Storia per me stesso

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Storia per me stesso

Messaggioda Hill » 03/02/2018, 18:49



Ciao ragazzi scrivo per la prima volta su un forum di questo tipo, da tempo leggo topic o conversazioni in cui spesso e volentieri mi rispecchio, ora ho deciso di scrivere qualcosa di mio pugno giusto come valvola di sfogo e per fare un po' di conversazione. Chiedo in anticipo scusa perchè essendo questo un flow di pensieri potreste trovare dei salti temporali a seconda di ciò che la mia mente suggerisce. Avverto inoltre che sarà parecchio lungo. Cercherò di esprimere le varie problematiche nel modo più corretto possibile, sperando di non tralasciare nulla, in caso qualcuno abbia qualche curiosità, risponderò.

Parto dicendo che fino agli 11-12 anni sono sempre stato un bambino solare, perfettamente nella norma, certo con qualche caduta e momenti tristi ma nulla di irreparabile. Dagli 11-12 anni in avanti (ad oggi ne ho 23) però, il mio carattere e la mia personalità hanno avuto un decadimento notevole. Ho iniziato ad essere triste e depresso molto spesso, una frase ricorrente che ripetevo a mia madre era "sono solo e sarò sempre solo", che detto da un bambino di 12 anni fa pensare. Non ho mai ritenuto tali episodi una ricerca di attenzioni, in quanto la mia famiglia è ottima e sempre presente (tutt'ora). In generale sono sempre stato molto sensibile, qualità che ho sempre visto come un pregio. Da fuori il mio stato d'animo non è assolutamente visibile, in quanto per tutto il periodo scolastico ho sempre rappresentato quella persona ironica, scherzosa e tendente spesso a fare la "scema" della quale non andresti mai a pensare che possa avere particolari problemi interni. Sia chiaro, la mia situazione non è mai stata del tipo "esco di casa e indosso una maschera per poi tornare e rinchiudermi al buio", ma nel complesso, come nella metafora che utilizzo con il mio psicologo, ho sempre visto la mia vita come "un fiume nero in cui scorrono alcuni puntini luminosi". Proprio parlando con il mio psicologo ed andando ad analizzare i possibili moventi che possano aver portato alla situazione odierna (che descriverò dopo) è fuoriuscito di come questa tendenza ad essere sempre "il buffone di corte" che da piccolo pensavo essere un comportamento simpatico ed interessante mi ha portato ad essere sempre un po' "indietro" nei confronti del primo argomento che vorrei affrontare, ovvero la sfera amorosa.
Mentre gli altri ragazzi della mia età iniziavano ad interessarsi alle ragazze in modo più serio, ammetto che è come se io mi fossi accorto tardi della possibilità che il rapporto con una ragazza potesse essere ben superiore all'amicizia. Posso dire tranquillamente di averci cominciato a pensare intorno ai 15 anni, mentre alcune persone a quell'età hanno fatto passi ben più grandi. Sono perfettamente consapevole che ognuno abbia le proprie tempistiche, è giusto per indicare l'abisso che può esserci tra persone della stessa età. Detto ciò, ricollegandomi al discorso precedente, nonostante io sia sempre stato una persona che con il prossimo era aperta e socievole, in campo amoroso sono sempre stato molto indietro, per paura e vergogna del rifiuto. Con il passare del tempo però questa situazione si è trasformata in una zona di comfort "malata" dalla quale ora mi è estremamente difficile uscire. L'unica ragazza che ho avuto in vita mia (siamo stati assieme per 1 mese) è stata con me verso la fine della quinta superiore, ed in quella occasione mi feci avanti solo dopo mille e mille pensieri e dopo essere stato spronato da diverse persone che evidentemente ci avevano visto più lungo di me. Era una mia compagna di classe, quindi avevo avuto modo di conoscerla e passare assieme a lei 5 anni di vita, cosa che ha estremamente aiutato in quella scelta. In più i nostri compagni di classe spesso ci dicevano che ci avrebbero visti bene assieme. La decisione finale me la fece prendere un professore, verso il quale oggi provo un profondo riconoscimento per questo gesto. Ricordo che un giorno mi prese da parte e mi disse, rimanendo vago ma facendomi perfettamente capire ciò a cui alludeva, che a volte per trovare la soddisfazione bisogna buttarsi anche controvoglia. Bene un giorno decisi di invitarla al cinema e presi la decisione di dichiararmi durante il ritorno a casa (non sto a dire che nemmeno ricordo il film tanto avevo paura) e dopo 2 ore e mezza di agitazione alla fine, anche se in modo un po' impacciato, le dissi cosa provavo e le chiesi se era lo stesso per lei. Oltre ogni mia aspettativa mi rispose che provava la stessa cosa. Quella è stata la mia unica volta nella vita in cui ho pianto di gioia. C'è da specificare che già in quel periodo avvertivo la forte mancanza di una ragazza e di qualcuno con cui condividere qualcosa che fosse più di un'amicizia ed era già allora cominciata questa mia sensazione di sentirmi inadatto e molto indietro rispetto agli altri ragazzi. Specifico qui inoltre che non sono un ragazzo particolarmente bello o particolarmente brutto. Mi sono sempre ritenuto nella norma. Ma torniamo a noi. Insomma mi metto con questa ragazza e da subito in realtà cominciano i problemi, in quanto avevamo due caratteri molto simili e probabilmente cercavamo l'uno nell'altra un appiglio e una forza che non abbiamo saputo darci. Quel mese l'ho passato a stare più male che bene, in quanto il nostro rapporto era davvero difficile. Lei non aveva avuto una vita facile ed era molto insicura del suo corpo, cosa che rendeva complicato qualsiasi contatto fisico. Non che al tempo lo ritenessi fondamentale, in quel breve periodo mi sono ripetuto spesso di come avrei potuto tranquillamente aspettare, guadagnando la sua fiducia ed evolvendo assieme a lei da quel punto di vista. Ad oggi mi rendo conto purtroppo che i suoi gesti difensivi hanno avuto un impatto negativo sulla mia autostima, in quanto nonostante sul momento non me ne rendessi conto il mio subconscio li elaborò come una mia mancanza, di bellezza o carattere non so. Dopo vari tira e molla dove non capivo cosa stava succedendo decisi pur rimanendoci estremamente male di lasciarla, comprendendo allo stesso tempo con tristezza che non erano stati compiuti passi in avanti. Forse mi direte "cosa pretendi dopo un singolo mese?" e può darsi abbiate ragione. Ma nella situazione di allora le mie giornate erano davvero scandite unicamente da domande e dubbi su di lei e su me stesso. Ad oggi reputo la mia decisione come la più giusta. Ho raccontato nei dettagli questo episodio in quanto è stato l'unico un minimo serio riguardante la sfera amorosa in tutta la mia vita. Da allora zero totale, per fare un recap non ho mai baciato una ragazza, figuriamoci del sesso. Crescendo mi sono sempre immaginato con la classica ragazza dei sogni con cui viaggiare in mille paesi diversi, potersi confrontare e parlare liberamente, ascoltare musica insieme, insomma contare a vicenda l'uno sull'altra. Ad oggi sono estremamente lontano da tutto ciò e dicendo questo ne approfitto per avvicinarmi ad un altro punto della questione. Ad oggi non ho un lavoro e non frequento l'università, le occasioni per uscire sono poche e fondamentalmente mi ritrovo tagliato fuori da quel circuito sociale abbastanza tipico dei ragazzi della mia età, dove è possibile conoscere persone nuove ed essere sempre a contatto con coetanei. Non dico che non ci siano occasioni, ho un gruppo di amici e non è raro uscire assieme, ma anche qualora mi venissero presentate delle ragazze, per una persona come me che non riesce minimamente a buttarsi e alla quale serve molto tempo per tastare il terreno, risulta impossibile un approccio. Questo per indicare come la mia situazione di persona sognatrice si scontri duramente con la realtà, rendendomi ogni giorno un pizzico più triste e abbattuto. Avendo accennato alla mia situazione sociale riprendo da qui. Spero che a questo punto vi siate presi una birra o un caffè, altrimenti è il momento giusto per farlo. Consideratelo come la pausa del cinema, perchè c'è ancora un bel pezzo.
Ad oggi non possiedo un lavoro ne frequento un corso universitario. Ho però lavorato per un anno e mezzo, dai 20 ai 21 anni, in un luogo di lavoro considerato stabile e di buoni guadagni. Inizialmente ero contento, ma durante il passare dei mesi ero sempre meno convinto di continuare in quella che vedevo sempre più come una prigione. Ero estremamente abbattuto e se pensavo alla possibilità di rimanere lì per anni, mi disperavo. Oltretutto avevo orari spesso notturni, che uniti ad una prospettiva ai miei occhi estremamente negativa, mi facevano arrivare a mezzanotte a lavoro senza alcuna voglia di vivere, che ovviamente si rifletteva sulla qualità del mio impegno. Decisi quindi di licenziarmi (non avevo un contratto a tempo indeterminato). Grazie a quell'anno e mezzo sono riuscito a mettere da parte un gruzzolo con il quale mi sono tolto più di uno sfizio, principalmente quello di risultare indipendente e non avere bisogno di chiedere nulla ai miei genitori, pur vivendo sotto lo stesso tetto, cosa che ho sempre molto sofferto. Dopo questa esperienza decisi di iscrivermi all'università, nonostante rispetto alle altre persone della mia età sarei stato indietro di 2 anni. In quell'anno passai un singolo esame, non fui mai realmente spinto dalla voglia di studiare ma solo dall'intenzione di mostrare che non stavo buttando la mia vita e mi stavo impegnando in qualcosa. Quello fu l'ultimo grande impegno che presi. Da allora 2 anni di poco o nulla. Questo periodo di estrema inerzia ha purtroppo dato molto tempo e molto silenzio alla mia mente, che ormai considero mia nemica, per pensare. Mi ritrovo ad oggi, 23 anni, senza un lavoro, senza avere qualcuno al mio fianco che sia più di un amico, senza prospettive. Ho cominciato l'anno scorso ad andare da uno psicologo, (già andai presso una psicologa dell'infanzia, per due differenti cicli di psicoterapia che riscontrarono unicamente un effetto placebo) inizialmente tenendolo nascosto ai miei genitori e pagando di tasca mia. Alla fine la necessità di continuare le sedute e l'impossibilità di pagarle si sono incontrate, costringendomi a chiedere una mano ai miei, cosa che mi crea un profondo fastidio.
Personalmente non ho alcun progetto serio di fronte a me, percepisco una forte apatia verso tutto ciò che mi circonda e quando non la provo sento solo inadeguatezza e tristezza. Le numerose zone di comfort delle quali mi sono circondato in questi anni ora mi stanno distruggendo, non mi farei mai avanti con una ragazza, sono confuso, la mia mente da sognatore, che prima consideravo fantastica, ora è vista come una maledizione, perché se non avessi aspirazione o consapevolezza la mia situazione sarebbe probabilmente meno drastica. Sono arrivato ad odiare me stesso, pensando sempre più spesso al suicidio. Un coetaneo che conoscevo da tempo si è impiccato qualche settimana fa e sono arrivato al punto di invidiarlo. Mi ritrovo sempre più spesso a cercare quasi inconsciamente metodi di suicidio indolore. Non so sinceramente se arriverò mai a tanto, ma ammetto che nella situazione attuale avere di fronte a me decine di anni di vita è angosciante e non nego che la mia evoluzione verso pensieri autolesionisti o di suicidio sia stata notevole negli ultimi anni. Le giornate vengono scandite da quella che una volta era una forte passione, i videogiochi, che ad oggi si è trasformata in qualcosa di cui mi vergogno e al contempo non posso fare a meno, perchè senza una televisione accesa io vivrei praticamente in 10 ore di silenzio al giorno, cosa che ho intenzione di evitare a qualsiasi costo. Avevo diversi sani interessi una volta, la musica, la lettura, il cinema, la fotografia. Uno ad uno si sono trasformati in passatempi, in semplici motivi per dimenticare per un attimo la mia tristezza e apatia. Quando vado ad un concerto mi sento vuoto, senza energie, quasi fuori posto in quanto sento di non essermelo in qualche modo "meritato".
Sono arrivato a provare una forte invidia verso coloro che mi stanno intorno, persone certo con problemi anche loro, ma con energia e voglia di fare che li stanno portando ad avere ognuno il suo personale successo in campo sia di studio/professionale che amoroso. Vedo ogni giorno i miei genitori preoccupati e perfettamente consapevoli del fatto che io stia letteralmente buttando via la mia vita. Nonostante mi vergogni profondamente della cosa, mi rendo conto di dipendere completamente da loro, altrimenti mi ritroverei in mezzo ad una strada. Quando mi capita di uscire ormai i miei modi di fare sono preconfezionati, dico ciò che c'è da dire per non destare sospetti e gli argomenti di discussione mi sembrano tutti vuoti e banali, nonostante darei tutto ciò che ho per apprezzare le piccole cose della vita di tutti i giorni e per il coraggio di farmi avanti e affrontare la vita. Non so se qualcuno di voi abbia presente la busta di plastica trasportata dal vento in American Beauty, ma quello è il modo in cui mi sento ora...

In ogni caso la chiudo qui. E' quasi un'ora che scrivo e l'impeto con cui è iniziato questo post è scemato, chiedo quindi nuovamente scusa in quanto le mie proprietà di scrittura sono andate un po' perdendosi. Nonostante la lunghezza estrema del post non sono riuscito ad esprimere appieno i miei sentimenti e la situazione attuale, oltre a numerosi altri episodi che mi hanno condotto a questa condizione di totale infelicità e sfiducia nel futuro.

Questo post vale come uno sfogo, iniziato guardando fuori dalla finestra il sole che calava, con la forte sensazione di un'altra giornata persa che nessuno restituirà.

Se qualcuno avesse delle curiosità, delle domande o dei suggerimenti sarò ben lieto di rispondere. E in caso non ci fosse nessuno, beh, questo thread è nato in realtà come una conversazione con me stesso ed è stato comunque un piacere.
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Hill
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Messaggioda FranBow » 04/02/2018, 21:15



Ciao, benvenuto.
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Sore de wa minna san sayonara.
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Messaggioda NaturalKiller » 05/02/2018, 10:23



Benvenuto! :hi:
Spero che qui ti sentirai a casa, quando ti vafai un salto in chat
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Messaggioda Alistar » 05/02/2018, 11:02



Ciao, sei bravo a scrivere... Se ti va di parlare, io ti ascolto...
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Messaggioda Hill » 05/02/2018, 12:56



Grazie per il benvenuto e grazie Alistar per la comprensione, ora sto leggermente meglio rispetto a 2 giorni fa, in caso avessi bisogno di farmi una chiacchierata non esiterò a scriverti
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Hill
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Messaggioda Ensō » 05/02/2018, 15:53



Ciao Hill,
complimenti per la proprietà di linguaggio, è una dote non comune.
Dal tuo scritto traspare un'irrefrenabile desiderio di dare molto. Allora, a questo punto per riempire le tue giornate vuote e per aprirti a un mondo diverso, hai mai pensato di rivolgerti ad un'associazione di volontariato? Potresti venire a contatto con realtà inaspettatamente sorprendenti e coinvolgenti.
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Messaggioda Simonarm » 05/02/2018, 17:09



Ciao Hill....benvenuto
. Quando vuoi far due chiacchiere qui trovarai sempre qualcuno.
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Messaggioda Hill » 06/02/2018, 10:04



Ciao Enso, in passato per circa 1 anno ho fatto il volontario in canile, in effetti mi dava soddisfazione e prima o poi penso di riprendere, o nello stesso ambito o in qualcosa di differente ma che riguardi sempre il volontariato. Al tempo smisi perché sentivo il bisogno di trovare qualcosa che mi permettesse di continuare la mia formazione, volontà che purtroppo con il passare del tempo è scaduta nell'Inerzia. Ad ora cerco comunque di trovare l'energia per investire, appunto, nella formazione, ma in futuro riprenderò sicuramente. Grazie del consiglio
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Hill
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Re: Storia per me stesso

Messaggioda coccolina88 » 07/02/2018, 4:55



Benvenuto, quando si entra in un circolo vizioso è difficile uscirne, però inizia di nuovo dal volontariato magari ti da quell’energia per ricominciare a piccoli passi a trasformare la tua vita. Hai 23 anni e non è finita la tua vita. Puoi ricominciare!


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