Sono vittima di violenza?

Ho bisogno di un parere oggettivo su una situazione che va avanti da anni

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Gli stupri e la violenza fisica su donne e minori sono all'ordine del giorno. A chi è, o è stato, vittima di maltrattamenti, diciamo: DENUNCIATE !!! Avete il potere e il diritto di difendervi!! E non sarete soli nel pericolo!

Moderatore: elle8n

Sono vittima di violenza?

Messaggioda FigliadellaForesta » 21/04/2020, 11:00



Undici anni fa, quando avevo 20 anni, mi fidanzai con quello che pensavo essere l'uomo della mia vita.
Io avevo 20, lui 23. Lui il "bello" del paese, io non mi fidavo, ma dopo una corte spietata durante la quale mi fece sentire una principessa, alla fine capitolai.
Era il 2008,Dal mio paesino mi trasferii in città, in un appartamento dei miei, per studiare e andammo subito a convivere.
I primi mesi furono bellissimi.. Facevamo sempre l'amore e mi sentivo amata.
Pian piano il tracollo.
Iniziò da piccole cose: un piatto cotto male veniva lanciato, storie su come mi vestivo, confronti con le altre "tu non hai un bel sedere, la mia ex lo aveva. Non puoi mettere quei leggins". Salvo poi fare apprezzamenti quando eravamo in giro su altre donne, vestite nel modo che lui mi proibiva.
Da lì iniziarono gli insulti, le umiliazioni, le grida.
"Sei stupida, non vali un c***o, non capisci un c***o". Fino ad arrivare al violenza fisica. Non mi ha mai presa a botte ma spintoni e una volta un calcio su un braccio, che mi lascio un livido così grande da costringermi ad andare in giro con le maniche lunghe in piena estate. Ricordo poco di quel periodo. Ricordi confusi. Credo che fossi finita in depressione senza saperlo. Avevo paura a fare qualsiasi cosa: uscire, incontrare altre persone, andare a lezione.
Inizia un percorso con una psicologa, che mi descrisse come "un pulcino smarrito". E probabilmente lo ero davvero.
A casa erano discussioni sul nulla. Dopo il calcio lo minacciai di lasciarlo per sempre e non uso' più le mani su di me ma ogni discussione, per ogni sciocchezza, diventava un pretesto per litigare. E giù a rompere oggetti. Avrà rotto almeno quattro cinque cellulari e altrettanti computer. Ciò che più mi spaventava era il tono, gli occhi. Quegli occhi pieni di rabbia, quel tono concitato, che, nonostante le cose ora vadano "meglio", ancora mi spaventano.
Oltre a tutto ciò, insulti alla mia famiglia, auguri di morte ai miei genitori, ai miei parenti. Ogni pranzo di famiglia era una tortura. Lui zitto e muto, evidentemente infastidito da quelli che lui definiva "montanari". Tanto che, per un bel po' di tempo, non sono più nesnche io andata a trovarli. I miei genitori, che lo hanno accolto come un figlio, mio padre, che, quando era senza lavoro, lo ha assunto nella sua ditta per aiutarlo. Mio padre ha il suo carattere: spesse volte lo chiamava dopo l' orario di lavoro per sapere come era andata in cantiere e questo mandava il mio compagno su tutte le furie. E partivano gli auguri di morte. Mio padre che chiedeva di aggiustare il pc, per favore. E partivano altri insulti. Ma non con lui, sempre con me.
Tutto questo non era sempre la normalità. Vi erano anche momenti di tranquillità, in cui si comportava come una persona normale, ma bastava una giornata storta per accendere la miccia.
Questa situazione va avanti fino al 2016,quando rimango incinta.
Gravidanza con lui presente alle principali eco ma del tutto assente nel resto. Io lavoro fino al settimo mese, mi occupo della casa, della spesa, del cibo. Lui torna da lavoro e si svacca sul divano. A quel tempo faceva un lavoro pesante e quindi mi facevo andare bene la situazione, nonosntjste anche io lavorassi e nonostante fossi incinta.
Alla nascirata della bambina, i primi mesi tutto bene. Sembrava cambiato, era felice.
Questa situazione dura poco e mi ritrovo di nuovo sola. Sola ad alzarmi la notte, sola durante il giorno. Mai un pannolino cambiato, mai una nanna fatta da lui, mai una pappa data da lui. Mi occupo della bambina , della casa. Ma mi va bene, perché lui faceva un lavoro pesante.
Quando mia figlia compie un anno, mi decido a provare a realizzare un mio sogno nel casetto: mi specializzo in percorsi di educazione all'aperto, creo un asilo all'aperto tutto mio, dove posso portare mia figlio, occuparmi della sua educazione (in fondo ho studiato per fare questo) e darle ciò che credo sia la strada migliore per lei.
Lavoro come una matta per mettere in piedi tutto. L' attività prende piede, funziona : lavoro 9 h al giorno, con mio figlio e altri sette bambini. Sono felice, realizzata ma stanca perché il lavoro è impegnativo e faticoso.
Lui, nel mentre, vince un posto in comune. Lavora mezza giornata, ha un sacco di giorni liberi. Si crea nuove amicizie, va a fare scampagnate con i suoi colleghi ma, se gli chiedo di passare del tempo con me e sua figlia, si infastidisce, non ha voglia, trova scuse, resta a casa da solo.
Nei momenti di difficoltà che una professione in proprio comporta, non fa altro che darmi addosso, "forte" della sua posizione lavorativa attuale, dimentico di tutti quegli anni in cui lui era senza lavoro e io l'ho aiutato.
In casa non fa niente, esco di casa alle otto e torno alle cinque passate, con mia figlia. Piatti da lavare, cartacce buttate qua e là. Se provo a dire qualcosa sono una rompicoglioni e mi becco insulti. E così preferisco lasciare perdere.
Sono sola pur essendo in coppia.
Fino a quando, conoscendo e frequentando meglio i genitori che aderiscono al mio progetto di educazione in natura, conosco nuovi modi di vivere la coppia. Compagni presenti, che sono di supporto. Piano piano riacquisto la fiducia in me stessa: il mio lavoro va bene, I miei colleghi mi stimano, le famiglie mi vogliono bene. Stringo collaborazioni, conosco persone che mi fanno riprendere fiducia in me stessa. Il mio lavoro inizia ad essere conosciuto e questo solo grazie ai miei sforzi e al sostegno della mia famiglia.
Lui sembra infastidito, sminuisce quello che faccio, sminuisce le persone che conosco, sminuisce il mio lavoro. Io mi allontano sempre di più, da lui.
La goccia accade quando, dopo essermi accorta che stavamo diventando due perfetti estranei, provo a salvare il rapporto per l'ennesima volta, proponendo lui l'ennesima vacanza, aspettandomi l'ennesimo rifiuto. Invece accetta. Prenoto la vacanza, la pago e due giorni prima, lui mi dice che ha cambiato idea, che viene solo perché si è sentito costretto, che ha detto si solo per farmi stare zitta.
Questa è la goccia. Mi si chiude una saracinesca. Per me è finita.
Glielo dico dopo qualche giorno.
Ci rimane male, dice che mi ama, che non so era reso conto di essere stato così str***o, promette che cercherà di cambiare.
Io mi prendo del tempo per capire. E nel mentre faccio l'errore più grande della mia vita. Finisco a letto con il mio più caro amico. Quella persona che mi è sempre stata accanto, che mi ha sempre capita, ascolta, dato supporto
In un attimo di debolezza, mi attacco a lui. Ho sbagliato perché il tradimento è sempre inaccetabile, mi ha messa al suo livello e ora mi sento una merda.
Non sono qui per scaricarmi la coscienza, non so neanche perché sto scrivendo tutto questo. So solo che, nonostante tutto quello che mi ha fatto, mi sento una merda per quello che è successo.
Perché so che lui ha avuto un'infanzia non facile e quindi i suoi comportamenti sono dettati da quello che ha passato.
Ad oggi, siamo tornati insieme. La situazione per ora è tranquilla ma siamo divisi a causa della pandemia. Lui non si muove per venirci a trovare, non gliene frega nulla di vedere sua figlia (o almeno così pare). Quando ho un po' insisitio per convincerlo a venirci a trovare, mi ha insultata per telefono perché "si sentiva obbligato".

Non so cosa fare, non so cosa pensare.
Credo che starei meglio senza di lui ma non voglio fargli vivere l'abbandono che ha vissuto quando era piccolo,cin una madre che lo ha sempre fatto sentire un più. Mi sento in colpa per quello che è successo da un lato ma dall'altro mi dico che, in fondo, dopo 11 anni di "soprusi", mi sono attaccata al mio amico come ci si attacca ad un trattore per farsi tirare fuori dal fango. Però non ho giustificazioni. Sono una brutta persona e dopo quello che ho fatto, mi viene da pensare, forse mi merito di continuare ad essere trattata male.
Per favore, vorrei un consiglio, un'opinione, un pensiero, qualcosa che mi aiuti a fare chiarezza.
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Messaggioda Anery » 21/04/2020, 11:56



Benvenuta FigliadellaForesta.

Mi dispiace per tutto quello che stai passando e lo capisco bene ma stare con una persona che non ti fa stare tranquilla non è la cosa migliore soprattutto per tua figlia. Molti hanno un passato difficile ma questo non può essere una scusa per annientare la vita del partner, mi permetto di dirti che l'istinto da crocerossina non serve se dopo tutto questo tempo le cose non sono migliorate. Se hai una buona famiglia alle spalle e con fatica ti sei creata il tuo lavoro non lasciare che uno senza voglia i fare ti porti giù con lui. Non buttare opportunità migliori per una persona che ha bisogno solo di una Colf che faccia anche da valvola di sfogo.
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Saluti.

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Messaggioda FigliadellaForesta » 21/04/2020, 12:23



Grazie mille Avery, sia per la risposta che per il benvenuto!
Quello che vorrei capire io è se quella che utilizza lui rientra nella violenza psicologica, se c'è speranza di miglioramento. Anni fa, come raccontavo, era violento anche fisicamente, con calci, spinte ed oggetti rotti. Ad oggi non lo è più. Alla violenza fisica si sono sostituite umiliazioni continue e svalutazioni, sul mio lavoro, sulla mia famiglia, su di me come madre.
Lui ora è vigile e mi dice che, se ci dovessimo separare, potrebbe portarmi via mia figlia perché io ho un lavoro precario e lui uno statale.
Non so se questo sia possibile, non so se posso sperare che, come non è più stato violento fisicamente, magari, con pazienza, smetterà di esserlo anche psicologicamente. Mi sento terribilmente in colpa per quello che è successo con il mio amico.
Ho parlato con una psicologa, mi ha detto che non sono lucida in questa situazione, di rivolgermi ad un centro antiviolenza o perlomeno di farmi seguire da una psicoterapeuta che mi aiuti a realizzare la situazione.
A me pare eccessivo, il mio compagno alterna momenti di calma a momenti di violenza ma non è sempre violento. Ma forse mi dico così perché non voglio accettare di essere stata per 11 anni vittima di soprusi.
Cosa ne pensate?
Grazie di cuore
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Messaggioda Anery » 21/04/2020, 12:52



Che si tratti di percosse o offese verbali è sempre violenza.

Non penso ti possa togliere l'affidamento, nella stragrande maggioranza dei casi l'affidamento va alla madre a meno che questa non sia in situazioni molto particolari e pericolosi per per i figli.
Il fatto che ti è stato consigliato di rivolgerti in un centro antiviolenza, penso sia la cosa giusta perché la stai subendo.

Mentre speri che lui possa cambiare e magari lo farà tra molti anni ricorda che tua figlia vivrà e probabilmente ricorderà le violenze.
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Saluti.

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Messaggioda drop » 21/04/2020, 16:22



Ciao.
Assolutamente sì, hai subito violenza da tuo marito. Sia fisica che psicologica. Fisica per il calcio che ti ha costretta a coprirti il livido in estate e anche gli spintoni. Mentale per il continuo sminuirti, insultarti e farti stare tanto male. A mio parere avresti dovuto separarti da lui dall'inizio ma è un mio parere. Mi fa piacere leggere dei tuoi successi in campo lavorativo, sei una donna molto forte. La tuo psicologa ha ragione: non sei affatto lucida in questa situazione, ti sei fatta trattare malissimo per anni senza rendertene conto, non è normale. L'unico modo per farlo è farti aiutare e parlare con persone che vedono la situazione dall'esterno, senza essere coinvolti emotivamente, perché il tuo coinvolgimento ti annebbia la vista. Spero tu lo faccia al più presto possibile! Ti aiuterebbe davvero. Puoi convenire nell'oggettività del fatto che tuo marito è una persona negativa e violenta in passato e che a tua figlia questo ambiente non fa bene. Sei fortunata a dover passare la quarantena lontana da lui. Che lui abbia passato un'infanzia difficile può essere sicuramente una ragione che l'ha portato ad essere così ma tu ora devi pensare al bene tuo e di tua figlia visto che lui non se ne è mai occupato ed ha sempre pensato a sé. Questo tempo lontano da lui sicuramente ti servirà a riflettere senza averlo addosso. Ma lui dove sta passando la quarantena?

Per quanto riguarda il tradimento: è stata una cosa occasionale o tra te e il tuo amico c'è qualcosa?
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Messaggioda Semir88 » 21/04/2020, 16:36



Separazione con addebito, il giudice ti darà ragione e avrai anche l'affidamento. Mica devi continuare a fare la serva di questo bimbo viziato.
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Messaggioda Hirschkuh » 21/04/2020, 19:02



Scappa.
Scusa la schiettezza, ma è una relazione malata, il tuo compagno ha bisogno di qualche tipo di supporto psicologico, ma non devi essere tu a darglielo. Metti da parte l’istinto da crocerossina ed esci da questa relazione prima che le cose peggiorino ulteriormente. Non far vivere a te e tua figlia anni di litigi, violenze psicologiche, umiliazioni, indifferenza da parte di questa persona.
Per quanto riguarda il tradimento capisco ciò che provi. Ma cosa pensi potrebbe generare parlargliene? Mettiamola così, tenerti la cosa per te e quindi sentire questo peso enorme è un po’ la “punizione” che ti tocca patire in questo momento. Sopportare questo fardello è necessario per non far sgretolare quest’equilibrio precario. Dal mio punto di vista è la scelta più responsabile.
Spero riuscirai a risolvere la tua situazione, davvero. Ho vissuto indirettamente questa situazione con la ex moglie di mio fratello, una narcisista patologica (tra le altre cose), si comportava come fa il tuo compagno: sminuire e umiliare costantemente l’altro. Separazione. Un figlio di mezzo, dopo anni finalmente è stato affidato a mio fratello ed è seguito da una psicoterapeuta (ora ha 7 anni) perché la madre gli ha lasciato delle gravi turbe. Insomma te l’ho fatta breve, spero tu comprenda cosa voglio dirti, è che mi lascio un po’ trasportare quando leggo di certe storie.
Per qualunque cosa, siamo qui. A presto

PS. Prima di fare qualunque mossa suggerisco un consulto con un avvocato. Nei centri antiviolenza so che ci sono anche avvocati a disposizione, o comunque parlare con qualche altra donna potrebbe fornirti qualche info in più. In Italia di base l’affidamento è condiviso, ma nella prassi il figlio viene affidato quasi sempre alla madre.
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Tra l’alta erba non vide orrido serpe che del candido piè morte le impresse
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Messaggioda TheDarkKnight » 21/04/2020, 19:15



Anche io non me la sono passata benissimo eppure spesso antepongo il benessere altrui al mio conscio che un giorno sarò finalmente liberato da questa vita. Bello sapere che c'è chi insulta e agisce con violenza verso qualcuno e in cambio riceve amore.
Certo che siete una specie veramente stramba :huh:
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“Con suo disappunto, non poter scegliere il proprio percorso è la triste condizione dell’uomo. Gli è solo dato di scegliere come atteggiarsi quando il destino chiamerà sperando che non gli manchi il coraggio di rispondere”.

"...tu per loro sei solo un mostro come me..."

"Sono cambiato, mi sono abituato, sono un sopravvissuto."

"Se Dio non può sconfiggere il male allora non è onnipotente,
Se può sconfiggerlo e non vuole farlo allora Dio è malvagio,
Se invece non vuole e non può farlo allora perché chiamarlo Dio???"


"Ho provato a essere come loro. A vivere come loro. Ma finisce sempre nello stesso modo.Mi hanno portato via tutto."

"Combattere per sopravvivere, come se foste già morti; lottare per la vittoria, come se foste già sconfitti"

Se la vita è un dono perché ne pago io il prezzo?

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