Una storia d'amore

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Una storia d'amore

Messaggioda Merope » 15/11/2017, 13:33



Non sono qui per raccontarvi la storia della mia vita.
Sono qui per raccontare una storia, che forse mi ha cambiato la vita.
Ho provato a scriverla centinaia di volte, per cercare di trasmettere le atmosfere, i profumi, i colori, le sensazioni.. Ma alla fine questa storia è solo dentro di me, anche se la racconto mille volte, nessuno potrà capirne l'importanza e l'intensità.
E' una storia d'amore, il mio primo amore. E sarà lunga, quindi se non avete voglia di entrare in questi miei ricordi lasciate pure perdere fin da ora.

Avevo 17 anni. Ero la tipica adolescente che si ribella al padre-padrone iniziando a fumare le canne, ascoltando Janis Joplin e professando la pace nel mondo. Mi ero ribellata a tal punto ai dogmi della borghesia che mi ero fatta bocciare di proposito al liceo classico, come forma di protesta verso i dispotismi.
Che tenerezza, vero? Ero così ingenua! Ma è da qui che parte la mia storia.
Era l'estate del 2009. Faceva molto caldo. Una mattina di luglio mi incamminai verso il liceo, perchè dovevo andare a firmare dei documenti per fare il cambio di scuola. C'era come un'elettricità nell'aria. Come se l'universo sapesse che stesse per succedere qualcosa di importante. Mentre mi avvicinavo al liceo, un motorino mi sfrecciò accanto a tutta velocità, e andò a schiantarsi nell'atrio della scuola, alzando un'enorme nuvola di fumo. Corsi, sconvolta, fino al ragazzo che era caduto in terra. Aveva i jeans strappati e un po' di sangue sul ginocchio. Immediatamente gli chiesi "Oddio, stai bene?". Lui si tolse il casco, esattamente come fanno gli attori nei film, proprio quella mossa alla James Dean, affascinante, scuotendo la lunga chioma.
"Secondo te? c***o mi sono sfondato un ginocchio".
Questa fu la nostra prima conversazione. E si può dire che il danno ormai era fatto.
Lo accompagnai a farsi disinfettare, poi ci salutammo. Lui era un ragazzo più grande, lo avevo visto spesso in giro, era bocciato già una o due volte e mio padre mi aveva ragguardato su di lui: "è un delinquente, fa sempre casino, stacci lontana".
Chissà, forse è anche per questo che mi sentivo attratta da lui. Lo chiameremo A.
Quello che non sapevo è che A. e i suoi amici erano bocciati un'altra volta e stavano per fare il cambio di scuola,esattamente come me. Saremmo finiti in classe insieme. E sarebbe iniziato il periodo più bello e terribile della mia vita.
A settembre infatti, all'esame di ammissione, ci ritrovammo tutti insieme. Una volta terminato l'esame fu inevitabile mettersi a parlare, a ridere, scherzare. Tutti e 4 ci mettemmo in giardino e passammo un'ora intera a ridere. Ci stavamo simpatici, ma il feeling fra me e A. era indescrivibile. Io mi sentivo così speciale, per essere diventata amica di questi ragazzi più grandi, considerati dei delinquentelli. Mi piacevano. E io piacevo a loro.
L'anno scolastico iniziò.
A. scelse il banco davanti al mio. Uno dei primi giorni si girò verso di me: "Ehi tu le fumi le canne?Ti va se ci troviamo dopo?"
Scoprii che frequentava la mia stessa scuola di musica. Un luogo fatiscente, mezzo abbandonato. Un luogo magico. Il nostro rifugio.
Ci ritrovammo lì quel giorno. Fumammo, e le ore passarono in un soffio, tra risate e giochi stupidi.
Divenne un'abitudine. Tre o quattro volte alla settimana ci trovavamo alla scuola di musica, e fumavamo. Ma io non ci andavo per quello. Ci andavo perchè lui mi faceva sentire speciale. Ed era così bello, con i capelli alla Jim Morrison, e la sua chitarra blu.
Spesso si metteva a suonare, e mi diceva che ero la sua musa. Diventammo molto amici.
Mi dicevo che andava bene così. Andava bene che lui dopo essere stato ore con me, andasse dalla sua fidanzata.
Mi andava bene che i nostri incontri fossero segreti. Non lo sapeva nessuno.
Eravamo solo noi due, in uno spazio tutto nostro. A scuola spesso allungavo la mano sul termosifone, che si trovava fra i nostri banchi. Lui si metteva in una posizione assurda,in modo tale da potermi accarezzare la mano. Per non farlo vedere a nessuno nascondeva le nostre mani sotto il giacchetto. Mi accarezzava per ore. E io morivo, e rinascevo, e morivo. E nemmeno capivo cosa stesse succedendo. Quando andavamo in aula video a vedere qualche documentario, ci mettevamo in fondo. Protetto dall'oscurità mi accarezzava i capelli, il collo, la schiena. Io ero come ubriaca del suo tocco, della sua pelle.
I pomeriggi passati a fumare li passavamo rincorrendoci, arrivando a pochi centimetri dalle nostre bocche.
Quando prese la macchina iniziammo a incontrarci dopo cena. Passava a prendermi alle 9, e con la scusa di fumare erba ci facevamo questi giri immensi nelle campagne toscane, ascoltando musica, parlando del futuro.
Ma non successe mai niente. Passò un intero anno in questo modo. Io iniziai a soffrire.
Quando lo incontravo per strada con la sua ragazza, nemmeno mi salutava. Nessuno dei suoi amici mi credeva quando dicevo che passavamo intere giornate e serate insieme.
Stavo davvero male. Era una tortura quotidiana. Mi ero innamorata di lui. Mi bastava vederlo per sentire una felicità improvvisa esplodermi nel petto, e trasformarsi subito in un dolore spiazzante. Avevo delle crisi di pianto, a scuola. Lui capì che provavo qualcosa. Voleva affrontare l'argomento ma io gli dissi sempre di no, che stavo bene, che volevo averlo nella mia vita a qualunque costo. Lui mi diceva che mi voleva bene. Che ero la sua bella ricciola. Che ci sarebbe sempre stato per me.
Andammo in gita scolastica, e in quei tre giorni fummo inseparabili. Eravamo esageratamente strafatti.
Ci fu un momento, in autobus, mentre tutti dormivano, in cui con un dito accarezzò le mie labbra e bisbigliò "dammi un bacio".
Io ero pietrificata, il cuore mi rimbombava nel petto. Nel momento in cui mi decisi ad avvicinarmi, in quella frazione di secondo, il ragazzo che era davanti a noi si girò e si mise a parlare. Occasione perduta.Facemmo finta di niente. Forse lui nemmeno se ne ricordava, visto quante canne si era fumato.
Quando arrivarono le vacanze estive credevo che avremmo continuato a vederci, invece lui si eclissò completamente.
Stava sempre con la sua ragazza. Io per distrarmi iniziai ad uscire con un suo amico, che chiameremo B.
In realtà avevano un gruppo insieme.
A. era il chitarrista. Il mio nuovo ragazzo era il batterista. Spesso andavo alle loro prove.
Era una situazione molto complicata da descrivere. A. forse era geloso. Io mi comportavo davvero male con B., che comunque era uno squilibrato (qualche anno fa mi aggredì fisicamente, nonostante i nostri contatti siano finiti da una vita)
Quando riniziò la scuola, settembre 2010, lasciai B. Forse lo tradii. Non ricordo, ero sempre ubriaca e strafatta in quel periodo.
Io e A. riniziammo a uscire di nascosto, ma ci vedevamo sempre meno. Lui era diverso. Era come arrabbiato- mi trattava male. Io ero devastata. Vivere mi sembrava una tortura.
Fu un inverno molto triste. Durante il 2011 Iniziai a usare droghe più pesanti. Cocaina, ecstasy. Lui mi diceva che ero una stupida.
A febbraio organizzammo un viaggio per andare a un concerto. Ci dovevo essere io, il gruppo di A. al completo (fra cui B.) e la sorella di B.
La sorella di B. era molto più grande di noi. Una vera bellezza eterea. Una divinità quasi.
Tutti l'amavano. Tutti rimanevano stregati da lei. Anche io ero caduta nel suo fascino, ed eravamo diventate molto amiche mentre stavo con suo fratello. Per andare al concerto affittammo un pulmino a 6 posti.
A. ormai non mi parlava quasi più. Non ne ho mai capito il motivo.
Lui si mise al posto del conducente. Accanto a lui andò la sorella di B.
A me toccò stare dietro, con B., nonostante non ci parlassimo più. Fu un viaggio assurdo. Assistetti a tutta la scena.
A. e la sorella di B. avevano un'intimità sospetta. Li osservai per tutto il tempo, mentre qualcosa tra di loro nasceva. Ero lì, una testimone silenziosa.
Qualche giorno dopo mi fu raccontato che tanti anni prima erano usciti insieme, ma lei era troppo grande e avevano lasciato perdere.
Poi successe tutto così velocemente.
A. smise di venire a scuola. Girava voce che fosse malato. Ma dopo un mese, si scoprii che aveva un tumore. Aveva attaccato i reni e i linfonodi. Era grave. Mi crollò il mondo addosso. Non avevo più il terreno sotto i piedi.
Non ci eravamo più parlati dal giorno del concerto.
Gli mandai un messaggio, gli scrissi che se aveva bisogno di me, io c'ero. Lui non mi rispose.
Iniziai ad avere continui attacchi di panico.
Iniziò la chemio. Quando lo rividi, una sera, fuori dal nostro bar, mi sentii morire, in tutti i sensi. I suoi meravigliosi capelli non c'erano più. I suoi occhi così allegri erano spenti e circondati da segni neri. Era come uno spettro.
Accanto a lui c'era la sorella di B.
Si baciarono.
Nessuno aveva avuto il coraggio di raccontarmi che si erano messi insieme. Lei ora viveva a casa sua, e lo assisteva nella malattia.
Io persi completamente la ragione. Mi tagliavo tutti i giorni. Tutti i sabati mi sfondavo di droghe, il resto della settimana ero sempre ubriaca. Andavo a letto con chiunque. Smisi di andare a scuola. Smisi di vivere. Non potevo sopportare tutto questo.
Sarei voluta andare a trovarlo, ma il solo pensiero mi scatenava violenti attacchi di panico, e non l'ho mai fatto.
Non sono mai andata da lui. Ma non avevo mai smesso per un solo istante di preoccuparmi.
Lui iniziò ad avere un comportamento irresponsabile. Nonostante la chemio continuava a fumare le canne, a ubriacarsi.
Iniziò addirittura a farsi di cocaina ed ecstasy. Io ero furiosa con lei, la sorella di B., che non faceva nulla per fermarlo.
Si stava ammazzando da solo. Fece due incidenti stradali.
Distrusse la macchina, quella macchina che mi aveva portato in luoghi meravigliosi, ancora piena dei cd che gli avevo regalato.
Dopo molti mesi, per fortuna, migliorò. La chemio aveva funzionato. Era salvo.
Io ero rovinata. Ero stata bocciata una seconda volta. Le droghe erano la mia unica consolazione. Passò un anno in questo modo.
Ogni settimana scrivevo al suo migliore amico per sapere se A. stava bene.
Questo amico una sera di dicembre perse il telefono.
Lo aveva perso nella nuova macchina di A.
Lui lesse i miei messaggi. Non so perchè, ma perse la testa. Mi scrisse che se continuavo a chiedere di lui mi avrebbe ammazzato.
Che ero una str***a, che gettavo merda su di lui e sulle persone che amava. Mi disse che non valevo niente, che ero una bimbetta viziata. Era il giorno prima di capodanno. Gli risposi che se voleva offendermi doveva farlo di persona.
Ci incontrammo il 9 gennaio 2013. Lui mi sorrise con il più dolce dei sorrisi, la rabbia era svanita. Era felice di essere di nuovo con me. Io ero entusiasta. Non mi ero accorta che lui era ubriaco perso. Poi iniziò a barcollare. Lo aiutai a sedersi e gli raccontai del mio dolore. Gli dissi che mi dispiaceva. Che non riuscivo a stare senza di lui.
Poi mi guardò negli occhi e disse: "dimmelo". Non so come, ma sapevo cosa voleva sentirsi dire.
"Sono innamorata persa".
Mi abbracciò, forte. Iniziò a dire cose senza senso. Su di noi. Sul futuro.
Alla fine lo baciai. Ci baciammo per ore.
Dopo tutti quegli anni, finalmente. Ci stringevamo, eravamo travolti.
Eravamo felici. Fino alle 4 di notte non ci separammo. Sembrava che finalmente ci fosse un lieto fine. Tutto sarebbe andato a posto.
I due innamorati finalmente vivono il loro amore.
La mattina dopo però, mi scrisse che ero una p*****a. Che quello che era successo per lui non voleva dire niente.
Da quel giorno ho chiuso le porte del mio cuore.
Le ho serrate bene bene. Non ci siamo più rivolti parola.
Sono passati 9 anni da quel giorno in cui cadde dal motorino, almeno una volta al mese lo sogno.
Come stanotte. Ho sognato che veniva da me. Che mi baciava. E nel momento in cui mi stringeva io stavo così bene.. così bene. Una sensazione che ho provato solo tra le sue braccia. Non credo che amerò mai qualcuno come ho amato lui.
E come amo tuttora. Perchè non ho mai smesso di farlo, in tutto questo tempo.

Mi dispiace di essermi dilungata, se qualcuno è arrivato fino a questo punto lo ringrazio. Avevo davvero bisogno di raccontare questa storia, per l'ennesima volta. Per cercare una catarsi. Per provare a stare meglio.
Ogni tanto guardo quelle 2 o 3 foto che gli ho fatto, in quel primo anno di felicità. Forse la mia è sempre stata solo un'ossessione, più che un vero amore. Eppure.. anche oggi, quando lo vedo da lontano, mi sento morire dentro. Vorrei solo andare da lui e abbracciarlo. Sentire la sua risata. Ma ormai questa storia è finita. Me la porto dentro, e la custodisco come se fosse uno dei miei tesori più preziosi. Certe volte mi fa stare bene sapere che nonostante tutto, questo mio sentimento persiste nel tempo.
Forse è amore. Forse vale qualcosa.
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Messaggioda penombra » 15/11/2017, 18:22



Un vero grande amore! Di quelli che ti rimane dentro tutta la vita. La Maggior parte delle persone passa la vita tra amorevoli passeggeri e storielle varie , ma questo è un grande amore, certo ,purtroppo come in tutti gli amori c'è una grande parte d sofferenza ma già il fatto di provarlo e di saper affrontare la sofferenza ad esso connesso ti nobilita.
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Messaggioda Merope » 15/11/2017, 19:00



Grazie penombra.. Ho imparato solo negli ultimi anni a convivere con la sofferenza di questo sentimento. All'inizio ho sofferto così tanto, ma il dolore che provavo era proporzionato alla felicità che lui mi dava.. Grazie a lui ho provato emozioni indimenticabili. Sia meravigliose che terribili.
Se potessi tornare indietro, senza dubbio rivivrei tutto.
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Messaggioda Paolo51u » 22/11/2017, 22:50



Sembra un film davvero. Di Moccia!
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Messaggioda Merope » 23/11/2017, 17:13



Paolo51u ha scritto:Sembra un film davvero. Di Moccia!


oddio mica tanto...quella roba che fa moccia è tutta roba melensa appiccicosa con l'happy ending e la profondità di una pozzanghera...comunque grazie per aver letto
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Messaggioda _Sehnsucht_ » 24/11/2017, 14:39



Molto intensa, tragicamente bella come alcune storie narrate nella letteratura (non intendo lo scemo di Moccia, ma più l'amante della Duras), hai fatto bene a sfogarti.
Spero che riuscirai a rivivere, se non con la stessa intensità, almeno qualcosa di simile in futuro.
Mi ricorda in parte qualcosa che mi successe anni fa, anche se nel mio caso non era proprio amore.
Scrivi più spesso, ho l'impressione che tu abbia molto dentro da esternare.
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Messaggioda Merope » 25/11/2017, 19:12



_Sehnsucht_ ha scritto:Molto intensa, tragicamente bella come alcune storie narrate nella letteratura (non intendo lo scemo di Moccia, ma più l'amante della Duras), hai fatto bene a sfogarti.


"L'amante" della Duras é il mio libro preferito. Ma almeno lei conosceva i sentimenti dell'uomo cinese. Io non ho mai capito niente di A.
E anche oggi nessuno riesce a capire.


_Sehnsucht_ ha scritto: scrivi più spesso, ho l'impressione che tu abbia molto dentro da esternare.


Ormai sono anni che non scrivo più.. Mi mancano le parole, la forza per trovarle. Scrivo solo su questo forum, quando mi sento molto fragile. Di più non riesco a fare.
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Messaggioda _Sehnsucht_ » 26/11/2017, 0:14



Spesso le persone hanno troppa paura di esternare i propri sentimenti, o magari troppo confuse per sapere davvero cosa provano.

Uno dei miei libri preferiti invece è il professor di desiderio di Roth, forse potrebbe piacerti, nella sezione libri ho trascritto alcune frasi del libro.
Peccato che non scrivi più, secondo me hai del potenziale. Mi sembri una persona interessante, se ti va di parlare scrivimi pure ^_^
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