Questa sono io, questa è la mia storia.
Nacqui in una piovosissima giornata di Marzo, mese che per eccellenza esprime l'eterno bilico tra Inverno e Primavera, e che, verosmilmente, mi rappresenta molto. Sin da piccola ho avuto un rapporto molto strano con mio padre: sebbene non mi sia mai mancato amore, ho sempre percepito una sorta di dislivello tra ciò che veniva dato a me (affettivamente) e ciò che veniva dato a mia sorella più piccola: complice una sua allergia alimentare relativamente limitante, è stata sempre trattata con i guanti di velluto, mentre io, persona forte ed in apparenza imperturbabile, sono sempre stata ritenuta in grado di farcela da sola, senza accortezze aggiuntive.
La mia infanzia è stata molto serena, ho bei ricordi e sicuramente è il periodo della mia vita che rivivrei altre mille volte. Alle medie il mio carattere iniziò a plasmarsi: da persona molto giocosa, estroversa e spensierata iniziai a diventare estremamente ribelle, introversa e trasgressiva. Già in conflitto con la mia personalità perennemente in bilico tra estremi opposti, iniziai a far di tutto per farmi notare, e al contempo per passare inosservata. Questa dualità mi accompagna da sempre. Iniziai ad eccedere nell'abbigliamento, nei gusti personali, iniziai ad amare tutto ciò che fosse "fuori dalle regole". Col senno di poi capisco la ragione. All'epoca non venni capita, anzi, inziai ad essere bullizzata dai miei stessi genitori, che incuranti del disagio personale che provavo non perdevano tempo per rimarcare la mia "stranezza". Finite le medie, ecco che il pendolo si spostò in tutt'altro verso: i primi due anni del liceo li passai nuovamente molto spensierata, estroversa e, addirittura, con picchi di esuberanza che tutt'oggi stento a credere di aver raggiunto. Il terzo anno del liceo eccomi di nuovo ripiombare nell'eccesso, nella trasgressione, questa volta però molto più oscura ed interiore. Iniziai a non piacermi fisicamente, inziai a dimagrire molto e persi quelle poche amicizie che negli anni precedenti avevo maturato. Tra queste amicizie figurava una mia compagna di classe che il primo anno mi era stata molto vicina, eravamo molto amiche e, quando la persi, stetti molto male. Dopo un periodo di riflessione e confusione capii di esserne innamorata, e passai la prima metà del quarto anno delle superiori tra gelosia e frustrazione per non poterle esprimere i miei sentimenti. Quello stesso periodo di semi-presa di coscienza della mia sessualità, però, coincise con un'altra brusca oscillazione del pendolo, e, complice la sessualità scoperta, sprofondai in un periodo di intensa ricerca di affetto ed attenzioni. Conobbi un ragazzo con cui mi fidanzai dopo poco. Tutt'oggi mi è doloroso ammettere a me stessa di aver perso un anno prezioso della mia vita con una persona che non solo non amavo, ma che mi ripugnava. Tuttavia, l'essere in quella bolla di finta stabilità e sicurezza mi appagava. Il quinto anno di superiori fu una svolta decisiva per la mia vita.
Conobbi, per puro caso, una ragazza che frequentava la mia stessa scuola. Fu uno dei periodi più belli per me: ci innamorammo ed io, dopo mesi e mesi a rimandare, finalmente lasciai il ragazzo ed iniziai una relazione della durata di circa un anno con questa ragazza, che si rivelò molto burrascosa e che mi portò via molte energie. Fu un periodo molto strano: da una parte l'amore e il trasporto che provavo per la relazione, dall'altra la consapevolezza di non star bene con me stessa e dunque dell'impossibilità di star bene con qualcun altro. Dopo mesi di litigate, ci lasciammo. Nel frattempo mi ero iscritta all'università, e passai una buona metà del primo anno nuovamente spensierata e serena. Avevo molte amicizie, la facoltà mi piaceva, i voti che ottenevo erano molto buoni e tutto sembrava andare per il meglio. In Marzo conobbi anche quella che è la mia attuale ragazza, con cui le cose vanno però malissimo.
Ma procediamo con ordine.
Dopo essermi fidanzata, nel mese di Giugno, decisi di cambiare università poiché ero diventata insoddisfatta del piano di studi offertomi dall'istituto che frequentavo. I primi mesi passarono piuttosto bene, finché non successe un'avvenimento che mi turbò terribilmente: la morte per incidente, nel mese di Novembre, di un mio carissimo amico, che avevo conosciuto proprio durante il primo anno di università. Sconvolta dalla sua morte e tante altre problematiche, come lo sviluppo della cosiddetta sindrome di Rebecca, ecco che ricominciai a ripiombare nel pessimismo, nell'apatia, nella tristezza. Sentendomi incompresa dal mondo intero iniziai a chiudermi in me stessa, cercando evasione nell'alcool, che tutt'ora mi tenta molto quando sto poco bene.
Il 2016 è stato per me un anno terribile, poiché una crisi di dimensioni macroscopiche nella mia relazione mi ha letteralmente prosciugato ogni energia. In compenso, l'anno successivo si è rivelato poco soddisfacente dal punto di vista delle relazioni interpersonali, ma molto gratificante professionalmente, essendomi laureata con il massimo dei voti.
Ed ora?,vi chiederete. Dopo qualche mese di picco di felicità, eccomi ancora sprofondata nell'apatia, nella tristezza e nella rassegnazione. Questa eterna dualità mi sta lentamente portando via ogni energia.