Ciao a tutti !
Ho 19 anni. Leggendo altre storie sicuramente la mia non è molto interessante. Fin da piccola ero la pecora nera della famiglia. Ero quella più reattiva che contestava qualsiasi cosa non le andasse, contrariamente ai miei fratelli che "dormivano". La mia adolescenza è stata..orrenda , a partire dalle scuole medie,(ero la sfigata della classe, la solita secchiona senza amici, che si vestiva male e non aveva una vita sociale). Per rimediare a quella condizione, alle scuole superiori ho voluto cambiare: ho rivoluzionato il mio guardaroba, ho trovato un gruppo di "amiche", ho cominciato ad uscire, ho cominciato a vedere lo studio come una cosa negativa. Infatti, i primi due anni sono stati terribili. Ho sofferto di una grave depressione: mi sentivo inutile, tremendamente brutta, incapace, tant'è che mi facevo mettere la testa sotto i piedi da tutti. Questo lato del mio carattere lo sto portando tutt'ora dietro. Sono una persona tendenzialmente debole, con complessi di inferiorità nei confronti di tutti. Penso che gli altri siano sempre migliori di me in tutto, quindi odio i confronti con chi ha successo. Con il mio gruppo di amiche non mi trovavo bene: come in ogni gruppo c'era la "leader", sicura di sé, corteggiata da tutti, ammirata da tutti, elogiata anche quando andava in bagno; poi c'era il suo braccio destro, che le leccava i piedi, e se la leader le avesse chiesto di buttarsi a mare, lei lo avrebbe fatto senza pensarci due volte. Quindi io ero assoggettata da tutte. Poiché sapevano del mio disperato bisogno di una compagnia, mi trattavnao come volevano. Passavo molte delle mie serate con loro ad essere derisa, contraddetta, sminuita. E io, non ho mai avuto né il coraggio né le capacità per dare un minimo di orgoglio a me stessa. A 15anni mi sono innamorata veramente di un ragazzo che non corrispondeva i miei sentimenti. Lui mi aveva illusa dimostrando interesse nei miei confronti. Ingenuamente, pensavo che i ragazzi quando dimostravano interesse, lo facevano per erano innamorati, non saoevo delle prese in giro. QUindi realizzai come funzionava, e devo ringraziarlo. Ci sono stata male per molto tempo. Dopo un anno e mezzo circa, ho conosciuto un ragazzo, con la quale ho avuto la mia prima relazione seria. Questa è durata 2 anni e mezzo. E' finita quest'anno, una decisione che ho preso io. Tra me e lui c'erano molti problemi di fondo. Non era maturo. La maggior parte del tempo la passava con i suoi amici. Di me, non dimostrava alcuna considerazione. Avevo paura a lasciarlo: per le nuove abitudini a cui sarei andata incontro, alla stabilità che avrei distrutto. Lui era il tipico ragazzo che non pensa. Se io non uscivo per giorni, non mi degnava di una chiamata; diceva di amarmi, e quando litigavamo ed ero incavolata con lui, diventava dolce solo per usarmi e soddisfare i suoi bisogni sessuali; la maggior parte delle volte, non mi diceva nemmeno ciao, e mi diceva di volerlo fare. Io ne ero succube. Aveva una forte empatia su di me. Anche se lo odiavo, lo conoscevo, sapevo com'era...non riuscivo a reagire. Avrei dovuto capire che persona era, all'inizio della nostra storia. Parto dal presupposto che non mi ha mai ispirato fiducia. Non manteneva mai le sue promesse, pensava prima ai cavoli propri e dopo a me. Era uno fissato con ilsesso, peggio dell'uomo comune. Quindi appena ci mettemmo insieme, dopo nemmeno due settimane, cominciò a farmi pressione. Io ero vergine. Per otto mesi minacciava di lasciarmi perché io non ero disposta a farlo con lui. Dopo otto mesi, era un ferragosto, un falò in spiaggia...mi fece bere e mi fece fumare erba. Fattosta, che lui approfittò della situazione. Sulla spiaggia, dove c'erano tantissime persone, mi spogliò e ne approfittò. Io il giorno dopo mi sentivo uno schifo. Mi sentii usata. Il colmo era che lui ci rideva su ! mi ripeteva "mamma mia, non sai quanta gente passava e diceva: guarda quelli!! ", oppure "sai che c'era un maniaco vicino a noi, che ha guardato tutto?" ( già...un uomo si era messo a pochi passi da noi ad assistere alla scena). Quando ci ripenso mi fa davvero star male. Mi fa sentire sporca. Poi ne parlava e ne rideva con i nostri amici ! e io non sapevo come comportarmi. Mi sto ancora chiedendo come io sia riuscita a starci per due anni e mezzo ! ( non giudicatemi per questo). Però crescendo, ho cominciato a maturare. Ho cominciato a capire che tutto ciò che mi stava intorno erano situazioni che mi facevano star male. Quindi ho cominciato ad evitare le mie "amiche", ho cominciato ad adirarmi per qualsiasi cosa con il ragazzo (ormai ex), ho cominciato ad essere acida e scorbutica, a non farmi trattare più come un oggetto e una bambola gonfiabile. Quindi al quinto anno di scuola, ho cominciato a concentrarmi sullo studio e sul mio futuro. Una volta finita la scuola l'ho lasciato. Nel periodo estivo ho conosciuto il mio attuale ragazzo, con il quale sto da tre mesi. Stare con lui è bello. Parlavo di tutto, mi tiene in considerazione. Però ha 25 anni. Ai miei inizialmente avevo tenuto nascosto la rottura con il mio ex, ma poiché vivo in un piccolo paesino, dove tutti sanno tutto, loro lo hanno scoperto. Mia madre, che ne era praticamente innamorata, e già immaginava il nostro matrimonio, l'ha presa veramente male. Quando poi ha scoperto del mio nuovo ragazzo, mi ha dato della tro.ia. Questo aggettivo me lo sono sentito dire da lei, da mio padre, dal mio ex ( quando stavamo insieme)...e a volte penso che se me lo dicono, do questa impressione ? Arrivato il momento della scelta dell'università sono andata in crisi. Fino a quando i miei mi hanno detto che non potevo andarci per problemi economici. Ora a 19 anni, sono a casa con i miei, con una voglia matta di andarmene. Il mio ragazzo partirà a roma a cercare lavoro. Loro non vogliono che io vada con lui. L'università che era l'unico mio sogno è irrealizzabile. Avevo sempre sperato di andarmene di casa perché con i miei non ho un dialogo aperto. Loro giudicano. Di mio padre sono tipiche le critiche distruttive. Mi ha sempre criticato in modo molto forte. Questo mi ha resa senza autostima. Ogni cosa che facevo non andava bene. Mia madre ha sempre contestato il mio carattere "libertino" ( secondo lei sono libertina perché non ho sposato il mio ex), lei, donna di chiesa, particolarmente religiosa e attenta a ciò che la Chiesa dice. Credo non conosca la parola "emancipazione". Sono stati sempre assenti nel momento del bisogno. Quando ero in depressione non se ne sono mai accorti, o se se ne sono accorti, hanno sminuito la cosa. ( non hanno una mentalità molto aperta). Ora mi sento in una trappola. Ho la voglia di evadere che mi pulsa dentro, e nessun mezzo per riuscirci. A casa, mi sento un criceto in gabbia. E' brutto svegliarsi la mattina, sapere che non hai realizzato il tuo sogno, che per i tuoi genitori sei una fallita, che non hai niente da fare. Mi sento stretta a sottostare alle loro regole. Ora mi trovo in una specie di transizione, dove penso che ho ancora tempo per prendere una decisione per quest'anno. E' come se questo periodo dovesse terminare a breve, ma poi se penso all'effettiva durata di un anno...vado in panico.
Mi dispiace se vi annoiato..mi sa che sono stata troppo prolissa