Perché ho accettato serenamente di essere « inutile »

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Perché ho accettato serenamente di essere « inutile »

Messaggioda Rothko » 14/06/2013, 0:09



Dopo qualche giorno che sono qui, ho parlato con alcuni di voi - con qualcuno di più, con qualcuno di meno; un po’ vi conosco, almeno un minimo. Ho sentito alcune storie, alcune raccontate, altre quasi mimate testualmente o gridate (tutto metaforicamente,ma neanche poi tanto, nel linguaggio delle chat e dei forum). Storie che assomigliano, ma che sono tutte diverse; alcune dette con le parole degli adolescenti (mi manca il gruppo, mi sento invisibile, nessuno mi considera, i miei genitori non mi capiscono), altre con le parole degli adulti (il lavoro, le disillusioni, la fine dei sogni e delle prospettive); il tutto condito in alcuni casi da condizioni ed eventi molto dolorosi. Non ho granché da aggiungere. Non credo che raccontare una storia - la mia, così come la interpreto io - aggiunga qualcosa. Ripeterei un po’ dell’uno e un po’ dell’altro: l’adolescenza difficile, la solitudine, qualche lutto, qualche depressione. Molti si sentono “inutili”. Credo che intendano più o meno quello che intendo io per “fallito”: aver mancato gli obiettivi, sentirsi disapprovato ed emarginato, poco stimato dagli altri. Il ragionamento implicito, che non fa una piega (almeno apparentemente), è che se vivi su questo pianeta, con i tuoi simili, devi integrarti al cento per cento ed avere l’approvazione degli altri. Da qui deriverebbe un livello di successo direttamente proporzionale alla visibilità e all’approvazione di un gruppo.
Io ho avuto delle condizioni materiali e (diciamo) spirituali (non in senso religioso, non fraintendetemi) molto favorevoli: ho avuto dei genitori ottimi, benessere economico e stimoli culturali. Mi è stato concesso di scegliere quello che volevo fare e di assumere le mie responsabilità fin da ragazzo. Chiaramente non tutto va sempre come deve andare e basta un evento imprevisto per mandare a puttane tutto. E se non mantieni le aspettative, in una società basata sulla competizione, sei un fallito, sei inutile. Ma lo sei veramente? Dovrei disperarmi perché non ho un lavoro, perché il mio livello di studi post-laurea non è servito a niente, perché non mi sono fatto una famiglia, perché ho pochissimi amici, perché non ho la gratificazione di sentire l’sms di una ragazza che mi scrive ‘ti amo’ etc? Non ci riesco più a disperarmi, scusate. Vi rispetto, rispetto tutte le vostre sofferenze, che in molti casi derivano da situazioni ben più difficili della mia. Ma non me la sento di disperarmi per questo. Alle volte, come tutti, mi sveglio con la luna storta; mi incazzo, recrimino, rimugino su una società che è sicuramente ingiusta e sbagliata. Ma vivo la mia vita, vivo il presente, due chiacchiere con il porchettaio, una passeggiata sotto la pioggia, un piatto di spaghetti al tonno con il battuto fatto bene, un bicchiere di vino, una foto che mi è uscita bene, una musica che mi piace. Non me ne frega se il mio Tumblr lo seguono in 20 invece che in 2000; se molti che credevo amici in realtà non lo sono. Quello che mi capita di buono, poco o molto che sia, mi va bene e sto attento a godermelo. Di quello che pensa il microcosmo che mi circonda (perché siamo circondati da un microcosmo che ci sembra enorme, che sopravvalutiamo enormemente) mi interessa molto relativamente, anche se cerco di ascoltare tutti - non si sa mai. Se posso fare qualcosa per gli altri, lo faccio. Ma c***o, non posso pretendere di essere amato se non amo. Se non amo in primis me stesso e poi tutto quello di buono che c’è in questo mondo strambo. È per questo che mi accetto così come sono, sticazzi se sono considerato un fallito.
Questo è quello che avevo da dirvi.
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Messaggioda Royalsapphire » 16/06/2013, 20:41



l’adolescenza difficile, la solitudine, qualche lutto, qualche depressione. Molti si sentono “inutili”. Credo che intendano più o meno quello che intendo io per “fallito”: aver mancato gli obiettivi, sentirsi disapprovato ed emarginato, poco stimato dagli altri.

Ciao Bacon,
posso capire quello che provi! Mancare i propri obiettivi ci trascina in un vortice di depressione! Ci fa sentire insignificanti, insicuri, e soli.
Ma anche se davvero tutti ti hanno abbandonato, tu non devi assolutamente lasciar aggravare il tuo stato d'animo, dissipando le tue energie in depressione e stress, perché non sono gli altri che detengono il potere sulla tua vita. Ti sembra normale che delle persone a te vicino ti abbandonino proprio quando commetti degli sbagli e/o quando ti trovi in difficoltà? Non è normale Bacon. Sono gli eventi difficili della vita che ci aiutano a scoprire la vera faccia di chi ci sta accanto. Che poi non si tratta di cattiveria, quanto di avere coscienza. Oggi siamo tutti immersi in una realtà frenetica ed "egocentrica". Non ci curiamo più di rispettare gli altri! C'è troppa diseducazione! Non molti oggi sanno che non si deve (moralmente) abbandonare qualcuno nei guai. E' bene che ognuno faccia il suo massimo, che faccia quel che può, senza invece svincolarsi dall'impegno con il solito pensiero "chissene frega, non voglio problemi!".
Se tu hai benevolenza e altruismo verso gli altri, allora devi preservare questo tuo carattere senza permettere che il mondo ti sconvolga.

..E se non mantieni le aspettative, in una società basata sulla competizione, sei un fallito, sei inutile.

Non sei inutile, né fallito, anche se non riesci a competere. Non siamo tutti fatti per la competizione. A me ad esempio non è mai piaciuta!
Che te ne fai della competizione? Non sei mica un attleta! La competizione va bene solo sul piano agonistico (se posso dirti il mio parere).
Quando vedi che non riesci in qualcosa, insisti, impegnati! E se vedi che non è proprio cosa tua, allora cambia rotta! Non è che tutti trovano tutto subito! Non è mica una legge questa!

Dovrei disperarmi perché non ho un lavoro, perché il mio livello di studi post-laurea non è servito a niente, perché non mi sono fatto una famiglia, perché ho pochissimi amici, perché non ho la gratificazione di sentire l’sms di una ragazza che mi scrive ‘ti amo’ etc? Non ci riesco più a disperarmi, scusate. Vi rispetto, rispetto tutte le vostre sofferenze, che in molti casi derivano da situazioni ben più difficili della mia. Ma non me la sento di disperarmi per questo.

Non devi disperarti infatti! Devi però insistere per raggiungere i tuoi obiettivi! Niente di ciò che si fa è da buttare! Non è vero che i tuoi sforzi non sono serviti a niente! E se vuoi una famiglia, se vuoi trovare l'amore, non devi smettere di cercarli! La prima cosa che devi fare è quella di non rinnegare la vita.

non posso pretendere di essere amato se non amo. Se non amo in primis me stesso e poi tutto quello di buono che c’è in questo mondo strambo. È per questo che mi accetto così come sono, sticazzi se sono considerato un fallito.
Questo è quello che avevo da dirvi.

Devi amare !!
Devi amare te stesso, come farebbe un tuo caro a te vicino, e come questi devi riuscire a raccogliere la parte che di te stesso è in frantumi, e prendertene cura. Devi avere dedizione per te stesso. Te lo meriti. Ne hai pieni diritti!
Continua a cercare un lavoro, uno qualunque, l'importante è cominciare. Cerca di toglierti qualche desiderio, fai qualcosa che ti potrebbe piacere. Pensa a costruire la strada verso i tuoi orizzonti. Nessuno te lo impedisce.

Dato che hai parlato in generale (e così anche io), perché non descrivi la tua situazione più dettagliatamente? Comincia a raccontare il perché di questo tuo sfogo. Cosa ti ha portato a scrivere?
Devi tornare a credere in qualcosa!
:hi:
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Perché ho accettato serenamente di essere « inutile »

Messaggioda Rothko » 16/06/2013, 23:56



Ciao Royal, grazie per la risposta! Effettivamente il mio messaggio voleva essere più un incoraggiamento per gli altri a prendere coscienza della relatività dei problemi che ci creiamo che uno sfogo personale dal tono autocommiserativo. Non sono assolutamente caduto nella depressione, ho accettato di essere un "fallito", come ho detto: ma con questa parola in realtà intendo farmi scherno della gente che la usa e di come la usa. Non puoi negare che la nostra società sia basata sulle apparenze e sulla competizione. è un dato di fatto, come hai detto tu, che viviamo una realtà frenetica ed egocentrica; ma la mia risposta è appunto "chi se ne frega?". In questi giorni ho cercato di incoraggiare le persone che ho incontrato qui nel forum e in chat a guardare a se stessi e alla realtà che ci circonda in modo diverso, magari un po' meno "soggettivo", un po' al di là del proprio ego. Perché, al di là dei problemi più patologici, oggettivi, molti si nascondono dietro alla loro depressione, che in qualche modo li de-responsabilizza dall'affrontare la vita. Vorrei dir loro di cercare di vivere di più il presente, che a molte persone che amavano la vita è stato negato. Suicidio? Ci pensa già il nostro destino biologico a toglierci di mezzo da qui quando sarà più opportuno. Ora, invece di piangersi addosso e di recriminare, c'è la possibilità di vivere pienamente il presente. è l'unica cosa che possiamo fare, dato che non possiamo agire sul passato o sul futuro. Royal, non voglio cimentarmi in uno sfogo personale, credo di aver detto già tutto del mio presente: sono una persona "normale", ho avuto momenti difficili come tutti, ma sto imparando a vivere accettando la vita, pur senza uniformarmi ai soliti pregiudizi e luoghi comuni. Credo nella vita, questa. Nel presente e ovviamente nell'amore: non in senso cristiano-cattolico o romantico, ma nell'amore per la vita.
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Messaggioda cavalletta » 21/06/2013, 14:33



mi sento esattamente come te :( poco stimata...e la cosa peggiore e che vengo qui. e mi sento peggio....non riesco proprio a farmi apprezzare :(
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Messaggioda Autunno » 03/08/2013, 20:02



Caro bacon77, sei davvero un modello da seguire. Provo ammirazione per come riesci a gestire per bene tutto.
Io mi sento nel girone più tetro dell'inferno, sento di crollare. Vorrei riuscire a divenire come te, attuando questo modus vivendi.
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Messaggioda Rothko » 04/08/2013, 13:26



Se per te esistono modelli da seguire allora mi sa che non sei sulla buona strada. Ad ogni modo io non ho attuato nessun modus vivendi, non ho fatto proprio nulla. Tutto quello che da giovani sembra insopportabile ad un certo punto diventa normale e poi è facile che si arrivi ad un punto in cui se si potesse cambiare tutto non lo si farebbe. Attualmente ciò che mi interessa è l'arte, la musica, la poesia, la letteratura; poche cose nell'ambito di questi domini che mi tengono occupato e che non mi permettono di occuparmi di me stesso e di cose veramente irrilevanti, come la mia solitudine o la mia mancata realizzazione sociale. Di me stesso mi frega poco, se non nella misura in cui questo me stesso gode nel fare determinate cose. Se ti dicessi che a 25 anni fosse tutto come adesso ti mentirei: a quell'età la cosa più importante era piacere agli altri, soprattutto alle ragazze.
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Messaggioda Autunno » 04/08/2013, 16:45



Temo proprio non sia questione di età, bensì di mentalità e, appunto, modus vivendi. Siamo praticamente coetanei, sei solo di poco più grande di me, e, dunque, neanche io sono oramai un ragazzo. Fatto sta che tu " non riesci ad essere depresso ", io, invece, sono nell'inferno più tetro. Dobbiamo considerare, anche e tra l'altro , come ci siano persone che a 35 anni o 40 siano depresse per cose realmente frivole e futili; il sottoscritto, almeno ha realmente problemi di gravità devastante.
Tu sei un " modello da seguire " perchè attui il principio assodato che la disperazione non porta a nulla, non muta in positivo la tragicità degli eventi; non solo appunto si hanno dei problemi devastanti, ma , se a questi aggiungiamo la disperazione, depressione e sofferenza, non solo i primi non vanno via, non si risolvono, bensì si acuiscono.
Capire questo principio è banale, lo capirebbe anche un infante, ma attuarlo e concretarlo è invece da persone di una netta abilità e capacità. Tu appunto riesci a concretare questo principio, io no.
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Messaggioda Rothko » 04/08/2013, 19:51



Autunno ha scritto:Dobbiamo considerare, anche e tra l'altro , come ci siano persone che a 35 anni o 40 siano depresse per cose realmente frivole e futili; il sottoscritto, almeno ha realmente problemi di gravità devastante.


Aspetta: una cosa è la disperazione per dei motivi che possono essere gravi o banali, a prescindere dal grado di oggettività della valutazione, altra cosa è la depressione. La depressione, in forme non gravi, può essere causata da un evento o da una serie di eventi negativi, ma nei casi più seri non dipende da un fallimento presunto tale, da un licenziamento, da un lutto, da un divorzio o da diversi eventi concomitanti. Le forme depressive gravi sono patologiche: possono benissimo venire a persone che amano la propria donna, che hanno un sacco di soldi, figli diletti e amici fedeli.
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Messaggioda Mechtay » 06/08/2013, 0:32



Per certi versi sto vivendo un periodo della mia vita simile, cioè la mia vita non è cambiata molto rispetto allo scorso anno quando ho attraversato una vera e propria crisi depressiva, ma non ne frega più nulla, il passato non mi fa più male come una volta e del futuro non sembrerebbe fregarmene nulla, non sto facendo nulla per costruire nulla, anche perchè non posso e forse nemmeno voglio, proprio perchè non mi sento capace di creare nulla, ma al momento almeno sto bene così, so benissimo che al di fuori vengo vista come un eremita solitario e cupo, un tipo strano e diverso rispetto al resto della società, ma tant'è e non posso farci molto se effettivamente sono questo, forse in altri contesti avrei qualcosa da dare sotto ogni aspetto, ma non ho l'occasione di esprimermi e per questo non vedo perchè dover star male per provare a venir fuori, ammesso che poi ci sia veramente qualcosa, ci ho provato e mi è andata sempre male, per cui adesso basta, vivo serenamente questi giorni senza obbiettivi e senza più rimpianti pesanti come macigni, seppur rispetto a te ho ancora tante domande senza risposta e molta confusione...
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Messaggioda Autunno » 06/08/2013, 11:50



Rothko ha scritto:
Autunno ha scritto:Dobbiamo considerare, anche e tra l'altro , come ci siano persone che a 35 anni o 40 siano depresse per cose realmente frivole e futili; il sottoscritto, almeno ha realmente problemi di gravità devastante.


Aspetta: una cosa è la disperazione per dei motivi che possono essere gravi o banali, a prescindere dal grado di oggettività della valutazione, altra cosa è la depressione. La depressione, in forme non gravi, può essere causata da un evento o da una serie di eventi negativi, ma nei casi più seri non dipende da un fallimento presunto tale, da un licenziamento, da un lutto, da un divorzio o da diversi eventi concomitanti. Le forme depressive gravi sono patologiche: possono benissimo venire a persone che amano la propria donna, che hanno un sacco di soldi, figli diletti e amici fedeli.


Per " disperazione ", intendo quello stato psicofisico che ti porta poi alla depressione, depressione di tipo esogeno reattivo ovviamente. Si distinguono, infatti, due tipologie di depressione, la endogena e la esogena.
La endogena sarebbe la " vera ", perchè, come dicevi tu, si può palesare su chiunque, anche su soggetti estremamente fortunati che hanno tutto dalla vita; anzi, una volta che sopraggiunge la patologia, poi spesso questi soggetti possono perdere tutto ( amici, denaro, lavoro, amore etc.) in quanto cadono in uno status che non riesce a fargli gestire nulla.
Sospetta la psichiatria, senza ovviamente averne certezze, che in queste persone vi sia un alterato equilibrio degli elementi chimici del cervello. Come dice la mia psicologa, sappiamo ancora assai poco del cervello e della mente.
La esogena, invece, è dovuta ad eventi negativi che affliggono la vita del soggetto ( solitudine, disoccupazione, problemi di salute, assenza di partner etc..)e non a fattori " costituzionali ".
Secondo tutte le diagnosi io sarei " esogeno "; mi dicono che non appena troverò un lavoro, degli amici, una donna, poi starò benissimo. Il fatto è che, comunque, essere nato sotto una cattiva stella pregiudica tutto ciò.
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