La tenacia in amore è roba per vecchi.

L'altro giorno ho accompagnato un amica, che se fosse nata in un altra epoca sarebbe la donna della mia vita, ad una visita medica. Lì c'era una coppia di anziani. Erano il ritratto della tenacia in amore. A volte mi capita di incrociarne diverse di queste antiche mele unite, sempre mature, mai marce. Le invidio perchè saranno sempre meno. Al loro posto vi è tra i miei coetanei ma anche tra quelli di qualche generazione fa, un utilitarismo disarmante nello stare insieme, un accoppiarsi per status solo col prospetto di mostrarsi vincenti in pubblico. Per me due che ce l'han fatta, possono anche essere poveri in canna, ma se si mantengono per amore, hanno tutta la mia stima e il mio rispetto. Persino mia madre che non è di certo giovane quando si riferisce a mio padre non lo intende come amore della vita, ma come progetto. Col c***o che mi sposerò una per cui sarò un progetto di riproduzione e solidità economica. Tra loro non c'è nemmeno dialogo, neppure scintille negli occhi. Invece tra me e l'amica di cui sopra c'è questo, ma lei va per lidi più risoluti, più abbienti. Per amiche con borse Louis Vuitton e battute di caccia in cerca d'ingegneri, avvocati, medici (tali perchè figli della stessa categoria, dunque nemmeno professionisti per vocazione, ma solo mestieranti della catena di montaggio paterna) E' tempo di sistemarsi, dice. Ci sentiremo per gli auguri di Natale o per i compleanni. Il bello è che convinta di questo. Chi scambia il mio profondo affetto con un sentimento di passaggio è destinato ricevere non comprensione ma mancanza. Semmai si possa mancare a donne che vogliono solo un figlio per poi crescerlo da sole, con i padri usati come tappabuchi e avvitalampadine. La mia però altro non è che una battaglia contro i mulini a vento. Dovrei razionalizzare anch'io, fare un po' di grana e prendermene una, farmela piacere. Ovviamente mi conosco troppo bene e so che non cederò mai ad un simile ricatto, La mia ex ragazza (che è razionalmente work in progress con uno che non sopporta) quando mi vede così risoluto piange e dice che ha paura per me, teme che io possa diventare un barbone. Solo in qualche metropoli straniera. Lei se ne intende di emarginazione visto che è il suo lavoro. Dice che gli emarginati. coloro che non ce l'han fatta altro non erano che degli idealisti con una certa propensione verso la purezza dei sentimenti. Io le rispondo che a mio parere non sono dei vinti, degli sconfitti. Non è la società a rifiutarli ma sono loro ad avere rifiutato questa momento ipocrita del progresso umano. Poi non è detto si debba per forza raccattare nella spazzatura e questuare tra i passanti di un boulevard. Ci sono ancora luoghi come qualche comune, qualche tribù. Qualche posto dove l'amore non è l'ultima delle priorità. Se domani crollasse il prezzo dell'oro, il 90% delle fedi nuziali verrebbe gettato nell'immondizia. Comunque a farmi soffrire non è capire cosa voglio (quello lo so, sono un tipo determinato) ma avere la ricetta della felicità in un mondo d'ingredienti transgenici. Non inizierò a preparare un piatto che finirà con l'essere plastica. Morirò di fame piuttosto che intossicare le farfalle nel mio stomaco. Ed in testa terrò come ultimo ricordo quel vecchino che in sala d'aspetto attende che lei esca per dirgli: namo amò, ci sono ancora parecchi passi da fare insieme. Comunque è bugia non morirò di fame, non amo le agonie, me le bevo, quindi morirò d'altro. D'alcool e di nevrosi. Ma chi se ne frega. So' più puro con un Moscow Mule in corpo che dopo una pausa caffè all'Ikea con Benedetta Parodi.