Happy Mask ha scritto:Le alternative al petrolio ci sono già, ma semplicemente non lo si vuole far sapere.
Questo è complottismo. La questione è più complessa.
Al momento non disponiamo di nulla di altrettanto efficiente e versatile come il petrolio.
È tuttora indispensabile per estrarre dalla crosta terrestre la maggior parte delle risorse minerarie e metalliche, trasportarle e lavorarle. L’energia fossile per molto tempo resterà anche indispensabile per realizzare gran parte delle strutture e delle tecnologie per produrre energia rinnovabile; è alla base di quasi tutta la nostra industria chimica; sostituisce quasi totalmente l’apporto animale e umano nella produzione di cibo, dalla forza lavoro ai concimi, dall’irrigazione agli insetticidi.
Guardatevi attorno, nell'ambiente in cui vi trovate ora. Dubito che vedrete un singolo oggetto che non sia stato prodotto grazie al petrolio e/o che non sia giunto a voi grazie ad esso e/o che non ne sia/contenga un derivato.
Perché ci siamo ridotti così? Perché è una caratteristica umana raccogliere prima i frutti che si trovano sui rami più bassi, cioè a portata di mano. E tale era il petrolio (e gli altri fossili). Ciò ha purtroppo provocato come effetto collaterale non solo l'inquinamento, ha anche conferito un enorme potere alle lobby dei fossili, che influenzando la politica ha rimandato di decenni lo sviluppo di soluzioni alternative.
Ora stiamo almeno in parte colmando il gap, anche perchè i fossili diventano sempre più costosi da estrarre (e si arriva al paradosso di estrarlo in perdita, come nel caso dello shale), ma dobbiamo entrare nell'ordine di idee che le rinnovabili non potranno sostenere l'attuale sistema consumistico. Sarebbe il caso che il movimento dei ragazzi ne prendesse atto fin d'ora, perché non basterà qualche superficiale cambiamento nel nostro stile di vita, e qualche bottiglia di plastica in meno. A quanto saranno/saremo disposti a rinunciare?
Fermo restando che anche continuando sulla strada dei fossili la fine della pacchia è sicura, come sta già accadendo. Quindi sarebbe il caso di pianificare con buon senso la transizione (per quanto ancora possibile, visto il ritardo accumulato) e di fare pressione perché si realizzi. Si tratta di un enorme cambiamento culturale, prima ancora che strutturale. Ma è questa la sfida che ci attende.