da Penna » 09/01/2021, 1:13
Mi trovo abbastanza vicino alla posizione espressa da Germano, del tutto lontano da quella di Alistair.
E' chiaro che un regime possa affrontare una crisi di questo tipo in modo migliore rispetto ad uno Stato liberale, per questo non sono necessarie spiegazioni: le decisioni del Partito Comunista Cinese sono legge incontrastata e chi si ribella non rischia di incorrere in un semplice illecito amministrativo, davvero c'è bisogno di specificarlo?
Cosa diversa (e del tutto fuori luogo) è dire che la Cina abbia superato gli Stati Uniti divenendo il primo paese al mondo. Innanzitutto perché manca una definizione di ciò: cosa si intende per primo paese al mondo? Il primo paese per quanto riguarda il PIL? La prima economia al mondo? La prima potenza? Lo stato preso come modello?
In tutti questi casi, la Cina risulterebbe prima in un solo caso: PIL calcolato in termini di PPP (potere d'acquisto parificato).
Cosa ci dicono, invece, gli analisti seri sulla posizione della Cina? E' il primo Stato? Se non lo è diverrà presto il primo Stato, ovvero la prima potenza mondiale? La risposta è tanto semplice quanto banale: un no secco, e non lo sarà né ora né prossimamente.
Dal punto di vista militare, la Cina è incomparabilmente dietro gli Stati Uniti. In un mondo in cui il multilateralismo sta passando in secondo piano rispetto all'equilibrio di potenze, il potere militare statunitense è immensamente più grande rispetto alla Cina. Qualsiasi ricerca seria concorda sul fatto che l'azione statunitense è potenzialmente ancora globale, seppur con maggiori difficoltà rispetto alla fine del regime sovietico e l'affermazione dell'ideologia liberale. Al contrario, la Cina oggi ha una sua capacità di manovra soprattutto in Asia meridionale, contrastata comunque da quasi tutti gli Stati che la circondano, eccetto la Cambogia: un alleato minore non in grado di ribaltare il balance of power regionale. Le potenze medie locali, come il Giappone, sono decisamente schierate con gli Stati Uniti, che mantengono una presenza predominante nel Mar Cinese, l'area di maggior interesse della Cina, considerata potenziale sfera di influenza, dove il cosiddetto Dragone non è riuscito nemmeno ad affermare la propria supremazia sulle isole rivendicate, come le Spratlys, a vantaggio soprattutto di un attore minore e non influente come l'Indonesia.
Come può la Cina ribaltare questa situazione? La Cina tenta di presentarsi come attore internazionalmente responsabile (come nota Semir, autore del post, spesso le opinioni di OMS e Cina coincidono): il Dragone punta a sostituire gli Stati Uniti come attore multilaterale per eccellenza, mentre la prima potenza mondiale va ritirandosi perché ritiene che gli impegni storicamente assunti siano più un costo che un vantaggio. E' un successo cinese? Sì e no, in parte: la Cina ha acquisito un protagonismo maggiore, passando da paria internazionale ad attore legittimamente riconosciuto (evoluzione lunga, da Mao ad oggi); eppure tutti, compresi noi comuni "poveracci", siamo consapevoli del regime dittatoriale e impositivo della Cina: seppur apprezzata per il maggior protagonismo, pochissimi Stati ritengono la Cina un modello, la ribellione è tanto più forte in Asia.
Un'altra strategia della Cina è quella di comprarsi gli alleati: ha un'economia decisamente in espansione (l'unica con un PIL in rialzo nel 2020) eppure gli analisti politici sono lapidari: "rispetto e potere non sempre hanno un costo in yuan": la Cina è un partner irrinunciabile per tutti, non a caso quasi nessuno riconosce oggi Taiwan, sposando la politica della "sola Cina", tuttavia, al contempo, quasi nessuno ha intrapreso un'involuzione autoritaria prendendo a modello la Cina. Chi vorrebbe del resto essere governato da un solo partito? Forse sembra comodo in tempo di pandemia, non lo è sul lungo periodo, non lo è in tempo di pace. Una ricerca sul "soft power", ovvero sulla capacità attrattiva degli Stati attraverso armi culturali e ideologiche (escluse appunto quelle militari) colloca la Cina al posto 27/30 (2019): un miglioramento rispetto a decenni fa, ciò è indiscutibile. E' altrettanto indiscutibile che la Cina sia lontanissima dalla vetta: prima la Francia, con Macron che fa una grandissima figura nel Libano devastato, al punto che il paese, con una petizione firmata da 60.000 persone, chiede il ritorno alla sovranità francese. Undicesima l'Italia che può contare sul marchio Made in Italy. Terzi gli Stati Uniti, che all'influenza del soft power non ci hanno mai creduto troppo, ancor meglio il Giappone, influente in tutto il mondo attraverso l'industria degli anime. La Cina fa meglio soltanto di Ungheria, Turchia e Russia: d'altronde chi vorrebbe imitare Ungheria e Turchia?
Ciò significa che il regime interno cinese, alla lunga, non paga. Gli alleati si intascano i soldi del sostegno cinese, ma prima di seguire anche politicamente la nuova via della Seta, ci pensano due o tre volte. Miliardi di yuan buttati e un successo modesto.
Qual è il vero obiettivo della leadership cinese dunque? Il primato globale? La risposta è altrettanto lapidaria: no secco. La leadership cinese è pragmatica, non irrazionale. L'obiettivo della Cina è primeggiare come potenza regionale, non certo globale. Le mosse di Pechino sullo scenario internazionale sono finalizzate alla costruzione di cordiali relazioni, contrastando la tradizionale "China Threat Theory" (riassumendola, la Cina è stata storicamente vista come attore irresponsabile fin dai tempi della guerra fredda, quando Mao accusava i sovietici di revisionismo e invitava gli USA a sganciare la propria bomba atomica sul Dragone stesso, tanto, diceva Mao, siamo miliardi, quante persone pensate di poter uccidere con una bomba?) e promuovendo invece un ideale di cooperazione internazionale. Nell'ottica del Partito Comunista, ciò servirà a creare consenso globale sul dominio cinese nell'Asia meridionale, negoziando anche il controllo marittimo che la Cina è lontanissima dal conquistare. Si tratta del cosiddetto "impero celeste", ammantato dalla teoria sponsorizzata dal dragone: "progresso celeste", "crescita congiunta", "progresso asiatico".
Per tutti i motivi espressi prima, seppur i passi avanti sono importanti, il successo del Dragone è lontano, ed è molto più probabile un mondo costituito da potenze contrapposte a livello regionale, piuttosto che un mondo dominato da una nuova potenza, diversa dagli Stati Uniti.
Luca