Dalla paura all'ansia (irrazionale?)

Ciao a tutti e a tutte. Ci sono alcuni pensieri che mi ronzano in testa. In sintesi, durante l’ultima seduta di terapia, la terapeuta e io abbiamo parlato di emozioni, sentimenti e di come questi possono "evolvere" in ansia. Per esempio, dalla paura, legittima e utile in certe situazioni (es. mi trovo davanti uno con un coltello che mi minaccia), si passa all'ansia o a una fobia (es. ho paura di usare un coltello anche solo per sbucciare una mela). L'idea della terapeuta è che, razionalizzando, cioè rendendosi conto che quella paura diventata ansia è irrazionale e irragionevole, l'ansia stessa sparisce o comunque si attenua molto. I problemi sono due.
Anzitutto, l’esempio che mi ha fatto lei, simile a quello del coltello che ho scritto qui, è troppo semplice, mentre le situazioni reali sono molto più complesse. Per esempio, posso aver paura di frequentare un certo luogo (un parco, un parcheggio, ecc.) perché so che lì sono accaduti diversi casi di aggressioni (scippi, aggressioni sessuali, …) anche se non sono accadute a me. Ma potrei trovarmi nella necessità di dover passare di lì, magari per recarmi al lavoro o per altri motivi. A quel punto, la mia ansia sarebbe razionale o irrazionale? Se iniziassi a evitare quella zona, per esempio facendo un giro molto più lungo, o rinunciando agli impegni che mi portavano lì, allora diventerebbe "evitamento" indotto dall'ansia. D'altro canto, se passassi di lì comunque, e mi succedesse qualcosa, ne sarei comunque in parte responsabile (almeno, secondo la terapeuta, visto che per lei la responsabilità non è mai di una sola parte, e inoltre qualcuno potrebbe dire: "sapevi che era una brutta zona, avresti dovuto evitare di andarci"). Dunque, che fare per non lasciare che le paure limitino la propria libertà, ma al tempo stesso per non incorrere in situazioni spiacevoli (e, ancor peggio a parer mio, per non essere accusati di "essersela andata a cercare")?
In secondo luogo, ho già constatato che la razionalizzazione non funziona: posso raccontarmi che quella che sento è solo ansia immotivata e irragionevole, in certi casi (quelli più semplici) posso anche esserne davvero convinta, ma la sensazione resta (di psicofarmaci ne ho già provati, anche senza convinzione, e i risultati non sono esattamente quelli che mi erano stati prospettati). L'ho detto alla terapeuta, ma lei ha ribadito che l'ansia come minimo si attenua molto (ma allora, se con me non funziona, cosa devo pensare? di essere del tutto "difettosa"?).
E niente, stasera non riesco a trovare una via d'uscita da questi pensieri.
Anzitutto, l’esempio che mi ha fatto lei, simile a quello del coltello che ho scritto qui, è troppo semplice, mentre le situazioni reali sono molto più complesse. Per esempio, posso aver paura di frequentare un certo luogo (un parco, un parcheggio, ecc.) perché so che lì sono accaduti diversi casi di aggressioni (scippi, aggressioni sessuali, …) anche se non sono accadute a me. Ma potrei trovarmi nella necessità di dover passare di lì, magari per recarmi al lavoro o per altri motivi. A quel punto, la mia ansia sarebbe razionale o irrazionale? Se iniziassi a evitare quella zona, per esempio facendo un giro molto più lungo, o rinunciando agli impegni che mi portavano lì, allora diventerebbe "evitamento" indotto dall'ansia. D'altro canto, se passassi di lì comunque, e mi succedesse qualcosa, ne sarei comunque in parte responsabile (almeno, secondo la terapeuta, visto che per lei la responsabilità non è mai di una sola parte, e inoltre qualcuno potrebbe dire: "sapevi che era una brutta zona, avresti dovuto evitare di andarci"). Dunque, che fare per non lasciare che le paure limitino la propria libertà, ma al tempo stesso per non incorrere in situazioni spiacevoli (e, ancor peggio a parer mio, per non essere accusati di "essersela andata a cercare")?
In secondo luogo, ho già constatato che la razionalizzazione non funziona: posso raccontarmi che quella che sento è solo ansia immotivata e irragionevole, in certi casi (quelli più semplici) posso anche esserne davvero convinta, ma la sensazione resta (di psicofarmaci ne ho già provati, anche senza convinzione, e i risultati non sono esattamente quelli che mi erano stati prospettati). L'ho detto alla terapeuta, ma lei ha ribadito che l'ansia come minimo si attenua molto (ma allora, se con me non funziona, cosa devo pensare? di essere del tutto "difettosa"?).
E niente, stasera non riesco a trovare una via d'uscita da questi pensieri.