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Messaggioda Uskebasi » 29/12/2012, 18:33



Se parlassi di me, parlerei in terza persona e non solo con le parole. Se parlassi di me, parlerei così, a puntate, come un fumetto.

Canticchiava:"get laid....we get laid...make hate...so medicate, run away...". Non riusciva a mettere apposto la cerniera della sua giacca. Non riusciva a concentrarsi. Non riusciva a studiare per i concorsi. Non riusciva a scrivere. Non riusciva a "stare sul pezzo". La sua mente stava sempre sul pezzo...ma ormai, da un mese e più, non la riconosceva più:"medicate...". STRAAAAP. Addio giacca. L'aveva distrutta. Preso da una rabbia che per lui era normale, non era nemmeno rabbia a ben vedere. Era assenza di precisione. Ma non di precisione manuale, no, di precisione mentale. La sua mente era imprecisa. In compenso stava diventando abile nel sollevare pesi. La sua schiena era un fascio di nervi, il cortisolo imperversava. Si era allenato per tre giorni di fila. Aveva preso a pugni anche un sacco da boxe, a mani nude. Ma il tutto senza odio, senza violenza, ma con forza. Con la forza della legge del corpo, perché quella c'era. Quella dell'anima non era mai esistita. Si asciugò i capelli. Il fon andò in cortocircuito ed emise un getto di aria caldissima che lo scottò violentemente alla nuca. Emise un urlo e tirò un pugno al muro...tanto le nocche della sua mano destra erano diventate quasi insensibili. Si erano deformate un po', a forza di pugni al muro.
Ci aveva lasciato il cervello. Ci aveva lasciato parte di quel cervello, parte di quella lucidità che l'aveva sempre contraddistinto, ci aveva lasciato parte di anima. Era stato usato da lei e anche se era sempre riuscito a rispondere colpo su colpo, non ricordava quello che aveva detto né quello che gli era stato detto mentre faceva sesso -non l'amore!- con la sua "amica". Doveva medicarsi, medicarsi la testa e doveva farlo presto, prestissimo.

"Scappa via, genera odio, e scopa, scopiamo, mi hai legato...ne ho abbastanza quindi...medica...medica..."

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Messaggioda Uskebasi » 01/01/2013, 13:16



E quello fu il novembre dell'anno 2012. A li andarono quei pensieri. Era riuscito ormai a bilanciare l'equazione: se prima era lui che credeva nel mondo, nella gente senza essere contraccambiato, ora non ci credeva più. Non credeva più in nessuno, non credeva nelle persone. Credeva solo che la resistenza dilatasse di fatto la sofferenza. Ma non era stato mai in grado di concepire pensieri suicidi, no, non voleva e non poteva ferire le poche persone che gli volevano bene. E dire che le teste di "razzo" spesso e volentieri gli ricordavano che dopotutto almeno la famiglia ce l'aveva. Ma in famiglia mica poteva rimanere sempre. Era con l'esterno che doveva fare i conti...e i conti non tornavano mai con il mondo, mai. Quando era cominciato? Gli avevano detto che tutto risaliva a quando, da piccolo, aveva scoperto i conflitti tra suo padre e sua madre. Ma a ben vedere egli aveva sempre sospettato che non fosse tutto lì. Dopotutto che colpa avevano i suoi genitori se la gente lo aveva bastonato, umiliato e quasi ammazzato? Eppure lui non faceva risalire il motivo della sua sofferenza nemmeno a questo. Il motivo della sua sofferenza...forse era il fatto che da sempre aveva dimostrato una grande memoria e una fortissima capacità intuitiva. Fin da piccolo, da piccolissimo, si era interessato alla psicanalisi, poi alla filosofia, poi alla poesia, poi alla logica. Non lo aveva fatto per interesse personale, lo aveva fatto con uno scopo ben preciso. Si ricordava quando, all'ultimo anno di asilo, ad un certo punto -dal nulla- si mise a pensare. Fece questo pensiero, innato, che non lo avrebbe mai abbandonato da quel momento:"Perché gli altri si comportano così? Mi sembrano mossi da qualcosa di irreale. Devo scoprire il perché". E ora che pensa proprio di averlo scoperto non è così vigliacco da dirsi che era meglio non saperlo. Un bel giorno, quando ebbe da poco passato i diciotto anni, venne lei. Ma non intendeva ancora rivelare "la sua mente malvagia". Lei lo aveva ridotto così, lì ce lo aveva lasciato e lui era sopravvissuto, ma a un prezzo molto alto.
"vivi la tua vita come fosse un coma, non penso proprio di voler tornare ancora una volta in questo mondo...Hai la mente sotto sopra,
hai la vita appesa a un filo, ma nessuno ha premuto il grilletto, si sono soltanto fatti da parte e ora nell'acqua li vedi sventolarti il loro addio,
chiameranno durante il giorno, staranno incollati al telefono, aspetteranno per una risposta ma tu sai che non c'è nessuno a casa, e quando il campanello smetterà di suonare non sarà stata colpa di nessuno se non tua! C'erano sempre stati ampi segnali d'allarme, cerano sempre stati sintomi subdoli[...]
E' così facile essere socievoli, è cosi facile fare i fighi e si, è facile aver fame quando non hai un c***o da perdere, mi piacerebbe poter aiutarti ma sono ancora qui che aspetto e guardo i corsi e i ricorsi della mia vita, quando raggiungi il punto di rottura lo sai che ci vuol tempo per ricucire i ricordi spezzati che ad un altro uomo sarebbero almeno serviti a sopravvivere!"


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Messaggioda Meiko » 01/01/2013, 16:04



Oltre a parlare in terza persona, di te parli anche per metafore, mi pare.. Il primo post l’ho capito meglio rileggendolo dopo aver ascoltato la canzone (a proposito, è una di quelle che mi avevi segnalato quella sera e ribadisco che questo gruppo mi suscita molto interesse..) e facendo mente locale ad alcune cose cui mi avevi accennato.
Non ho capito perché parli in terza persona e per metafore, forse per prendere le distanze, forse perché ti riesce meglio analizzare la tua situazione. Ad ogni modo la sofferenza che devi aver provato traspare tutta.

Così come traspare anche l’amarezza, la delusione quando dici di non credere più in nessuno. Come ti posso comprendere.. è così arduo riuscire a far quadrare i conti, vero? Le spese non sono mai in pareggio con le entrate, ma c’è sempre un deficit, si è sempre in perdita.. E in quel caso, quando ci si rende conto, si pensa solo a correre ai ripari per salvare il salvabile. Eppure, chissà perché, riuscire a pareggiare è un’operazione che non riesce quasi a nessuno. I conti non tornano mai, il mondo si divide tra chi ha più spese rispetto alle entrate e chi riceve di più di quel che dà.

Perché sei così sicuro che la tua sofferenza derivi proprio dal fatto che ti sei posto delle domande che solitamente la gente non si fa? Io non credo che voler scoprire il motivo di ciò che sta dietro le cose sia causa di sofferenza. Dimostra sensibilità, più di altri sicuramente. Poi è la sensibilità che porta alla sofferenza, è il fatto di lasciarsi toccare, di essere disposti ad accogliere ciò che ci accade.. Ma è davvero così negativo essere in grado di andare oltre? Io non credo..

Non fare mai pensieri suicidi. La gente si aspetta che tu prima o poi cada, che tu commetta quello stupido passo falso. Tu sorprendili e non farlo. C’è un’immensa soddisfazione nel dimostrare agli altri quanto si sbagliano su di te, loro, sempre pronti a puntare il dito.. poveri illusi.
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Messaggioda Uskebasi » 04/01/2013, 13:05



Meiko ha scritto:
Così come traspare anche l’amarezza, la delusione quando dici di non credere più in nessuno. Come ti posso comprendere.. è così arduo riuscire a far quadrare i conti, vero? Le spese non sono mai in pareggio con le entrate, ma c’è sempre un deficit, si è sempre in perdita.. E in quel caso, quando ci si rende conto, si pensa solo a correre ai ripari per salvare il salvabile. Eppure, chissà perché, riuscire a pareggiare è un’operazione che non riesce quasi a nessuno. I conti non tornano mai, il mondo si divide tra chi ha più spese rispetto alle entrate e chi riceve di più di quel che dà.

hai detto cose molto molto intelligenti, condivido:) E si, parlare in terza e per metafore mi aiuta a staccare un po' la spina. Tranqulla che non ne faccio piu oramai di questi pensieri, come si capisce anche dalla prossima canzone. veniamo ad oggi:
"Certe situazioni rivelano i punti deboli e quelli forti delle persone, quella fu proprio una bella mossa. Sotto scacco, sotto pressione e sotto torchio riuscì dal nulla a trovare la cosa giusta da fare o meglio, la cosa giusta da dire. C'era un'altra persona che egli ricordava ancora con passione, una passione sana questa volta. Era una donna angelica. Quel tipo di donna che per caso o per destino non diventò mai una femme fatale, ma rimase se stessa con le sue convinzioni e col suo mondo. Si ricordava di averla incontrata per caso molto tempo fa, e di averla poi rivista, non per caso, subito dopo quella notte da streghe passata con quell'altra, che era il suo opposto, per carattere e portamento. Si ricordava di averla vista indifesa eppure potenzialmente pericolosissima, si ricordava di quanto fosse buona, si ricordava di quanto fosse illusa, si ricordava che egli non doveva illudersi. Non ammirarla era impossibile, era la donna più elegante e raffinata che egli avesse mai conosciuto. Ma non aveva una raffinatezza snob, non aveva il cipiglio di chi sa di essere qualcuno. Era umile. In lei grazia e umiltà trovavano un felice matrimonio. Purtroppo era già impegnata, ma aveva acconsentito a far visita ad uno scorticato decadente in eterna lotta con l'esistenza. Lo aveva fatto perché malgrado non uscisse mai di casa e non frequentasse praticamente nessuno eccetto il suo compagno, quello strano tipo era una buona persona e lei lo sentiva. Anche per lei sarebbe andato avanti fino alla fine. Lui non voleva provarci, voleva solo vederla. Era troppo fragile...era troppo eterea e lui era debole. Ma per sapere come sarebbe andata mancava ancora del tempo. Però lei voleva vederlo, questo per lui, per ora, bastava per scrollarsi di dosso un po' di polvere. La sua volontà si era dimostrata più forte dello stallo mentale in cui era caduto ormai da tempo.
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Messaggioda Uskebasi » 06/01/2013, 14:04



"Tutti abbiamo bisogno di creare su di noi un personaggio, per provare a rappresentare noi stessi, per provare a dare un senso alla propria persona, ma non ce la si fa mai. Quello che diciamo di noi, così come noi ci dichiariamo, costituisce in realtà l'insieme di pietre su cui si erge la tomba della nostra personalità. Tutti mentono, nessuno cambia, ricostruire la verità degli eventi che ci riguardano vuol dire compiere uno sforzo disumano che consiste nel recuperare il filo conduttore di un balbuziente ed abnorme caos esistenziale. Il nulla è l'unica certezza". Lo pensò e poi si alzò.
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Messaggioda Uskebasi » 10/01/2013, 0:04



"Scegliere di giocare quelle due mosse aprendo a varianti così rischiose era stato...folle, semplicemente folle. Come gli era venuto in mente? Si guardò allo specchio e si disse:"bentornato". Stava recuperando il suo smalto, quello che gli consentiva di mettere sempre il cuore oltre l'ostacolo...stava tornando a combattere e anche ad avere paura. Una paura fottuta gli stringeva il cuore, gli sarebbe servito molto coraggio per superarla".
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Messaggioda Royalsapphire » 11/01/2013, 18:56



Tutti mentono, nessuno cambia, ricostruire la verità degli eventi che ci riguardano vuol dire compiere uno sforzo disumano che consiste nel recuperare il filo conduttore di un balbuziente ed abnorme caos esistenziale. Il nulla è l'unica certezza". Lo pensò e poi si alzò.


Ciao!
Ho letto tutto, e ho scelto di soffermaermi su questo piccolo particolare.
Sicuramente avrai i tuoi buoni motivi per pensare che tutti mentono. Ma credimi, non è cosi! A questo mondo ci sono persone di cui ci si può fidare!!! Dobbiamo solo crederci, ed evitare di chiuderci a riccio!!!
E' vero, chi si apre, si espone sia al male che al bene. Può incappare in qualcuno che lo tradisca o in chi poi lo abbandona e lo sparla alle spalle, ma può anche incontrare qualcuno di cui fidarsi, e in quel caso avrebbe trovato un amico. E l'amicizia è preziosa. Di colpo cesserebbe di essere solo, e inoltre potrebbe anche risolvere il suo problema o i suoi dubbi.
Se non si crede piu negli altri, si potrebbe anche arrivare a non credere piu in se stessi.
Il nulla non è una certezza. Perchè dentro non siamo fatti di nulla! Potremmo anche vivere in un mondo in cui non ci conosce nessuno, in cui un albero che cade non produce suono, ma dentro di noi c'è vita, ci sono sogni, ci sono, speranze, ci sono stai i sorrisi di noi da bambini, ci sono i nostri gusti culinari, musicali e artistici, le nostre buffe abitudini, il nostro cuore e i nostri sentimenti come rabbia, frustrazione, stress, ansia, che per quanto negativi sono sentimenti umani che ci fanno provare delle emozioni, e le emozioni sono il nostro piu grande filo conduttore. Dentro abbiamo un mondo tutto nostro, e se non lo apriamo a qualcuno, morirà con noi come un albero che cade senza produrre un suono.
Siamo tutti alla ricerca di qualcosa di bello. E quando uno di noi si apre, ci da l'occasione di vedere proprio qualcosa di bello.
Se tu ad esempio ti trovi a leggere la storia di un ragazzo e decidi di scrivergli, lo decidi non perchè ti fa pena ma perchè ti ha lasciato qualcosa dentro che ti ha stimolato ad avvicinarti a lui. E questo è qualcosa di bello! E' la base di un legame. Non importa che legame sia, ma è pur sempre una traccia. Noi possiamo lasciare molte tracce negli altri, se abbiamo la passione di farci conoscere. Non importa che queste tracce siano fatte di sangue o di gioie, perchè le emozioni sono neutrali.
Tutte le opere dei grandi del passato, denunciavano per la maggior parte il male di vivere. Eppure noi abbiamo amato quelle opere! Un Edvard Munch sarebbe passato inosservato ai secoli se non avesse dipinto, tra le tante cose, il suo "Urlo". Un urlo di sangue che denunciava tutta la sofferenza, la frustrazione e la solitudine che provava! Eppure noi davanti a quel quandro ci commuoviamo e ci sentiamo vicini a lui, una persona morta e sepolta!
Capisci che voglio dire?
Non è necessario essere felici per potersi aprire o per trovare un legame di amicizia o affetto, e non importa quanto male possiamo serbare dentro, perchè se lo facciamo uscire, se ci apriamo, se lo esterniamo, cattureremo qualcuno che condivide il nostro pathos, e perchè no, troveremo qualcuno che ci ami per quello, o semplicemente saremo liberi dal dolore perchè questi non ci appartiene piu.
Nel mondo esistono tanti frammenti di vite che, come le tessere di un puzzle, si cercano e si incastrano quando ritrovano il loro complementare. Se non si aprissero però, si renderebbero invisibili e non troverebbero il loro simile, nè questi troverebbe loro.
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Messaggioda Uskebasi » 11/01/2013, 19:30



Io purtroppo sono molto pessimista, di un pessimismo attivo se si vuole, perché ci remo contro, ma devo dire ciò che penso, non posso mentire a me stesso. Quante persone oggi traggono insegnamento da gente come un munch, un ghandi, un cristo? Forse uno su diecimila. Se non è nulla questo è periferia del nulla. Io francamente -e non è vittimismo ma ammissione, umiltà- credo di non essere mai stato amato da nessuno salvo i miei genitori che è tantissimo ma non abbastanza. Non sto dicendo che non ho avuto storie d'amore o amicizie, è ben diverso, io parlo di amore, quello che riscatta una vita passata in gran parte a lottare e in piccola parte a rischiarla, la vita. Però ecco, venendo a noi, ti chiederei ancora una volta di cancellare questo mio topic. E' stato inopportuno nei miei riguardi, cioè io stesso credo di essermi mancato di rispetto in tal modo.
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