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ogni volta che tento di avvicinarmi agli altri (e parlo del mondo reale) vengo sì tollerata, magari ci scappa pure un'uscita una volta o due, ma non vengo mai direttamente invitata. Cerco di legare, ma niente. Più vado avanti e più vedo che il mio operato è infruttuoso, al che mi domando chi me lo stia facendo fare. Allora mi ritiro nel mio (troppo) caldo eremo.
Ora, gli eremi sono ottimi posti per riflettere, ma non aiutano certo a capire un minimo la gente.
E più me ne sto ritirata, più mi alieno e mi disabituo alla comunicazione: da qui il timore di approcciare in maniera inappropriata, stramba o chissà cos'altro.
Quindi niente, è un circolo vizioso. E viziato, ché lo considero troppo.[/quote]
Eccomi...anche io ho vissuto situazioni simili. Adesso ci penso meno, ma anni fa lo facevo un problema enorme. Pensavo tipo di avere addosso qualcosa che portava gli altri a considerarmi poco, etc...Poi ho capito che può dipendere anche da come uno si approccia agli altri. In passato con certe persone (per esempio in classe mia) ero molto chiusa, non parlavo mai e loro potevano interpretare i miei silenzi come un comportamento menefreghista, della serie "Lei non mi rivolge mai la parola, quindi presumo che non ne abbia voglia e la lascio in pace". E da qui l'allontanamento.
Ma io non penso che tu abbia un repellente

Comunque sia vale sempre la pena di provare a scambiare chiacchiere con qualcuno. Anche se le volte precedenti non è andata bene, magari ci sono altre persone che potresti conoscere, magari mentre parli con loro ti accorgerai di avere gli stessi punti di vista.