Racconti di un'anima del Purgatorio

Salve a tutti, oggi è Natale, ma non solo, per quanto sia un dettaglio irrilevante è anche il giorno in cui compio tre mesi passati su MyHelp, tre mesi di sofferenza e di crescita personale e volevo cogliere la particolare occasione per mostrarmi, per chi e come sono, nei miei problemi e oltre e poter pienamente rispondere alla domanda “Helel, perché sei su MyHelp?”
Alcuni utenti sapranno già cosa cosa racconterò, ma molti altri non sanno, il motivo di ciò non è stata affatto una mancata fiducia, ma la paura, lecita o meno che sia alla mente non importa e non ti lascia vedere alcuna cosa, lasciandoti sola, sbranata dall'ansia e dai propri traumi, negli ultimi tempi però ho raccolto i miei pensieri e ho pensato che la scelta più giusta fosse parlare pubblicamente della mia situazione.
Io sono una ragazza transessuale che non ha ancora iniziato il percorso medico, e la causa principale della mia sofferenza è il mancato supporto da parte dei miei genitori.
Scoprì di essere transessuale a piena consapevolezza quando avevo 15 anni, anche se in realtà, come qualunque persona transessuale (e ci tengo a specificarlo) lo sono sempre stata, in quanto la transessualità non è una scelta, in realtà lo sapevo anche da prima, ma non riuscivo ad accettare me stessa per colpa della mia educazione proibizionista e del mio ambiente estramamente bigotto e intollerante che mi ha riempita di menzogne e cattiverie nei confronti delle persone LGBT.
Quando finalmente ebbi compresione di me stessa di e ciò che avrei dovuto affrontare svenni, e seppur con piena consapevolezza dovetti reprimermi, e tenermi dentro tutte le mie sofferenze, fino a quando avrei potuto, appena compiuti i dociotto anni iniziai sempre di più a crollare, la sofferenza era fin troppa e si scatenerano i miei problemi psicologici che tutt’ora anche se in modo molto più mite continuano a perseguitarmi, mi si aprì davanti il periodo più brutto della mia vita, soffrivo abbastanza da farmi notare dai miei, tuttavia la mia sofferenza appariva come una crisi immotivata, “stress scolastico”.
Inizai ad essere seguita e a fare psicoterapia, ma seppure sapevo fosse il momento di muoversi nascondevo le cause del mio dolore per timore della mia analista, motivo per cui, a forze raccolte, per conto mio, parallelamente andai a spese mie da una “specialista” a cui fin da subito dissi di me, tuttavia, dopo il primo piano di sedute si rivelò essere bigotta, ignorante nella sua professione e in materia e meritevole di essere radiata dall’albo degli psicologi (Venni trattata malissimo, e in cima a tutto, mi parlò di terapia riparativa.), per cui a risparmi agli sgoccioli e molto sconfitta smisi di andare dalla psicanalista e mi chiusi in me stessa, fino a quando non decisi di dirlo a mia madre, puntando su di me le mie speranze di essere compresa e aiutata, superando le mie paure sul giudizio dei miei che perdurarono anni, che iniziava a sospettare qualcosa dopo che nel tempo lasciavo sempre più indizi, fu un disastro, mi disse chiaramente che non mi avrebbe mai aiutata.
Dopo venne l’anticamera del periodo in cui mi trovo adesso, inizai a sentirmi morta, vinta, e con la sola parola “suicidio” in mente.
Continuavo a pensare unicamente a quello, sentendomi devastata nell’animo, facevo ricerche sul suicidio e da esse e da quella speranza che mi era ancora rimasta raggiunsi MyHelp.
Alcuni utenti sapranno già cosa cosa racconterò, ma molti altri non sanno, il motivo di ciò non è stata affatto una mancata fiducia, ma la paura, lecita o meno che sia alla mente non importa e non ti lascia vedere alcuna cosa, lasciandoti sola, sbranata dall'ansia e dai propri traumi, negli ultimi tempi però ho raccolto i miei pensieri e ho pensato che la scelta più giusta fosse parlare pubblicamente della mia situazione.
Io sono una ragazza transessuale che non ha ancora iniziato il percorso medico, e la causa principale della mia sofferenza è il mancato supporto da parte dei miei genitori.
Scoprì di essere transessuale a piena consapevolezza quando avevo 15 anni, anche se in realtà, come qualunque persona transessuale (e ci tengo a specificarlo) lo sono sempre stata, in quanto la transessualità non è una scelta, in realtà lo sapevo anche da prima, ma non riuscivo ad accettare me stessa per colpa della mia educazione proibizionista e del mio ambiente estramamente bigotto e intollerante che mi ha riempita di menzogne e cattiverie nei confronti delle persone LGBT.
Quando finalmente ebbi compresione di me stessa di e ciò che avrei dovuto affrontare svenni, e seppur con piena consapevolezza dovetti reprimermi, e tenermi dentro tutte le mie sofferenze, fino a quando avrei potuto, appena compiuti i dociotto anni iniziai sempre di più a crollare, la sofferenza era fin troppa e si scatenerano i miei problemi psicologici che tutt’ora anche se in modo molto più mite continuano a perseguitarmi, mi si aprì davanti il periodo più brutto della mia vita, soffrivo abbastanza da farmi notare dai miei, tuttavia la mia sofferenza appariva come una crisi immotivata, “stress scolastico”.
Inizai ad essere seguita e a fare psicoterapia, ma seppure sapevo fosse il momento di muoversi nascondevo le cause del mio dolore per timore della mia analista, motivo per cui, a forze raccolte, per conto mio, parallelamente andai a spese mie da una “specialista” a cui fin da subito dissi di me, tuttavia, dopo il primo piano di sedute si rivelò essere bigotta, ignorante nella sua professione e in materia e meritevole di essere radiata dall’albo degli psicologi (Venni trattata malissimo, e in cima a tutto, mi parlò di terapia riparativa.), per cui a risparmi agli sgoccioli e molto sconfitta smisi di andare dalla psicanalista e mi chiusi in me stessa, fino a quando non decisi di dirlo a mia madre, puntando su di me le mie speranze di essere compresa e aiutata, superando le mie paure sul giudizio dei miei che perdurarono anni, che iniziava a sospettare qualcosa dopo che nel tempo lasciavo sempre più indizi, fu un disastro, mi disse chiaramente che non mi avrebbe mai aiutata.
Dopo venne l’anticamera del periodo in cui mi trovo adesso, inizai a sentirmi morta, vinta, e con la sola parola “suicidio” in mente.
Continuavo a pensare unicamente a quello, sentendomi devastata nell’animo, facevo ricerche sul suicidio e da esse e da quella speranza che mi era ancora rimasta raggiunsi MyHelp.