Capire il proprio autolesionismo....

L'autolesionismo non è spaventoso. È l'affinità al dolore. E' dar voce ai sentimenti che non riescono a uscire, per sentire il dolore che si ha dentro.
Spesso mosso dal senso di colpa e spesso da parte di chi è troppo duro con se stesso: "Finalmente posso punirmi".
Autolesionismo e masochismo, un immenso dolore che non riesce a uscire se non col sangue!
La sezione è nata per trovare, col dibattito, lo sfogo, e il proprio sentire, il problema alla radice o semplicemente per poter parlare di questo problema è sentirsi meno soli.

Moderatore: elle8n

Capire il proprio autolesionismo....

Messaggioda Royalsapphire » 13/11/2012, 21:44



L'essere umano vive per comunicare. E l'autolesionismo è una delle tante tecniche di comunicazione. E' una voce impressa col sangue che grida un messaggio diverso a seconda della persona, a seconda della situazione. Il dolore è il minimo comune denominatore.
Oggi viviamo una realtà drammatica. Alla base, a mio avviso vi è la troppa trascuratezza da parte dei genitori, sempre più assorbiti dal lavoro, dai propri litigi col partner o da se stessi. Le vittime sono gli adolescenti.
E la cosa grave è che tutti vedono in un bambino solo queste apparenti spoglie. Non capiscono che il bimbo di oggi è l'adulto di domani, il futuro padre di famiglia, il futuro lavoratore - o per meglio dire, il futuro disoccupato dato che un bambino stressato non ha basi su cui cementare la sua vita e la sua carriera.

Condividiamo qui il nostro dolore affinché le nostre grida possano lasciare una traccia virtuale e PERENNE piuttosto che una vena scoperta sul nostro corpo, compagno fedele delle nostre battaglie esteriori e interiori.





Voglio citare quanto scritto tempo fa in un post nella sezione "Depressione" per parlare di una delle tante cause che possono condurre all'autolesionismo.

[Cit.]
"...autolesionismo è la voglia di punirsi. Infatti che si fa? Ci si punisce, così si riconosce che si ha sbagliato e, una volta finita la punizione (cioè una volta che ci si è colpiti o tagliati), è finita anche la colpa. Come i bambini che vengono puniti dai genitori: una volta espiata la colpa, si viene automaticamente perdonati. Quindi una volta finito l'autolesionismo, il'autolesionista si sente più sollevato e più leggero perchè può considerare chiusa la faccenda! Chiusa fino alla prossima volta! Cioè fino a che non ha un altro motivo per punirsi. Spesso gli autolesionisti sono le persone più sensibili. Cioè quelle, che sentono il dolore molto più intensamente rispetta alla norma e che quindi si sentono così colpevoli da "credere di meritarsi le botte e la sofferenza". Queste sono un tipo di autolesionisti. Poi ce ne sono di un altro tipo: quelli che, oltre alla colpa, sentono il disperato bisogno di essere consolati, e quindi cercano di attirare l'attenzione ferendosi in punti visibili come i polsi o le mani; così qualcuno può notarli e chiedergli che gli è successo. Anche se loro non glielo dicono accampando scuse, hanno comunque raggiunto il loro obbiettivo perchè gli è bastato attirare l'attenzione, sentirsi notati e sentirsi dire "come stai, che ti è successo alla mano?". Questi sono i più pericolosi, perchè sono quelli che hanno più bisogno di aiuto. Perchè si sentono soli. Perchè hanno bisogno degli altri, in quanto da soli non ce la fanno a superare la giornata. E se nessuno li nota. Se nessuno si accorge delle loro ferite, possono anche arrivare al suicidio."



Penso che si cessi di essere autolesionisti quando un giorno ci si sveglia e si inorridisce davanti alla visione del nostro corpo sfigurato (anche se da un minuscolo taglietto). Questo può avvenire solo col raggiungimento della consapevolezza che ci vogliamo bene. Perchè quando vuoi bene a qualcuno non gli fai del male, no? Anzi... tremi all'idea di vederlo picchiato o ferito.
Penso che chi arriva all'autolesionismo, è così malandatamente disperato da perdere il rispetto per se stesso. Da avere un'autostima pari a zero. E certamente da non accorgersi di quanto è bello dentro.
All'autolesionismo può contribuire molto l'ambiente in cui si vive, perchè se è troppo pressante e squalificante può portare il soggetto a pensare di non valere nulla, di sbagliare in tutto, di non riuscire in niente.
Per combattere l'autolesionismo occorre circondarsi di affetto, di amore, di ascolto, di chi ha fiducia in te, di chi ti fa forza dimostrandoti quanto vali veramente. Solo a chi importa di quella persona fragile che è l'autolesionista, può aiutarlo veramente. Perchè gli darà quelle attenzioni, e troverà quelle parole, tali da fargli capire che è una brava persona, nobile e degna della felicità, ma soprattutto della vita.

Ovviamente il consiglio che do a chi si autolesiona fisicamente (oltre che mentalmente), è quello di parlare e di aprirsi con qualcuno.

Mentre il consiglio che do a chi vuole aiutare un suo caro che soffre di questo disturbo, è quello di aiutarlo a risolvere il problema che lo affligge. Aiutarlo a rimuovere la causa del suo grande dolore, facendogli scoprire al contempo quanto è grande il suo valore.

Nessun essere umano deve svalutare mai ciò che è. Purtroppo però, questo capita a 8 persone su 10 oggigiorno.




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Messaggioda Royalsapphire » 01/11/2014, 18:32



Spesso mi è capitato di sentire ragazzi autolesionisti affermare di sentirti bene dopo essersi feriti.
Sorvolando sulla questione delle endorfine della felicità, vorrei esprimere in merito la mia opinione, spero che sia condivisa, o quantomeno che induca a riflettere chi è ancora autolesionista.
Ebbene, pensate ai vostri problemi, a tutti i casini in cui siete immersi, al vostro dolore e alle persone che vi stanno facendo soffrire. Secondo voi, chi è la vittima e chi il carnefice nel momento in cui arrivate a tagliarvi?
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Messaggioda Laragazzaconilcuoreinmano » 01/11/2014, 21:17



Noi stessi.
Per questo ci sono i sensi di colpa post-tagli.
Tipo oggi.
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Messaggioda kiono » 10/11/2014, 9:30



Royalsapphire ha scritto:Spesso mi è capitato di sentire ragazzi autolesionisti affermare di sentirti bene dopo essersi feriti.


A me piace vedere il sangue che sgorga via dalla ferita e più è profondo il taglio più mi sento soddisfatto.
Lo faccio per punire me stesso, per punire il mio essere, per punirmi per il fatto che sono sbagliato.
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Messaggioda Royalsapphire » 15/11/2014, 16:15



Kiono, quello su cui dobbiamo lavorare è appunto il tuo distorto senso di colpa.
Un giorno sarai consapevole del fatto che non hai di che punirti è che in ogni caso è sbagliato ricorrere all'autolesionismo per combattere il senso di colpa.

Un abbraccio profondo :hug:
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LE PAROLE TAGLIANO

Messaggioda Royalsapphire » 20/01/2016, 15:39



Quante volte sentiamo dire che "LE PAROLE TAGLIANO"?
E se ci fossero dei casi in cui, mentre subiamo i tagli delle parole di qualcuno, ci tagliamo di riflesso? Spinti magari dal desiderio di farci scudo dai tagli emotivi? Della serie: tu sei qui, mi stai rovesciando addosso una serie di parole taglienti, allora io per difendere il mio cuore da queste lame, mi metto a tagliare il mio corpo nel tentativo di farmi meno male. Tagliandomi fisicamente risparmio la mia Anima.
Poi è chiaro che lo stesso discorso può valere non solo per i tagli ma anche per altre forme di autolesionismo.
Altro caso, bruciarsi.
Il bruciare può essere inteso come voler cancellare il dolore. O peggio, venir cancellati dal dolore stesso. Io credo sia una forma di autolesionismo più forte e di natura più subdola e profonda dei tagli. Perché nel taglio è più un desiderio di ridurre il dolore, mentre nel bruciarsi è più un desiderio di estinguere il dolore. Oppure, ancor peggio, si può avvertire un dolore bruciante dentro, cioè un dolore che ti brucia da dentro, che cancella ogni parte di te, il tuo cuore, la gioia, la tua identità, e che piano piano raggiunge anche il tuo corpo, portandoti a dargli fuoco per cancellare anche quest'altra parte di te.


COSA FARE
Premesso che in questo campo tutto è soggettivo e che ciò che va bene per me, non è detto che vada bene anche per te.
Si potrebbe parlare col proprio dolore a tu per tu.
Tipo: ti è appena venuta una crisi di autolesionismo. Il dolore si è appena presentato e manifestato sul tuo corpo. Quindi è ancora lì con te. Che fai? Lo saluti, come si fa con tutti quando ci si incontra, e cominci una conversazione - meglio se scritta.

""Ciao Dolore! Vedo che sei ritornato!
Cosa hai voluto dirmi oggi? Ti ascolto!
Cosa c'è che non ti piace? Cosa c'è che non va?
Come posso farti stare meglio? Come posso aiutarti?""

Ripeto, non è detto che ciò possa riuscire con tutti, ma provateci lo stesso, magari il risultato sarà sorprendente. Ciò che è certo è che il dolore conosce sempre una vita per uscire fuori e manifestarsi ed "elemosinare" attenzione. Dategliela, e vedrete che diminuirà.
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Messaggioda animaoscura » 20/01/2016, 15:55



Scusami royal, ma in quel momento non pensi a scrivere, non pensi a nulla, pensi solo al fatto che ti hanno fatto del male e in quel momento reagisci d'impulso, reagisci senza volerlo. Sono crisi pesanti, momenti che vorresti veramente prendere qualcosa di tagliente e farla finita, o forse, semplicemente cancellare eliminare, Te, il tuo dolore.
È impossibile ragionare, pensare di mettere il dolore su carta, quello probabilmente potrà avvenire in un secondo momento, ovvero, quando si è placata o quando la crisi non è così violenta.
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Messaggioda Royalsapphire » 20/01/2016, 16:02



Infatti NON in quel momento. Ma solo DOPO.
Certo, non siamo tutti uguali. La cosa può essere funzionale per alcuni e non per altri.
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Messaggioda Lama » 26/01/2016, 14:56



Anima Oscura ha capito perfettamente. in quei momenti non capisci più niente. c'è solo il tuo immenso dolore che ti soffoca, ti opprime. e da qualche parte devi pur farlo uscire! per me ferirmi è questo.
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Messaggioda La Musica del Vento » 26/01/2016, 23:55



Io trovo che Royal abbia scritto delle parole molto profonde.
Tenere una conversazione con noi stessi, ancora meglio se scritta (per esempio il diario) è utile per capire meglio i meccanismi del nostro corpo, delle emozioni che proviamo e anche dei pensieri che ci invadono in quei momenti. Come dice lei, è una cosa che va approfondita successivamente all'episodio, quando si è un pochino più lucidi.

Un esercizio simile mi è stato consigliato anche dalla mia psichiatra, per permettere di lavorare meglio su alcuni punti del problema.
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