Sono una stupida.

Sì sono una cojona. Una grandissima cojona. Sono un'irresponsabile e un'immatura. Non sono in grado di gestirmi da sola per quanto possa sembrare il contrario. Tutti fanno errori? A me non è concesso nella mia posizione. Eppure li faccio. Per questo sono cojona. Perché alla fine scelgo di farli, so perfettamente a quali conseguenze conducano, anche se a volte mi illudo che siano meno di gravi di quel che credo. Ma sbaglio, perché mi aspetta il solito schifo, la solita delusione. Questo mondo, il modo di vivere comune, la superficialità, la monotonia, mi spengono. Le mie stesse radici mi abbattono, e il contorno mi spegne. Sapete cosa? Nella mia vita ho sofferto talmente tanto, ho desiderato talmente tanto quel minimo di felicità che cerco di dare il massimo per tutti coloro a cui tengo. Cerco di essere un punto di riferimento, la gioia nel dolore, la risata nel pianto, l'abbraccio nel buio, la luce che ti guida per aiutarti ad uscire dal tunnel. Eppure non basta. Non basta mai. Non basto io. Perché in fondo sono pessima: la mia priorità sono le persone a cui tengo, non sono mai stata io. Complimenti a chi riesce a mettere se stesso al primo posto, perché per me è una cosa davvero troppo ardua. Credo di essere forte, di essere dura, o sicuramente lo faccio credere a tutti, e ci riesco bene. La verità? Sono peggio di un bicchiere di cristallo, una parola può spezzarmi in due secondi e un cazzotto farmi perdere i sensi, scoop del secolo: sono umana anch'io!!!!!!!
Respiro, cammino, combatto più che altro, mi difendo, riposo, rifletto. Ma tutto parte da lì: dal primo battito, dal primo impulso, dal cuore. Il cuore che proteggo, il cuore distrutto e continuamente fasciato senza mai cicatrizzare le ferite e sanare completamente. Il cuore enorme, che non riesco a nascondere purtroppo perché la gente lo vede benissimo, e sa come giocarci. Ora, sono diffidente col mondo apposta per questo. Ma sono un essere sociale, diceva Platone, nessuno può vivere senza provare sentimenti di stima o amore nei rapporti con gli altri esseri. O ancor meglio, nessuno può vivere come un vegetale (questo lo dice un filosofo contemporaneo ed incompreso lol) è matematicamente impossibile che riesca ad essere di ghiaccio, specie perché ho un carattere molto passionale e tendo a vivere tutto in maniera intensa. Sono selettiva, quello sì, per forza. Esempio pratico: conosco una marea di gente ma di amici veri ne avrò massimo due. Gli altri sono tutte icone con cui passare il tempo. Eppure, non riesco a "proteggermi" dagli attacchi esterni. Basta un minimo di calo, un accenno, e mi crolla tutto addosso. E proprio in quell'attimo sbam, colpita e affondata. Mi distruggono. Chi? Le persone a cui cedo la mia purissima e rarissima fiducia. È questo il motivo per cui scrivo a quest'ora. Sono stanca di dovermi proteggere di continuo, di dare tutta me stessa per tutti, perché il mio primo desiderio è che nessuno soffra, senza un appoggio come me, e se non posso impedirlo, almeno vorrei alleviare il carico di ogni peso prendendomene un po' io, pur aggiungendolo al mio. Tutto questo per cosa? Nulla, totale indifferenza, se non addirittura l'accusa di essermi preoccupata troppo. Ma davvero? Vogliamo vedere se sparisco cosa succede? Come al solito si torna indietro, da me, perché chi farebbe a meno di una persona disponibile per tutto e tutti in ogni momento? Una persona che annulla se stessa pur di essere fonte di felicità per gli altri? Tutto questo fa schifo. Perché sono io quella che si preoccupa, sono io quella che si ricorda i dettagli importanti e non dimentica, sono io che do troppa importanza a chi non merita. E sbaglio. Ed è per questo che mi condanno. Perché sbaglio. Non sbaglio nel dare importanza, perché si deve dare importanza a quello per cui si ritiene opportuno, ma sbaglio i soggetti, sbaglio a dare fiducia, e ci perdo energie. Ogni volta è come se se ne andasse un piccolo pezzo di me, del mio cuore: altra toppa. E continuando così a cosa arriverò? Più sbaglio, più alzo le mura di difesa. Mi chiudo, mi spengo.
E alla fine per quale motivo? Semplicemente nel tentativo di allontanare il negativo da una persona a cui tengo? Bene, bella merda vedere invece come continuino i rapporti stupidi, futili e insensati. Quelli che non percepiscono proprio gioia Tristezza o paura di esser distrutti, perché sono banali.
E nulla, ci sto male. Mi aumenta l'ansia tutto ciò.
Forse dovrei isolarmi come un'eremita in cima alla montagna nel fondo della grotta, lontano da tutto ciò che è rumoroso, frenetico, e mi disturba, mi attacca, mi spaventa.
Nessuno si accorge di nulla, è per questo che va sempre tutto "bene", nessuno si preoccupa delle conseguenze di ogni atto. E non ho intenzione di fare stupide lezioncine e mettermi a spiattellare il disagio, che in fondo fingono anche di non conoscere perché è più facile. Quindi taccio, perché otterrei soltanto l'effetto opposto: scoprendo le mie debolezze mi atterrerebbero subito.
Bene così: bene spegnere la fiamma anziché alimentarla per paura che la luce acciechi troppo anziché pensare al fatto che possa riscaldare la stanza.
Che schifo.
Poi mi dicono come faccio a scivolare indietro mentre mi prefiggo la risalita. -cit
Respiro, cammino, combatto più che altro, mi difendo, riposo, rifletto. Ma tutto parte da lì: dal primo battito, dal primo impulso, dal cuore. Il cuore che proteggo, il cuore distrutto e continuamente fasciato senza mai cicatrizzare le ferite e sanare completamente. Il cuore enorme, che non riesco a nascondere purtroppo perché la gente lo vede benissimo, e sa come giocarci. Ora, sono diffidente col mondo apposta per questo. Ma sono un essere sociale, diceva Platone, nessuno può vivere senza provare sentimenti di stima o amore nei rapporti con gli altri esseri. O ancor meglio, nessuno può vivere come un vegetale (questo lo dice un filosofo contemporaneo ed incompreso lol) è matematicamente impossibile che riesca ad essere di ghiaccio, specie perché ho un carattere molto passionale e tendo a vivere tutto in maniera intensa. Sono selettiva, quello sì, per forza. Esempio pratico: conosco una marea di gente ma di amici veri ne avrò massimo due. Gli altri sono tutte icone con cui passare il tempo. Eppure, non riesco a "proteggermi" dagli attacchi esterni. Basta un minimo di calo, un accenno, e mi crolla tutto addosso. E proprio in quell'attimo sbam, colpita e affondata. Mi distruggono. Chi? Le persone a cui cedo la mia purissima e rarissima fiducia. È questo il motivo per cui scrivo a quest'ora. Sono stanca di dovermi proteggere di continuo, di dare tutta me stessa per tutti, perché il mio primo desiderio è che nessuno soffra, senza un appoggio come me, e se non posso impedirlo, almeno vorrei alleviare il carico di ogni peso prendendomene un po' io, pur aggiungendolo al mio. Tutto questo per cosa? Nulla, totale indifferenza, se non addirittura l'accusa di essermi preoccupata troppo. Ma davvero? Vogliamo vedere se sparisco cosa succede? Come al solito si torna indietro, da me, perché chi farebbe a meno di una persona disponibile per tutto e tutti in ogni momento? Una persona che annulla se stessa pur di essere fonte di felicità per gli altri? Tutto questo fa schifo. Perché sono io quella che si preoccupa, sono io quella che si ricorda i dettagli importanti e non dimentica, sono io che do troppa importanza a chi non merita. E sbaglio. Ed è per questo che mi condanno. Perché sbaglio. Non sbaglio nel dare importanza, perché si deve dare importanza a quello per cui si ritiene opportuno, ma sbaglio i soggetti, sbaglio a dare fiducia, e ci perdo energie. Ogni volta è come se se ne andasse un piccolo pezzo di me, del mio cuore: altra toppa. E continuando così a cosa arriverò? Più sbaglio, più alzo le mura di difesa. Mi chiudo, mi spengo.
E alla fine per quale motivo? Semplicemente nel tentativo di allontanare il negativo da una persona a cui tengo? Bene, bella merda vedere invece come continuino i rapporti stupidi, futili e insensati. Quelli che non percepiscono proprio gioia Tristezza o paura di esser distrutti, perché sono banali.
E nulla, ci sto male. Mi aumenta l'ansia tutto ciò.
Forse dovrei isolarmi come un'eremita in cima alla montagna nel fondo della grotta, lontano da tutto ciò che è rumoroso, frenetico, e mi disturba, mi attacca, mi spaventa.
Nessuno si accorge di nulla, è per questo che va sempre tutto "bene", nessuno si preoccupa delle conseguenze di ogni atto. E non ho intenzione di fare stupide lezioncine e mettermi a spiattellare il disagio, che in fondo fingono anche di non conoscere perché è più facile. Quindi taccio, perché otterrei soltanto l'effetto opposto: scoprendo le mie debolezze mi atterrerebbero subito.
Bene così: bene spegnere la fiamma anziché alimentarla per paura che la luce acciechi troppo anziché pensare al fatto che possa riscaldare la stanza.
Che schifo.
Poi mi dicono come faccio a scivolare indietro mentre mi prefiggo la risalita. -cit