da xxmarghexx » 13/10/2014, 12:07
DxShine,
non sono sicura di aver ben compreso il tuo messaggio.
Adesso ti scrivo un pò quello che penso, e sicuramente divagherò, perchè il discorso è complesso e un tema tutt'ora aperto.
Credo che da un lato dovremmo prendere in considerazione problemi diffusi e con una visione ad ampia panoramica; dall'altro le storie, i vissuti singoli, soggettivi. Credo che per una visione d'insieme e il più completa possibile, per quanto possiamo fare noi, qui, vada considerato tutto dalla generalità fino alla microrealtà.
Intendo questo: credo, che di fondo e di base, viviamo in un sistema sociale malsano.
E questo lo dicono e lo ripetono un pò tutti. Così come è facile sentire dire che ne siamo parte noi stessi.
I vari aspetti che non vanno sono innumerevoli, ognuno si concentra su quelli che ritiene più deleteri, dall'individualismo agli stereotipi, passando dai mass media alla deriva di verti valori, arrivando persino a temi ancora più ampi, difficili, alcuni controversi e surreali. Potremmo stare ore a discuterne. Il dato di fatto è che ci sono molte persone che vivono situazioni che in un ambiente sociale sano non dovrebbero mai provare. L'altro dato, più difficile da individuare nell'immediato ma mi sembra riscontrabile frequentando ad esempio questo tipo di forum, è che molti tra coloro che ne soffrono tendono ad indossare una maschera (appunto "la nostra vita sotto la maschera"), per i più ovvii motivi, dalla costruzione vera e propria di una doppia personalità per farsi accettare al più passivo e naturale cercare di evitarsi ulteriore dolore. Tutto questo crea il sistema dell'apparenza, e anche qui si aprirebbe un ulteriore argomento.
Adesso accantoniamo la visione generalizzata e passiamo alla microrealtà soggettiva.
Lasciando stare per un momento i condizionamenti sociali, ognuno di noi è (sarebbe?) un individuo di per sè unico. E' un intreccio di aspetti. Da quelli fisici a quelli caratteriali, destinato a investire razionalità ed emozioni, sentimenti e percezioni con più o meno difficoltà nella ricerca di un equilibrio. Ed è un corredo di esperienze, non solo nel senso della loro tangibilità, ma soprattutto in quanto vissute, elaborate e memorizzate in maniera strettamente personale, dettagli talmente sottili passati al vaglio della mente e dell'emotività che è spesso difficile persino descriverli.
Tutto questo per dire: dobbiamo fare i conti con degli aspetti generici, quelli che più o meno tutti possono immaginare, e che qualcuno che li ha provati su se stesso può provare una reale comprensione empatica, e degli aspetti strettamente soggettivi che potremmo spiegare quanto vogliamo ma resteranno in buona sostanza comprensibili solo a noi stessi, a volte nemmeno quello.
Ecco perchè i consigli sono pericolosi e gli assolutismi ancora di più.
Personalmente non conosco la ragazza di Revolution, e nemmeno conoscendola potrei capirla mai totalmente. Come non potrà totalmente farlo lui, semplicemente perchè non ha vissuto dentro di lei.
Tuttavia, esiste qualcosa che umanamente ci accomuna un pò tutti. Ed è il bisogno di appartenenza. Sentirsi realmente parte di qualcosa. E quel qualcosa può essere anche un gruppo di lavoro, ma prima di tutto di solito viene il bisogno di un riempimento affettivo, emotivo. Di essere parte di una famiglia. Di una coppia.
Questo non risolve tutti i problemi di una persona. Tanto più perchè poi quel soggetto si troverà singolarmente ad affrontare se stesso, il suo stesso ruolo di appartenenza e il confronto con la società (che possiamo ignorare ma purtroppo o per fortuna ci circonda e ne facciamo parte anche nell'eventualità di volendocene dissociare). Però credo che chiunque di noi, o quasi, conosce la differenza tra il sapere che a casa c'è qualcuno che ti aspetta, tifa per te, ti sostiene nel bene e nel male e invece l'essere o sentirsi completamente soli.
Se a questa ragazza è venuto a mancare l'ABC (per provenire da una comunità suppongo che non abbia una famiglia alle spalle, o comunque non riconosca in quell'entità una reale appartenenza, ma sto solo ragionando a supposizioni), è umano che si senta persa. Mi piacerebbe capirne di più, ma immagino abbia vissuto gli ultimi tempi della sua vita o una buona parte di questa, con persone che per quanto le possano essere state vicine, avevano a loro volta una famiglia e lei restava in comunità. Si prendevano cura di lei, probabilmente (continuo a procedere per supposizioni), la sorreggevano emotivamente, ma ci si sente realmente a casa laddove si può essere totalmente se stessi, fino al fulcro più intimo dell'anima. E dubito che lei abbia potuto sentirsi realmente a casa con loro. Forse sarebbe da chiederlo a lei.
Revolution non ha descritto molto la situazione, gli fa onore il fatto di volerle stare accanto, anche perchè è una grande responsabilità. Se lui vuole costruire un futuro, una famiglia, con questa ragazza, si ritrova una persona a cui, sempre probabilmente, mancano dei punti di riferimento: lo diventa lui. Sapendo che, come riepeto, comporta responsabilità: se un giorno dovessero lasciarsi, (nel presupposto che lei sia distaccata dalle sue origini) lei non perderebbe solo un fidanzato come le ragazze che hanno alle spalle una famiglia su cui contare, bensì il suo punto di riferimento.
E hai ragione, Dxshine, nel sostenere (sempre se ho ben capito) che le persone ti abbandonano facilmente. Questo si riallaccia al discorso sulla società vista in chiava generalizzato con cui ho iniziato il discorso. Però è anche vero che per fortuna esistono delle persone che sanno ancora amare incondizionatamente e Revolution sembra intenzionato a stare accanto a questa ragazza, spero con la consapevolezza che gli aspetta una gran prova in termini di pazienza, protezione, vicinanza, dolcezza.
Come accennavo, in un certo senso è come se lei fosse una bambina, deve rimparare a fidarsi "del mondo" (il suo è sufficiente), del suo ragazzo, di se stessa, delle sue capacità. E un passo alla volta, sentirsi parte inscindibile di una famiglia: quella che creerà con Revolution (anche una coppia è una famiglia). Verrà da sè che poi, un giorno, sarà motivata a "lavorare" per se stessa e per la sua famiglia, perchè sarà la cosa più preziosa, qualcosa per cui varrà la pena lottare, faticare.
Ps. Revolution: se qualche volta dovrai lavare tu i piatti, questo non rende meno donna lei e meno uomo te, semmai ti fa onore.
E quando lo fa lei, abbracciala, baciale il collo e raccontale qualcosa. Il mio ragazzo così mi faceva sentire amata anche stanca, un pò imbronciata e con le mani tra la schiuma. Sono frammenti di quotidianità che da un peso possono trasformarsi in momenti di condivisione.
Scusate se ho divagato troppo, sono discorsi che considero complessi quale la realtà.
Ho cercato di farmi capire, spero sia abbastanza comprensibile il discorso anche se sono sicura che in buona parte le parole non siano sufficienti per spiegare certe cose. Un saluto a tutti, vi auguro la tenacia che vi servirà e la fortuna che vi meritate.