Una storia triste.

Anni fa per circostanze fortuite mi ritrovai legata ad un tipo particolare. Un'artista dotato di una spiccata intelligenza, erudito, tormentato ed emotivamente instabile.
Furono mesi splendidi..occhioni dolci, quartetti d'archi e cioccolatini (la mia personalissima metafora).
Io avevo gli occhi a cuoricino, tuttavia memore di qualche esperienza passata talvolta simulavo un certo distacco che lui prontamente colmava. Tra noi c'erano anche sostanziali differenze ideologiche, ed io perciò spesso gli palesavo i miei dubbi sul nostro futuro. Lui non faceva altro che rassicurarmi e dirmi che con me era felice. Dopo qualche tempo, gli confessai di essermi innamorata. Lui non rispose, ma conoscendo il suo carattere non mi importava.
Poi, una giorno accadde l'impensabile. Gli comunicai che avevo un ritardo. Ci impaurimmo un bel po', avevamo 20 anni.
Di lì tutto precipitò. Lui fu in apprensione solo fin quando non scongiurammo il pericolo. Poi, gelo totale. Niente più telefonate, sms né uscite. Non mi toccò più.
Io percepì subito che non voleva più continuare a vedermi, stava solo aspettando il momento più opportuno per non sembrare un autentico verme. Io morii dentro, versai lacrime sino a disidratarmi. Ma essendo una donna orgogliosa e dignitosa, dinanzi a lui celai tutto il mio dolore. Lo incontrai un'ultima volta, durante la quale farfugliò un qualcosa circa la sua incapacità a relazionarsi.
Mi cercò di nuovo, con l'intenzione di scaricarsi la coscienza, ma io mi negai.
Qualche sera dopo, sciocca come solo una ragazza innamorata sa essere; persuasa dal fatto che non potevo credere ad un cambio tanto repentino di idee da parte sua e, convinta che la sua fosse solo una scelta dettata dalla paura di una eventuale paternità, mi recai nel locale che frequentavamo. Mi agghindai in modo da far girar la testa a qualunque uomo dotato di vista, l'unico accessorio che stonava erano i miei occhi tristi. Lo trovai in compagnia di qualche ragazza, che ballava e cantava, e poco dopo il mio arrivo se ne andò accompagnato. Mi ferì smisuratamente.
Addirittura giorni dopo, esortò qualche suo amico a provarci con me.
Chiusi ogni contatto e non ci siamo parlati mai più.
Tramite amici comuni, seppi che rimase molto offeso poiché voleva rimanere mio amico.
Mi sarei aspettata che un giorno, capendo quanto mi abbia ferita, avesse messo da parte l'orgoglio e si fosse rifatto vivo. Così non è stato.
Sono trascorsi anni, ho proseguito la mia vita eppure non c'è giorno che io non gli rivolga un pensiero. Se mi capita di vederlo, il cuore mi schizza in gola. Oramai non ne parlo più con nessuno, mi vergogno di questa debolezza.
Non riesco a capire come mai questa storia relativamente breve e con una persona così misera, mi faccia ancora tanto male.
Uomini, perché si è comportato così?
Donne, riuscirò mai a dimenticarlo?
Furono mesi splendidi..occhioni dolci, quartetti d'archi e cioccolatini (la mia personalissima metafora).
Io avevo gli occhi a cuoricino, tuttavia memore di qualche esperienza passata talvolta simulavo un certo distacco che lui prontamente colmava. Tra noi c'erano anche sostanziali differenze ideologiche, ed io perciò spesso gli palesavo i miei dubbi sul nostro futuro. Lui non faceva altro che rassicurarmi e dirmi che con me era felice. Dopo qualche tempo, gli confessai di essermi innamorata. Lui non rispose, ma conoscendo il suo carattere non mi importava.
Poi, una giorno accadde l'impensabile. Gli comunicai che avevo un ritardo. Ci impaurimmo un bel po', avevamo 20 anni.
Di lì tutto precipitò. Lui fu in apprensione solo fin quando non scongiurammo il pericolo. Poi, gelo totale. Niente più telefonate, sms né uscite. Non mi toccò più.
Io percepì subito che non voleva più continuare a vedermi, stava solo aspettando il momento più opportuno per non sembrare un autentico verme. Io morii dentro, versai lacrime sino a disidratarmi. Ma essendo una donna orgogliosa e dignitosa, dinanzi a lui celai tutto il mio dolore. Lo incontrai un'ultima volta, durante la quale farfugliò un qualcosa circa la sua incapacità a relazionarsi.
Mi cercò di nuovo, con l'intenzione di scaricarsi la coscienza, ma io mi negai.
Qualche sera dopo, sciocca come solo una ragazza innamorata sa essere; persuasa dal fatto che non potevo credere ad un cambio tanto repentino di idee da parte sua e, convinta che la sua fosse solo una scelta dettata dalla paura di una eventuale paternità, mi recai nel locale che frequentavamo. Mi agghindai in modo da far girar la testa a qualunque uomo dotato di vista, l'unico accessorio che stonava erano i miei occhi tristi. Lo trovai in compagnia di qualche ragazza, che ballava e cantava, e poco dopo il mio arrivo se ne andò accompagnato. Mi ferì smisuratamente.
Addirittura giorni dopo, esortò qualche suo amico a provarci con me.
Chiusi ogni contatto e non ci siamo parlati mai più.
Tramite amici comuni, seppi che rimase molto offeso poiché voleva rimanere mio amico.
Mi sarei aspettata che un giorno, capendo quanto mi abbia ferita, avesse messo da parte l'orgoglio e si fosse rifatto vivo. Così non è stato.
Sono trascorsi anni, ho proseguito la mia vita eppure non c'è giorno che io non gli rivolga un pensiero. Se mi capita di vederlo, il cuore mi schizza in gola. Oramai non ne parlo più con nessuno, mi vergogno di questa debolezza.
Non riesco a capire come mai questa storia relativamente breve e con una persona così misera, mi faccia ancora tanto male.
Uomini, perché si è comportato così?
Donne, riuscirò mai a dimenticarlo?