Randolph Carter ha scritto:E' da qualche mese ormai, anche grazie ai libri di psicologia che leggo e mi hanno aperto verso la comprensione di me stesso e quello che mi circonda, che sto rimettendo insieme i vari pezzi del puzzle e mi ritornano alla mente episodi che non ricordavo più riguardo forme di violenza psicologica e fisica. I ricordi li sentivo vivi, come se sentimentalmente rivivessi quelle esperienze.
Mi chiedevo tralasciando la violenza fisica se gli insulti e le offese continue, possono essere considerate violenza psicologica?
Non parliamo della sfuriata ogni tanto che ci sta, la cosa forse difficile da capire è che questi insulti offese erano ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno. La mattina prima di andare al lavoro e la sera dopo il lavoro fino ad andare a letto. Ogni cosa che si faceva non andava mai bene, ma proprio tutto da metter giù un asciugamano, al mangiare che nonostante mia madre fosse una brava cuoca non andava mai bene per lui era sempre mer*a, al metter giù un paio di scarpe. Anche le cose più semplici e banali.
Perchè penso e ne sono più che sicuro che la mia forte introversione abbia avuto origine in tenera età e sia dovuta al fatto che io abbia cercato rifugiato fin da piccolo (ricordo che fin dall'asilo ero chiuso) nel mio mondo a causa di una situazione esterna che era insopportabile per un bambino. E' un meccanismo di difesa.
Mi auguro sia scritto in modo comprensibile visto che sto scrivendo al buio e sia stanco
Ciao. Mi sono iscritta da pochi giorni a questo Forum, che mi è stato segnalato da un utente di un altro Forum. Mi sono così imbattuta in questo post e, che dire, ho rivissuto la mia infanzia leggendo quello che hai scritto. Sì, per me è senza dubbio una forma di violenza, e delle più subdole, perché all'apparenza, da fuori, per tutti gli altri va tutto bene, non ci sono cicatrici esteriori né lividi da mostrare, ma dentro si scava pian piano un vuoto enorme... Quanto anch'io da piccola desideravo che i miei divorziassero, affinché cessasse qual lento logorio, quei silenzi assordanti, quelle frasi cattive dette a bassa voce, ma non troppo bassa però, perché io dovevo sentire... Quanto male mi hanno fatto, eppure agli occhi di tutti sono praticamente dei Santi. E resto io, con tutti i problemi che le loro scelte mi hanno causato, con una generale sfiducia negli altri, con un'ansia pazzesca, con un'idea di me come di un essere inutile e incapace, con la totale impermeabilità a qualunque mio "successo", l'incapacità di provare soddisfazione per un traguardo raggiunto, perché tanto, qualsiasi cosa abbia fatto, non è mai andata bene, e questo mi è rimasto più di tutto: l'idea, penetratami sotto pelle, che niente di me, niente di quello che faccio, niente di quello che sono o potrei essere, niente di niente andrà mai bene. Ero sbagliata per loro, in tutto, nonostante non abbia mai dato problemi a scuola, nonostante sia sempre stata una studentessa modello, per loro avrei dovuto essere l'opposto di quello che ero. Perché, in realtà, vedevano in me la causa di tutte le loro frustrazioni, l'ostacolo che aveva impedito loro di avere la vita che avrebbero voluto. Ero una bambina, e per questo ero un comodo capro espiatorio su cui scaricare tutte le loro cattiverie. Mio padre si sfogava su mia madre e su di me, e mia madre si sfogava su di me. E così io, essendo sola, ho imparato a prendermela con me stessa: me l'hanno insegnato loro, e me l'hanno insegnato bene.
Scusa se ho usato il tuo post per raccontare uno scorcio della mia storia. È che molti non considerano quanto male possa fare la violenza psicologica, specie se vissuta e subita quando si è piccoli e non si hanno strumenti per difendersi, quando la si scambia per normalità perché non si conosce altro, non si sa che c'è un altro modo. E poi resta la paura che, se anche esiste un altro modo di relazionarsi con gli altri, resti precluso, come se si fosse stati marchiati a fuoco e si sia condannati a ripetere sempre la stessa storia. Almeno io temo questo, ed è per questo motivo che ho sempre tenuto gli altri lontano da me. La paura di finire come mia madre era troppo grande per rischiare. Ho scelto la solitudine tanti anni fa, per quanto sia stata una scelta forzata e dettata dalla paura, l'ho preferita al rischio di una relazione malsana. Ma oggi mi trovo comunque a fare i conti con le conseguenze di anni e anni di abusi psicologici, e non è per niente facile. Parlarne con qualcuno che possa capire probabilmente mi servirebbe.
Devo ancora imparare a usare bene questo forum, quindi mi scuserai se mi sono inserita in questa discussione, ma mi ha davvero colpita.
Un saluto virtuale