da Premio Nobel » 31/07/2017, 0:18
Ni.
Nel senso.
Ad essere una via di mezzo, cioè un modo per far conciliare ragione e sentimento, effettivamente sarebbe formalmente vero.
Però in realtà non è così, in quanto quella conciliazione tra queste due parti, a mio avviso, dev'essere governata da una delle due parti, ovvero sia, la ragione, per i motivi che avevo esposto.
Più semplicemente, sto dicendo quanto segue in questo schema molto succintamente:
a) una risposta razionale sarà sempre più corretta di una risposta istintiva (in assoluto potrebbe essere controverso questo punto, un po' per quanto ad esempio ci dice la teoria dei giochi, un po' perché dipende dalla domanda stessa che io sto rispondendo);
b) un problema ci sarà quando ragione e sentimento arrivano a due conclusioni differenti, ed io sono più portato a soddisfare la risposta istintiva (un esempio: una persona può sapere che i dolci fanno male, ma sono buoni e quindi sono tentato. Ora, non sempre io cadrò vittima di tentazioni e non tutti cascheranno strafogandosi di dolciumi, alcune persone invece sentono di più questo desiderio, per causa loro o di circostanze esterne);
c) come detto nel punto B, il problema si avrà se la risposta razionale è quella migliore mentre quella istintiva è quella peggiore, ma io non riesco ad avere la forza di volontà di seguire la mia coscienza.
La risposta migliore, nel senso che è quella che mi conferirà il migliore beneficio materiale, sarà quella razionale. Io credo che semplicemente bisogna trovare un modo affinché questa possa emergere e quindi avere quella forza tale per far si che io non ceda ad una tentazione, cosa che invece mi conferirebbe soltanto un beneficio temporaneo e relativamente astratto. Da ciò deriva il fatto di "fidarsi della propria ragione".
Se in un certo qual modo, secondo me questa sfida "ragione sentimento" dev'essere guidata dalla ragione stessa, perde in parte senso l'idea di una "via di mezzo" in quanto semplicemente è uno degli sfidanti che dovrebbe guidare l'altro e non vice versa.
Anuar, ad esempio, non credo sarebbe tanto d'accordo sul punto A).
Io credo che però, quei problemi che lui ha evidenziato, non siano dovuti a problemi razionali, quanto piuttosto di non usare correttamente la propria ragione.
Mi spiego meglio, come avevo detto prima, non sempre ha senso rispondere con una risposta razionale (se io vado a comperarmi un gelato, non ha senso perdere tempo a ragionare su quale sia il gusto migliore, ma impulsivamente risparmio tempo e apprezzo molto di più questo gusto) - il fatto però è che sarebbe sempre un processo logico quello che ci permette di dire quando non ha senso usare un approccio più analitico.
Detto in altri termini, la ragione umana credo sia un processo che riesce a riconoscere i propri limiti (diversamente ad esempio dal sentimento) ed è per questo che un approccio analitico di per se non da quei problemi che Anuar riscontra.
Presumo però che probabilmente si potrebbe sempre replicare quanto segue:
All'atto pratico, però, uno non deve sempre basarsi sulla ragione vera e propria, perché se no si diventa degli automi senz'anima.
Comprendo questa preoccupazione, diciamo, in maniera più pratica, che io ritengo giusto vivere i propri sentimenti in maniera "intelligente" e che questa pratica, dal punto di vista formale, è un'attività razionale - faccio in modo che siano i miei impulsi ad essere limitati dalla mia coscienza e non vice versa.