Ho 39 anni. Non ho un lavoro, non studio, non ho una compagna, non ho amici, non ho una meta e, soprattutto, non mi interessa trovare nulla di tutto ciò.
Lavorare non mi serve, ho questa fortuna. Ma anche se fossi in stato di necessità, non mi sostenterei. Mai tratto soddisfazione dal lavoro, come da tutto il resto. E non è vero che lavorando non si pensa. Ma perché non dovrei pensare, poi?
Ai tempi della scuola, quante volte ho sentito dire dagli insegnanti e dai parenti che ero intelligente, che chissà quali grandi cose avrei fatto una volta adulto. Ebbene, eccomi qua. Non ho fatto proprio nulla. E non ho intenzione di fare NULLA nemmeno in futuro. Grazie e arrivederci a mai più. L'università, per carità. Leggo, leggo molto, ma non desidero rendere conto a nessuno delle mie conoscenze.
Mi rompo i co... siddetti tutti i giorni che Dio (alla cui esistenza non credo, peraltro) manda in terra. Vivo con i genitori, che cominciano ad avere una certa età e qualche problema. Dopo di loro per me si schiuderà il baratro, il nulla assoluto. Ci penso ogni giorno.
Una compagna non la voglio. I miei spazi ed il mio tempo non voglio condividerli con nessuno. Ho un discreto riscontro presso l'altro sesso (non per vantarmi, del resto sarebbe una vanteria da poveretti), ma non l'ho mai sfruttato minimamente. Gli amici, quando ancora ne avevo, mi chiedevano se ero scemo, ed io me la ridevo, non potevano capire. Io non esisto.
Gli amici li ho tagliati fuori tutti. Non è stato semplice, c'è voluta pazienza, c'è voluto impegno, ma alla fine sono riuscito a tagliare i ponti con tutti, tranne quelli con cui avevo necessità di mantenerli, e con i quali mantengo un rapporto formale. Della mia vita, dei miei problemi non parlo con nessuno.
I ponti ho provato a tagliarli anche con i familiari, ma quello è oggettivamente più difficile. Li vedo comunque pochissimo.
Nelle poche occasioni in cui metto il muso fuori di casa, non vedo all'orizzonte nulla di interessante. Vedo solo il mondo in cui sono cresciuto che si polverizza giorno dopo giorno, vedo la fine che si avvicina.
Non so cosa sia la soddisfazione. Anche l'affetto non credo di sapere fondamentalmente cosa sia.
Un ricordo che mi fa sorridere è quando, ai tempi della scuola, da ragazzino mi confrontavo con i bulletti. Non li temevo perché sapevo che la mia anima era più nera della loro. Anzi, la mia era veramente nera. Anche se ho sempre assecondato le aspettative di chi mi circonda e ho sempre celato i miei pensieri.
Non conosco nemmeno l'insoddisfazione. Solo un costante tedio.
Chissà quanto tempo mi manca.
Non so perché scriva questo, non cerco aiuto. Non sono arrabbiato e non ho recriminazioni. Ho la consapevolezza che ormai molte porte sono chiuse e me ne faccio beffe, come di quelle ancora aperte. Ho una sola speranza, sincera, ardente, che l'umanità trovi pace, che la guerra divampi oltre gli attuali confini e investa il globo tutto, o che un corpo celeste dallo spazio profondo, lo centri e lo polverizzi, il resto non mi interessa.