L'essere umano vive per comunicare. E l'autolesionismo è una delle tante tecniche di comunicazione. E' una voce impressa col sangue che grida un messaggio diverso a seconda della persona, a seconda della situazione. Il dolore è il minimo comune denominatore.
Oggi viviamo una realtà drammatica. Alla base, a mio avviso vi è la troppa trascuratezza da parte dei genitori, sempre più assorbiti dal lavoro, dai propri litigi col partner o da se stessi. Le vittime sono gli adolescenti.
E la cosa grave è che tutti vedono in un bambino solo queste apparenti spoglie. Non capiscono che il bimbo di oggi è l'adulto di domani, il futuro padre di famiglia, il futuro lavoratore - o per meglio dire, il futuro disoccupato dato che un bambino stressato non ha basi su cui cementare la sua vita e la sua carriera.
Condividiamo qui il nostro dolore affinché le nostre grida possano lasciare una traccia virtuale e PERENNE piuttosto che una vena scoperta sul nostro corpo, compagno fedele delle nostre battaglie esteriori e interiori.
Voglio citare quanto scritto tempo fa in un post nella sezione "Depressione" per parlare di una delle tante cause che possono condurre all'autolesionismo.
[Cit.]
"...autolesionismo è la voglia di punirsi. Infatti che si fa? Ci si punisce, così si riconosce che si ha sbagliato e, una volta finita la punizione (cioè una volta che ci si è colpiti o tagliati), è finita anche la colpa. Come i bambini che vengono puniti dai genitori: una volta espiata la colpa, si viene automaticamente perdonati. Quindi una volta finito l'autolesionismo, il'autolesionista si sente più sollevato e più leggero perchè può considerare chiusa la faccenda! Chiusa fino alla prossima volta! Cioè fino a che non ha un altro motivo per punirsi. Spesso gli autolesionisti sono le persone più sensibili. Cioè quelle, che sentono il dolore molto più intensamente rispetta alla norma e che quindi si sentono così colpevoli da "credere di meritarsi le botte e la sofferenza". Queste sono un tipo di autolesionisti. Poi ce ne sono di un altro tipo: quelli che, oltre alla colpa, sentono il disperato bisogno di essere consolati, e quindi cercano di attirare l'attenzione ferendosi in punti visibili come i polsi o le mani; così qualcuno può notarli e chiedergli che gli è successo. Anche se loro non glielo dicono accampando scuse, hanno comunque raggiunto il loro obbiettivo perchè gli è bastato attirare l'attenzione, sentirsi notati e sentirsi dire "come stai, che ti è successo alla mano?". Questi sono i più pericolosi, perchè sono quelli che hanno più bisogno di aiuto. Perchè si sentono soli. Perchè hanno bisogno degli altri, in quanto da soli non ce la fanno a superare la giornata. E se nessuno li nota. Se nessuno si accorge delle loro ferite, possono anche arrivare al suicidio."
Penso che si cessi di essere autolesionisti quando un giorno ci si sveglia e si inorridisce davanti alla visione del nostro corpo sfigurato (anche se da un minuscolo taglietto). Questo può avvenire solo col raggiungimento della consapevolezza che ci vogliamo bene. Perchè quando vuoi bene a qualcuno non gli fai del male, no? Anzi... tremi all'idea di vederlo picchiato o ferito.
Penso che chi arriva all'autolesionismo, è così malandatamente disperato da perdere il rispetto per se stesso. Da avere un'autostima pari a zero. E certamente da non accorgersi di quanto è bello dentro.
All'autolesionismo può contribuire molto l'ambiente in cui si vive, perchè se è troppo pressante e squalificante può portare il soggetto a pensare di non valere nulla, di sbagliare in tutto, di non riuscire in niente.
Per combattere l'autolesionismo occorre circondarsi di affetto, di amore, di ascolto, di chi ha fiducia in te, di chi ti fa forza dimostrandoti quanto vali veramente. Solo a chi importa di quella persona fragile che è l'autolesionista, può aiutarlo veramente. Perchè gli darà quelle attenzioni, e troverà quelle parole, tali da fargli capire che è una brava persona, nobile e degna della felicità, ma soprattutto della vita.
Ovviamente il consiglio che do a chi si autolesiona fisicamente (oltre che mentalmente), è quello di parlare e di aprirsi con qualcuno.
Mentre il consiglio che do a chi vuole aiutare un suo caro che soffre di questo disturbo, è quello di aiutarlo a risolvere il problema che lo affligge. Aiutarlo a rimuovere la causa del suo grande dolore, facendogli scoprire al contempo quanto è grande il suo valore.
Nessun essere umano deve svalutare mai ciò che è. Purtroppo però, questo capita a 8 persone su 10 oggigiorno.
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