E' una forma di violenza?

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E' una forma di violenza?

Messaggioda iddream » 02/04/2017, 18:11



Randolph Carter ha scritto:

Il fatto è che alcuni, considerano questo tipo di comportamento giusto e lo vedo con mio fratello. Un'altro è più di un anno che va in terapia e non ha mai affrontato il tema del suo comportamento e penso o che non abbia detto tutto, o che non si sia approfondito l'argomento o che non si ricordi perchè facciano parte di ricordi repressi. Loro non sono sempre stati presenti come lo sono stato io che essendo quello più chiuso ed uscendo poco o mai l'ho visto fare cose e sentito dire cose che non ci si crede nemmeno. Per esempio più di qualche volta si metteva ad urlare che siamo dei figli di p*****a ecc. ecc. e una volta dopo l'ennesimo delirio ho preso i miei fratelli e li ho messi davanti alla verità ma hanno dato di matto mi hanno detto che io voglio seminare zizzania, che sono un falso, che non so ciò che dico, che non ho rispetto per nessuno.....
Poi dopo è anche bravo a interpretare la sua parte per esempio se la prende con mio fratello così di punto in bianco, mio fratello arriva a casa improvvisamente smette, mio fratello va in bagno rincomincia, e quando esce si comporta come se niente fosse anzi in maniera gentile gli chiede "e allora come è andato a lavoro?"
Il fatto che nemmeno il mio ne sia consapevole è na cosa che proprio mi sta sulle palle. Allora il discorso o è completamente dissociato da non sapere quello che fa e dice o interpreta na parte. Perché non puoi negare una cosa che hai appena fatto.

Sicuramente i problemi nascono da quando era piccolo, una delle frasi tipiche di chi va in terapia da genitore, da adulto sposato è "I miei problemi sono iniziati dopo che mi sono sposato, dopo che ho fatto figli" in realtà i problemi iniziano molto prima.
Pensa che non ogni sera ma quasi, dipende dal periodo va a letto e nel sonno comincia ad urlare che vuole la mamma, si mettette a cercarla a volte pure piagnucola dicendo "mamma vieni, aiutami". In maniera superficiale penso che sua madre possa essere la causa.


a risentirci :hi:


Sì, i problemi iniziano sempre nell'infanzia. Un rapporto complicato con la propria madre è spesso all'origine di molti problemi. Io sono figlia unica, non ho fratelli né sorelle, dunque ero, in un certo senso "l'anello debole" della catena, e non avevo nessuno con cui parlare. Ma in qualche modo dovevo pur sfogarmi anch'io, e me la prendevo con me stessa. Probabilmente lo faccio ancora, anche se in modo diverso. A seconda del proprio carattere, poi, ognuno reagisce in modo diverso di fronte alla stessa situazione, quindi se i tuoi fratelli erano sempre o spesso fuori, allora probabilmente eri tu che soffrivi di più per la situazione in casa, anche se anche loro devono averne risentito, seppure in un altro modo.
Anche mio padre passa periodi in cui urla nel sonno. Lui urla: "Vai via, vai via, vai via!". Ha un tono spaventato, e urla forte, tanto che sveglia anche me. Poi non ricorda niente di ciò che sognava, o almeno così dice.
Poi, sai, anche mio padre nega cose che ha detto e fatto. Ci sono cose che ha fatto, di cui tra l'altro ho le prove, che per lui è come se non fossero mai esistite. Da un po' di tempo, anche mia madre ha cominciato a negare. Io credo che sia più facile negare, per chi ci riesce. Così si evita di assumersi qualsiasi responsabilità per le proprie azioni, tanto "non è mai accaduto", si dicono. La cosa assurda è che davvero, ad ascoltarlo, per lui non è mai accaduto. Se non avessi ancora quelle prove, e se non avessi visto, anch'io gli crederei, e mi crederei pazza. Solo ultimamente le cose sono un po' cambiate in casa, perché ovviamente da quando io sto male e non riesco più ad assorbire tutto come un tempo, allora qualche domanda ha cominciato a farsela anche lui.
Tu a parte leggere stai seguendo una terapia? Non sei obbligato a rispondere se non ti va. Io ci sto andando dall'inizio del 2015, ma ho cambiato terapeuta una volta, perché con la prima, che seguiva l'approccio cognitivo-comportamentale, dopo un anno e qualche mese non avevo più avuto miglioramenti, anzi stavo peggio, nel senso che stavo proprio male per quello che diceva lei. Con quella da cui vado ora va un po' meglio, ma faccio fatica ad aprirmi. Ho ancora in mente l'altra, che in definitiva non aveva molta voglia di ascoltarmi, le davano spesso fastidio le cose che dicevo, le reputava "inutili" (parole sue).
Sai, mi piacerebbe scrivere di più, ma non nella parte pubblica del forum. Non ho però ancora raggiunto i 15 post, quindi non posso inviare messaggi privati. Quando li raggiungerò magari, se ti va, potremmo sentirci anche in privato.
Ti auguro un buon inizio settimana.
Un saluto virtuale
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Messaggioda kiono » 02/04/2017, 18:25



Personalmente, ho passato il periodo che va da 2 ai 19 anni in un clima di terrorismo psicologico, ed ecco i risultati.
Meglio che non scriva altro.
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Messaggioda Randolph Carter » 04/04/2017, 14:07



kiono ha scritto:Personalmente, ho passato il periodo che va da 2 ai 19 anni in un clima di terrorismo psicologico, ed ecco i risultati.
Meglio che non scriva altro.


Capisco cosa significa.
Ti dirò che non avrei mai pensato di aprire sta discussione e di parlare di questo, ma poi una sera mi sono messo a scrivere e ho cliccato invia.
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Messaggioda Randolph Carter » 04/04/2017, 14:23



iddream ha scritto:Tu a parte leggere stai seguendo una terapia? Non sei obbligato a rispondere se non ti va. Io ci sto andando dall'inizio del 2015, ma ho cambiato terapeuta una volta, perché con la prima, che seguiva l'approccio cognitivo-comportamentale, dopo un anno e qualche mese non avevo più avuto miglioramenti, anzi stavo peggio, nel senso che stavo proprio male per quello che diceva lei. Con quella da cui vado ora va un po' meglio, ma faccio fatica ad aprirmi. Ho ancora in mente l'altra, che in definitiva non aveva molta voglia di ascoltarmi, le davano spesso fastidio le cose che dicevo, le reputava "inutili" (parole sue).
Sai, mi piacerebbe scrivere di più, ma non nella parte pubblica del forum. Non ho però ancora raggiunto i 15 post, quindi non posso inviare messaggi privati. Quando li raggiungerò magari, se ti va, potremmo sentirci anche in privato.
Ti auguro un buon inizio settimana.
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Quando dici che te la prendevi con te stessa intendevi anche gesti autolesionistici? Naturalmente non sei obbligata a rispondere. Io ho avuto episodi, ma però era più uno sfogo di rabbia non perchè io mi sentissi di aver fatto qualcosa di male.

Non ho iniziato a leggere per capire di più su me stesso, è stato leggendo che hanno incominciato a sorgermi alcune domande a delinearsi dei tratti di un passato sepolto ma non dimenticato. Sarebbe meglio iniziare col dire che non avendo molto da fare e non avendo amici a me piaceva leggere thriller, horror e che ho però ho sempre avuto una curiosità verso la psicologia ed in particolare verso il filone della psicoanalisi e ramificazioni varie solo che mi vergognavo a prendere libri del genere. Successivamente mi sono messo a leggere libri di divulgazione scientifica e da li poi sono passato all'antropologia e psicologia. Naturalmente quelle rare volte che mi capita di parlare dei libri che leggo preciso sempre che "leggo" e che non sono uno che studia o che ha studiato perchè la gente spesso fraintende.

Riguardo la terapia, non ci sono mai stato. Andai anni e anni fa ad uno sportello al centro dell'impiego un paio di volte ma non sapevo cosa dire di preciso e mi venivano dette delle frasi standard che si trovano pure su donna moderna "bisogna volersi bene" "bisogna aprirsi con la gente far sapere quello che provi" "progettare il proprio futuro nonostante non sia come ci si aspettava"........

Un saluto e alla prossima
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Messaggioda iddream » 04/04/2017, 23:28



Randolph Carter ha scritto:
Quando dici che te la prendevi con te stessa intendevi anche gesti autolesionistici? Naturalmente non sei obbligata a rispondere. Io ho avuto episodi, ma però era più uno sfogo di rabbia non perchè io mi sentissi di aver fatto qualcosa di male.

Non ho iniziato a leggere per capire di più su me stesso, è stato leggendo che hanno incominciato a sorgermi alcune domande a delinearsi dei tratti di un passato sepolto ma non dimenticato. Sarebbe meglio iniziare col dire che non avendo molto da fare e non avendo amici a me piaceva leggere thriller, horror e che ho però ho sempre avuto una curiosità verso la psicologia ed in particolare verso il filone della psicoanalisi e ramificazioni varie solo che mi vergognavo a prendere libri del genere. Successivamente mi sono messo a leggere libri di divulgazione scientifica e da li poi sono passato all'antropologia e psicologia. Naturalmente quelle rare volte che mi capita di parlare dei libri che leggo preciso sempre che "leggo" e che non sono uno che studia o che ha studiato perchè la gente spesso fraintende.

Riguardo la terapia, non ci sono mai stato. Andai anni e anni fa ad uno sportello al centro dell'impiego un paio di volte ma non sapevo cosa dire di preciso e mi venivano dette delle frasi standard che si trovano pure su donna moderna "bisogna volersi bene" "bisogna aprirsi con la gente far sapere quello che provi" "progettare il proprio futuro nonostante non sia come ci si aspettava"........

Un saluto e alla prossima


Sì, anche gesti autolesionistici, anche se non particolarmente gravi. Tempo fa ho letto qualcosa a riguardo. Spesso alla base ci sono sensi di colpa, ma non credo fosse il mio caso. Per me era un modo per "distrarmi", esattamente come fantasticare. Spostavo l'attenzione verso qualcosa di diverso da quello che mi circondava. Il dolore fisico aiuta in questo: uno si concentra su quello, e così non sente un altro tipo di dolore, che spesso non si sa come affrontare e nemmeno come spiegare. Ultimamente comunque ho anche una gran rabbia.
Sai, libri thriller e horror ne ho letti parecchi un po' di anni fa. Durante i primi anni del Liceo ho letto diversi libri di Stephen King, e già quelli sono incentrati sui traumi infantili. Ultimamente ho letto diversi libri di psicologia/psicanalisi, ma io ho anche studiato queste discipline (non sono però una psicologa, anche se, quando iniziai il Liceo, fare psicologia all'Università era un'idea che mi affascinava).
Di frasi fatte ne ho sentite anch'io parecchie, tra l'altro anche in contraddizione tra loro. Ritengo siano piuttosto inutili, oltre che fastidiose, almeno per me. Per esempio, non sopporto quando mi propinano i soliti "rimedi" che si presuppone vadano bene per tutti, senza tenere in considerazione la mia storia personale. Un po' lo faceva anche la mia ex-terapeuta. "Potrebbe considerare l'idea di iniziare uno sport, oppure di fare un corso di cucina, oppure di fare volontariato...". Sì sì, tutto bello, ma non sono cose che fanno per me, senza contare che non cambierebbe di una virgola il modo in cui mi sento. Tra l'altro, non è che non avessi interessi un tempo. Ma non essendo interessi "standard" non sono mai andati bene. Sembra che se uno non si adegua a quello che piace più o meno a tutti non abbia il diritto di avere un briciolo di comprensione. Comunque ora mi sono iscritta a un corso in palestra, ma è comunque una cosa un po' particolare. D'altra parte era l'unica che potesse interessarmi un minimo. Non riesco a capire come potrebbe aiutarmi qualcosa che andrei a fare completamente controvoglia, se non peggiorando ancora di più il mio umore, e non sarebbe di sicuro un aiuto. Almeno in questo sembra che la mia attuale terapeuta mi capisca (forse perché anche lei non ama lo sport, mi ha confidato).
Sul fatto di "volersi bene", è vero, ma è una frase un po' generica. Inoltre, se uno non si vuole bene, non cambierà questa cosa semplicemente perché qualcuno glielo dice, ma serve un percorso per capire da dove trae origine la scarsa autostima, e poi cercare di aumentarla.
"Aprirsi con la gente" può essere un'arma a doppio taglio: bisogna stare attenti a selezionare persone degne di fiducia, altrimenti si rimane fregati (parlo per esperienza).
Per essere in grado di "progettare il proprio futuro" è necessario prima vederlo un futuro. Per esempio, io ora per me non lo vedo. C'è stato un tempo in cui avevo progetti e sogni, e ho cercato di lavorare in funzione di quelli. Ma non sono riuscita a isolare i miei progetti futuri dal presente in cui vivevo, quindi non sono riuscita ad impedire che pian piano tutto sbiadisse, e io mi sono ritrovata senza energia e senza motivazione. Ora dovrei forse riprovare, per vedere almeno se c'è qualcosa da salvare, ma sono oggettivamente molto stanca.
Scusa, forse ho divagato, vista anche l'ora :zzz:
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Messaggioda iddream » 04/04/2017, 23:34



Randolph Carter ha scritto:
kiono ha scritto:Personalmente, ho passato il periodo che va da 2 ai 19 anni in un clima di terrorismo psicologico, ed ecco i risultati.
Meglio che non scriva altro.


Capisco cosa significa.
Ti dirò che non avrei mai pensato di aprire sta discussione e di parlare di questo, ma poi una sera mi sono messo a scrivere e ho cliccato invia.


Io un giorno, più di un anno e mezzo fa, non sentendomi compresa dalla mia terapeuta di allora, mi iscrissi a un forum in rete (non questo, che all'epoca non conoscevo) e scrissi un post, in cui raccontai qualcosa di ciò che avrei voluto dire a lei ma che non riuscivo a dirle, un po' anche a causa del suo atteggiamento (scarsa empatia e poca disposizione all'ascolto: per la maggior parte del tempo delle sedute parlava lei). Per molto tempo prima mi ero limitata a leggere discussioni di altri, poi quel giorno ho scritto io. Si vede che ormai ero satura: avevo bisogno di parlare con qualcuno, anche senza sapere chi avrebbe letto le mie parole.
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Messaggioda Randolph Carter » 06/04/2017, 15:02



iddream ha scritto:
Sì, anche gesti autolesionistici, anche se non particolarmente gravi. Tempo fa ho letto qualcosa a riguardo. Spesso alla base ci sono sensi di colpa, ma non credo fosse il mio caso. Per me era un modo per "distrarmi", esattamente come fantasticare. Spostavo l'attenzione verso qualcosa di diverso da quello che mi circondava. Il dolore fisico aiuta in questo: uno si concentra su quello, e così non sente un altro tipo di dolore, che spesso non si sa come affrontare e nemmeno come spiegare. Ultimamente comunque ho anche una gran rabbia.
Sai, libri thriller e horror ne ho letti parecchi un po' di anni fa. Durante i primi anni del Liceo ho letto diversi libri di Stephen King, e già quelli sono incentrati sui traumi infantili. Ultimamente ho letto diversi libri di psicologia/psicanalisi, ma io ho anche studiato queste discipline (non sono però una psicologa, anche se, quando iniziai il Liceo, fare psicologia all'Università era un'idea che mi affascinava).
Di frasi fatte ne ho sentite anch'io parecchie, tra l'altro anche in contraddizione tra loro. Ritengo siano piuttosto inutili, oltre che fastidiose, almeno per me. Per esempio, non sopporto quando mi propinano i soliti "rimedi" che si presuppone vadano bene per tutti, senza tenere in considerazione la mia storia personale. Un po' lo faceva anche la mia ex-terapeuta. "Potrebbe considerare l'idea di iniziare uno sport, oppure di fare un corso di cucina, oppure di fare volontariato...". Sì sì, tutto bello, ma non sono cose che fanno per me, senza contare che non cambierebbe di una virgola il modo in cui mi sento. Tra l'altro, non è che non avessi interessi un tempo. Ma non essendo interessi "standard" non sono mai andati bene. Sembra che se uno non si adegua a quello che piace più o meno a tutti non abbia il diritto di avere un briciolo di comprensione. Comunque ora mi sono iscritta a un corso in palestra, ma è comunque una cosa un po' particolare. D'altra parte era l'unica che potesse interessarmi un minimo. Non riesco a capire come potrebbe aiutarmi qualcosa che andrei a fare completamente controvoglia, se non peggiorando ancora di più il mio umore, e non sarebbe di sicuro un aiuto. Almeno in questo sembra che la mia attuale terapeuta mi capisca (forse perché anche lei non ama lo sport, mi ha confidato).
Sul fatto di "volersi bene", è vero, ma è una frase un po' generica. Inoltre, se uno non si vuole bene, non cambierà questa cosa semplicemente perché qualcuno glielo dice, ma serve un percorso per capire da dove trae origine la scarsa autostima, e poi cercare di aumentarla.
"Aprirsi con la gente" può essere un'arma a doppio taglio: bisogna stare attenti a selezionare persone degne di fiducia, altrimenti si rimane fregati (parlo per esperienza).
Per essere in grado di "progettare il proprio futuro" è necessario prima vederlo un futuro. Per esempio, io ora per me non lo vedo. C'è stato un tempo in cui avevo progetti e sogni, e ho cercato di lavorare in funzione di quelli. Ma non sono riuscita a isolare i miei progetti futuri dal presente in cui vivevo, quindi non sono riuscita ad impedire che pian piano tutto sbiadisse, e io mi sono ritrovata senza energia e senza motivazione. Ora dovrei forse riprovare, per vedere almeno se c'è qualcosa da salvare, ma sono oggettivamente molto stanca.
Scusa, forse ho divagato, vista anche l'ora :zzz:
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Ho pensato che l'atto di tagliarsi oltre che essere una distrazione, fosse anche per ritornare coi piedi per terra, porre fine a quella serie incessante e incalzante di pensieri e fantasticherie che mi assalivano. Anche la rabbia centra e in qualche modo devi sfogarla ed il taglio può rappresentare una valvola di sfogo. In genere sono una persona tranquilla, rilassata, ho dei modi di fare a volte che sembro come assalire l'interlocutore però non mi arrabbio mai e di rabbia pure io ne ho. E' inutile prendersela con chi non centra niente. Ti dirò anche cosa mi ha aiutato molto a livello fisico e mentale e mi ha dato più autocontrollo.

Psicologia affascinava pure me scartai ingegneria perchè non andavo bene in math :lol: avevo altri progetti ma anche quelli ti racconterò. Andato tutto un fumo. Naturalmente ad impedirmi di intraprendere alcuni percorsi ci fu sempre il "suo" zampino. Quindi no Università.
Poi tu sei andata all'uni?

ahahah mi viene da ridere perchè ti dicono fai uno sport, fai quello fai questo. Ma se non fanno caso mio, cosa ci devo fare. Se poi non riesco a sbloccarmi, se sono introverso come faccio a prendere su e andare a fare il socievole o l'estroverso in giro. Sono andato in palestra ma a parte un miglioramento dal punto di vista fisico che non nego, non è cambiato niente di come mi sento e del rapporto con gli altri. Anche fare volontariato, non lo so, penso ci siano persone più portate di altre.
"Sembra che se uno non si adegua a quello che piace più o meno a tutti non abbia il diritto di avere un briciolo di comprensione." ti vogliono portare a diventare come gli altri. Sarebbe come dire che visto che il calcio è lo sport più praticato, chi non pratica calcio è strano e bisogna portarlo a praticare calcio. Bisogna adeguarsi alla massa. Diventare standard.
Idem sul futuro, vivo il momento. Progetti non ne ho più. Anche senza bisogno di parlare penso tu mi capisca.


Ti leggo volentieri poi, mi fa strano, ma mi ci rivedo in quello che scrivi ^_^ quindi non è una lettura forzata e nemmeno mi annoia
:hi:
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Messaggioda iddream » 06/04/2017, 23:55



Randolph Carter ha scritto:
Ho pensato che l'atto di tagliarsi oltre che essere una distrazione, fosse anche per ritornare coi piedi per terra, porre fine a quella serie incessante e incalzante di pensieri e fantasticherie che mi assalivano. Anche la rabbia centra e in qualche modo devi sfogarla ed il taglio può rappresentare una valvola di sfogo. In genere sono una persona tranquilla, rilassata, ho dei modi di fare a volte che sembro come assalire l'interlocutore però non mi arrabbio mai e di rabbia pure io ne ho. E' inutile prendersela con chi non centra niente. Ti dirò anche cosa mi ha aiutato molto a livello fisico e mentale e mi ha dato più autocontrollo.

Psicologia affascinava pure me scartai ingegneria perchè non andavo bene in math :lol: avevo altri progetti ma anche quelli ti racconterò. Andato tutto un fumo. Naturalmente ad impedirmi di intraprendere alcuni percorsi ci fu sempre il "suo" zampino. Quindi no Università.
Poi tu sei andata all'uni?

ahahah mi viene da ridere perchè ti dicono fai uno sport, fai quello fai questo. Ma se non fanno caso mio, cosa ci devo fare. Se poi non riesco a sbloccarmi, se sono introverso come faccio a prendere su e andare a fare il socievole o l'estroverso in giro. Sono andato in palestra ma a parte un miglioramento dal punto di vista fisico che non nego, non è cambiato niente di come mi sento e del rapporto con gli altri. Anche fare volontariato, non lo so, penso ci siano persone più portate di altre.
"Sembra che se uno non si adegua a quello che piace più o meno a tutti non abbia il diritto di avere un briciolo di comprensione." ti vogliono portare a diventare come gli altri. Sarebbe come dire che visto che il calcio è lo sport più praticato, chi non pratica calcio è strano e bisogna portarlo a praticare calcio. Bisogna adeguarsi alla massa. Diventare standard.
Idem sul futuro, vivo il momento. Progetti non ne ho più. Anche senza bisogno di parlare penso tu mi capisca.

Ti leggo volentieri poi, mi fa strano, ma mi ci rivedo in quello che scrivi ^_^ quindi non è una lettura forzata e nemmeno mi annoia
:hi:


Ho letto che molte persone, dopo aver compiuto gesti autolesionistici, dichiaravano di stare "meglio", cioè di avere meno ansia di prima. È senz'altro un modo per "scaricarsi", per bloccare il flusso di pensieri che altrimenti sfocerebbe in altro (ansia, ecc.). Hai ragione quando scrivi che è inutile prendersela con chi non c'entra niente. Di fatto, è anche inutile prendersela con se stessi. Razionalmente oggi lo capisco, mentre una volta la cosa mi veniva automatica e non ci pensavo. Paradossalmente però, non trovando alternative, mi trovo nella spiacevole situazione di mettere in atto ancora le stesse dinamiche, ma in modo consapevole. Spesso mi sento bloccata in un circolo vizioso, e non vedo via d'uscita.
Di autocontrollo ne avevo parecchio, ma poi, a forza di accumulare tutto, sono arrivata al punto in cui non c'era più spazio, e l'"esplosione" era inevitabile. Mi farebbe piacere sapere cosa ti ha aiutato in questo, magari più avanti coi messaggi privati.
Sì, io sono andata all'Università, e mi sono anche laureata a pieni voti. Ho fatto una Facoltà umanistica (poi ti dirò anche quale), ma oggi mi trovo a chiedermi se ne sia valsa la pena. Spesso mi rispondo di no.
"non è cambiato niente di come mi sento e del rapporto con gli altri": è proprio questo il punto. Si possono fare tante cose (almeno finché uno ha abbastanza energia per farle), ma non è detto che questo cambi il modo in cui uno si sente. Si indossano maschere, si recitano ruoli, si dispensano sorrisi di circostanza, ci si mostra interessati, ma poi si torna a casa, ci si guarda allo specchio e tutto è come prima. Sotto alla maschera nulla è cambiato. E poi può arrivare il momento in cui manca anche la forza di indossare nuove maschere (che è quello che sta succedendo a me), e allora come si spiega agli altri che è stata tutta una recita? Quando ci si sente dire: "Ma fino a poco tempo fa stavi bene...", come si può rispondere? Per dire la verità dovrei dire: "No, non stavo bene, ma cercavo di fingere perché era quello che tutti si aspettavano da me, perché non volevo dare troppo fastidio, perché mi è stato insegnato così, che io non dovevo mai lamentarmi di niente perché non c'era niente di cui potessi lamentarmi". Ma gli altri capirebbero? Avevo provato a iniziare un discorso del genere con una persona, ma dopo mezza frase sono stata liquidata (si è messa a parlare di cose più allegre, e io non me la sono sentita di continuare). Ho provato anche col medico di base (per necessità): mi ha ascoltata, ma nei suoi occhi ho visto un grande punto interrogativo (non capiva).
Sull'uniformarsi alla massa: ne parlavo in terapia due sedute fa. Ricordo i tempi del Liceo: la maggior parte delle mie compagne aveva come problema quello di farsi dare il permesso dai genitori per uscire il sabato sera e andare in discoteca. Anche chi all'inizio non sembrava interessata, col tempo ha cominciato ad andarci e a "farselo piacere". Io avevo il problema opposto: avrei preferito cose più tranquille, senza caos, una serata in compagnia dove poter chiacchierare, mangiare una pizza, guardare un film, cose così, ma non c'era nessuno con cui condividere ciò. Il mio problema era giustificare in casa il fatto che non volevo uscire il sabato sera per andare in discoteca. E ovviamente non avevo nessuno con cui parlare di questo mio problema (le altre non avrebbero capito, avendo il problema esattamente opposto). Anch'io provai ad uniformarmi alla massa, ma non ci riuscii. Dopo qualche tentativo lasciai perdere. Preferivo stare a casa (nonostante l'atmosfera orribile, ahimè) a leggere un libro. Ero strana per questo? Sono strana? Chissà qual è la risposta a questi interrogativi.
Sui progetti, ti capisco, al momento ho accantonato i miei. A volte mi sforzo di pensare che non li ho del tutto abbandonati, ma appunto solo messi da parte in attesa di tempi migliori. Ho però paura che sia solo un'illusione. È che mi piange il cuore a pensare di dover buttare via tutto così. Il problema è che sto a malapena a galla, se penso di provare di nuovo a impegnarmi in qualcosa mi manca il fiato. In entrambi i casi sono sensazioni orribili.
Che dire ancora, da un lato è bello sapere che qualcuno si ritrova in quello che scrivo, mi fa sentire un po' meno sola, ma dall'altro mi dispiace (se ti ci rivedi è perché anche per te le cose non sono andate molto bene, per usare un eufemismo, e questo mi dispiace).
Allora a presto
Un saluto virtuale
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E' una forma di violenza?

Messaggioda Randolph Carter » 07/04/2017, 23:26



iddream ha scritto:Ho letto che molte persone, dopo aver compiuto gesti autolesionistici, dichiaravano di stare "meglio", cioè di avere meno ansia di prima. È senz'altro un modo per "scaricarsi", per bloccare il flusso di pensieri che altrimenti sfocerebbe in altro (ansia, ecc.). Hai ragione quando scrivi che è inutile prendersela con chi non c'entra niente. Di fatto, è anche inutile prendersela con se stessi. Razionalmente oggi lo capisco, mentre una volta la cosa mi veniva automatica e non ci pensavo. Paradossalmente però, non trovando alternative, mi trovo nella spiacevole situazione di mettere in atto ancora le stesse dinamiche, ma in modo consapevole. Spesso mi sento bloccata in un circolo vizioso, e non vedo via d'uscita.
Di autocontrollo ne avevo parecchio, ma poi, a forza di accumulare tutto, sono arrivata al punto in cui non c'era più spazio, e l'"esplosione" era inevitabile. Mi farebbe piacere sapere cosa ti ha aiutato in questo, magari più avanti coi messaggi privati.
Sì, io sono andata all'Università, e mi sono anche laureata a pieni voti. Ho fatto una Facoltà umanistica (poi ti dirò anche quale), ma oggi mi trovo a chiedermi se ne sia valsa la pena. Spesso mi rispondo di no.
"non è cambiato niente di come mi sento e del rapporto con gli altri": è proprio questo il punto. Si possono fare tante cose (almeno finché uno ha abbastanza energia per farle), ma non è detto che questo cambi il modo in cui uno si sente. Si indossano maschere, si recitano ruoli, si dispensano sorrisi di circostanza, ci si mostra interessati, ma poi si torna a casa, ci si guarda allo specchio e tutto è come prima. Sotto alla maschera nulla è cambiato. E poi può arrivare il momento in cui manca anche la forza di indossare nuove maschere (che è quello che sta succedendo a me), e allora come si spiega agli altri che è stata tutta una recita? Quando ci si sente dire: "Ma fino a poco tempo fa stavi bene...", come si può rispondere? Per dire la verità dovrei dire: "No, non stavo bene, ma cercavo di fingere perché era quello che tutti si aspettavano da me, perché non volevo dare troppo fastidio, perché mi è stato insegnato così, che io non dovevo mai lamentarmi di niente perché non c'era niente di cui potessi lamentarmi". Ma gli altri capirebbero? Avevo provato a iniziare un discorso del genere con una persona, ma dopo mezza frase sono stata liquidata (si è messa a parlare di cose più allegre, e io non me la sono sentita di continuare). Ho provato anche col medico di base (per necessità): mi ha ascoltata, ma nei suoi occhi ho visto un grande punto interrogativo (non capiva).
Sull'uniformarsi alla massa: ne parlavo in terapia due sedute fa. Ricordo i tempi del Liceo: la maggior parte delle mie compagne aveva come problema quello di farsi dare il permesso dai genitori per uscire il sabato sera e andare in discoteca. Anche chi all'inizio non sembrava interessata, col tempo ha cominciato ad andarci e a "farselo piacere". Io avevo il problema opposto: avrei preferito cose più tranquille, senza caos, una serata in compagnia dove poter chiacchierare, mangiare una pizza, guardare un film, cose così, ma non c'era nessuno con cui condividere ciò. Il mio problema era giustificare in casa il fatto che non volevo uscire il sabato sera per andare in discoteca. E ovviamente non avevo nessuno con cui parlare di questo mio problema (le altre non avrebbero capito, avendo il problema esattamente opposto). Anch'io provai ad uniformarmi alla massa, ma non ci riuscii. Dopo qualche tentativo lasciai perdere. Preferivo stare a casa (nonostante l'atmosfera orribile, ahimè) a leggere un libro. Ero strana per questo? Sono strana? Chissà qual è la risposta a questi interrogativi.
Sui progetti, ti capisco, al momento ho accantonato i miei. A volte mi sforzo di pensare che non li ho del tutto abbandonati, ma appunto solo messi da parte in attesa di tempi migliori. Ho però paura che sia solo un'illusione. È che mi piange il cuore a pensare di dover buttare via tutto così. Il problema è che sto a malapena a galla, se penso di provare di nuovo a impegnarmi in qualcosa mi manca il fiato. In entrambi i casi sono sensazioni orribili.
Che dire ancora, da un lato è bello sapere che qualcuno si ritrova in quello che scrivo, mi fa sentire un po' meno sola, ma dall'altro mi dispiace (se ti ci rivedi è perché anche per te le cose non sono andate molto bene, per usare un eufemismo, e questo mi dispiace).
Allora a presto
Un saluto virtuale


Magari per abilitare prima i pvt scrivi qualche "ciao, benvenuto" ai nuovi arrivati :lol: :lol:
Non è che abbia problemi a parlarne il fatto è che vorrei evitare di andare nel dettaglio in pubblica perchè è uno dei primi forum che compare nei motori di ricerca e perchè dal nick ho riconosciuto qualcuno che conosco di vista che non ha nemmeno avuto l'accortezza di avere un po' di fantasia. Non che ci sia da vergognarsi o da aver paura di essere riconosciuti, solo per non dare troppe info in pubblica. Penso che sia lo stesso per te. Dopo non ho problemi a parlarne e nemmeno è roba top secret.

A me è capitato qualche mese fa di tagliarmi, non ricordo bene il motivo, era tanto tempo che non lo facevo. Presi un coltello e oltretutto era ben affilato e mi sono tagliato. Sapevo cosa facevo e sapevo che non dovevo farlo ma l'ho fatto. Non è che sia stato bene. Avevo voglia di farlo.
DOPO mi sono detto "No c***o ancora ". Un momento di debolezza e di stanchezza.

Bhe dai fammi indovinare che facoltà hai scelto. Lingue o lettere?
Però ho sempre pensato che l'università potesse aiutare a trovare persone simili con cui magari trovarsi, essere a proprio agio, invece da come leggo in giro non è così. E se non fraintendo è stato così anche per te

Col medico di base provai pure io. Una volta mi consigliò na roba naturale e capisco insomma il suo punto di vista anche se può sembrare superficiale. Un'altra volta mi disse una cosa tipo "esci, fai sport, evita i farmaci che ti rincoglioniscono e basta"

Io devo dire che per un periodo sono uscito frequentato locali in maniera saltuaria, ma non è durato molto dopo sentivo il bisogno di isolarmi. Anche io come te avrei preferito trovarmi con qualcuno, vedere un film, cucinare qualcosa ( non sono un grande cuoco ma mi piace ), bere qualcosa in compagnia però non ho mai trovato la compagnia e le persone giuste. Per un po' sono uscito con ex compagni di classe ma ciò che fa andare avanti il rapporto è la nostalgia dei tempi passati sui banchi di scuola quando ci si divertiva, si sparava delle cavolate, ma il tempo passa e non è più così.

Ti è mai capitato nel lavoro di avere una sensazione di essere imprigionata? A me è capitato che mi proponessero il contratto a tempo indeterminato ma fu tipo un qualcosa da cui scappare, mi sentivo alle strette, ingabbiato. Non so come spiegarlo bene.
L'ultimo lavoro invece che me la passavo via invece tutti contenti di me, alcune persone provarono a forzare chi di dovere per un contratto a tempo indet ma niente.

Io ora mi sono guardato l'ultimo episodio di the big bang theory bevuto un paio di birre e tra poco andrò a dormire.

In svariati anni che sono su internet ti dirò che è la prima volta che trovo qualcuno con cui ci si capisce e mi fa anche strano. Oltretutto parliamo di noi liberamente. Da una parte come dici tu sappiamo che non è una cosa positiva, ma non è colpa nostra.


Notte :zzz: :zzz:
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Randolph Carter
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E' una forma di violenza?

Messaggioda iddream » 09/04/2017, 11:58



Randolph Carter ha scritto:
Magari per abilitare prima i pvt scrivi qualche "ciao, benvenuto" ai nuovi arrivati :lol: :lol:
Non è che abbia problemi a parlarne il fatto è che vorrei evitare di andare nel dettaglio in pubblica perchè è uno dei primi forum che compare nei motori di ricerca e perchè dal nick ho riconosciuto qualcuno che conosco di vista che non ha nemmeno avuto l'accortezza di avere un po' di fantasia. Non che ci sia da vergognarsi o da aver paura di essere riconosciuti, solo per non dare troppe info in pubblica. Penso che sia lo stesso per te. Dopo non ho problemi a parlarne e nemmeno è roba top secret.

A me è capitato qualche mese fa di tagliarmi, non ricordo bene il motivo, era tanto tempo che non lo facevo. Presi un coltello e oltretutto era ben affilato e mi sono tagliato. Sapevo cosa facevo e sapevo che non dovevo farlo ma l'ho fatto. Non è che sia stato bene. Avevo voglia di farlo.
DOPO mi sono detto "No c***o ancora ". Un momento di debolezza e di stanchezza.

Bhe dai fammi indovinare che facoltà hai scelto. Lingue o lettere?
Però ho sempre pensato che l'università potesse aiutare a trovare persone simili con cui magari trovarsi, essere a proprio agio, invece da come leggo in giro non è così. E se non fraintendo è stato così anche per te

Col medico di base provai pure io. Una volta mi consigliò na roba naturale e capisco insomma il suo punto di vista anche se può sembrare superficiale. Un'altra volta mi disse una cosa tipo "esci, fai sport, evita i farmaci che ti rincoglioniscono e basta"

Io devo dire che per un periodo sono uscito frequentato locali in maniera saltuaria, ma non è durato molto dopo sentivo il bisogno di isolarmi. Anche io come te avrei preferito trovarmi con qualcuno, vedere un film, cucinare qualcosa ( non sono un grande cuoco ma mi piace ), bere qualcosa in compagnia però non ho mai trovato la compagnia e le persone giuste. Per un po' sono uscito con ex compagni di classe ma ciò che fa andare avanti il rapporto è la nostalgia dei tempi passati sui banchi di scuola quando ci si divertiva, si sparava delle cavolate, ma il tempo passa e non è più così.

Ti è mai capitato nel lavoro di avere una sensazione di essere imprigionata? A me è capitato che mi proponessero il contratto a tempo indeterminato ma fu tipo un qualcosa da cui scappare, mi sentivo alle strette, ingabbiato. Non so come spiegarlo bene.
L'ultimo lavoro invece che me la passavo via invece tutti contenti di me, alcune persone provarono a forzare chi di dovere per un contratto a tempo indet ma niente.

Io ora mi sono guardato l'ultimo episodio di the big bang theory bevuto un paio di birre e tra poco andrò a dormire.

In svariati anni che sono su internet ti dirò che è la prima volta che trovo qualcuno con cui ci si capisce e mi fa anche strano. Oltretutto parliamo di noi liberamente. Da una parte come dici tu sappiamo che non è una cosa positiva, ma non è colpa nostra.


Notte :zzz: :zzz:


E con questo sono arrivata a 15 post... Direi che i messaggi privati dovrebbero abilitarsi :thumbup:
Sull'Università, a me è successo come alle Superiori. All'inizio pensavo che sarebbe stata un'opportunità, oltre che per studiare ciò che mi interessava, anche per conoscere qualcuno con i miei stessi interessi. Poi però le cose sono andate diversamente. L'unica differenza è che al Liceo mi sentivo - e probabilmente ero - davvero un pesce fuor d'acqua (la classe era di un livello medio-basso, mentre io ero davvero troppo "brava", nel senso che prendevo voti alti anche se studiavo la metà di quello che studiavano gli altri, e questo non mi metteva in una luce favorevole ai loro occhi). All'Università invece ho notato che tutti avevano già i loro "giri", rimasti dei tempi delle Superiori. Non è che io non parlassi con nessuno, anzi, ero io stessa a prendere la parola e chiacchieravo spesso con diverse persone su vari argomenti (ovviamente nei corsi che frequentavo - alcuni esami li ho dati da non frequentante), ma poi la cosa si fermava lì, nell'ambito universitario. Talvolta andavo al bar o in mensa con altre persone, sono anche stata invitata a pranzo, ma finita l'Università, tutto è finito con essa. Ora ho ancora contatti con qualcuno, ma ci sentiamo saltuariamente o per mail o per telefono, complice anche la distanza. Infatti all'Università si trovano persone che nella maggior parte dei casi vengono da città lontane, e quindi una volta laureati, tornano o a casa o comunque vanno altrove, ed è difficile mantenere dei rapporti a distanza in generale, figuriamoci per chi già fa fatica anche per altri motivi (carattere chiuso, ecc.).
Sulla sensazione di essere imprigionata, ce l'ho da parecchio, e direi ormai che ce l'ho sempre, in ogni circostanza. È curioso che tu me lo chieda, perché mi fa tornare in mente la prima volta che andai volontariamente da uno psicologo. Frequentavo il terzo anno del Liceo, ci andai per un motivo contingente, lui era uno psicologo del Consultorio, era un servizio gratuito, quindi non è che si interessò più di tanto, né cerò di "scavare" più a fondo. Comunque, io gli raccontai un mio sogno, e lui me lo interpretò: in sostanza mi disse che dal sogno si capiva che io mi sentivo "in trappola" (imprigionata appunto) a causa della mia situazione famigliare. Ho riparlato di questo in terapia anche ora. Credo che il fatto di sentirmi in trappola anche ora, in qualsiasi circostanza, dipenda dal fatto che, "all'inizio", mi sono sentita in trappola a casa - e di fatto lo ero, e senza via di fuga. Non so se anche per te può essere una cosa simile. Magari ne parliamo meglio in privato.
Allora a presto
Un saluto virtuale :hi:
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iddream
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