Non ricordo quanti anni avessi, né per quale motivo fossi lì quel pomeriggio. Il cielo era grigio, stava piovendo tantissimo. Io stavo sotto la tettoia del supermercato per ripararmi dalla pioggia.
Una Jip verdastra mi nota passando per la strada ed entra dentro la piazza del negozio. L'uomo al suo interno abbassa il vetro della vettura guardandomi.
<< Ti serve un passaggio? >>
Esitai nel rispondere. Non sapevo cosa dire: non mi era mai successo nella di simile. Pensai quindi a cosa inventarmi per farlo andare via.
<< La ringrazio, ma sto aspettando mia madre >>
Risposi con cortesia accennando un sorriso.
Dopo questa mia risposta i miei ricordi sfumano.
Mi ritrovo poco dopo dentro la Jip. Intorno a me vedo le canne del fiume muoversi rumorosamente a causa del forte vento. Ci sono anche altre piante, ma non so riconoscerle. L'auto è ferma. Ho ancora la cintura di sicurezza. Non so bene dove mi trovo, ma capisco di essere vicino la riva del Paglia.
Quello che avvenne poi.... fu veloce.
Quell'uomo mi si avvicinò sorridendo, con uno sguardo strano, che non avevo mai visto negli occhi di nessuno. Mi slaccia la cintura di sicurezza.
Mette il suo braccio dietro la mia schiena e mi sfiora il collo, fino l'attaccatura dei capelli.
Ha la mano ruvida e quando mi tocca alzo la spalle portando la testa indietro.
Ancora non avevo paura. Ero tesa, solo un po tesa.
Mi scosta i capelli dal lato destro del collo e avvicina il suo rude volto al mio. Io non lo guardo nemmeno in faccia. Mi tira forte i capelli, tanto da farmi chiare la testa verso sinistra.
Quando la sua bocca è vicina al mio orecchio e sento un suo grande sospiro7 rantolio sul callo,... lì inizio ad avere paura, ero terrorizzata.
Mette le mani sul suo petto o sulle suo spalle, non ricordo, e cerco di spingerlo via, ma non ci riesco.
Mi disse qualcosa all'orecchio, ma non ricordo cosa.
Inizia a baciarli dietro al collo e poi scende lungo le clavicole e poi risalire di nuovo. Ho provato a piegare la testa, ma continuava a tenermi i capelli e non potevo.
Ricordo che puzzava terribilmente di terra e di sporco.
Ad un certo punto apre la cerniera del giacchetto bianco e posa la mano sopra al mio petto.
Poi la porta sotto alla maglia. Mi tocca i fianchi, la vita, stringendo forte, fortissimo, quasi da togliermi il fiato.
Quando arriva sotto al ferretto del reggiseno inizio a gridare che non volevo, ma ormai la sua mano era già sul mio seno. Lo stringe forte e io poggio la testa sulla sua spalla per il dolore.
Quando slaccia il bottone dei pantaloni mi sento gelare.
Muovo le gambe da tutte le parti per impedirgli di mettere mani dentro le mutandine, e lo spingo via.
Non sono stata forte come avrei voluto.
Alla fine vince: lo sento toccarmi lì e mettere le dita dentro di me.
Vengo trafitta da un dolore fortissimo.
E' in quel momento che mi arrendo.
Inizio a stare ferma e buona, mentre lui continua ad affondare quelle mani callose dentro di me. Sussulto ogni volta.
Inizio a piangere in silenzio, guardando fuori da finestrino.
La pioggia che si scaglia sui vetro, il vento che scuote le canne, la strada fangosa, il cielo scuro e la luna appena spuntata.
Il rumore del fiume in piena viene coperta dal suo respiro affannoso e da qualche mio strano verso di tanto intanto.
Credevo che ormai il peggio fosse passato, ma mi stavo sbagliando.
Ad un certo punto l'uomo mi lascia e scatta sul suo sedile.
Io non lo guardo nemmeno, guardo fuori. Sento una zip abbassarsi, ma a quel punto non me ne frega più nulla: sono impotente.
Lui mi tira a se, con ancora il braccio intorno alle mie spalle, mi stringe forte.
Ho il volto poggiato sul suo petto e il mio stomaco è costretto in quell'angusto abbraccio.
Guardo in basso e vedo il suo... non voglio nemmeno nominarlo, mi fa schifo solo il fatto di far uscire dalle mie labbra quella parola.
Lui lo tocca un paglio di volte e poi prende la mia mano e la porta lì. Ho inizialmente opposto resistenza, ma alla fine ho ceduto.
<< Brava...>>
Questa parola mi risuona in testa spesso.... << Brava bambina obbediente >>, questo è il significato che gli ho dato, anche se fu anche lui a dirmelo dopo.
Appena la mia mano lo sfiora lo sento grugnire, come se non avesse aspettato altro.
Inizialmente tenne la mano sopra la mia, facendola muovere, ma mai tropo velocemente. Sento i battiti del suo cuore accelerare sempre di più. Io intanto piango silenziosa, ad occhi chiusi per non dover guardare cosa stevo facendo.
E' disgustoso, ma quell'uomo sembra provare emozioni ben differenti.
<< Brava.... brava....>>
Lo sento ripeterlo spesso, come se volesse incoraggiarmi.
Mi da anche qualche bacio sulla fronte.
Poi la sua mano lascia la mia e mi afferra il fianco con forza.
<< Adesso continua da sola, ok?>>
<< Non avere paura, non ti farò nulla, devi solo farmi questo favore e...>>
Non gli lascio finire la frase. Inizio a muovere la mano proprio come voleva lui.
Non so bene cosa sto facendo, ne se lo sto facendo nel modo giusto, ma non me ne imposta niente.... voglio solo che tutto questo finisca.
Mi dice delle dolci parole che rendono questo momento ancora più terrificante.
Mi muovo sempre più velocemente e sempre più forte lui geme e... parla.
A questo punto non lo sto neanche più a sentire, voglio solo vedere la fine di questo brutto e strano incubo e chiudo gli occhi per non vedere cosa sto facendo
La sua mano si sposta dal mio fianco, alla mia schiena, alla mia spalla, al mio collo, ai miei capelli. Mi tiene con una tale forza che credo che mi possa rompere in mille pezzi.
Il suo cuore batte fortissimo, sento solo questo e i suoi rantolii.
Ad un certo punto sento un forte spasmo provenire dal suo corpo. Mi tira i capelli così forte da sollevarmi la testa all'indietro. I nostri occhi si incrociano.
Poi lo sento allentare la presa molto lentamente finché non lascia cadere il suo braccio lungo in mio fianco. Il suo respiro è irregolare.
Chiude gli occhi e si getta all'indietro sul sedile. Non riesce nemmeno a parlare, e nemmeno io.
Ad un certo punto mi rendo conto che la mia mano è …. sporca... appiccicosa...
Abbasso lo sguardo e vedo in penombra quella cosa che la ricopriva.
Vado nel panico e mi getto verso la portiera, la apro e uscendo in fretta mi pulisco la mano sul sedile.
Inizio a correre sul terreno pieno di fango ed erbacce.
E' buio e non capisco bene dove sto andando.
Sento la sua voce alle mie spalle, ma non so cosa mi dice...
Voglio andarmene, devo andarmene.
Corro fino ad un pollaio e poi giro a destra e poi... sono libera.
Lui non mi ha mai seguita.