Soffrire di Ansia e Ipocondria

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Di qualunque tipo di ansia o paura si tratti, può essere superato!
L'insonnia è la conseguenza dell'ansia, delle tante peeoccupazioni che affollano la nostra mente, parliamone e buttiamole fuori dal nostro letto!

Soffrire di Ansia e Ipocondria

Messaggioda Royalsapphire » 16/09/2014, 12:00



In base alla mia formazione professionale e alle esperienze lavorative posso fornire alcune informazioni in merito.
Ansia e ipocondria vengono scatenate dalla mente generalmente in seguito a vissuti infantili-adolescenziali travagliati e/o trascurati.

Le figure di riferimento del bambino/adolescente sono quelle più vicine a lui, quelle con cui vive quotidianamente, più comunemente: mamma e papà!
Concorderete tutti che alla nascita, un bimbo è come un contenitore completamente vuoto. Le emozioni che prova e i bisogni che avverte non riesce nemmeno a identificarli. Se piange, lo fa perché sente che qualcosa non va. Non sa che in quel momento ha sete. Non conosce l'acqua. Se gli viene data l'acqua, la assume e quella sensazione di fastidio finisce, di conseguenza si placa anche il suo pianto. Cosa ha appena fatto quel neonato? Ha appena collezionato una piccola perla di esperienza che avrà bisogno di ripetere un certo numero di volte prima di poter fissare nella mente quel riconoscimento di quel bisogno e di quella sostanza che gli serve in quel momento. E siamo ancora allo stadio in cui non ha attaccato ogni cosa ad un linguaggio verbale. Se ha sete non sa che la parola "sete" sta per bisogno di bere. E non sa che la parola "acqua" è la sostanza che gli serve. Prima ancora di arrivare a questo stadio però, il suo cervello comincia a registrare emozioni, a collezionare piccole perle di esperienza. Emozioni ed esperienze vengono quindi registrate nel suo cervello, più precisamente nell'amigdala, ma senza avere la benché minima idea del loro significato verbale. Ecco che i traumi registrati in questo ristretto periodo, che inizia alla nascita e termina al momento in cui si inizia ad associa il linguaggio verbale alle cose, rimangono un mistero per il soggetto adulto che vede fuoriuscire da se stesso dei comportamenti e delle reazioni non dettate dalla sua volontà e che se sono apparentemente immotivate. Finché il bambino non apprende il significato della paura, la sua resta un'emozione incognita. Provate a ricordarvi quando avete appreso il significato della parola paura. Ad esempio potrebbe essersi verificato quando da piccoli guardavate Tom & Gerry e avete chiesto a mamma "perché il gatto e il topolino corrono?", e lei vi avrà risposto "il topo corre perché ha paura del gatto che lo sta inseguendo". La paura è un sentimento che si prova sin da neonati, solo che non se ne conosce l'etimologia.

Se ci fate caso, i nostri ricordi possono essere rievocati volontariamente solo se legati a parola e significato. Quei ricordi che sfuggono a ciò finiscono relegati nel subconscio, luogo in cui si trovano tutte quelle emozioni registrate senza un "perché" apparente. Se ci fate caso l'unico modo in cui la mente riesce a "rimuovere" ricordi scomodi è ostinandosi che non sono importanti. Ciò che non è importante non ha motivo di essere ricordato. Purtroppo per noi non viene mai dimenticato sul serio. L'amigdala e l'ippocampo ricordano tutto.
L'ippocampo memorizza luoghi, odori, scene, situazioni, memorizza tutto tranne i sentimenti provati. L'amigdala invece ricorda il sentimento provato nella situazione. E allora per esempio se da piccoli, magari a 2 anni, avete assistito a un episodio terribile oppure se da grandi avete subìto uno stupro e poi avete "rimosso tutto", ma spesso vi capita di non riuscire a tollerare urla di ogni genere, oppure la gentilezza di una carezza, e vi chiedete "come mai???", ebbene può essere così spiegato: il bambino piccolo che ha per esempio assistito alle liti violente dei genitori e che ancora non sa parlare, in quei momenti ha un'amigdala che registra la sua emozione di paura e un ippocampo che registra il contesto circostante in cui le urla sono il fenomeno più dominante. Ora, in base al temperamento innato del bambino, è possibile che, divenuto un ragazzo maturo, e avendo sviluppato la piena conoscenza della realtà, si vede attivare un comportamento anomalo che lo porta a fuggire via ogni volta che sente urlare qualcuno, o magari un bambino. Sente che è un comportamento anomalo perché razionalmente sa che non ha nulla da temere, eppure non riesce a reggere quelle urla. Poi magari ignora persino che quando era molto piccolo le urla dei suoi genitori erano all'ordine del giorno, e così non sa neanche immaginare che il motivo potrebbe essere legato a quegli eposodi.
Andando invece ad una ragazza che per esempio subisce uno stupro a 8 anni e che arrivata ai 16 neanche se lo ricorda. Anche lei sente di avere un comportamento anomalo. Non sopporta le carezze. Sente lo schifo impossessarsi di lei quando la accarezza un'amica o il fidanzato quando vogliono consolarla in seguito a un suo attacco di pianto o quando sono in intimità. Comincia a nutrire sospetti. Magari cerca di recuperare qualche ricordo. La domanda è, perché ha rimosso? La risposta potrebbe essere che la bimba di 8 anni ha detto alla sua mente che quello che le è successo non era importante, e glielo ha detto distraendo la sua mente con attività di gradimento come TV, dolciumi etc. Questo lo avrebbe potuto fare sia che lo stupro fosse stato già inteso dalla bambina come un gesto negativo nei suoi confronti, che a maggior ragione se non avesse capito che quelle carezze spinte e le altre cose fossero atti che non si fanno. In ogni caso, il ricordo di quell'abuso è rimasto dentro vivo dentro di lei, per quanto razionalmente dimenticato.
Nel primo caso, in cui la bambina non gradiva quelle carezze così delicate e così intime, ippocampo e amigdala hanno associato alle carezze amorevoli sentimenti di schifo e ricordi di terrore, perché effettivamente provati dalla bambina. E per quanto da ragazza il ricordo di quello stupro fosse riaffiorato e la consapevolezza si fosse finalmente fatta strada, non è detto che il trauma legato alle carezze amorevoli venga automaticamente superato dalla consapevolezza che le carezze del fidanzato non sono le stesse carezze del suo carnefice.
Nel secondo caso, in cui la bambina ha avuto violata la sua intimità inconsapevolmente della negatività di quella circostanza o addirittura provando piacere in merito (il corpo prova sempre piacere se stimolato senza dolore fisico), è possibile che un altro meccanismo ancora più perverso si sia instaurato. Questo è dato dal conflitto tra il piacevole ricordo (passato nel dimenticatoio con l'ammontare degli anni della bambina) e la consapevolezza a posteriori di quanto brutale e orrendo sia uno stupro. E allora si verifica il fatto che le carezze delicate e amorevoli danno fastidio senza che se ne conosca il motivo. Si ha perso il ricordo razionale dell'abuso durante l'infanzia ma l'ippocampo ricorda che si sono ricevute quelle carezze intime, cosa che ora sa che costituiscono un abuso, una violazione dell'intimità.

Ho divagato abbastanza. Il concetto di base è: perché ci sono individui che crescono sicuri e appagati dalla vita e altri che invece crescono insicuri e timorosi di ogni cosa, pur sapendo razionalmente che il loro atteggiamento non è giustificabile? La risposta è: perché nel passato, tra l'infanzia e l'adolescenza che sono i periodi principali di formazione della personalità, si sono verificati e reiterati eventi deleteri per il carattere, di cui le figure di riferimento per il soggetto sono le principali responsabili.

Ebbene sì, non si nasce con l'ansia infusa. E per quanto riguarda l'ipocondria, idem. Come fa un soggetto ad essere ipocondriaco se prima non apprende la possibilità che una malattia lo colpisca? Questa consapevolezza della malattia da dove gli deriva? Quando si nasce si è un contenitore vuoto. Non si conosce la realtà, non si conoscono le malattie, non si conosce il male. E' la vita e le esperienze che si collezionano a infonderci la soggettiva dimensione che abbiamo del reale. Tutto ciò che TEMIAMO, di cui abbiamo PAURA, TERRORE, ci viene dall'esperienza e dagli "insegnamenti" ricevuti o mancati da parte delle persone responsabili della nostra tutela durante l'accrescimento.

Due genitori che pensano solo a se stessi e ai loro problemi trascurando le difficoltà del figlio piccolo non gli insegneranno mai che le difficoltà vanno affrontate. Due genitori che crescono il figlio in una campana di vetro gli insegneranno che quando cadrà di nuovo dovrà restare lì fermo ad aspettare che la mano gli arrivi dal cielo. Due genitori che litigano di continuo per ogni stupidaggine gli insegneranno che si deve alzare la voce per ottenere ciò che si vuole. Due genitori che pagano tutto e tutti per raggiungere gli scopi gli insegneranno che dai soldi si trae vita facile. Due genitori che rimproverano il figlio e che si arrabbiano/preoccupano eccessivamente per ogni sua piccola marachella o errore gli insegneranno ad avere terrore di sbagliare! Stessa cosa se i genitori stessi si preoccupano eccessivamente per le faccende personali, perché è quello l'esempio che danno al proprio figlio.

Quindi l''ansia può arrivare dall'esempio ansioso delle figure di riferimento, dal comportamento di queste nei confronti del soggetto, dalla trascuratezza di queste delle difficoltà del soggetto.

Forti non si nasce, si diventa. E se da piccoli, con i propri contenitori vuoti, li vediamo riempirsi di atteggiamenti poco costruittivi, è a questo che da grandi ci toccherà rimediare, e sarà difficile. Difficile perché quando si è piccoli si è talmente poveri di esperienze che la speranza viene agevolata! Quando invece si passano anni di esperienze negative e poco costruttive ciò è di grande ostacolo alla speranza perché ogni esperienza negativa è una voce che si oppone ad essa. Ma oggettivamente abbiamo le stesse capacità (se non più grandi) e le stesse occasioni per ricominciare da capo e imparare ad affrontare la vita nel giusto modo in cui va vissuta.
Bisognerebbe avere il coraggio di fare il primo passo. Passo per il quale si sfata la paura di ricominciare da zero.

Ecco perché a mio avviso è importante trovare delle figure di riferimento al momento del bisogno. Dico "trovare" perché siamo tutti naturalmente propensi a rimanere ancorati alle figure genitoriali, per quanto pessime possano essere. Invece bisognerebbe sviluppare la consapevolezza che possiamo trovare dei punti di riferimento e di esempio ovunque noi siamo. Dalla frase di un personaggio del film in TV alle storie raccontate da un pinco pallino al supermercato. Basta considerare che ognuni persona che avete davanti ha una vita di esperienza alle spalle, ha il suo bottino di piccole perle. Perle che non avete. Perle che può condividere con voi al momento di bere un caffè, o di sentirlo parlare con un suo amico nel pullman... Trovare dei punti di riferimento è essenziale per la crescita indiviudale. Soprattutto per placare la paura insita in ognuno di noi, perché non è detto che ciò che fa paura a noi faccia paura anche ad altri. Per questo motivo non smettete mai di voler apprendere! Perché è quando ti chiudi in te stesso e non vuoi sentire ragioni, che dovresti cominciare a tremare di terrore. Quel terrore di rimanere sempre bloccato esattamente nelle fobie in cui ti trovi ora.

Quindi, domandate! Domandate sempre! Chiedete pareri e consigli! Stimolate il dialogo perché in ogni parola può trovarsi informazione che vi può aiutare. Cercate di accrescere il vostro bottimo! Andate a caccia di piccole perle!
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Soffrire di Ansia e Ipocondria

Messaggioda daysleeper » 16/01/2015, 12:28



Nel mia ipocondria c'è sicuramente una traccia di familiarità, ma provare a venirne fuori per me ha significato prima di tutto capire che io sono io,i miei familiari sono altro,quindi la mia storia può essere diversa.
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Soffrire di Ansia e Ipocondria

Messaggioda Royalsapphire » 16/01/2015, 17:46



Certo, occorre capire chi si è per poter risolvere i problemi.
Ma quando.lo.si capisce occorre chiedersi "perché sono diventato così?"
Il contesto familiare e sociale influenza sin dall'inizio il nostro vissuto. Solo chi ha una forte identità risente meno dell'influenza altrui...
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Messaggioda Mark91 » 21/08/2017, 1:06



Io sono ipocondriaco, ma nel mio caso conosco esattamente il motivo, ovvero ho passato troppi anni della mia vita tra medici ed ospedali, alcuni piccoli acciacchi che ritenevo cavolate, si sono rivelati essere problemi ben più grossi ,da risolvere chirugicamente. ora, a 26 anni ho il terrore pure di farmi un livido, convinto che con la sfiga che mi ritrovo si trasformi in un emorragia e muoio
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Messaggioda Passenger » 31/05/2022, 19:44



Ho sofferto di ipocondria in modo intenso, psicoterapia e si è risolta al 90%. L'ansia e gli attacchi di panico permangono. Ora sto facendo EMDR, staremo a vedere se elaborando traumi si risolve anche questa...
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Messaggioda occhigrandi » 01/06/2022, 10:58



Passenger ha scritto:Ho sofferto di ipocondria in modo intenso, psicoterapia e si è risolta al 90%. L'ansia e gli attacchi di panico permangono. Ora sto facendo EMDR, staremo a vedere se elaborando traumi si risolve anche questa...


Ci sono passata anch'io, ipocondria e attacchi di panico. Con la psicoterapia (purtroppo non saprei dirti di che tipologia fosse) è passato tutto, non ho dubbi che ci riuscirai anche tu.
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Messaggioda Eliminato » 01/06/2022, 12:01



La psicoterapia cognitivo-comportamentale è preziosa e fa davvero tantissimo, perché oltre a insegnare a riconoscere l'ansia, permette di imparare pian piano a gestirla e affrontarla, senza evitarla o arginarla (cosa rischiosa, quest'ultima, a lungo termine). Chiaro che, come scrivo spesso qui, nel mio caso un primo aiuto mi è stato dato dalla farmacoterapia apposita: senza un iniziale periodo con i farmaci, non avrei avuto né le forze fisiche né interiori per affrontare un duro percorso psicologico. I farmaci, se ben usati dietro consiglio medico specialistico, danno il via verso la salvezza! Questa è la mia esperienza personale, almeno. :hi:
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