E' una forma di violenza?

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Gli stupri e la violenza fisica su donne e minori sono all'ordine del giorno. A chi è, o è stato, vittima di maltrattamenti, diciamo: DENUNCIATE !!! Avete il potere e il diritto di difendervi!! E non sarete soli nel pericolo!

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E' una forma di violenza?

Messaggioda Lone Wolfa » 01/03/2017, 7:48



Ho vissuto la stessa esperienza solo dovendola affrontare con mia madre e mio fratello. Fin Dal divorzio dei mei genitori entrambi hanno visto in me la
causa dell'infelicità universale e in particolare della loro;necessitavano però sfogarsi per stare meglio ed io sentivo l'odio,la rabbia e il dolore riversati addosso mentre venivo derisa insultata e picchiata e mi si ripeteva ogni giorno,tanto insistentemente così che io non potessi dimenticarmelo,che ero in grado con la mia presenza di rovinare la vita di chiunque.Ora ho 17 anni e passo da una casa all'altra,venendo spessissimo cacciata di casa,ho il cuore pesante e la testa piena di domande che gridano perché.Vi immaginerete un adolescente turbato e indisciplinato,il solito del quale i genitori devono vergognarsi e invece sono una persona semplicemente molto chiusa in se stessa le cui forse uniche colpe sono state il disordine e l'essere molto ritardataria.Ho 17 anni e solo ora rivivo e constato il dolore ma in particolare l'enorme rabbia che mi infesta dentro,che mi porta a scacciare le persone,a non farle avvicinare per semplice e puro egoismo:questo male che ho dentro,quest'abilità che possiedo nel danneggiare inconsapevolmente gli esseri che mi circondano me la custodisco gelosamente.Non so tu ma io ho iniziato da pochissimo a rendermi conto della situazione poiché la maggiorparte dei ricordi degli anni scorsi sono sfocati o non completi; per esempio attraverso sogni o estreme reazioni fisiche.
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Lone Wolfa
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E' una forma di violenza?

Messaggioda iddream » 26/03/2017, 22:47



Randolph Carter ha scritto:E' da qualche mese ormai, anche grazie ai libri di psicologia che leggo e mi hanno aperto verso la comprensione di me stesso e quello che mi circonda, che sto rimettendo insieme i vari pezzi del puzzle e mi ritornano alla mente episodi che non ricordavo più riguardo forme di violenza psicologica e fisica. I ricordi li sentivo vivi, come se sentimentalmente rivivessi quelle esperienze.
Mi chiedevo tralasciando la violenza fisica se gli insulti e le offese continue, possono essere considerate violenza psicologica?
Non parliamo della sfuriata ogni tanto che ci sta, la cosa forse difficile da capire è che questi insulti offese erano ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno. La mattina prima di andare al lavoro e la sera dopo il lavoro fino ad andare a letto. Ogni cosa che si faceva non andava mai bene, ma proprio tutto da metter giù un asciugamano, al mangiare che nonostante mia madre fosse una brava cuoca non andava mai bene per lui era sempre mer*a, al metter giù un paio di scarpe. Anche le cose più semplici e banali.
Perchè penso e ne sono più che sicuro che la mia forte introversione abbia avuto origine in tenera età e sia dovuta al fatto che io abbia cercato rifugiato fin da piccolo (ricordo che fin dall'asilo ero chiuso) nel mio mondo a causa di una situazione esterna che era insopportabile per un bambino. E' un meccanismo di difesa.

Mi auguro sia scritto in modo comprensibile visto che sto scrivendo al buio e sia stanco


Ciao. Mi sono iscritta da pochi giorni a questo Forum, che mi è stato segnalato da un utente di un altro Forum. Mi sono così imbattuta in questo post e, che dire, ho rivissuto la mia infanzia leggendo quello che hai scritto. Sì, per me è senza dubbio una forma di violenza, e delle più subdole, perché all'apparenza, da fuori, per tutti gli altri va tutto bene, non ci sono cicatrici esteriori né lividi da mostrare, ma dentro si scava pian piano un vuoto enorme... Quanto anch'io da piccola desideravo che i miei divorziassero, affinché cessasse qual lento logorio, quei silenzi assordanti, quelle frasi cattive dette a bassa voce, ma non troppo bassa però, perché io dovevo sentire... Quanto male mi hanno fatto, eppure agli occhi di tutti sono praticamente dei Santi. E resto io, con tutti i problemi che le loro scelte mi hanno causato, con una generale sfiducia negli altri, con un'ansia pazzesca, con un'idea di me come di un essere inutile e incapace, con la totale impermeabilità a qualunque mio "successo", l'incapacità di provare soddisfazione per un traguardo raggiunto, perché tanto, qualsiasi cosa abbia fatto, non è mai andata bene, e questo mi è rimasto più di tutto: l'idea, penetratami sotto pelle, che niente di me, niente di quello che faccio, niente di quello che sono o potrei essere, niente di niente andrà mai bene. Ero sbagliata per loro, in tutto, nonostante non abbia mai dato problemi a scuola, nonostante sia sempre stata una studentessa modello, per loro avrei dovuto essere l'opposto di quello che ero. Perché, in realtà, vedevano in me la causa di tutte le loro frustrazioni, l'ostacolo che aveva impedito loro di avere la vita che avrebbero voluto. Ero una bambina, e per questo ero un comodo capro espiatorio su cui scaricare tutte le loro cattiverie. Mio padre si sfogava su mia madre e su di me, e mia madre si sfogava su di me. E così io, essendo sola, ho imparato a prendermela con me stessa: me l'hanno insegnato loro, e me l'hanno insegnato bene.
Scusa se ho usato il tuo post per raccontare uno scorcio della mia storia. È che molti non considerano quanto male possa fare la violenza psicologica, specie se vissuta e subita quando si è piccoli e non si hanno strumenti per difendersi, quando la si scambia per normalità perché non si conosce altro, non si sa che c'è un altro modo. E poi resta la paura che, se anche esiste un altro modo di relazionarsi con gli altri, resti precluso, come se si fosse stati marchiati a fuoco e si sia condannati a ripetere sempre la stessa storia. Almeno io temo questo, ed è per questo motivo che ho sempre tenuto gli altri lontano da me. La paura di finire come mia madre era troppo grande per rischiare. Ho scelto la solitudine tanti anni fa, per quanto sia stata una scelta forzata e dettata dalla paura, l'ho preferita al rischio di una relazione malsana. Ma oggi mi trovo comunque a fare i conti con le conseguenze di anni e anni di abusi psicologici, e non è per niente facile. Parlarne con qualcuno che possa capire probabilmente mi servirebbe.
Devo ancora imparare a usare bene questo forum, quindi mi scuserai se mi sono inserita in questa discussione, ma mi ha davvero colpita.
Un saluto virtuale
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Messaggioda Randolph Carter » 29/03/2017, 13:46



iddream ha scritto:Ciao. Mi sono iscritta da pochi giorni a questo Forum, che mi è stato segnalato da un utente di un altro Forum. Mi sono così imbattuta in questo post e, che dire, ho rivissuto la mia infanzia leggendo quello che hai scritto. Sì, per me è senza dubbio una forma di violenza, e delle più subdole, perché all'apparenza, da fuori, per tutti gli altri va tutto bene, non ci sono cicatrici esteriori né lividi da mostrare, ma dentro si scava pian piano un vuoto enorme... Quanto anch'io da piccola desideravo che i miei divorziassero, affinché cessasse qual lento logorio, quei silenzi assordanti, quelle frasi cattive dette a bassa voce, ma non troppo bassa però, perché io dovevo sentire... Quanto male mi hanno fatto, eppure agli occhi di tutti sono praticamente dei Santi. E resto io, con tutti i problemi che le loro scelte mi hanno causato, con una generale sfiducia negli altri, con un'ansia pazzesca, con un'idea di me come di un essere inutile e incapace, con la totale impermeabilità a qualunque mio "successo", l'incapacità di provare soddisfazione per un traguardo raggiunto, perché tanto, qualsiasi cosa abbia fatto, non è mai andata bene, e questo mi è rimasto più di tutto: l'idea, penetratami sotto pelle, che niente di me, niente di quello che faccio, niente di quello che sono o potrei essere, niente di niente andrà mai bene. Ero sbagliata per loro, in tutto, nonostante non abbia mai dato problemi a scuola, nonostante sia sempre stata una studentessa modello, per loro avrei dovuto essere l'opposto di quello che ero. Perché, in realtà, vedevano in me la causa di tutte le loro frustrazioni, l'ostacolo che aveva impedito loro di avere la vita che avrebbero voluto. Ero una bambina, e per questo ero un comodo capro espiatorio su cui scaricare tutte le loro cattiverie. Mio padre si sfogava su mia madre e su di me, e mia madre si sfogava su di me. E così io, essendo sola, ho imparato a prendermela con me stessa: me l'hanno insegnato loro, e me l'hanno insegnato bene.
Scusa se ho usato il tuo post per raccontare uno scorcio della mia storia. È che molti non considerano quanto male possa fare la violenza psicologica, specie se vissuta e subita quando si è piccoli e non si hanno strumenti per difendersi, quando la si scambia per normalità perché non si conosce altro, non si sa che c'è un altro modo. E poi resta la paura che, se anche esiste un altro modo di relazionarsi con gli altri, resti precluso, come se si fosse stati marchiati a fuoco e si sia condannati a ripetere sempre la stessa storia. Almeno io temo questo, ed è per questo motivo che ho sempre tenuto gli altri lontano da me. La paura di finire come mia madre era troppo grande per rischiare. Ho scelto la solitudine tanti anni fa, per quanto sia stata una scelta forzata e dettata dalla paura, l'ho preferita al rischio di una relazione malsana. Ma oggi mi trovo comunque a fare i conti con le conseguenze di anni e anni di abusi psicologici, e non è per niente facile. Parlarne con qualcuno che possa capire probabilmente mi servirebbe.
Devo ancora imparare a usare bene questo forum, quindi mi scuserai se mi sono inserita in questa discussione, ma mi ha davvero colpita.
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Ciao! Non devi scusarti, siamo in un forum e siamo qui per parlare liberamente senza alcun giudizio dei nostri problemi. Mi fa piacere sentire la tua storia e il coraggio che hai nell'affrontarla. So che avremmo preferito un passato diverso, ma è andata così. Io sto incominciando a mettere insieme i pezzi del puzzle ora, grazie anche alle varie letture che ho fatto. Parlarne con qualcuno come dici tu è difficile, perchè è difficile trovare qualcuno che ci comprenda e poi è difficile per una persona come me che non parla tanto esprimersi. Ci si chiude nel proprio mondo, nella propria bolla sospesi tra realtà e fantasia impossibilitati ad andare avanti; è come se si fosse impantanati nel fango.

Quando dici "Quanto male mi hanno fatto, eppure agli occhi di tutti sono praticamente dei Santi" quanto è vero!!!! Quando si è in giro anche dai parenti il solito teatrino, tutti belli bravi e buoni ma poi non c'era nemmeno il tempo di arrivare a casa che già in macchina mio padre urlava per la frustrazione di dover andare dai parenti ogni domenica e di non aver altro da fare come se fosse obbligato da non si sa chi. Quella macchina diventava una prigione. Andava e Va in giro tutt'ora facendo la parte della vittima, sembrando un agnellino e poi dentro le mura di casa come diceva un psicanalista che non ricordo "esce il mostro". I "mostri" esistono e spesso sono più vicini di quello che sembra. Quando si cala la maschera e non ci sono più freni inibitori, dentro le mura domestiche viene fuori il vero Io.

Comunque sappi che se ti va di parlare contattami pure, probabilmente devi aver raggiunto i 20 msg sul forum.
Grazie di aver condiviso la tua esperienza
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Messaggioda kathellyna » 29/03/2017, 16:49



iddream ha scritto:[...]

benvenuta.
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Messaggioda iddream » 29/03/2017, 23:35



Randolph Carter ha scritto:
Ciao! Non devi scusarti, siamo in un forum e siamo qui per parlare liberamente senza alcun giudizio dei nostri problemi. Mi fa piacere sentire la tua storia e il coraggio che hai nell'affrontarla. So che avremmo preferito un passato diverso, ma è andata così. Io sto incominciando a mettere insieme i pezzi del puzzle ora, grazie anche alle varie letture che ho fatto. Parlarne con qualcuno come dici tu è difficile, perchè è difficile trovare qualcuno che ci comprenda e poi è difficile per una persona come me che non parla tanto esprimersi. Ci si chiude nel proprio mondo, nella propria bolla sospesi tra realtà e fantasia impossibilitati ad andare avanti; è come se si fosse impantanati nel fango.

Quando dici "Quanto male mi hanno fatto, eppure agli occhi di tutti sono praticamente dei Santi" quanto è vero!!!! Quando si è in giro anche dai parenti il solito teatrino, tutti belli bravi e buoni ma poi non c'era nemmeno il tempo di arrivare a casa che già in macchina mio padre urlava per la frustrazione di dover andare dai parenti ogni domenica e di non aver altro da fare come se fosse obbligato da non si sa chi. Quella macchina diventava una prigione. Andava e Va in giro tutt'ora facendo la parte della vittima, sembrando un agnellino e poi dentro le mura di casa come diceva un psicanalista che non ricordo "esce il mostro". I "mostri" esistono e spesso sono più vicini di quello che sembra. Quando si cala la maschera e non ci sono più freni inibitori, dentro le mura domestiche viene fuori il vero Io.

Comunque sappi che se ti va di parlare contattami pure, probabilmente devi aver raggiunto i 20 msg sul forum.
Grazie di aver condiviso la tua esperienza


Grazie, ma non mi sento molto coraggiosa. In realtà mi sento come una che sta affondando sempre di più. Sai, di letture ne ho fatte tante anch'io, per vari motivi, anche di libri di psicologia. È vero che aiutano a capire, ma ultimamente mi sono chiesta se in realtà non siano un'arma a doppio taglio: capire, avere consapevolezza di quanto realmente è accaduto, di quanto abbiamo subito e di quanto abbiamo "perso", significa anche soffrirne, e parecchio. La mia terapeuta mi ha detto recentemente che non è stupita del fatto che più io sono diventata consapevole di quanto è accaduto, della mia storia passata e di quella dei miei genitori, più sono stata male. Forse è una fase necessaria, ma non so quanto durerà.
Scrivi "come se fosse obbligato da non si sa chi": esatto. Un tempo davo per scontato che non ci fossero alternative, ma oggi ho capito che le alternative c'erano eccome, solo che nessuno aveva intenzione di attuarle. Era più comodo trascinarsi giorno dopo giorno in una situazione malata, piuttosto che cambiarla per il bene di tutti. Perché nessuno li ha obbligati a stare insieme a tutti i costi. E non è stato un sacrificio, ma una condanna. Come scriveva Masquerade, restare insieme per il bene dei figli è solo una scusa per non prendere una decisione. E quanto fa male sentirselo rinfacciare, come se appunto fosse stato un gesto altruistico, un sacrificio appunto, come se glielo avessi chiesto io.
Mi ha colpito la parola che hai usato, "teatrino". In terapia la uso spesso per riferirmi alla situazione che ho vissuto e vivo in casa: ognuno ha il suo ruolo da recitare, ma niente è autentico, niente è come sembra. E ora che il teatrino si sta incrinando, sono tutti stupiti e si chiedono il perché. Mi fanno un po' ridere per questo, come se non fosse prevedibile.
Scrivi: "Ci si chiude nel proprio mondo, nella propria bolla sospesi tra realtà e fantasia impossibilitati ad andare avanti; è come se si fosse impantanati nel fango". Non sai quanto mi ritrovo in questa frase. Anch'io mi sono presto chiusa in un mio mondo privato, e ora so che era una difesa, ma allora non lo sapevo. E quindi non capivo quando gli altri, a cominciare dalle maestre all'asilo e poi alle elementari, mi etichettavano come "timida". Non era tanto timidezza la mia, quando bisogno e necessità di scollegarmi da una realtà quotidiana troppo pensante da sopportare per una bambina. Era un modo per poter respirare almeno qualche ora al giorno tranquillamente, o almeno quanto più tranquillamente possibile. E ancora oggi mi sento impantanata: per quanto disfunzionale, conosco bene questa situazione, ho avuto anni per imparare a conoscerla. Lasciarla mi appare perciò sia come la speranza di una liberazione sia come una prospettiva temibile: mi spaventa, o meglio, mi spaventa l'ignoto, ciò che potrei trovare al di fuori di tutto questo e che temo di non essere in grado di gestire. Me ne vergogno e mi sento una fallita per questo. Sto cercando di uscirne, e mi chiedo quanto tempo ci vorrà.
Grazie dello scambio, mi farebbe piacere scambiare altri messaggi. Guarderò al più presto il regolamento del forum.
Un saluto
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Messaggioda iddream » 29/03/2017, 23:36



kathellyna ha scritto:benvenuta.


Grazie! :)
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Messaggioda Randolph Carter » 30/03/2017, 22:57



Si bhe ormai io mi sento quasi affondato del tutto. A parte la sofferenza derivante dal riaffrontare i traumi del passato libri sono un'arma a doppio taglio perché aiutano in parte a comprendere alcune cose di sè (anche se è sempre meglio un consulto con uno specialista) ma dall'altra si rischia di razionalizzare i propri problemi. Nel senso che uno dice sono così perché mi è successo questo e quello e non fa niente per cambiare o per cercare di migliorare un po' la sua situazione, il suo benessere psicofisico. Bisogna riportare in superficie il passato.

Verissimo ci ho pensato molto pure io. Sono sempre stato etichettato come timido, ma non sono mai stato timido, introverso si ma timido no. Anzi in certi periodi ero una persona solare, socievole, simpatica dove veniva fuori quella parte di estroversione. Poi col tempo sono ripiombato nell'abisso, nell'isolamento. In un "ritiro autistico di difesa". La situazione famigliare mi impediva di essere me stesso, di vivere la vita e di uscire spensierato come i miei coetanei. E' un po' difficile da spiegare ma è come se fossi legato con degli elastici a casa nonostante non stessi bene.
Ho sempre pensato che la soluzione potesse essere quella di andare via di casa a stare da solo e sono convinto che sia la soluzione, ma come dici tu non è semplice e noi lo sappiamo e per questo non posso che augurarti il meglio dal tuo percorso.
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Messaggioda Randolph Carter » 30/03/2017, 23:09



Lone Wolfa ha scritto:Non so tu ma io ho iniziato da pochissimo a rendermi conto della situazione poiché la maggiorparte dei ricordi degli anni scorsi sono sfocati o non completi; per esempio attraverso sogni o estreme reazioni fisiche.


Non è una cosa che si riesce a fare subito, tu hai detto che hai diciassette anni, io ho Incominciato da qualche anno e sono più vicino ai 30 che ai 20 :( sembra una frase fatta ma sei ancora giovane e molto probabilmente c'è un margine di miglioramento.
A volte mi chiedo "ma come ho fatto a non pensarci prima" oppure anche per alcuni ricordi mi son detto "ma caxxo come ho fatto a dimenticarmene è sempre stato qui". Evidentemente si sarà verificata la situazione giusta. Nulla è dimenticato, ci portiamo tutto dentro.
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Messaggioda iddream » 31/03/2017, 22:38



Randolph Carter ha scritto:Si bhe ormai io mi sento quasi affondato del tutto. A parte la sofferenza derivante dal riaffrontare i traumi del passato libri sono un'arma a doppio taglio perché aiutano in parte a comprendere alcune cose di sè (anche se è sempre meglio un consulto con uno specialista) ma dall'altra si rischia di razionalizzare i propri problemi. Nel senso che uno dice sono così perché mi è successo questo e quello e non fa niente per cambiare o per cercare di migliorare un po' la sua situazione, il suo benessere psicofisico. Bisogna riportare in superficie il passato.

Verissimo ci ho pensato molto pure io. Sono sempre stato etichettato come timido, ma non sono mai stato timido, introverso si ma timido no. Anzi in certi periodi ero una persona solare, socievole, simpatica dove veniva fuori quella parte di estroversione. Poi col tempo sono ripiombato nell'abisso, nell'isolamento. In un "ritiro autistico di difesa". La situazione famigliare mi impediva di essere me stesso, di vivere la vita e di uscire spensierato come i miei coetanei. E' un po' difficile da spiegare ma è come se fossi legato con degli elastici a casa nonostante non stessi bene.
Ho sempre pensato che la soluzione potesse essere quella di andare via di casa a stare da solo e sono convinto che sia la soluzione, ma come dici tu non è semplice e noi lo sappiamo e per questo non posso che augurarti il meglio dal tuo percorso.


È vero, dirsi "sono così a causa del passato" può portare a ristagnare in una situazione spiacevole, e tuttavia sono abbastanza convinta che comprendere cosa è avvenuto sia l'unico modo per cambiare il futuro. Chi non si interroga sul passato sarà destinato a ripetere le stesse dinamiche relazionali ancora e ancora, senza rendersi conto di stare recitando un copione già scritto da altri (di solito, dai propri genitori). L'ho visto succedere diverse volte intorno a me, non solo nella mia "famiglia". D'altronde, non è un mistero che in una percentuale significativa di casi bambini abusati diventi a loro volta genitori abusanti, se non interviene qualcosa o qualcuno a spezzare la catena. Per fare un esempio meno drammatico, qualche settimana fa mio padre ha ripetuto a me le stesse parole che sua madre disse a lui relativamente alla stessa questione. La cosa assurda ai miei occhi è che lui non ne è minimamente consapevole. Dunque, comprendere è necessario, ma quanto è doloroso!
Sai che anch'io sono introversa (ricordo che alle Superiori la mia classe fece un test di psicologia, ed effettivamente uscì che ero introversa). E tuttavia in varie situazioni passate ero riuscita ad essere solare e allegra, a parlare con varie persone risultando socievole, ad essere me stessa almeno in parte. Tutte quelle situazioni le ho vissute lontana dai miei.
L'hai spiegato benissimo, io non avrei saputo dirlo meglio: "è come se fossi legato con degli elastici a casa nonostante non stessi bene". Questa frase descrive esattamente ciò che ho fatto: restare fino oltre il limite sopportabile. Forse, più che elastici sono catene, per quanto invisibili. Ma vanno spezzate. Davvero, mi ritrovo tantissimo anche quando parli di andare via di casa per stare da solo come della soluzione. È esattamente il tema che sto affrontando nelle ultime sedute in terapia. Credo di avere sempre saputo che quella è l'unica soluzione possibile, perché qui le cose non cambieranno mai. Eppure è così difficile.
Relativamente ai ricordi dimenticati e recuperati di cui parli nel post in risposta a Lone Wolfa, io credo che fossero ricordi repressi e non rimossi. Un ricordo represso è qualcosa che viene tenuto abbastanza lontano dalla soglia della coscienza in modo da non dovere posarci lo sguardo, ma che non è stato rimosso del tutto, non è stato spinto nell'inconscio. Io ne ho molti di ricordi così, spariti per anni e magicamente ricomparsi recentemente. È una sensazione stranissima quella di sapere che quei ricordi c'erano e ci sono sempre stati, eppure ho vissuto per anni come se non ci fossero, come se riguardassero eventi mai accaduti. Forse è una fase che dobbiamo attraversare adesso... Sai, anch'io sono più vicina ai 30 anni che ai 20. Forse certi "nodi" devono "venire al pettine" a questa età, forse prima non si hanno ancora gli strumenti. O forse qualcuno ce li ha anche prima e qualcun altro neanche alla nostra età. Spero solo che, se è una fase, prima o poi passi e ne arrivi una migliore.
Grazie per l'augurio, che ricambio.
Un saluto virtuale.
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Messaggioda Randolph Carter » 02/04/2017, 15:09



iddream ha scritto:
È vero, dirsi "sono così a causa del passato" può portare a ristagnare in una situazione spiacevole, e tuttavia sono abbastanza convinta che comprendere cosa è avvenuto sia l'unico modo per cambiare il futuro. Chi non si interroga sul passato sarà destinato a ripetere le stesse dinamiche relazionali ancora e ancora, senza rendersi conto di stare recitando un copione già scritto da altri (di solito, dai propri genitori). L'ho visto succedere diverse volte intorno a me, non solo nella mia "famiglia". D'altronde, non è un mistero che in una percentuale significativa di casi bambini abusati diventi a loro volta genitori abusanti, se non interviene qualcosa o qualcuno a spezzare la catena. Per fare un esempio meno drammatico, qualche settimana fa mio padre ha ripetuto a me le stesse parole che sua madre disse a lui relativamente alla stessa questione. La cosa assurda ai miei occhi è che lui non ne è minimamente consapevole. Dunque, comprendere è necessario, ma quanto è doloroso!
Sai che anch'io sono introversa (ricordo che alle Superiori la mia classe fece un test di psicologia, ed effettivamente uscì che ero introversa). E tuttavia in varie situazioni passate ero riuscita ad essere solare e allegra, a parlare con varie persone risultando socievole, ad essere me stessa almeno in parte. Tutte quelle situazioni le ho vissute lontana dai miei.
L'hai spiegato benissimo, io non avrei saputo dirlo meglio: "è come se fossi legato con degli elastici a casa nonostante non stessi bene". Questa frase descrive esattamente ciò che ho fatto: restare fino oltre il limite sopportabile. Forse, più che elastici sono catene, per quanto invisibili. Ma vanno spezzate. Davvero, mi ritrovo tantissimo anche quando parli di andare via di casa per stare da solo come della soluzione. È esattamente il tema che sto affrontando nelle ultime sedute in terapia. Credo di avere sempre saputo che quella è l'unica soluzione possibile, perché qui le cose non cambieranno mai. Eppure è così difficile.



Il fatto è che alcuni, considerano questo tipo di comportamento giusto e lo vedo con mio fratello. Un'altro è più di un anno che va in terapia e non ha mai affrontato il tema del suo comportamento e penso o che non abbia detto tutto, o che non si sia approfondito l'argomento o che non si ricordi perchè facciano parte di ricordi repressi. Loro non sono sempre stati presenti come lo sono stato io che essendo quello più chiuso ed uscendo poco o mai l'ho visto fare cose e sentito dire cose che non ci si crede nemmeno. Per esempio più di qualche volta si metteva ad urlare che siamo dei figli di p*****a ecc. ecc. e una volta dopo l'ennesimo delirio ho preso i miei fratelli e li ho messi davanti alla verità ma hanno dato di matto mi hanno detto che io voglio seminare zizzania, che sono un falso, che non so ciò che dico, che non ho rispetto per nessuno.....
Poi dopo è anche bravo a interpretare la sua parte per esempio se la prende con mio fratello così di punto in bianco, mio fratello arriva a casa improvvisamente smette, mio fratello va in bagno rincomincia, e quando esce si comporta come se niente fosse anzi in maniera gentile gli chiede "e allora come è andato a lavoro?"
Il fatto che nemmeno il mio ne sia consapevole è na cosa che proprio mi sta sulle palle. Allora il discorso o è completamente dissociato da non sapere quello che fa e dice o interpreta na parte. Perché non puoi negare una cosa che hai appena fatto.

Sicuramente i problemi nascono da quando era piccolo, una delle frasi tipiche di chi va in terapia da genitore, da adulto sposato è "I miei problemi sono iniziati dopo che mi sono sposato, dopo che ho fatto figli" in realtà i problemi iniziano molto prima.
Pensa che non ogni sera ma quasi, dipende dal periodo va a letto e nel sonno comincia ad urlare che vuole la mamma, si mettette a cercarla a volte pure piagnucola dicendo "mamma vieni, aiutami". In maniera superficiale penso che sua madre possa essere la causa.


a risentirci :hi:
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Randolph Carter
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