Buonasera, per comprendermi meglio credo sia necessario conoscere la mia storia, quindi ecco qua:
Sono nata a Palermo quasi 17 anni fa, ma mio padre lasciò mia madre subito dopo, io iniziai a vivere con lui insieme ai miei nonni materni vedendo mia madre saltuariamente. Due settimane prima del mio 4 compleanno la casa di mia madre si incendiò e lei morì nel sonno. Quello fu il mio primo impatto con la morte. Poco tempo dopo mio padre decise di venire a Torino in cerca di lavoro, lasciandomi con i miei nonni. Così continuò la mia infanzia, senza una madre e con un padre che vedevo un paio di volte all'anno, con continue visite psicologiche dai 4 anni fino agli 8-9, quando arrivarono al punto di ricoverarmi.
Quando finalmente riuscii a trovare la mia stabilità, intorno ai 10 anni, a mio padre venne la geniale idea di farmi venire a vivere con lui: ovviamente non gli importò nulla di ciò che io desideravo, cioè di restare a Palermo, e decise per me: mi avrebbe lasciato con i miei nonni ancora per un anno e poi sarei dovuta andare a vivere con lui. Quello fu uno dei periodi più duri in assoluto, e fu allora che iniziai a tagliarmi: inizialmente mi staccavo la pelle con le unghie, poi iniziai a tagliarmi con le forbici o a ustionarmi leggermente, anche se ancora non era nulla di serio. Iniziai a scrivere poesie dove non facevo altro che dire che desideravo solo morire, e mio padre ha anche letto quelle poesie, ma non gli è mai importato nulla, come non gli importava che io piangessi ogni giorno. Il giorno della vigilia di Natale io e i miei nonni salimmo per le vacanze a Torino, e quando venne fuori l'argomento "trasferimento", provai a spiegare a mio padre che era la mia vita, non la sua, e che io desideravo restare a Palermo. Il risultato furono solo tanti schiaffi, oggetti lanciati per casa, urla, finchè non decise addirittura di uscire di casa dicendo che andava a buttarsi da un ponte e che voleva che io e i miei nonni sparissimo subito da casa sua. A quel punto fui costretta a salire a Torino, dove mi trovai malissimo, passavo ogni singolo giorno a piangere, non avevo amici, e fu allora che scoprii le lamette: da quel momento iniziai a tagliarmi ogni giorno, finchè non arrivai addirittura a 3-4 volte al giorno, tanto la mia vita mi faceva schifo, litigavo sempre con mio padre e l'unica cosa che volevo era tornare a Palermo.
A quei tempi ero leggermente sovrappeso, ma il mio malessere aumentò ed iniziai ad odiare anche il mio corpo, finchè dopo aver perso quasi 15kg mio padre finalmente si rese conto che mi chiudevo in bagno a vomitare: ovviamente ci fu un putiferio, tornai in cura da mille psicologi, fu allarmata tutta la famiglia, ecc.
Le cose proseguirono così, io e le mie lamette, noi insieme contro il mondo, mentre nella mia mente si instaurava sempre più prepotentemente l'idea del suicidio: ci pensavo tutto il tempo, era l'unica cosa che mi rendeva minimamente felice. Proseguii così, finchè un anno fa non ricaddi nel vortice dell'anoressia: questa volta fu il mi ormai ex ragazzo, con cui stessi insieme 2 anni, a farmene uscire. Quando lui mi lasciò, questo Ottobre, mi precipitò il mondo addosso, e i continui litigi con mio padre, che non fa che opprimermi, controllarmi, rimproverarmi tutto peggiorarono la situazione. Stavo (e sto) male, tanto male, ripresi a tagliarmi mille volte al giorno ma i tagli erano sempre più grandi e più estesi, dato che odiavo (odio) le mie gambe decisi di riempirle di cicatrici e adesso mi vergogno anche solo all'idea di mettere dei pantaloncini, perchè sono completamente piene di cicatrici lunghe, bianche e spesso anche in rilievo. Raggiunsi il culmine a Dicembre, quando le lamette si spostarono dalle gambe, fianchi, pancia, caviglie ecc al polso: volevo tagliarmi le vene, e ci andai vicino. Falii, e a quel punto però a mio padre fu evidente cosa stava succedendo: quandò scoprì i miei problemi di autolesionismo sclerò, gli facevo e gli faccio schifo, glielo leggo negli occhi e nel modo in cui mi rinfaccia i miei tagli, quasi con cattiveria. Adesso mi controlla ogni istante, non mi lascia fare più nulla, mi ha fatto cambiare psicologa (quella che mi ha seguito dai miei 12 anni fino a qualche mese fa per lui non va più bene dato che non ha saputo curare i miei problemi) e la psicologa da cui vado adesso è un'incapace che non riesce a capire nulla di me, ha addirittura fatto a mio padre una richiesta per il lavoro per essere a casa il pomeriggio in modo da potermi controllare, "per la mia incolumità". Ora sono tutti convinti che io abbia smesso di tagliarmi ma non è così, continuo, lo faccio quasi ogni giorno e fino a ieri non ho potuto mettere i jeans perchè ho troppi tagli lungo i fianchi - pancia e indossarli mi faceva troppo male, non so più che fare, continuo a pensare constantemente al mio suicidio, è l'unica cosa che desidero, l'unica che mi renderebbe felice, e mio padre non riesce a comprendermi, anzi, con i suoi comportamenti non fa altro che peggiorare la situazione e farmi stare ancora più male.