La mia storia

Salve a tutti! Sono nuovo del forum, vorrei raccontare la mia storia in quanto ho bisogno di sfogarmi con qualcuno al di fuori dei conoscenti, ne approfitto per presentarmi qui, se sbaglio o se mi dilungherò troppo me ne scuso fin da ora: sono un ragazzo di 31 anni "apparentemente" normale a cui non manca nulla, se non fosse per il fatto che non ho mai avuto una ragazza, che sono estremamente timido e che non sono praticamente in grado di relazionarmi con nessuno.
Tutto nasce dall'epoca delle medie, dove ero vittima di bullismo da parte praticamente di tutta la classe, ed i miei genitori anzichè assistermi finivano col darmi addosso accusandomi di non essere in grado di ribellarmi, di essere solo una "capra". Mi sentivo solo già da allora, le uniche persone che mi erano vicine erano i miei nonni, che mi hanno sostanzialmente cresciuto, insieme a mia sorella e i miei cugini, in quanto i miei lavoravano tutto il giorno fino a tardo pomeriggio. Ciò ha portato lentamente ad avere un rapporto logoro con i miei, in special modo con mio padre, che non mancava mai di farmi sprofondare mentalmente per cose che io ritengo assurde, negandomi addirittura la parola per intere settimane, se non mesi (esempio: fin da piccolo avrei voluto praticare il calcio come sport, e dato che in famiglia mio padre, i suoi fratelli, mio fratello e i miei cugini hanno tutti la mania per il calcio e tutti l'hanno praticato, verrebbe naturale pensare che anche io lo abbia praticato... assolutamente no! A me fu negato per ragioni che ancora non conosco, difatti ho sempre praticato sport non scelti da me ma da mio padre, in ultimo il ciclismo, che all'epoca odiavo perchè lo vedevo appunto come un qualcosa di forzato, un'attività che non amavo praticare. Quando decisi che era abbastanza, anche per via del fatto che in tutte le gare disputate non ho mai concluso niente, e cominciavo a risentirne nello studio, scatenai questa "ira silenziosa" di mio padre, che mi vedeva come un inutile fallito... ed avevo appena 15 anni). Per cui posso affermare di non aver mai avuto una figura paterna o materna presente, attiva, in famiglia, una figura che mi rassicurasse quando avevo problemi, anzi... Ripeto, l'unica persona che mi consolava, che mi rincuorava, era mio nonno, che capiva questo mio disagio e cercava di essermi vicino.
Alle superiori le cose cambiarono, l'ambiente per fortuna migliorò, anzi trovai anche il mio primo amore, ovviamente non ricambiato. Ora so che al mondo ci sono miliardi di ragazze, che per una che ti dice "no" non bisogna arrendersi, e continuare a cercare... purtroppo all'epoca non lo capii e questo rifiuto mi lasciò un segno indelebile, che si è protratto per 8-9 anni, ritenevo che non avrei trovato nessun'altra come lei e questo errore lo pago ancora oggi (non per niente non ho mai avuto una donna).
Con i compagni di scuola non legai molto, se non con un paio di loro, ma in generale non ho mai fatto uscite serali con loro (ancora oggi non sono tipo che sente la necessità di sballarsi il sabato sera, non che preferisca rimanere segregato in casa, sia chiaro...), per cui non ho mai provato ad approcciarmi ad alcuna ragazza (ed ancora oggi non saprei da dove iniziare).
Finite le superiori mi iscrissi all'università (ingegneria informatica) ma dopo alcuni mesi iniziarono i problemi, complici il fatto di essere lontano da casa e di non avere praticamente concentrazione dalla mattina alla sera: che l'università non sia un percorso semplice, e che ci vogliano anni anche per le persone più portate di me lo so benissimo, qual è il problema? Mio padre! Ritenendomi "un genio per lo studio" (chissà poi perchè, forse perchè me la cavo col computer...), pensava che avrei finito l'università in quattro e quattrotto. Al mio primo appello non mi presentai, non mi sentivo ancora pronto, e la cosa ovviamente lo fece imbufalire, al solito scelse "il silenzio" prolungato per molto tempo in quanto dava già per scontato che io avessi voluto abbandonare l'università (cosa in quel momento non ancora vera, ma tant'è...).
In seguito mi iscrissi presso un'altra facoltà più vicina a casa, ma anche qui i risultati scarseggiavano, perlomeno i miei non mi vedevano "perdere tempo a casa davanti al computer". Poi grazie a mio zio ho trovato un lavoro, il mio attuale lavoro da 10 anni ad oggi, ed anche qui le cose non sono state rose e fiori, anzi non lo sono tutt'ora. I primi tempi furono un inferno, le colleghe non mi vedevano di buon occhio (per una di loro, che chiamerò per semplicità "M", ero un semplice raccomandato, e col senno di poi non aveva neanche tutti i torti; tengo a precisare però che questo posto di lavoro lo offriva il titolare dell'attività, era lui che cercava proprio un ragazzo, non fui inserito "per fare un favore" a me o a mio zio), e per come la vedevo io allora i compiti che mi venivano affidati andavano ben oltre le mie conoscenze, senza nessuno in grado di darmi una preparazione adeguata per svolgerli, e se provavo a chiedere aiuto ricevevo da loro dei rimproveri. Per 10 lunghi anni mi sono trascinato in questo "limbo", andando avanti d'inerzia, con la mia autostima che si affossava sempre di più, le energie fisiche e mentali che a fine serata erano esaurite completamente. Quei pochi legami che avevo con gli amici delle superiori si andavano sempre più affievolendo, vuoi per il mio carattere chiuso ed introverso, vuoi perchè alcuni sono andati via dall'italia.
Tutti questi fattori hanno inciso ancor più negativamente sul mio carattere, se prima ero silenzioso e passivo, piano piano sono diventato anche burbero, a volte scontroso, lamentoso, sopratutto a lavoro.
Col passare del tempo i rapporti con "M" sono andati lentamente migliorando, lei vedeva che comunque mi impegnavo a lavoro, che mi prendevo le mie responsabilità, che stavo "crescendo" dal punto di vista professionale (non emotivo o relazionale, purtroppo).
Poi a novembre dello scorso anno è scattato qualcosa: per via di una incomprensione con "M", il nostro piccolo rapporto di amicizia si era incrinato, ero arrivato al punto di non salutarla neanche più, ci si limitava al solo scambio necessario di parole per poter svolgere i nostri compiti. Ma dato che fino a quel momento eravamo tre colleghi in ufficio, mentre da gennaio l'altra collega andrà in pensione, saremmo rimasti solo io e lei in ufficio. Mi resi conto che questa situazione con lei mi faceva star male, avevo paura di rimanere VERAMENTE SOLO, e non so spiegare come o perchè ma è stato come "aprire" gli occhi per la prima volta su di lei, ho capito quanto abbia sbagliato in passato a giudicarla una persona negativa, acida, cattiva. L'ho rivalutata completamente, in positivo. Adesso la vedo come una persona completa, ragionevole, realizzata, che sa cosa vuole dalla vita, che nonostante le difficoltà che ha avuto non si è mai arresa, una persona da ammirare, che prova ancora emozioni senza vergognarsene, una persona da cui imparare molto, non parlo solo del lavoro, ma di come stare VERAMENTE al mondo.
Piano piano ho ricucito il rapporto, ed ora io e lei parliamo di tutto, di qualunque cosa (se poi avessi più argomenti di cui poter parlare sarebbe ancora meglio, altro mio grosso difetto...), ci facciamo coraggio a vicenda, ci sosteniamo a vicenda (sempre per il lavoro, in quanto le difficoltà sono sempre presenti, anzi aumentano a dismisura sia per me sia per lei), mi ha raccontato alcune cose di lei così personali che a volte mi sono sentito un verme ripensando a quante volte ho provato pensieri negativi nei suoi confronti. Attualmente non nascondo di reputarla la migliore persona che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita, una sorella acquisita su cui posso sempre contare, un punto di riferimento che non ho mai avuto la fortuna di avere, e sia chiaro: lei è una donna felicemente sposata e con due figlie, e per il rispetto che nutro per lei non mi sognerei mai e poi mai di "rovinarle" la vita in alcun modo.
La nota dolente è questa: nonostante abbia migliorato leggermente il mio carattere grazie a questo suo "aiuto passivo", soffro sempre di due problemi piuttosto marcati, ovvero tendo sempre a tenermi tutto dentro, problemi ansie paure fobie, fino ad arrivare poi al punto di esplodere, con scatti d'ira a volte anche davanti a lei (cosa di cui poi soffro terribilmente), quindi non sono in grado di regolare le mie emozioni; ciò mi porta ad avere degli alti e bassi continui con l'umore, e la cosa mi spiace molto perchè ho sempre paura di essere frainteso con le mie azioni, e nonostante lei sia una persona comprensiva, non mi va di trascinarla indirettamente ogni volta in questo sali-scendi; ed ho sempre paura di non avere più la sua comprensione, che anche lei prima o poi arrivi ad "abbandonarmi" come hanno fatto in passato altre persone (mio padre in primis), ed allora tento disperatamente di recuperare il rapporto con lei, quando magari lei dall'altro lato non ha il minimo problema nei miei confronti!, cosa che mi ha confermato proprio ieri. Ma una volta partita questa spirale continua inesorabile, più mi affanno per recuperare a quelli che reputo i miei errori più divento ansioso perchè non riesco nell'intento più commetto altri errori, finchè cedo psicologicamente e in questi momenti mi lascio abbandonare a pensieri autodistruttivi molto forti (non lo nascondo, il pensiero del suicidio ultimamente mi è passato più e più volte per la testa). Poi, così come cala la nebbia e dopo un pò sparisce, così accade con me: finita la spirale, ritorno lentamente alla normalità, la mente si rischiara. Ma mi basta veramente poco per far crollare quel poco di autostima che mi rimane (per intenderci, ultimamente sono bastate due freccine blu su whatsapp a cui non è seguita risposta per annientarmi di nuovo...)
Non potendo più andare avanti così, ho cercato un pò su internet, e tra le varie ipotesi credo di soffrire del disturbo borderline della personalità; praticamente rivedo me stesso in tutti i punti!
So cosa potreste dire:"vai da un psicologo, ti aiuterà", ed è quello che farò prima o poi, ma ho questo pensiero che non riesco a togliermi dalla testa: se sono arrivato a questo punto, se sono arrivato a capire cosa c'è che non va, quindi ad essere consapevole dei miei problemi, voglio scoprire se sono in grado di risolverli prima da solo, perchè negli ultimi mesi, grazie anche a questo rapporto "ritrovato" con "M" sento di essere un pò migliorato, cambiato. Quindi dipenderebbe davvero tutto solo da me. Magari sbaglio, ma vorrei tanto crederci.
Vorrei poter arrivare a cambiare definitivamente me stesso e trovare finalmente la mia anima gemella, se esiste davvero, a trovare la mia "M".
Scusate di nuovo se mi sono dilungato, ma questo sfogo mi è stato utile.
Vi ringrazio in anticipo.
Tutto nasce dall'epoca delle medie, dove ero vittima di bullismo da parte praticamente di tutta la classe, ed i miei genitori anzichè assistermi finivano col darmi addosso accusandomi di non essere in grado di ribellarmi, di essere solo una "capra". Mi sentivo solo già da allora, le uniche persone che mi erano vicine erano i miei nonni, che mi hanno sostanzialmente cresciuto, insieme a mia sorella e i miei cugini, in quanto i miei lavoravano tutto il giorno fino a tardo pomeriggio. Ciò ha portato lentamente ad avere un rapporto logoro con i miei, in special modo con mio padre, che non mancava mai di farmi sprofondare mentalmente per cose che io ritengo assurde, negandomi addirittura la parola per intere settimane, se non mesi (esempio: fin da piccolo avrei voluto praticare il calcio come sport, e dato che in famiglia mio padre, i suoi fratelli, mio fratello e i miei cugini hanno tutti la mania per il calcio e tutti l'hanno praticato, verrebbe naturale pensare che anche io lo abbia praticato... assolutamente no! A me fu negato per ragioni che ancora non conosco, difatti ho sempre praticato sport non scelti da me ma da mio padre, in ultimo il ciclismo, che all'epoca odiavo perchè lo vedevo appunto come un qualcosa di forzato, un'attività che non amavo praticare. Quando decisi che era abbastanza, anche per via del fatto che in tutte le gare disputate non ho mai concluso niente, e cominciavo a risentirne nello studio, scatenai questa "ira silenziosa" di mio padre, che mi vedeva come un inutile fallito... ed avevo appena 15 anni). Per cui posso affermare di non aver mai avuto una figura paterna o materna presente, attiva, in famiglia, una figura che mi rassicurasse quando avevo problemi, anzi... Ripeto, l'unica persona che mi consolava, che mi rincuorava, era mio nonno, che capiva questo mio disagio e cercava di essermi vicino.
Alle superiori le cose cambiarono, l'ambiente per fortuna migliorò, anzi trovai anche il mio primo amore, ovviamente non ricambiato. Ora so che al mondo ci sono miliardi di ragazze, che per una che ti dice "no" non bisogna arrendersi, e continuare a cercare... purtroppo all'epoca non lo capii e questo rifiuto mi lasciò un segno indelebile, che si è protratto per 8-9 anni, ritenevo che non avrei trovato nessun'altra come lei e questo errore lo pago ancora oggi (non per niente non ho mai avuto una donna).
Con i compagni di scuola non legai molto, se non con un paio di loro, ma in generale non ho mai fatto uscite serali con loro (ancora oggi non sono tipo che sente la necessità di sballarsi il sabato sera, non che preferisca rimanere segregato in casa, sia chiaro...), per cui non ho mai provato ad approcciarmi ad alcuna ragazza (ed ancora oggi non saprei da dove iniziare).
Finite le superiori mi iscrissi all'università (ingegneria informatica) ma dopo alcuni mesi iniziarono i problemi, complici il fatto di essere lontano da casa e di non avere praticamente concentrazione dalla mattina alla sera: che l'università non sia un percorso semplice, e che ci vogliano anni anche per le persone più portate di me lo so benissimo, qual è il problema? Mio padre! Ritenendomi "un genio per lo studio" (chissà poi perchè, forse perchè me la cavo col computer...), pensava che avrei finito l'università in quattro e quattrotto. Al mio primo appello non mi presentai, non mi sentivo ancora pronto, e la cosa ovviamente lo fece imbufalire, al solito scelse "il silenzio" prolungato per molto tempo in quanto dava già per scontato che io avessi voluto abbandonare l'università (cosa in quel momento non ancora vera, ma tant'è...).
In seguito mi iscrissi presso un'altra facoltà più vicina a casa, ma anche qui i risultati scarseggiavano, perlomeno i miei non mi vedevano "perdere tempo a casa davanti al computer". Poi grazie a mio zio ho trovato un lavoro, il mio attuale lavoro da 10 anni ad oggi, ed anche qui le cose non sono state rose e fiori, anzi non lo sono tutt'ora. I primi tempi furono un inferno, le colleghe non mi vedevano di buon occhio (per una di loro, che chiamerò per semplicità "M", ero un semplice raccomandato, e col senno di poi non aveva neanche tutti i torti; tengo a precisare però che questo posto di lavoro lo offriva il titolare dell'attività, era lui che cercava proprio un ragazzo, non fui inserito "per fare un favore" a me o a mio zio), e per come la vedevo io allora i compiti che mi venivano affidati andavano ben oltre le mie conoscenze, senza nessuno in grado di darmi una preparazione adeguata per svolgerli, e se provavo a chiedere aiuto ricevevo da loro dei rimproveri. Per 10 lunghi anni mi sono trascinato in questo "limbo", andando avanti d'inerzia, con la mia autostima che si affossava sempre di più, le energie fisiche e mentali che a fine serata erano esaurite completamente. Quei pochi legami che avevo con gli amici delle superiori si andavano sempre più affievolendo, vuoi per il mio carattere chiuso ed introverso, vuoi perchè alcuni sono andati via dall'italia.
Tutti questi fattori hanno inciso ancor più negativamente sul mio carattere, se prima ero silenzioso e passivo, piano piano sono diventato anche burbero, a volte scontroso, lamentoso, sopratutto a lavoro.
Col passare del tempo i rapporti con "M" sono andati lentamente migliorando, lei vedeva che comunque mi impegnavo a lavoro, che mi prendevo le mie responsabilità, che stavo "crescendo" dal punto di vista professionale (non emotivo o relazionale, purtroppo).
Poi a novembre dello scorso anno è scattato qualcosa: per via di una incomprensione con "M", il nostro piccolo rapporto di amicizia si era incrinato, ero arrivato al punto di non salutarla neanche più, ci si limitava al solo scambio necessario di parole per poter svolgere i nostri compiti. Ma dato che fino a quel momento eravamo tre colleghi in ufficio, mentre da gennaio l'altra collega andrà in pensione, saremmo rimasti solo io e lei in ufficio. Mi resi conto che questa situazione con lei mi faceva star male, avevo paura di rimanere VERAMENTE SOLO, e non so spiegare come o perchè ma è stato come "aprire" gli occhi per la prima volta su di lei, ho capito quanto abbia sbagliato in passato a giudicarla una persona negativa, acida, cattiva. L'ho rivalutata completamente, in positivo. Adesso la vedo come una persona completa, ragionevole, realizzata, che sa cosa vuole dalla vita, che nonostante le difficoltà che ha avuto non si è mai arresa, una persona da ammirare, che prova ancora emozioni senza vergognarsene, una persona da cui imparare molto, non parlo solo del lavoro, ma di come stare VERAMENTE al mondo.
Piano piano ho ricucito il rapporto, ed ora io e lei parliamo di tutto, di qualunque cosa (se poi avessi più argomenti di cui poter parlare sarebbe ancora meglio, altro mio grosso difetto...), ci facciamo coraggio a vicenda, ci sosteniamo a vicenda (sempre per il lavoro, in quanto le difficoltà sono sempre presenti, anzi aumentano a dismisura sia per me sia per lei), mi ha raccontato alcune cose di lei così personali che a volte mi sono sentito un verme ripensando a quante volte ho provato pensieri negativi nei suoi confronti. Attualmente non nascondo di reputarla la migliore persona che abbia mai conosciuto in tutta la mia vita, una sorella acquisita su cui posso sempre contare, un punto di riferimento che non ho mai avuto la fortuna di avere, e sia chiaro: lei è una donna felicemente sposata e con due figlie, e per il rispetto che nutro per lei non mi sognerei mai e poi mai di "rovinarle" la vita in alcun modo.
La nota dolente è questa: nonostante abbia migliorato leggermente il mio carattere grazie a questo suo "aiuto passivo", soffro sempre di due problemi piuttosto marcati, ovvero tendo sempre a tenermi tutto dentro, problemi ansie paure fobie, fino ad arrivare poi al punto di esplodere, con scatti d'ira a volte anche davanti a lei (cosa di cui poi soffro terribilmente), quindi non sono in grado di regolare le mie emozioni; ciò mi porta ad avere degli alti e bassi continui con l'umore, e la cosa mi spiace molto perchè ho sempre paura di essere frainteso con le mie azioni, e nonostante lei sia una persona comprensiva, non mi va di trascinarla indirettamente ogni volta in questo sali-scendi; ed ho sempre paura di non avere più la sua comprensione, che anche lei prima o poi arrivi ad "abbandonarmi" come hanno fatto in passato altre persone (mio padre in primis), ed allora tento disperatamente di recuperare il rapporto con lei, quando magari lei dall'altro lato non ha il minimo problema nei miei confronti!, cosa che mi ha confermato proprio ieri. Ma una volta partita questa spirale continua inesorabile, più mi affanno per recuperare a quelli che reputo i miei errori più divento ansioso perchè non riesco nell'intento più commetto altri errori, finchè cedo psicologicamente e in questi momenti mi lascio abbandonare a pensieri autodistruttivi molto forti (non lo nascondo, il pensiero del suicidio ultimamente mi è passato più e più volte per la testa). Poi, così come cala la nebbia e dopo un pò sparisce, così accade con me: finita la spirale, ritorno lentamente alla normalità, la mente si rischiara. Ma mi basta veramente poco per far crollare quel poco di autostima che mi rimane (per intenderci, ultimamente sono bastate due freccine blu su whatsapp a cui non è seguita risposta per annientarmi di nuovo...)
Non potendo più andare avanti così, ho cercato un pò su internet, e tra le varie ipotesi credo di soffrire del disturbo borderline della personalità; praticamente rivedo me stesso in tutti i punti!
So cosa potreste dire:"vai da un psicologo, ti aiuterà", ed è quello che farò prima o poi, ma ho questo pensiero che non riesco a togliermi dalla testa: se sono arrivato a questo punto, se sono arrivato a capire cosa c'è che non va, quindi ad essere consapevole dei miei problemi, voglio scoprire se sono in grado di risolverli prima da solo, perchè negli ultimi mesi, grazie anche a questo rapporto "ritrovato" con "M" sento di essere un pò migliorato, cambiato. Quindi dipenderebbe davvero tutto solo da me. Magari sbaglio, ma vorrei tanto crederci.
Vorrei poter arrivare a cambiare definitivamente me stesso e trovare finalmente la mia anima gemella, se esiste davvero, a trovare la mia "M".
Scusate di nuovo se mi sono dilungato, ma questo sfogo mi è stato utile.
Vi ringrazio in anticipo.