Sera a tutti.
Per cominciare, mi sento una vergogna solo a raccontarvi la mia storia perché in confronto a tanta gente su questo forum i miei problemi sono solo interiori, molti utenti di questo forum hanno dovuto sopportare violenze fisiche e traumi davvero duri, voglio confessare la mia stima nei loro confronti, io invece nulla di tutto questo, è solo una cosa "interiore" e ciò mi fa' stare ancora peggio...
Ho passato un infanzia piuttosto positiva, anzi, più che positiva, avevo due amici con i quali avevo un vero rapporto.
Sono sempre stato piuttosto chiuso, timido e insicuro, spesso, molto spesso, ero chiuso nel mio mondo e tentavo di rimanerci nel modo più isolato possibile.
Con l'inizio della terza media ci sono stati alcuni cambiamenti in me, diciamo che divenni molto aggressivo in famiglia, con mio padre, in quanto mia madre sospettava ( e mi aveva convinto ) un tentativo di tradimento da parte sua, in quel periodo iniziai a vederlo diversamente ( il quale non sapeva nulla del fatto che io ero a conoscenza della questione tra lui e mia madre ), iniziai a tentare costantemente di arrivare allo scontro con lui, sia per la questione con mia madre, sia perché spesso da quest ultimo venivo sminuito con confronti con i miei coetanei ( dai quali uscivo sempre secondo ) e da frasi come "non sei normale, sei senza stimoli, vivi in un mondo tutto tuo, ma che razza di ragazzo sei?", a casa non mancarono scontri fisici tra me e mio padre che innescavo io preso dalla rabbia nei suoi confronti, credo che per un certo periodo arrivai ad odiarlo, odiavo guardarlo negli occhi, odiavo averlo vicino....
Decisi di indagare personalmente su questo presunto tentativo di tradimento dato che mia madre mi confessò di essere ormai sul punto di voler chiudere e scoprì molte cose, ma la cosa migliore fu' scoprire l'innocenza di mio padre e il fraintendimento da parte di mia madre, ripresi il rapporto con mio padre, mi scusai per il mio comportamento e perdonai le frasi che spesso mi aveva rivolto contro (frutto probabilmente, spero, della sua frustrazione del periodo).
Finite le medie iniziarono le superiori, nei primi mesi divenni ancora più chiuso in me stesso, la mia insicurezza e la timidezza vedevano il socializzare come un qualcosa di lontano ed impossibile, con i miei amici d'uscita eravamo un po' più lontani andando tutti e tre a scuole differenti, ma il rapporto a mio parere acquisì valore proprio per la minor frequenza dei nostri incontri.
A circa metà anno scolastico vissi forse il momento migliore della mia vita fino ad oggi, sconfissi la timidezza, conquistai la fiducia di tutti i miei compagni, mi sentivo amato e benvoluto e per me era un qualcosa di mai provato prima. Iniziai ad appassionarmi di cinema e frequentai anche il teatro ( che mollai con l'avvento del secondo anno di Liceo). Il primo anno terminò, l'estate però portò problemi, iniziai a sentirmi gradualmente di nuovo debole e tormentato da mille domande, mi sentivo ( come sempre ) molto, troppo, lontano dai miei coetanei, iniziai a domandarmi cosa sarebbe spettato a me, sentivo il forte desiderio di voler andare via di qui, provavo disgusto per i valori sui quali si basava ( e si basa ) la società odierna, iniziai a percepire un forte senso di vuoto, gradualmente sprofondai in uno stato di apatia, gradualmente persi la mia autostima. L'inizio del secondo anno fu' devastante, non provavo più quella piacevole sensazione che prima provavo con i miei compagni, forse erano cambiati loro o forse, senza rendermene conto, ero cambiato io.
I miei due amici avevano i loro problemi, e io i miei che iniziarono pian piano a divorarmi, mi sentivo talmente diverso dalla mia generazione da arrivare alla conclusione di essere un nulla, provavo rabbia e tristezza allo stesso tempo, iniziò ad infastidirmi anche il mio riflesso, iniziai praticamente a sentirmi estraneo a tutto ciò che mi circondava. Iniziai a fumare, dapprima sigarette, poi abusai del fumo di droghe leggere, arrivando a perdere fino a 10 chili perché mangiavo poco e i soldi li spendevo ad "altro".
I miei compagni di classe iniziarono, giustamente, a criticarmi ed a isolarmi, si resero conto di un mio peggioramento fisico e mentale, ero un mezzo vagabondo, non fumavo droghe leggere per moda, io ne abusavo perché non volevo capirci nulla di quello che mi circondava, con i miei amici (anche loro fumatori al tempo) si iniziò a percepire un clima diverso, quasi come se l'unica cosa che ci tenesse legati fosse, appunto, il fumo. Questo portò in me (dato che mi tenevo tutto dentro) un senso ancora maggiore di tristezza e abusai anche di alcool, passavamo le serate in luoghi più appartati come dei tossici, in un certo senso ci stavamo davvero intossicando.
Decidemmo di smettere, gradualmente, le cose si stavano risollevando finché, ad un passo dallo smettere con le droghe leggere, i miei genitori vennero a sapere tutto, ovviamente la reazione non fu' positiva.
A casa iniziarono a non parlarmi più ( giustamente ), feci qualche lavoretto e uscivo poco, ogni tanto andai via di casa per qualche ora in qualche luogo isolato a piangere, c'era una ragazza che in quel periodo mi era più vicina, eravamo di due città differenti ma non troppo distanti, mi ero confidato con lei e lei con me, mi faceva stare bene. La botta finale la ebbi con i miei due amici: io smisi con le droghe leggere e loro no, in quel periodo venivo spesso attaccato su motivi futili, il che mi portò a pensare che l' amicizia fosse basata solo su di una cosa e, dato che io me ne ero ormai tirato fuori, la stessa non avesse più motivo di esistere.
Le loro accuse mi portarono ad essere totalmente introverso, a piangere, in un certo senso subì una sorta di violenza psicologica, sono arrivato a sentirmi meno di zero, più che in passato, avevo problemi legati al sonno, mi sentivo stanco e frustrato, alla fine decisi di chiudere con loro, dopo l'ennesimo colpo. Rimasi solo, senza compagnia.
Chiusi anche con quella ragazza, in un certo senso credo che fosse stata la prima volta nella mia vita in cui provai qualcosa per una persona, volevo che lei stesse bene, io non ero in grado di far stare bene qualcuno perché io stavo male, cosi decisi di non voler trasmettere la mia negatività su qualcuno a cui volevo bene, e mi allontanai anche da lei. Ora sono solo, quantomeno in famiglia le cose si sono risolte, ogni tanto ricorro ancora all'alcool, non so che fare, non ho un piano, non ho nulla, solo un vuoto dentro.
Ho ancora problemi come quelli sopracitati, ho cambiato compagni di classe ( nel terzo anno al mio liceo si sceglie un indirizzo e si vengono a formare nuove classi ecc...), ho ancora una forte tristezza dentro se ripenso a mille cose che neanche sono riuscito a scrivere. Ho mille cose della mia vita che non ho scritto e, rileggendo ciò che ho scritto, mi sento più confuso di prima, per me non è facile tirar fuori ciò che provo, e questo ne è un esempio pessimo, spero che con il tempo possa aprirmi meglio a voi e chiarire punti piuttosto vaghi di ciò che ho scritto sopra.
Un saluto a tutti.