Anuar ha scritto:Beh io penso che se sono problemi superabili, si possono anche combattere.
Comunque sono solo domande legittime non ci vedo questo gran controllo nelle tue parole.
Per me il controllo e più una cosa alla "vulcaniana" se hai mai visto il telefilm..
Non ho mai visto star trek, però mi è stato in parte raccontato una volta da un amico. Se non sbaglio i "vulcaniani" erano la razza più intelligente ed avanzata. A mio modo di vedere, non è possibile e nemmeno desiderabile comportarsi in questo modo, ovvero sia reprimendo le proprie pulsioni e le proprie voglie, piuttosto quelle di saperle guidare, un po' come un cavallo imbizzarrito. Non significa andare contro se stessi, ma più semplicemente far sì che le proprie pulsioni ed interessi non siano nocivi a noi stessi, cioè che ci vadano contro.
Gli esseri umani non sono del tutto razionali, si possono comportare secondo coscienza o secondo i propri istinti.
Se io ad esempio amo delle pietanze oppure maturo un hobby, ciò non è causato dalla ragione, ma più semplicemente dall'istinto e dal cuore.
A me piace fare una cosa non perché sia giusto farla, ma perché mi fa vivere delle emozioni piacevoli - pur tuttavia, esistono diversi tipi di hobby: ad esempio, giocare a calcio è generalmente pacifico considerarlo come buono, già il vizietto del fumo no.
Ora, comportarsi razionalmente generalmente può essere meglio poiché permette di sapere un po' di più le conseguenze delle proprie azioni.
Le pulsioni gli istinti e gli hobby invece non hanno questo genere di riflessione.
Di conseguenza, ci possono essere passioni che effettivamente aumentano il mio benessere (uno sport) altri che lo diminuiscono (il tabagismo)ed altri infine che sono sostanzialmente indifferenti (i gusti della cucina o di un gelato) - però dalle emozioni che io provo, che sono il fulcro degli hobby e delle passioni, io non me ne accorgo.
Una persona razionale, di conseguenza, non è una persona che agisce come un computer: 1) perché essere razionali non significa reprimere le proprie passioni 2) perché non avere passioni o sentimenti non è di per se positivo 3) perché di per sé anche ragionare è una questione in un certo qual modo sentimentale (ad esempio, la morale può essere considerata come una disciplina razionale, eppure non sempre si concorda su che cosa sia il giusto)
Una persona razionale è colui invece il quale riesce a farsi guidare dalla ragione, in quanto comprende che abbandonarsi ai propri sentimenti potrebbe non essere opportuno, ciò però non vuol dire non fare più nulla, poiché equivarrebbe gettare via il bambino con l'acqua sporca, ma semplicemente cercare di praticare quelle passioni e vivere quei sentimenti in maniera sostenibile.
Anuar ha scritto: Per il discorso abbandono, mi spiace contraddirti ma fu proprio la paura d'essere abbandonato a spingermi a controllare e se necessario reprimere l'emozione.
In questo caso ci sono due motivi per cui non ti sei comportato in maniera razionale (mi permetto di darti del tu).
1) ammetti tu stesso di avere avuto paura dell'abbandono. La paura è un sentimento, non è razionale
2) avevi riconosciuto che questo modo di agire era contro producente.
Con questo non ti voglio dare contro, ma personalmente credo di comprendere abbastanza bene quanto meno che cosa puoi avere provato e anche la difficoltà a farci fronte.
Mi esprimerò con un esempio personale che avevo già fatto in passato:
Qualche anno fa mi è capitato di frequentarmi con una ragazza. Ora, lei era indubbiamente molto bella ed attraente ed effettivamente risultava essere invaghita di me (non per altro che mi cercò lei e mi chiese lei stessa di uscire). Ci uscì anche, ma una immagine mi rimase ferma nella memoria.
Eravamo al lago a fine dell'estate, naturalmente eravamo mezzi svestiti (per il caldo, per prendere il sole e a posteriori, si ero e sono tutto sommato ingenuo in questo ambito, mi sono anche detto anche solo per seduzione) - ora, lei mi ricordo era affianco a me, accoccolata su se stessa e si vedeva che voleva che facessi qualcosa, che ad esempio l'abbracciassi o che le parlassi ... io mi sono detto che effettivamente era così, ma comunque non ho fatto niente, perché avevo paura del rifiuto. Non facendo niente effettivamente è stata la scelta peggiore, anche perché lei se la prese abbastanza e scoprì a posteriori di averla ferita e di converso di esserci rimasto male io stesso.
Analogamente alla mia "paura del rifiuto", la tua "paura dell'abbandono" è un sentimento, che nulla ha a che fare con la razionalità, in quanto semplicemente non permette di riconoscere quelle persone che effettivamente possono volerci bene, e più in generale, danno una percezione distorta della realtà. Come me, anche tu mi sembra avevi riconosciuto i limiti di questa paura, ma presumibilmente analogamente a me anche tu hai riconosciuto l'effettiva difficoltà a farvi fronte.
A mio modo di vedere, non è tanto una questione di imporre un determinato pensiero, oppure di imporsi l'astensione forzata da ogni tipo di rapporti - il modo corretto per vivere queste situazioni è il modo "normale" ovvero riconoscere quando effettivamente ad esempio una ragazza può amarmi o essere interessata a me: nell'esempio che avevo fatto per quanto riguardava me, io avrei dovuto cercare un modo di fidarmi quanto avevo pensato da un punto di vista "razionale", ovvero io personalmente dovrei quanto meno cercare un modo per fidarmi della mia ragione o più in generale di me stesso e non invece sopprimerlo.