la mia condizione di Asperger

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la mia condizione di Asperger

Messaggioda Teramene » 16/12/2018, 0:08



Dopo circa 2 anni di dubbi e attese, finalmente nell'autunno 2010 un team di esperti dello spettro autistico mi ha dato una diagnosi affermativa. Il test al quale mi hanno sottoposto ha confermato che i miei parametri sono compatibili con quelli di un individuo autistico ad alto funzionamento. Quest'ultimo è il termine tecnico col quale viene definita la "sindrome di Asperger". Non sono mai stato una persona ottimista e pertanto non mi sono mai aspettato cure miracolose una volta accertata la natura esatta della mia condizione e quindi anche del mio male di vivere. Il solo beneficio che ne ho tratto è stato quello di avere ora le idee più chiare e il sollievo di poter ormai cessare la ricerca affannosa di cause astruse dietro la mia depressione e le tare sociali che mi trascino dall'infanzia. Prima era più arduo accettare la possibilità che tutti i miei limiti socio-affettivi, uniti al crollo psicologico che ho vissuto negli ultimi anni, avessero una spiegazione meramente caratteriale. Quest'ultima era la spiegazione che fin da piccolo mi sentivo ripetere da familiari, parenti e conoscenti; non di rado accompagnata da prediche e rimproveri. Ero quasi arrivato ad accettarla finché, alla fine del 2007, è avvenuto un fatto spiacevole ma decisivo; la mia prima esperienza sentimentale. Per la prima volta ho tentato di aprire il mio cuore a una persona e, nel fallire, sono precipitato in una depressione che - ristagnando in profondità dentro di me - non mi ha più abbandonato fino ad oggi. Quella prima delusione, inizialmente, avevo cercato di considerarla come un doloroso ma necessario passo verso una nuova e più completa fase della mia vita. E invece, a distanza di qualche mese, è seguito un secondo fallimento ancor più vivido e lacerante del primo, grazie al quale la mia depressione ha toccato il suo apice più nero. Da tutto ciò ho imparato a non mettere mai più in ballo i miei sentimenti e ad affrontare con la maggiore freddezza possibile le mie frequenti infatuazioni. Di conseguenza ho sopportato con molto meno dolore la mia terza delusione e poi anche la quarta, la quinta, la sesta, la settima, l'ottava, la nona, la decima e l'undicesima. Tuttavia la depressione in sé, il senso di vuoto e il desiderio di morire non cessavano affatto. Continuavo a chiedermi perché, tranne me, tutti i miei coetanei - pur avendo sofferto - avevano comunque portano a compimento da anni quella fase della vita in cui i giovani hanno le loro prime esperienze amorose (sia fisiche che sentimentali). Spesso sentivo di dovermi rassegnare al fatto di essere un asociale che doveva pagare un giusto castigo. Tuttavia era inevitabile cercare delle vie d'uscita, anche solo per raggiungere uno stato di pace ed imparare ad abbracciare un destino da misantropo felice, o quasi. Finché un giorno non mi si è palesata una spiegazione clinica, che mi è parsa plausibile non appena ne ho esaminato i sintomi, caratteristici in gran parte anche della mia persona. La sindrome di Asperger era descritta come un disturbo pervasivo dello sviluppo con una serie di conseguenze negative nella vita socio-affettiva dell'individuo che ne è affetto. Trovavano finalmente una spiegazione univoca sia le mie sofferenze degli ultimi anni sia le rarissime amicizie che sono riuscito a stringere dall'infanzia ad oggi, ma anche la diversità dagli altri per la bizzarria e l'originalità dei miei interessi e la perenne inadeguatezza in qualunque contesto sociale (specie fra coetanei). E finalmente ho cominciato a capire le ragioni dei miei fallimenti sentimentali, dovuti al fatto di non comprendere istintivamente il linguaggio delle persone neurotipiche, e quindi di non saperlo riprodurre per ottenere l'empatia necessaria - che nel corteggiamento assume ancor più importanza. Fin da piccolo non capivo come mai le persone mi giudicassero tanto serio o inespressivo, o perché tanti atteggiamenti che gli altri assumevano io li trovassi del tutto insensati. Ho capito che le persone come me sono nate prive della capacità d'interpretare inconsciamente il linguaggio non verbale, che nella comunicazione è indispensabile quasi quanto quello logico/astratto. Ho capito perché le persone come me interpretano i rapporti umani in maniera rigidamente logica, senza sapersi mai affidare all'istinto. Ho capito perché le persone come me sono sempre così esageratamente sincere e coerenti in quello che pensano e dicono; mentre per i neurotipici è del tutto naturale celare una parte di sé e comunicare con gli altri in una maniera sempre un po' "recitata". Comincio a capire che dietro un'espressione del volto ci sono tante sfumature che io non riesco a cogliere e che, diversamente dagli altri, dovrei imparare a riconoscere come se fosse una materia di studio. Se una persona mi sorride non so ad esempio se è un sorriso amichevole, malizioso, derisorio o solamente emotivo. Ho capito che tutte le ragazze da me corteggiate si sono tenute a distanza poiché dubitavano della genuinità delle mie parole dinanzi alla mia apparente apatia esteriore. Molte persone le ho turbate per aver loro rivelato fatti molto personali, che non avrebbero mai avuto la spontaneità di ammettere a loro volta; al punto che la mia sincerità è stata spesso messa in dubbio, come se io fossi un mitomane intenzionato solo ad attirare l'attenzione.
Tutta la mia vita ora ho potuto inquadrarla in quadro più chiaro da interpretare. La sofferenza però rimane, poiché continuo a sentire la dolorosa privazione di quelle cose che inevitabilmente mancano a molti di quelli come me e di cui spesso non sentono la necessità le persone autistiche più gravi, quelle la cui diversità è palese anche agli occhi dei non esperti (è il più noto autismo a basso funzionamento). L'esperienza mi ha insegnato che molte delle perplessità altrui di cui ho già fatto accenno riappariranno anche qui, lo so per certo.
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Messaggioda fab1992 » 07/01/2019, 11:23



nono ho una diagnosi in tal senso, ma penso di soffrirne anchio, ma in modo parziale.Leggendo un pò in giro la sintomatologia della sindrome di Asperger spiegherebbe molte cose della mia persona, soprattutto in ambito sociale.
Non sono riuscito a coltivare un singolo rapporto di amicizia con nessuno negli ultimi anni, ho paura nel conoscere nuove persone perchè
alla fine si arriva alla solita storia che si stuffano di me fin da subito senza che io faccia nulla, ho sempre quel senso di inadeguatezza che
mi porta a starmene per i fatti miei mentre tutto il mondo va avanti
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