Questa è solo la minima parte della mia vita, ma ci provo a raccontarvi i punti salienti.
Tutto risale a 21 anni fa, quando sono nata.
Io non dovevo nascere.
Io so che non lo volevo.
I miei si sono sposati dopo solo 3 mesi che si conoscevano e un anno dopo sono venuta al mondo.
Salto gli anni, fino ad arrivare al mio 7imo anno di età.
I miei si separarono quando ero in seconda elementare.
Fui affidata a mio padre che mi portò a vivere con sua madre, ovvero mia nonna.
Mi madre preferì seguire la "carriera" che sognava da sempre, ma non riuscì a raggiungere i suoi obiettivi.
Gli anni passavano e io sentivo sempre più che mi mancava qualcosa, o qualcuno.
Di preciso iniziai a vedere somaticamente gli effetti della mia malattia a 10 anni, in quinta elementare.
Mio nonno era appena morto e io dovevo fare gli esami.
Mia nonna e mio padre continuavano a dire che non li avrei passati perchè non studiavo (sono le tipiche persone che anche se ti vedono studiare 24h su 24h tanto non è abbastanza).
Insomma, mi feci gli esami di quinta elementare con la febbre a 40 perchè somatizzai le mie prime ansie.
Da lì ogni volta era una tragedia ogni verifica alle medie.
Sempre ansia. Sempre.
Iniziai ad avere un atteggiamento molto impulsivo e mi arrabbiavo facilmente.
Quando fu il momento di scegliere il liceo, mio padre mi obbligò a fare il liceo classico (cosa che io non volevo).
Arrivarono le prime insufficienze.
Tutta la mia sofferenza si trasformò in una cosa psicosoatica.
La mia personalità peggiorava sempre di più.
Nonostante cercassi di aprirmi, gli altri compagni di classe mi vedevano sempre inferiore poichè venivo dalla periferia e non ero figlia di chissà chi.
Ogni mattina andare al liceo era una sofferenza.
Vomitavo anche 2-3 volte ogni mattina.
Se resistevo a casa, quando arrivavo in città era la fine.
Dovevo correre a cercare un angolino per vomitare.
Una volta stavo molto male e incrociai la mia professoressa di italiano che mi odiava. Appena la vidi, mi venne subito da rigurgitare e corsi via dietro a dei cassonetti per farlo.
Che vergogna!
Trovai un modo per sfogarmi: scrivere poesie.
Ma ero sempre criticata dalla mia professoressa di italiano.
Mio padre invece mi sostenne.
Partecipai a un concorso di poesie e vinsi.
Regalai la mia poesia vincitrice alla mia ormai vecchia prof di italiano alla fine del 5 ginnasio.
Inoltre il dottore mi prescrisse dei medicinali per non vomitare.
Chiedevo insistentemente a mio padre di aiutarmi con lo psicologo o con chi avesse voluto lui.
Ma non volle mai farlo.
Non accettava il fatto che avessi qualche problema.
Al terzo anno cambiai professori.
Quella di latino e greco mi odiava mentre quella di italiano mi stimava.
Alla fine però andai in una scuola paritaria perchè soffrivo troppo in quell'ambiente.
Nell'altro liceo sempre classico, non fu facile per me relazionarmi, poichè non conoscevo nessuno e avevo un carattere particolare.
Conobbi delle ragazze con le quali sono tutt'ora amica.
Alla fine del liceo, dopo aver fatto il test di medicina (che non passai) per accontentare mio padre, andai all'università che mi piaceva.
Non fu subito facile.
Mi sono sempre sentita inferiore agli altri.
2 anni fa litigai con le mie migliori amiche (almeno così pensavo che fossero) e da lì in poi decisi che non avrei mai più creduto nell'amicizia e così penso ancora.
Mi fidanzai con un ragazzo (al secondo anno di liceo) con il quale sto ancora oggi.
Ci lasciammo per 6 mesi sempre per colpa del mio brutto carattere e per varie incomprensioni.
Cercai di cambiare, e in parte ci riuscii, per questo tornammo insieme.
In quel periodo stavo veramente male.
Il mio ragazzo mi disse che non mi avrebbe mai più amato.
Presa dall'ira e delusione non mi comportai molto bene, perchè uscii con altri 2 ragazzi contemporaneamente...non so cosa mi prese, ma ora me ne pento.
Insomma in tutti questi anni mia madre non l'ho quasi mai vista e mi cerca solo quando deve chiedere i soldi a mio padre. Inoltre soffre penso di una sorta di depressione, poichè crede che persone dello spettacolo la spiino o rubino la sua immagina.
Mia nonna soffre di depressione ed è un disastro stare in casa con lei.
Mio padre è molto nervoso e di salute non sta un granchè.
Io mi sono ritrovata in uno stato di depressione, ansia.
Non sono mancati attacchi di panico.
Paura di andare avanti.
Ultimamente sto pensando molto al suicidio e come o quando farlo
Mi sento un peso per la mia "famiglia" che non ha soldi.
Vorrei sparire per non essere più un peso per nessuno.
Ho un brutto carattere poichè sono molto impulsiva e mi innervosisco subito.
Mi sento una fallita.
Non sento più il bisogno di andare avanti.
Mi sento una nullità anche solo quando dai la buonanotte a tuo padre e a tua nonna e loro nemmeno ti rispondono perchè troppo occupati a guardare la televisione.
Oppure quando gli racconti quello che hai fatto durante la giornata e ti zittiscono alzando la televisione.
Io non sono nulla.
Nessuno.
Con il mio ragazzo ci sono alti e bassi perchè ci sono molte incomprensioni e io non riesco più ad accettare gli altri perchè li vedo solo come qualcuno a cui non interessa nulla di me, ma che mi usa soltanto.
A volte mi viene talmente tanta tristezza che mi ritrovo a parlare con il cane.
Poi ci penso e mi dico che sto impazzendo.
Ma alla fine in casa è l'unico che non mi azzittirebbe mai.
E' l'unico che mi dimostra un pò di affetto in questa brutta vita.
Non oso immaginare il mio futuro con una madre impazzita che per me non c'è mai stata.
Non riesco a immaginare più nulla.
Ho smesso di sognare da anni perchè è da anni che mi dicono che sono grande.
Anche quando avevo 7 anni ero troppo grande per fare tutto.
Mi vergogno di esprimere la mia femminilità.
Mi vergogno del mio corpo.
Mi vergogno delle mie capacità intellettive.
Mi vergogno di me stessa.
Vorrei non essere mai nata perchè è dura ora farla finita.