Abituare gli Occhi al Buio

Questa vita, fra l'incolmabile e l'assente; una missione che nasce nell'oscurità.

Condividi con noi la tua autobiografia.
Tu sei il solo ed unico protagonista della tua vita!
Pubblica qui la tua storia, e che ciò possa essere da aiuto per tutti.

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Darshan90 » 23/12/2012, 20:17



Copia/Incolla direttamente dal vecchio forum; senza nemmeno rileggere. Non so perché, forse non me ne frega niente.
Exit/Delete sarebbe più appropriato.


Essere deboli in un mare verticale
Sentire quanto i rischi possano aumentare
Vivere per immaginare, per percepire il solo senso che ha.


Ormai è da un pochino che sono qui, ma non ho ancora mai scritto praticamente nulla su di me. Non so a chi possa interessare e non me ne curo; forse ho solo bisogno di sfogarmi. Forse.
Ho deciso di crearmi un piccolo spazio dove poterlo fare... ma per farlo, ho bisogno di cominciare dall'inizio.

Devo tornare indietro, per fare un punto della situazione, per osservare la mia vita da fuori.

Non ricordo molto dei miei primi anni di vita, molto poco, comunque. Ciò che ricordo meglio sono le allergie. Non posso mangiare quasi niente, ho difficoltà nel respirare. Mi viene in mente soprattutto l'odore asettico e gommoso dell'aerosol che devo fare quando mi partono gli attacchi d'asma.
Molti anni più tardi, scoprirò, con un certo stupore, che tutto questo ha giocato un ruolo importante nella mia vita e nella mia formazione. Adesso, la maggior parte di quelle allergie non c'è più, anche se devo comunque stare attento perché se mangio un paio di noccioline potrei morire.

Ero sereno, credo... abbastanza normale, direi.
All'età di cinque anni, per caso, scopro loro: i Litfiba. "Tex", "Gira Nel Mio Cerchio", "Corri"... m'innamoro della Dea Musica e decido che quella sarà la mia strada. Mia madre nota che il mio sbattere su pentole e mobili ha un senso, perciò mi manda a scuola di musica a studiare la batteria: non le sarò mai abbastanza grato per questa sua intuizione.
La musica diventa l'unico mio scopo, il rifugio perfetto. Le canzoni dei Litfiba, dei Bluvertigo, dei C.S.I., dei Marlene Kuntz, degli Afterhours entrano nella mia vita. Io ho solo sette anni e non capisco bene quello che mi vogliono dire.
Mi piace giocare al parco, mi piace giocare con gli altri bambini coi pupazzetti dei robot, alle carte dei Pokémon, ma quando sono solo con Lei, la mia Dea, è tutto diverso. Mi sento vivo, tutto acquisisce un senso.
Ma sono solo e non me ne accorgo.

Nel frattempo, mio padre c'è e non c'è. È poco presente, per lavoro, per carattere. Tanti, troppi anni dopo, da mia madre scopro che ha avuto problemi psicologici. Questo fatto non può non ripercuotersi su di me e su mia sorella. Ma io ho solo undici anni, non me ne accorgo, non so nulla di tutto ciò. Tuttavia peggioro.
Frequento le medie, ho degli amici.
Iniziano gli attacchi di panico, attacchi d'ansia, paure immotivate. Per me è tutto normale, ma per i miei genitori e per mia sorella no. Loro subiscono le mie escandescenze, le mie esplosioni di violenza e di rabbia.
Sono pazzo... sono pazzo?
Solamente adesso, dieci anni dopo, mi rendo conto del dolore che ho provocato loro, del dispiacere che ho arrecato, me ne vergogno molto, moltissimo... e, cosa ben più grave, non so chiedere scusa.

A dodici anni i miei genitori mi mandano a fare rugby, forse per farmi sfogare, non so; so solo che io lo odio. Odio la competizione, mi fa paura, peggiorano i miei attacchi d'ansia. Ciò si ripercuote anche sulla scuola. Sono sempre andato bene, buoni voti, buon tutto... ma inizio ad aver paura. Inizio ad assentarmi per periodi molto lunghi da scuola. Ho paura, non ci voglio tornare. Mia madre arruola un tizio che ogni mattina viene a prendermi a casa e mi costringe con la forza ad andare a scuola, nel mentre, mi mandano da uno psicologo.
Vivo tutto ciò come un'umiliazione, per quanto un dodicenne possa davvero sapere il significato di un umiliazione. Con la psicologa non riesco a parlare di me, però parliamo d'altro, forse fa parte della terapia.
A casa sono sempre violento, scenate di rabbia, pianti, mia sorella traumatizzata. Ogni tanto mi taglio la fronte e mi faccio trovare con una maschera di sangue da mia madre.
Trovo, come sempre, rifugio nella musica. Stavolta, però, la musica è diversa. È aggressiva, dura, violenta, rispecchia ciò che sono. M'innamoro di Ozzy Osbourne, dei Black Sabbath, di Marilyn Manson e degli Slipknot. I miei genitori si preoccupano, pensano che non sia musica adeguata a un ragazzino della mia età.
In terza media, a scuola si sparge la voce che sono un satanista.

Dopo le medie, arriva il ginnasio, ma non cambia nulla. Complici alcune professoresse davvero inadeguate, le mie paure e le mie ansie peggiorano e tutte le situazioni avvenute mentre frequentavo le scuole medie, si ripresentano, con grande disperazione dei miei familiari.
Un giorno la Prof. di greco, avendo visto che sapevo la lezione del giorno, mi tiene alla lavagna interrogandomi per un'ora di seguito fino a farmi domande alle quali non so rispondere. Mi fa scrivere una frase in greco e mi dice che scrivo la lettera "tau" in maniera scorretta, io m'incazzo come una belva e, per tutta risposta, disegno una croce rovesciata grande quanto la lavagna.
In quinto ginnasio m'innamoro per la prima volta. Lei si chiama G. ed è bellissima: diventiamo amici. La sua migliore amica mi spinge a provarci perché tanto "lei ci sarebbe stata", ma G. inizia a farmi una testa così riguardo a un suo compagno che le piace.
Io sono una persona sgradevole, lo ammetto, lo sono sempre stato. Tuttavia, in fondo, sono anche una persona buona, perciò la aiuto a mettersi con quel ragazzo che le piace. Soffro come un cane.

A quindici anni, mi accorgo di non avere amici. Ho tanti compagni di classe, ma nessun amico. Mi capita di uscire alle "cene di classe", ma mi sento inadeguato. Mi dicono che sono asociale, freddo, chiuso. Non so che rispondere, e penso... "Ma io sono così, sono me stesso! Che cosa dovrei fare?! Perché non mi capite?"
Ogni tanto mi capita di piangere la notte. Vorrei avere qualcuno accanto, qualcuno con cui confidarmi, qualcuno che sappia ascoltare... ma non c'è nessuno.
Dopo i due anni di ginnasio, al liceo le cose si fanno ancora più dure: le nuove Prof. sono completamente pazze e la classe comincia a disgregarsi, molti scappano e, dopo qualche mese, decido di far lo stesso.
Insieme ad altri tre compagni, cambio scuola e, naturalmente, è un trauma.
Nella nuova classe son praticamente tutti truzzi, tutti appartenenti a un mondo diverso, eppure, mi accettano, rendendomi la vita meno dura in quel nuovo ambiente. Tuttavia, io non ho niente a che spartire con loro: non abbiamo nulla da dirci. In compenso, scopro che esistono delle prof. normali e le mie paure riguardanti la scuola diminuiscono drasticamente: il mio rendimento scolastico è ottimo.

Parallelamente, la mia vita è un disastro. Ho sedici anni e m'innamoro di nuovo.
Lei è la cantante della band in cui suono, si chiama I. e la prima volta che la vedo, rimango indifferente. Solamente dopo un anno, mi accorgo di essere perdutamente cotto di lei. Lei, nonostante una certa complicità fra di noi, è iperfidanzata da quattro anni. Un bel palo, dritto in fronte.
Durante l'estate dei miei sedici anni, ho la mia prima O.B.E. : Out of Body Experience, che mi porta a intraprendere un percorso spirituale interiore. Comincio a scavare dentro di me, comincio a piangere sempre di più. Più capisco, più piango. Piango ogni notte. Mi sento solo, mi sento diverso, capisco molte cose, la mia vita è una merda, ma ne guadagno in quanto ad autocoscienza.
Mi isolo sempre di più.

A diciotto anni cado in depressione. Torno da una psicologa, ma dopo qualche settimana capisco che non può fare nulla per me.
Soffro la solitudine e la disperazione è tale che inizio a fare dei pensieri malati: voglio farla finita, voglio morire... basta. Tento il suicidio in maniera molto blanda. Non ho il coraggio, sono un coniglio, un codardo, scappo sempre, da me, da tutti.
Passo i tre anni del liceo nella solitudine più assoluta, ma esco dagli esami di maturità con ottimi voti: ne è valsa la pena?

Dopo la maturità ricado in depressione, mi sento completamente abbandonato a me stesso.
A volte fuggire non è una soluzione, a volte fuggire è una resurrezione.
Me ne vado all'estero, due mesi dopo la maturità, a studiare l'unica cosa davvero importante per me: la musica. Cambia tutto.
Inizio a vivere da solo, condivido un appartamento con altre tre persone. Odio il mio compagno di stanza. Lo odio ancora di più quando ospita la sua fidanzata e li sento scopare a 50 centimetri dal mio letto. Ma io sopporto tutto, mi adatto, in questo sono una roccia.
L'accademia è faticosa, studio un sacco, ma faccio quello che mi piace ed è fatica positiva. Per la prima volta, scopro e imparo l'amicizia. Con mio immenso stupore, incontro persone che non mi giudicano, che non fanno domande e che mi accettano, mi vogliono per quello che sono. C'è S. che viene dal Costa Rica, è un mio coinquilino e spesso passiamo le notti a parlare fino alle 5 del mattino, a confidarci, a fidarci. Poi c'è A. , lui viene da Hong Kong ed è freddo, si arrabbia sempre e odia tutti, una volta ha cercato di spaccarmi una bottiglia in testa, però poi, anche se sono le due di notte, mi porta in alcuni posti che conosce a mangiare il riso fritto e mi offre anche la cena e io mi fido di lui a tal punto che gli affiderei la mia stessa vita. Poi c'è F. lui è italiano, come me, oppure E. e tanti, tantissimi altri. Sto bene, non sono felice, ma sono sereno e mi piace.
Mi capita di tornare in Italia, a casa, a Natale e mi capita di rivedere alcuni conoscenti ed ex-compagni ma... è diverso: "I'm so thankful that we are strangers when we meet", per citare David Bowie. Loro sono lontani e a me non me ne importa, perché ho la mia stabilità, la mia nuova vita. Non abbiamo più nulla da dirci. Nonostante le distanze ultracontinentali, tento di mantenere un contatto con loro, anche perché so che a un certo punto dovrò tornare, ma loro non fanno nulla per fare lo stesso con me e a me non me ne importa nulla. Capisco che loro non tengono a me e la cosa è reciproca... taglio tutti i ponti con il passato. "Il mio sogno è un taglio netto, a tutto."

Poi arriva E. , un ragazzo giapponese. È bellissimo, gentile, dolce e io non posso far altro che innamorarmi di lui. Dopo un bel po' di tempo, riesco a raccogliere un'inaspettata dose di coraggio e a rivelargli i miei sentimenti. Lui però non è sicuro, ha paura, non è pronto, non capisco cosa pensa ed è un ennesimo palo per me. Nel mentre, si avvicina la fine di questa meravigliosa esperienza e io ho abbondantemente compreso che non voglio più tornare a casa: non ho più niente lì ad aspettarmi. Il giorno della graduation sono immensamente soddisfatto per il traguardo ottenuto e totalmente distrutto per il fatto di dover dire addio a cose, luoghi e persone per me infinitamente importanti.
Sarei potuto rimanere, ma mi è mancato quel pizzico di coraggio in più.

Torno a casa, in Italia, ormai corre l'anno 2011.
Cosa trovo? Il deserto più totale. Nessuno sa che sono tornato, forse non si ricordano nemmeno più di me.
Panico totale: devo ricominciare di nuovo da zero. No, non ho le forze.
Cado nuovamente in depressione, sono completamente solo, abbandonato a me stesso, non so che fare. Comincio a scrivere, a comporre e a creare musica, l'unica cosa che so fare.
Dopo un po', incontro alcune persone che cercano un batterista e provo a ripartire. Tutte persone poco serie, non motivate, non riesco più a trovare un senso e mi dispero. Ma tengo quella disperazione per me, perché non ho nessuno con cui sfogarmi.
Comincio a lavorare come un pazzo a un progetto, lo faccio ascoltare e mi dicono che è "troppo difficile", "poco comprensibile, oscuro", "non è collocabile". Mi lascio seppellire da questo ulteriore fallimento e inizio a pensare di non essere in grado di fare nemmeno l'unica cosa che mi piace, alla quale mi sono sempre aggrappato.

Vengo a conoscenza della situazione di mio padre, mia madre mi racconta molte cose che mi avevano nascosto. Dei suoi problemi, del fatto che fosse stato in analisi per vent'anni, che avesse smesso, poi ricominciato, del fatto che lei si fosse presa cura di lui per tutto questo tempo, che lo accompagnava al lavoro quando lui aveva troppa paura di uscire di casa da solo.
E adesso è preda inerme degli psicofarmaci, uno zombie, non c'è dialogo, non c'è scambio, solo imbarazzo generale.
Quando torno a casa e lo vedo seduto sul divano a fissare lo schermo nero e spento della televisione, provo rabbia, dolore, mi sento distrutto e impotente.
Mia madre dice che lui sta aspettando, aspettando di morire.

Dopo aver risposto a qualche annuncio, riesco a trovare delle persone serie con cui condividere dei progetti e ritrovo un briciolo di speranza.
Tuttavia, la solitudine, ahimè, continua ad attanagliarmi. Non ho amici, non ho amori, non ho affetti, non ho empatia da scambiare, sono completamente solo, ma continuo a scrivere musica e parole; e una cosa è certa: non mi arrendo.

È la mia vita, il protagonista di questa storia, di questa esperienza, sono io e voglio continuare a crederci, non posso permettermi di mollare, non dopo tutto quello che ho passato e che sto passando.
Quando il mio contenitore si sarà dissolto, la mia anima avrà fatto esperienza di tutto, del dolore, della sofferenza più oscura, ma anche dell'amore, quello vero e della serenità. Qualche giorno fà è uscito il nuovo singolo di Franco Battiato che recita: "Viviamo in un mondo orribile, siamo tutti in cerca di un'esistenza."

Questo è un grido di rabbia, di frustrazione, ma, allo stesso tempo, di speranza e di voglia di vivere.

Il mio amato David Sylvian mi ricorda, ogni giorno, che al di là delle nuvole splende sempre la luce del sole e io ho deciso di credergli.
  • 0

Immagine

Oh the roar of the chains and the cracking of timbers,
The noise at the end of the world in your ears,
As a mountain of steel makes its way to the sea,
And the last ship sails.
And whatever you'd promised, whatever you've done,
And whatever the station in life you've become.
In the name of the Father, in the name of the Son,
And whatever the weave of this life that you've spun,
On the Earth or in Heaven or under the Sun,
When the last ship sails.
Avatar utente
Darshan90
Amico level five
 
Stato:
Messaggi: 210
Iscritto il: 06/12/2012, 20:17
Genere: Maschile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Darshan90 » 23/12/2012, 20:33



Poi ci sono alcune cose che arrivano all'improvviso. Lei è arrivata all'improvviso, inaspettata: l'aiuto più prezioso che potessi trovare su MyHelp.
Quando sono con lei mi sento bene, mi sento normale e le cose brutte, non sono più così brutte.
Non so come andrà, se andrà o quanto durerà, se durerà... ma ringrazio Carlo Verdone per avermi fatto scoprire il forum di MyHelp.
  • 0

Immagine

Oh the roar of the chains and the cracking of timbers,
The noise at the end of the world in your ears,
As a mountain of steel makes its way to the sea,
And the last ship sails.
And whatever you'd promised, whatever you've done,
And whatever the station in life you've become.
In the name of the Father, in the name of the Son,
And whatever the weave of this life that you've spun,
On the Earth or in Heaven or under the Sun,
When the last ship sails.
Avatar utente
Darshan90
Amico level five
 
Stato:
Messaggi: 210
Iscritto il: 06/12/2012, 20:17
Genere: Maschile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Royalsapphire » 23/12/2012, 22:13



Ciao Darshan,
per mia opinione hai fatto bene a portarti dietro le pagine del tuo diario.
Non so come andrà, se andrà o quanto durerà, se durerà...

Non devi temere! Quando si tiene a una cosa, non la si abbandona! =)
  • 0

:tao: :rose: :mask: :luce: :home1:
Avatar utente
Royalsapphire
Admin
 
Stato:
Messaggi: 13395
Iscritto il: 12/11/2012, 18:07
Località: Svizzera - Italia
Occupazione: Farmacista e Counselor
Citazione: "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" (Gandhi)
Genere: Femminile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Darshan90 » 26/12/2012, 0:02



Inadeguatezza. Non in grado. Sbaraglio.
Dove si va da qui? Dove non si va da qui? Non si va. Non va.
Un passo avanti, due passi indietro: loop.
La fine senza l'inizio, che strazia il cuore e poi lo spreme, lo schiaccia, lo batte come le mandorle sotto la pietra.
Basta.
  • 0

Immagine

Oh the roar of the chains and the cracking of timbers,
The noise at the end of the world in your ears,
As a mountain of steel makes its way to the sea,
And the last ship sails.
And whatever you'd promised, whatever you've done,
And whatever the station in life you've become.
In the name of the Father, in the name of the Son,
And whatever the weave of this life that you've spun,
On the Earth or in Heaven or under the Sun,
When the last ship sails.
Avatar utente
Darshan90
Amico level five
 
Stato:
Messaggi: 210
Iscritto il: 06/12/2012, 20:17
Genere: Maschile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Royalsapphire » 26/12/2012, 22:03



Ciao Darshan,
l'inadeguatezza che si prova può essere superata! Basta rifletterci sotto ogni punto di vista e si trova sempre una ragione per rallegrarsi e non sentirsi inadeguati.
  • 0

:tao: :rose: :mask: :luce: :home1:
Avatar utente
Royalsapphire
Admin
 
Stato:
Messaggi: 13395
Iscritto il: 12/11/2012, 18:07
Località: Svizzera - Italia
Occupazione: Farmacista e Counselor
Citazione: "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" (Gandhi)
Genere: Femminile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Darshan90 » 29/12/2012, 22:15



È la fine la più importante.
Anche quando non c'è nessun inizio.
Hai risvegliato il mio cuore, l'ho sentito battere, con gli occhi pieni di ebete splendore; e poi s'è fracassato.
Se mento, nessuno se ne accorge. Me ne sto zitto e sono circondato.
  • 0

Immagine

Oh the roar of the chains and the cracking of timbers,
The noise at the end of the world in your ears,
As a mountain of steel makes its way to the sea,
And the last ship sails.
And whatever you'd promised, whatever you've done,
And whatever the station in life you've become.
In the name of the Father, in the name of the Son,
And whatever the weave of this life that you've spun,
On the Earth or in Heaven or under the Sun,
When the last ship sails.
Avatar utente
Darshan90
Amico level five
 
Stato:
Messaggi: 210
Iscritto il: 06/12/2012, 20:17
Genere: Maschile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Darshan90 » 30/12/2012, 20:35



Game over.
  • 0

Immagine

Oh the roar of the chains and the cracking of timbers,
The noise at the end of the world in your ears,
As a mountain of steel makes its way to the sea,
And the last ship sails.
And whatever you'd promised, whatever you've done,
And whatever the station in life you've become.
In the name of the Father, in the name of the Son,
And whatever the weave of this life that you've spun,
On the Earth or in Heaven or under the Sun,
When the last ship sails.
Avatar utente
Darshan90
Amico level five
 
Stato:
Messaggi: 210
Iscritto il: 06/12/2012, 20:17
Genere: Maschile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Darshan90 » 02/01/2013, 16:26



Caroline, you're breaking my heart; but i'll remain unchanged. Get the hell out.
And yours, yours was the saddest face, i would never, ya know, i would never... Caroline, i would never...

If you survive this, girl, you're really something.
  • 0

Immagine

Oh the roar of the chains and the cracking of timbers,
The noise at the end of the world in your ears,
As a mountain of steel makes its way to the sea,
And the last ship sails.
And whatever you'd promised, whatever you've done,
And whatever the station in life you've become.
In the name of the Father, in the name of the Son,
And whatever the weave of this life that you've spun,
On the Earth or in Heaven or under the Sun,
When the last ship sails.
Avatar utente
Darshan90
Amico level five
 
Stato:
Messaggi: 210
Iscritto il: 06/12/2012, 20:17
Genere: Maschile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Darshan90 » 12/02/2013, 17:24



Ho una spina nel fianco.
Non voglio la conoscenza, voglio certezze, in quanto uomo; e in quanto uomo, costruisco castelli di sabbia. O di rabbia?
La debolezza che mi appartiene mi spinge altrove, aspiro al non ritorno.
Tutto questo cercare, sperare, cercare di sperare e disperare, per capire e poi, alla fine, sempre, ritornare, forse, a un certo punto si esaurisce... e cosa succede se si esaurisce?
Avevo un desiderio; e voi? Avete dei desideri? Dei sogni?
L'ho custodito gelosamente nel mio castello di sabbia, costruito su false speranze e aria sottile e che adesso si sta sfaldando.

(sequenze disturbate eccesso sovraccarico pericolo, pericolo)

"Sotto un vetro di stelle, un crollo di nero, un pigro sfacelo di torri, di fumo. Un piano svuotato di senso e respiro, trabocco di Luce accecante di nero. Identiche forme, uguali colori, in torchio spremuti, noi ci salveremo..."

Noi ci salveremo? Davvero?

Altrove, oltre, non ritorno.
È stato bello.

Ciao.

(sistema evocativo esaurito interruzione)
  • 0

Immagine

Oh the roar of the chains and the cracking of timbers,
The noise at the end of the world in your ears,
As a mountain of steel makes its way to the sea,
And the last ship sails.
And whatever you'd promised, whatever you've done,
And whatever the station in life you've become.
In the name of the Father, in the name of the Son,
And whatever the weave of this life that you've spun,
On the Earth or in Heaven or under the Sun,
When the last ship sails.
Avatar utente
Darshan90
Amico level five
 
Stato:
Messaggi: 210
Iscritto il: 06/12/2012, 20:17
Genere: Maschile

Abituare gli Occhi al Buio

Messaggioda Life&Darshan » 12/02/2013, 17:30



che desiderio?
  • 0

Avatar utente
Life&Darshan
Amico level four
 
Stato:
Messaggi: 185
Iscritto il: 03/01/2013, 22:09
Località: Rome
Genere: Femminile

Prossimo

Torna a Scrivi la tua storia, lascia il segno in questa vita

Chi c’è in linea in questo momento?

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti

Reputation System ©'