La storia di Disenchanted

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La storia di Disenchanted

Messaggioda Disenchanted » 17/04/2013, 23:01



Buonasera, per comprendermi meglio credo sia necessario conoscere la mia storia, quindi ecco qua:

Sono nata a Palermo quasi 17 anni fa, ma mio padre lasciò mia madre subito dopo, io iniziai a vivere con lui insieme ai miei nonni materni vedendo mia madre saltuariamente. Due settimane prima del mio 4 compleanno la casa di mia madre si incendiò e lei morì nel sonno. Quello fu il mio primo impatto con la morte. Poco tempo dopo mio padre decise di venire a Torino in cerca di lavoro, lasciandomi con i miei nonni. Così continuò la mia infanzia, senza una madre e con un padre che vedevo un paio di volte all'anno, con continue visite psicologiche dai 4 anni fino agli 8-9, quando arrivarono al punto di ricoverarmi.
Quando finalmente riuscii a trovare la mia stabilità, intorno ai 10 anni, a mio padre venne la geniale idea di farmi venire a vivere con lui: ovviamente non gli importò nulla di ciò che io desideravo, cioè di restare a Palermo, e decise per me: mi avrebbe lasciato con i miei nonni ancora per un anno e poi sarei dovuta andare a vivere con lui. Quello fu uno dei periodi più duri in assoluto, e fu allora che iniziai a tagliarmi: inizialmente mi staccavo la pelle con le unghie, poi iniziai a tagliarmi con le forbici o a ustionarmi leggermente, anche se ancora non era nulla di serio. Iniziai a scrivere poesie dove non facevo altro che dire che desideravo solo morire, e mio padre ha anche letto quelle poesie, ma non gli è mai importato nulla, come non gli importava che io piangessi ogni giorno. Il giorno della vigilia di Natale io e i miei nonni salimmo per le vacanze a Torino, e quando venne fuori l'argomento "trasferimento", provai a spiegare a mio padre che era la mia vita, non la sua, e che io desideravo restare a Palermo. Il risultato furono solo tanti schiaffi, oggetti lanciati per casa, urla, finchè non decise addirittura di uscire di casa dicendo che andava a buttarsi da un ponte e che voleva che io e i miei nonni sparissimo subito da casa sua. A quel punto fui costretta a salire a Torino, dove mi trovai malissimo, passavo ogni singolo giorno a piangere, non avevo amici, e fu allora che scoprii le lamette: da quel momento iniziai a tagliarmi ogni giorno, finchè non arrivai addirittura a 3-4 volte al giorno, tanto la mia vita mi faceva schifo, litigavo sempre con mio padre e l'unica cosa che volevo era tornare a Palermo.
A quei tempi ero leggermente sovrappeso, ma il mio malessere aumentò ed iniziai ad odiare anche il mio corpo, finchè dopo aver perso quasi 15kg mio padre finalmente si rese conto che mi chiudevo in bagno a vomitare: ovviamente ci fu un putiferio, tornai in cura da mille psicologi, fu allarmata tutta la famiglia, ecc.
Le cose proseguirono così, io e le mie lamette, noi insieme contro il mondo, mentre nella mia mente si instaurava sempre più prepotentemente l'idea del suicidio: ci pensavo tutto il tempo, era l'unica cosa che mi rendeva minimamente felice. Proseguii così, finchè un anno fa non ricaddi nel vortice dell'anoressia: questa volta fu il mi ormai ex ragazzo, con cui stessi insieme 2 anni, a farmene uscire. Quando lui mi lasciò, questo Ottobre, mi precipitò il mondo addosso, e i continui litigi con mio padre, che non fa che opprimermi, controllarmi, rimproverarmi tutto peggiorarono la situazione. Stavo (e sto) male, tanto male, ripresi a tagliarmi mille volte al giorno ma i tagli erano sempre più grandi e più estesi, dato che odiavo (odio) le mie gambe decisi di riempirle di cicatrici e adesso mi vergogno anche solo all'idea di mettere dei pantaloncini, perchè sono completamente piene di cicatrici lunghe, bianche e spesso anche in rilievo. Raggiunsi il culmine a Dicembre, quando le lamette si spostarono dalle gambe, fianchi, pancia, caviglie ecc al polso: volevo tagliarmi le vene, e ci andai vicino. Falii, e a quel punto però a mio padre fu evidente cosa stava succedendo: quandò scoprì i miei problemi di autolesionismo sclerò, gli facevo e gli faccio schifo, glielo leggo negli occhi e nel modo in cui mi rinfaccia i miei tagli, quasi con cattiveria. Adesso mi controlla ogni istante, non mi lascia fare più nulla, mi ha fatto cambiare psicologa (quella che mi ha seguito dai miei 12 anni fino a qualche mese fa per lui non va più bene dato che non ha saputo curare i miei problemi) e la psicologa da cui vado adesso è un'incapace che non riesce a capire nulla di me, ha addirittura fatto a mio padre una richiesta per il lavoro per essere a casa il pomeriggio in modo da potermi controllare, "per la mia incolumità". Ora sono tutti convinti che io abbia smesso di tagliarmi ma non è così, continuo, lo faccio quasi ogni giorno e fino a ieri non ho potuto mettere i jeans perchè ho troppi tagli lungo i fianchi - pancia e indossarli mi faceva troppo male, non so più che fare, continuo a pensare constantemente al mio suicidio, è l'unica cosa che desidero, l'unica che mi renderebbe felice, e mio padre non riesce a comprendermi, anzi, con i suoi comportamenti non fa altro che peggiorare la situazione e farmi stare ancora più male.
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Messaggioda Richetto » 18/04/2013, 6:51



:(
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"Carri armati nemici fatta irruzione a sud di ARIETE. Con ciò ARIETE accerchiata.
Trovasi 5 km nord-ovest Bir El-Abd. Carri ARIETE combattono."
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Messaggioda Heisenberg » 18/04/2013, 10:08



Mi dispiace molto per quello che hai passato e stai passando. Però non devi pensare al suicido. La tua vita non sarà stata bella finora, ma può diventarlo in futuro. Ne verrai fuori e le cicatrici dell'anima e del corpo spariranno, te lo garantisco.
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Messaggioda chopsuey » 18/04/2013, 12:37



La tua storia è veramente triste e purtroppo nessuno può darti la garanzia che il futuro sarà roseo come una composizione floreale. Prendo in prestito la citazione nella firma di Heisenberg: "la gente non ha quello che si merita, ha quello che gli capita". Purtroppo.
L'unica cosa che possiamo fare è non peggiorare la situazione con le nostre mani e impegnarci per migliorare le cose, cercare la felicità nel presente e costruire un futuro che ci renda sereni. La vera domanda non è: è davvero possibile riuscirci?
La vera domanda è: tu lo vuoi davvero?

Quando ho pensato che fosse finita, la morte era ormai un'oasi di pace, una spiaggia su cui trovare finalmente riposo e rinfracarmi dalle fatiche della vita.
Quando ho capito che invece non era finita, la sfida più difficile è stata (ed è) scegliere la vita, "resuscitare". Ci vuole molta forza di volontà per abbandonare il dolce sollazzo della morte e rimettersi in carreggiata, con tutta la fatica che questo comporta: fatica di soffrire ancora, fatica di lottare, fatica di sgomitare nel mondo per conquistarsi un pezzo di felicità, fatica di sopravvivere.
Ancora mi chiedo se lo voglio realmente.

Quindi il primo aspetto su cui devi lavorare è la volontà, perché il modo si trova sempre (sebbene spesso preannunci una lunga e sanguinosa lotta senza esclusione di colpi).
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Messaggioda Meiko » 18/04/2013, 13:26



La tua storia è davvero molto triste e mi ha fatto un po' rabbrividire.. così piccola e già soffri e ti tagli da così tanto tempo..
Immagino che là a Torino, lontano dalle tue origini, non ci sia nessuno della famiglia, giusto? Altrimenti potresti cercare aiuto dai parenti. Da quel che ho capito i tuoi nonni ti volevano bene e immagino che gli manchi molto, come loro mancheranno a te.
Riesci a sentirli ogni tanto?
Tagliarti non è la soluzione ai tuoi guai, cmq, contribuisci solo a farti del male, e a che scopo?
Hai mai pensato di andare dalla psicologa insieme a tuo padre? Voglio dire, poichè lui è un pessimo genitore e sarebbe lui ad avere bisogno di una terapia per imparare a rispettare sua figlia, perchè non provare una terapia di "famiglia"? Magari si rende conto che sta commettendo delle grosse stupidaggini...
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Messaggioda StillWandering » 18/04/2013, 14:07



Purtroppo quando si è ancora minorenni ci sono un sacco di limitazioni che soffocano. Il consiglio è quello di arrivare alla maggiore età e andare via da casa a fare la tua vita, mettendo da parte i soldi che puoi. E se pensi ad andartene, dovresti in teoria evitare di farti del male perché sarai intenta a pensare alle prospettive future.
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Messaggioda Disenchanted » 18/04/2013, 20:54



Intanto ringrazio tutti per le risposte, davvero. Ho provato a lungo a migliorare la situazione ma purtroppo non c'è nulla che possa realmente fare, attualmente la maggior parte dei miei problemi sono causati da mio padre e dai suoi comportamenti e parlargli è inutile, alcune volte abbiamo anche avuto dei "colloqui a tre" con la mia psicologa ma lui non ascolta e non capisce, per lui sono solo una str***a che si diverte a rovinargli la vita con i suoi problemi. Mio nonno purtroppo se n'è andato un anno e mezzo fa; riesco a vedere mia nonna durante le vacanze, ma sinceramente non mi sembra giusto metterla al corrente di tutti questi problemi, causandole solo altri dolori. Emicranie e crisi di panico rendono tutto ancora più difficile e non vedo davvero un modo di risolvere la situazione, se non davvero quello di andare via di casa a 18 anni, ma di sicuro non potrebbe essere una soluzione permanente perchè i soldi finirebbero presto. Mio padre adesso pur di controllarmi ha addirittura deciso di passare per due mesi al lavoro part time, ciò vuol dire averlo in casa tutto il giorno ogni giorno, io ho provato a dirgli che secondo me arrivare a questo livello è ridicolo, ma ovviamente non mi ha ascoltato. Non credo che sia possibile che le cose migliorino e non riesco ad aspettare per anni, in queste condizioni, una felicità che magari nemmeno arriverà. Tagliarmi è l'unico sfogo che mi rimane, l'unico momento in cui mi sento felice è mentre mi taglio, sono relizzata, sto bene con me stessa soltanto mentre vedo il sangue uscire, soltanto quando taglio così a fondo da vedere la carne biancastra. Non ho più nessuna speranza e piuttosto che vivere in queste condizioni penso davvero che il suicidio sia la soluzione migliore, non so cos'altro fare.
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Messaggioda StillWandering » 18/04/2013, 21:02



Purtroppo in questi casi la soluzione è proprio andare via di casa trovandosi un lavoro per non rimanere a secco. Frattanto è preferibile fare buon viso a cattivo gioco, così almeno si spera che tuo padre smetta di opprimerti perché ti vede meglio. Altre soluzioni per ora non ho... prova a fare così. Più ti tagli più è peggio, più ti opprimono e diventa un circolo vizioso da cui non esci.
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Messaggioda chopsuey » 18/04/2013, 21:30



Dirò qualcosa che forse ti creerà disappunto: non è possibile che tuo padre, pur col suo atteggiamento critico e prepotente, non sia davvero preoccupato per te? I genitori a volte si comportano in maniera pessima, ma non è detto che l'intenzione sia altrettanto pessima. Se tuo padre vuole passare al lavoro part time, forse non è per tormentarti più ore al giorno, ma per accertarsi che tu stia bene, per tenerti d'occhio nel timore che tu possa fare qualche sciocchezza.

Non metto minimamente in dubbio che i suoi comportamenti siano detestabili e che così facendo ti spinge a stare peggio. Voglio solo invitarti a riflettere. Sei sicura, nel profondo, che tuo padre ti odi? Sei sicura che non ci sia un briciolo d'affetto nei tuoi confronti o che il suo modo di trattarti non sia frutto della disperazione (e non dell'esasperazione), perché è preoccupato?

Ho esperienza di genitori assenti. Mio padre è sparito per oltre dieci anni e se mi fossi tagliata o uccisa non lo avrebbe neppure scoperto, figuriamoci interessarsi!
Mia madre è stata un'alcolista da che sono nata fino a poco tempo fa e non si è accorta nemmeno del mio tentativo di suicidio (nonostante l'avessi chiamata per dirle "mamma, ho ingerito troppe pillole, puoi tornare a casa?", e mi ha risposto che no, fuori si stava divertendo, quindi 'sti cazzi). Eppure... eppure io so che mia madre, nel suo contorto e incomprensibile modo, mi vuole bene. È che non ha mai capito, non ha mai cercato di guardare oltre la superficie. Io sono sicuramente brava a nascondermi, ma lei non è una buona osservatrice.

Quello che sto tentando di dirti è che tuo padre almeno si interessa. Dimostra che gliene frega qualcosa, anche se te la fa pesare lamentandosi delle pene che gli dai. Però ti ha portata da una specialista, ha cercato delle cure, dei rimedi, una soluzione al tuo problema, e ora vuole passare più tempo a casa per assicurarsi che non ti succeda niente.

Non vincerà di sicuro il premio di Padre dell'Anno, ma neppure quello di peggior padre.

Ho sempre evitato che mia madre si accorgesse di ciò che avevo (e facevo), perché sapevo che reazione le avrei causato. Con uno sforzo di immedesimazione, riesco a capire che per un genitore non dev'essere facile confrontarsi con problemi del genere. Molti genitori vanno in delirio e sclerano come pazzi se il figlio viene bocciato a scuola, figuriamoci se si taglia i polsi. Il tuo problema diventa il suo problema, perché sei pur sempre sua figlia e lui si sente impotente.

Non voglio scrivere un'apologia di tuo padre per giustificarlo o assolverlo da tutti i suoi errori, ma credo e temo che tu non capisci lui come lui non capisce te. Dovreste venirvi incontro. Lui, a suo modo, lo sta facendo, restando a casa più tempo. Perlomeno c'è.

Sono consapevole di essermi attirata la tua antipatia e mi dispiace, perché sono assolutamente solidale con la tua sofferenza. Ma volevo offrirti un punto di vista differente.
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Messaggioda StillWandering » 19/04/2013, 17:30



Beh, oggetti lanciati, scleri e schiaffi penso che rappresentino un concetto ben diverso dal tenere alla propria figlia. Un fallimento come uomo in generale oltre che dal punto di vista genitoriale. Qui l'unica via giusta a mio avviso è mettere da parte quel che si riesce in denaro e andare via di casa guadagnando l'indipendenza il prima possibile. Altre soluzioni non vedo. Frattanto, buon viso a cattivo gioco per non peggiorare la situazione opprimente, per tener buono chi dev'essere tenuto buono.
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