, sentirla e assorbirla in tutta la sua disperazione; devi provarla davvero o percepirla in qualcun altro, per poterla conoscere davvero.
Se ripenso al giorno in cui sono nata, o comunque ai primi anni della mia esistenza, ricordo che non mi ponevo molte domande: esistevo e basta. Non serviva domandarmi il perché, non serviva fare domande: un po' come se un perché non ci fosse. Un po' come se già lo sapessi che i 'perché' ti sviano dalla risposta che cerchi; un po' come se già sapessi che il - non sapere - racchiudesse la conoscenza migliore che potessimo possedere.
E non vivevo neanche nella totale dualità che ora tormenta le mie giornate: sono giusta o sbagliata? Vado bene o no? E se fossi sbagliata?
Io semplicemente ero. Per quanto complicato sembri, era la cosa più semplice che ci fosse. Era la verità, quella che tutti continuano a cercare, solo perché non ci credono.
Ma poi è arrivato quel giorno, quello che prima o poi arriva per tutti e che ognuno vive in modo diverso. Quello in cui si smette di vivere in modo sincero e ci si inizia a far prendere da paure, pensieri, emozioni.
È stato lì che ho iniziato a sentirmi così, sbagliata. Ma 'sbagliata' non so ancora adesso se sia il termine giusto per descrivermi del tutto. Credevo semplicemente di non dover esistere. Non perché avessi fatto qualcosa di male, non perché avessi qualcosa di sbagliato.. ma perché ero io il male. Ero io lo sbaglio.
E così gli anni sono passati tentando di fuggire da quella frustrante sensazione, finché ad un certo punto è esplosa del tutto e io mi ci sono ritrovata immersa. Come quando il mare in cui hai sempre nuotato ad un certo punto si agita e tu affoghi. È brutto, ti senti solo. Ci sono altre persone intorno a te, ma loro sono come in un'altra dimensione: la loro acqua è calma, e se non lo è, sono troppo occupate a farla calmare, come stai facendo anche tu.
Le vedi passarti attraverso quasi come se fossi un fantasma, e anche quando si accorgono di te, non capiranno mai che stai affogando. Non lo vedono, non possono vederlo. E tu continuerai a sentirle lontane come se foste su due piani di esistenza diversi e non capirai il perché. Ti sentiresti un alieno anche in mezzo ad altri alieni. Ed è una cosa che non riesci a capire.
Ho iniziato ad identificare questa sensazione come qualcosa di esterno a me, un mostro. Mi controlla e mi dice cosa fare. In realtà lo ha sempre fatto. Spesso prende la forma dell'ansia.
A volta capita che mi sveglio la mattina e sento un vuoto dentro assurdo, come se qualcosa non andasse mai bene del tutto. Come se ci fosse sempre qualcosa da sistemare. Mi sento strana, provo delle emozioni e non c'è un motivo ben preciso. Non sono triste perché è successo qualcosa, sono triste e basta. Forse perché sento che niente ha davvero senso, e che una volta questo non senso per me aveva tantissimo senso. Forse perché vorrei andare una volta per tutte avanti e volermi bene. Forse perché so che è una mia scelta continuare ad ascoltare questo mostro.
A volte è come se arrivasse uno tsunami. È tutto calmo e pacifico, e all'improvviso arriva qualcosa di enorme in grado di travolgermi. Basta una frase, una parola in più, o un piccolo evento, e io crollo. Inizio a vedere e sentire tutto in modo più strano, in modo molto più amplificato.. e mi sento tantissimo in colpa per essere al mondo. Sento sensazioni forti e delle voci rimbombano nella mia testa. È la mia stessa voce. Inizia a piovere, c'è una tempesta.. e la nebbia che mi offusca la vista è talmente dolorosa che vorrei che un fulmine mi colpisse. Non riesco più a sopportarla. È oppressante.
È l'insostenibile pesantezza dell'essere sbagliati.
Ma anche solo descriverla così, è troppo limitante.
È come se tutti gli altri fossero normali e tu credessi di avere un puntino nero tatuato nell'anima. È brutto. Non è come quando ti vedi brutto, ma più che altro come quando sei convinto di esserlo. Tanto che ora quando mi vedo semplicemente brutta, sono serena, perché per anni ne sono stata ossessionata dall'aspetto fisico.. e quindi non è niente vedermi brutta qualche volta, se prima sentivo l'impulso mentale di dovermi controllare ogni due secondi e il mio viso lo sognavo la notte e mi disperavo perché non mi riconoscevo.
Non è neanche come quando ti arrabbi troppo facilmente e le persone ti dicono che non va bene questo tuo lato. È più che altro come quando ti identifichi nella tua rabbia e pensi che allora tu non vai bene e non dovresti esserci.
E in realtà non è nemmeno questo, perché ciò che per il mondo è brutto, può essere ugualmente accettato. La mia sensazione si avvicina di più ad un rifiuto. Ad esempio la buccia di una mela: a che serve? Può essere accettato? Può essere odiato? No, va semplicemente buttato. Quello che accompagna la sensazione di essere sbagliata è più che altro quella di non essere niente. Sono solo da buttare e basta. Non vale la pena accettarmi anche se potrei essere sbagliata (ci ho provato perché funziona per placare le mie insicurezze). In questa parte di me non esiste l'amore. Quando lo mando ad essa, si polverizza. Come i meteoriti quando entrano nell'atmosfera terrestre.
Ma non lo dico perché non mi piaccio, non lo dico perché "è l'adolescenza". È davvero una mia ossessione.

Però c'è davvero un'arma in grado di rimpicciolire questo mostro, c'è davvero qualcosa in grado di calmarlo un po' di più: combatterlo non serve, amarlo neanche. Allora ho capito di dover usare la sua stessa arma: la sofferenza, il senso di colpa.
Due sere fa ho tentato il suicidio, perché stavo veramente male e io non riuscivo più a stare con quella sensazione addosso. Neanche tagliarmi riusciva a farmi stare bene e secondo me è quando succede questo che le cose si complicano ancora di più. Non sono riuscita nell'intento (che ovviamente non descriverò) ma ieri sono semi svenuta, probabilmente perché avevo perso più sangue del solito, e mi hanno portato in ospedale. Ho visto l'indescrivibile disperazione sul viso di mia madre quando mi ha svegliata: non la scorderò mai più. (A volte credo che non le importi di me).
E improvvisamente quella sensazione è svanita. C'è ancora, nascosta dentro di me, ma è come se avesse paura di uscire. Un po' come me, quando ho paura di vivere.
Forse perché avevamo qualcosa in comune: il bene verso qualcuno. E questa volta si sente in colpa, non perché esisto io.. ma perché esiste lei.
È orribile quello che ho fatto, non ha avuto proprio senso. Ma mi farò seguire da qualcuno e farò una terapia.
Non è colpa mia se provo determinate cose.. ma potevo almeno farmi aiutare prima.
Ho sempre usato una sorta di ottimismo perché mi sopravvalutavo troppo e credevo davvero di farcela, ma non è così. Non adesso che sono così fragile.
Ho voluto scriverlo solo per sfogarmi. Spero davvero che ora passerà tutto. E lo spero anche per chiunque stia vivendo qualcosa di simile o anche peggiore.

"È l'ultima volta".

MessaggioInviato: 14/06/2018, 9:58
da Lμcιfεrσ
stella* ha scritto:[...] È orribile quello che ho fatto, non ha avuto proprio senso. Ma mi farò seguire da qualcuno e farò una terapia.
Non è colpa mia se provo determinate cose.. ma potevo almeno farmi aiutare prima.
Ho sempre usato una sorta di ottimismo perché mi sopravvalutavo troppo e credevo davvero di farcela, ma non è così. Non adesso che sono così fragile.
Ho voluto scriverlo solo per sfogarmi. Spero davvero che ora passerà tutto. E lo spero anche per chiunque stia vivendo qualcosa di simile o anche peggiore.

Non darti la colpa di tutto, non può essere sempre colpa nostra, non di tutto. Non siamo nati malati, sennò a sei anni avremmo avuto già le braccia dipinte.