NobelPrize1992 ha scritto:In realtà, da quanto ne so io, è falso dire che individui di colore sono più portati ad avere atteggiamenti violenti.
L'eugenetica era nata a questo scopo ( ad esempio: eliminare gli assassini, ovvero far si che nella riproduzione, i cromosomi degli assassini si potessero elilminare, eliminando quindi anche problemi sociali... la stessa cosa era stata pensata per le malattie genetiche, come la sindrome di Down, per cercare di eliminare questo tipo di malattie... poi è stato anche esteso alle etnie e alle razze, il nazismo ad esempio ha fatto ricorso ad alcuni studi eugenetici) ad oggi questo tipo di studi non sono completamente spariti in realtà ( la cosiddetta "ingegneria genetica" è in parte la figlia di quei vecchi studi eugenetici) --- da quanto tuttavia ne so, non esiste nesssun tipo di razza umana con predisposizione alla depressione... Ma anche se esistesse, come fai ad essere sicuro di appartenerne, e non piuttosto di essere eventualmente un "essere umano normale" che invece è affetto da questo tipo di problemi?
Perché un "uomo", ammalato di depressione, riesce a superarla definitivamente, anche spontaneamente, dopo aver superato la situazione che causava lo stato di depressione.
Io, invece, sono abbastanza certo che non riuscirò mai a superarla, perdura ormai da quasi 5 anni, e forse ne ero affetto anche prima, senza rendermene conto.
Certo, la mia depressione va a periodi alterni, nel senso che ho dei periodi di acutizzazione, e dei periodi di "calma". Calma tra virgolette, perché di base sono comunque sempre depresso.
Ho sempre sofferto fin da piccolo di ansia sociale generalizzata. Qualunque situazione nuova (dal punto di vista sociale), mi causa una forte ansia anticipatoria, e una conseguente ansia "in tempo reale", cioè durante la situazione sociale.
Fin da piccolo, inoltre, non ho la capacità di instaurare rapporti che vadano oltre le quattro chiacchiere, mentre con l'altro sesso non ho la capacità di instaurare rapporti che vadano oltre il "ciao".
Sono tanti fattori che mi portano a credere che io non sia semplicemente un "uomo" malato di depressione e ansia, ma faccio proprio parte di un'altra razza.
Per altra razza, non intendo che esiste una razza diversa e distaccata da quella degli "uomini", bensì una razza affine alla razza degli "uomini", ma che per motivi di sviluppo cerebrale, differisce nelle percezioni sensoriali, nell'elaborazione dei pensieri ecc.
E così, esistono anche altre "razze".
NobelPrize1992 ha scritto:Da quanto ho capito, sostanzialmente vostro padre compì violenza nei confronti tuoi e degli altri componenti della tua famiglia
Oltre alla mia solidarietà nei tuoi confronti ( che tuttavia non credo tu possa fartene molto) penso che la situazione sia un po' critica ... l'unico consiglio che mi sento, anche se mi sembra che almeno in parte tu lo stia già seguendo è il seguente: effettivamente non riporre più tanta fiducia e aspettative in questi, ma anche cercare di compensare con altre conoscenze [ ad esempio: quel mio amico, alla fine aveva comunque un sacco di amici, e, proprio circa a 19 anni, ha conosciuto la ragazza con cui sta assieme, e credo convivano... oppure un altro mio amico, che perse la madre a 20 anni, ed il padre sostanzialmente si risposò e si fece una nuova vita, adesso ha tagliato molto i rapporti, seppur in maniera non netta e definitiva, andando a convivere con la sua morosa] ... Personalmente io stesso ti frequenterei come amico dal vivo, tuttavia mi rendo conto che non è il caso di illudersi, soprattutto poi abitando in posti differenti ( io abito a Brescia, e non credo che tu stesso viva qui); inoltre, comprendo che anche "cercare di compensare con altre cononscenze" non è qualcosa che uno possa fare dall'oggi al domani... Ma credo che sia l'unica cosa che ti possa convenire fare e che nel corso del tempo ti possa fare qualche beneficio duraturo
Mi viene spontaneo chiederti: quali sono i tuoi segni di malessere? ... E quali quelli di tuo fratello che ritieni tu essere stati maggiormente considerati
Compensare con le conoscenze per me è impossibile, perché, come ho scritto prima, per me è impossibile instaurare rapporti che vadano oltre le quattro chiacchiere sulle solite cose.
Un anno fa evitai di andare alla festa di compleanno di un mio compagno di classe, a causa dell'ansia. Inizialmente inventai una balla, ma il giorno dopo non ho resistito, e gli ho raccontato dei miei problemi di ansia.
Lui mi comprese, anzi, mi offrì anche la possibilità di andare da sua sorella, psicologa, per farmi visitare. Io ho rifiutato, a causa del mio dannato orgoglio.
Come vedi, anche quando ho avuto la possibilità di approfondire il rapporto con una persona, le mie tendenze comportamentali mi hanno portato alla chiusura di questa possibilità.
E l'unica spiegazione che sono riuscito a darmi, è quella delle "razze".
Mio fratello ha cominciato a dare segni di malessere, quando ha cominciato a far notare le proprie piccole ossessioni tipiche del disturbo ossessivo-compulsivo. Se mia madre gli chiedeva cosa stesse facendo, lui reagiva con scatti d'ira anomali, e, al secondo-terzo episodio, mia madre l'ha portato in cura.
Da parte mia, penso di aver dato anch'io segni di malessere.
Stare intere giornate a fissare le pareti, o a bruciare tempo e cervello davanti a pc, videogames ecc (per non pensare), o a reagire con scatti d'ira anomali (come succedeva a mio fratello), o ad apparire sempre triste, per me sono segni evidenti di malessere.
Non nego che in alcuni casi (fino a pochi mesi fa), ho esagerato con gli scatti d'ira, proprio per cercare di farmi notare, ma nessuno se n'è mai curato.
In estate ho tentato il suicidio con psicofarmaci ed alcool.
Mi sono alzato completamente bianco, mi era scesa la temperatura corporea a 35 gradi circa.
Mia madre, vedendo il termometro, mi "tranquillizzò" dicendomi che non avevo niente, che probabilmente avevo fatto indigestione o avevo reflusso gastrico ecc.
Dopo quell'episodio, ho perso ogni speranza, non so se a causa dell'essere che mi governa, o se mia madre inconsciamente evita la questione, per evitare un'ulteriore shock dopo quello di mio fratello, ma di fatto nessuno sembra accorgersi del mio malessere.
E da allora ho cominciato a pensare a come salvare autonomamente la mia vita, e a dedicare maggiormente il mio tempo alla conoscenza del mio io, e della realtà che mi circonda.
NobelPrize1992 ha scritto:Proprio in questi giorni sto studiando per un esame di macroeconomia e credo che quanto studiato possa essere declinato qui:
Stare bene non credo sia la stessa cosa di essere felici... Non credo che stare bene significa che non esistano problemi e che tutto vada bene, ci può stare che le cose vadano male, ma l'importante è che si abbia un livello che in media è buono---
Per questo, è vero "che ci sarà sempre qualcosa che non mi andrà bene", ma ciò non significa che tu te ne debba deprimere: poichè, nel caso in cui tu stia bene, dovresti cercare di vedere le cose in maniera neutrale, e quindi distaccato, dando valore anche alle cose buone che ci sono...
Tu potresti giustamente replicare che essendo tu depresso, o appartenente a questo tipo di "umanità", per te ciò non è possibile... Può essere, cioè non nego che magari tu sei molto più preoccupato delle conseguenze negative, e quindi usi un metro di giudizio molto pessimistico e severo per quanto riguarda tu stesso... Tuttavia, il fatto di cercare di guardarsi in maniera distaccata, da fuori, permette di capire meglio come le cose stanno in realtà ... E quindi potresti comunque trovare sempre un motivo per deprimerti, ma non necessariamente sempre lo farai
Appunto, questo denota la mia appartenenza ad un'altra razza, che di base tende alla depressione (ma anche con altre caratteristiche, come l'ansia).
Certo, è vero che ci sarà sempre qualcosa che non mi andrà bene, e che io non dovrei deprimermi per questo. Eppure mi succede, e succede praticamente sempre.
Io, per stare bene, dovrei ritirarmi alla vita solitaria, o almeno è ciò che credo, perché probabilmente, se lo facessi, troverei modo di deprimermi pensando, magari, che avrei preferito la vita sociale.
È proprio la mia razza a tendere, in qualsiasi modo, alla depressione, perché essa è la base dei miei atteggiamenti, della percezione delle emozioni, delle percezioni sensoriali ecc.
Anche le cose più banali, come ad esempio, le mie preferenze musicali, tendono a generi deprimenti, e questo, secondo me, non è un caso.